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corso di introduzione alla fede riformata, di M.H.Smith, elaborazione e traduzione di Paolo Castellina

Traduzione e adattamento di: "Testimony" An introduction to Christian Doctrine, di Morton H. Smith, Great Commission, 1986


7.

RIGENERAZIONE, CONVERSIONE E FEDE

Letture bibliche: Efesini 2:1-10

Dio inviò Suo Figlio nel mondo per realizzare la nostra redenzione attraverso la Sua morte sulla croce del Calvario e la Sua susseguente risurrezione dai morti. Non furono semplici eventi storici che noi ora ricordiamo e continuiamo a celebrare. Essi costituiscono l'opera salvifica di Cristo, il risultato della quale lo Spirito Santo continua ad applicare alla vita di creature umane fino alla fine dei tempi.

Questo capitolo tratta dell'applicazione della salvezza che Cristo ha conseguito, alla nostra vita, qui ed ora. Il carceriere di Filippi aveva posto una domanda molto rilevante: "Signori, cosa devo fare per essere salvato?" (At. 16:30). Ad essa, Paolo e Sila rispondono: "Credi nel Signore Gesù Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua" (At. 16:31).

Prima di esaminare la natura della fede e il fattore, pure requisito, del ravvedimento (la conversione è costituita da fede + ravvedimento), consideriamo ciò che deve precedere queste due, cioè la rigenerazione (o nuova nascita).

La rigenerazione - la nuova nascita

Quando abbiamo studiato la caduta di Adamo ed Eva, pure abbiamo visto come essi cercassero di nascondersi da Dio, più cercare Lui. I discendenti di Adamo hanno continuato costantemente ad agire in questo stesso modo, perché ogni creatura umana è peccatrice per natura, non incline a cercare Dio, o a fare del bene in ogni modo (Ge, 8:21). Tutte le creature umane nascono nel peccato e sono del tutto incapaci a cambiare sé stesse e venire a Dio (Sl. 51:5; Ro. 3:10-18; 8:7).

Felicemente ciò che provvede l'Evangelo non è solo il fatto storico della morte e della risurrezione di Cristo, ma pure il dono dello Spirito Santo, il quale applica agli eletti la redenzione compiuta da Cristo. Senza questo ministero della seconda Persona della Trinità, nessuno andrebbe mai alla ricerca di Dio. Paolo afferma chiaramente che tutte le creature umane, per natura, sono morte nei loro falli e nei loro peccati. Il solo modo per il quale chi è spiritualmente morto possa essere fatto risorgere a vita, è attraverso la nuova nascita (rigenerazione). Questo è esattamente ciò che Gesù disse a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio" (Gv. 3:3). E' solo quando lo Spirito Santo di Dio impartisce vita spirituale ai peccatori, dando loro un nuovo cuore, che essi possono rispondere favorevolmente all'Evangelo, ravvedersi dei loro peccati, e credere in Cristo.

Dio descrisse profeticamente la Sua opera di rigenerazione in questi termini: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez. 36:26). Con analogia simbolica particolarmente significativa oggi, la rigenerazione è come un trapianto di cuore: un cuore morto, senza vita, viene rimosso, ed al suo posto si pone un cuore di carne vivente. Spiritualmente questo può essere compiuto solo dall'opera dello Spirito Santo, perché da soli questo non lo possiamo fare.

Fintanto che il nostro cuore è morto, esso non avrà desiderio alcuno per Dio o per la salvezza. L'affermazione che Gesù fa con Nicodemo: "Devi nascere di nuovo" (Gv. 3:7), non è un invito o un comando, ma semplicemente un'affermazione di fatto. La Bibbia non ci insegna a sforzarci e a cercare di generare in noi una nuova nascita - essa è opera di Dio, e può essere compiuta da Dio soltanto. La nostra responsabilità è quella di rispondere al comando dell'Evangelo a ravvederci ed a credere nel Signore Gesù Cristo come nostro Signore e Salvatore.

Come gà abbiamo studiato, Dio ha determinato, con la Sua grazia, di salvare dai loro peccati un certo numero di creature umane e le ha elette (scelte) affinché fossero salvate in Cristo (cfr. Ef. 1:4-6). Al fine di realizzare questo progetto Egli mandò Suo Figlio a morire per loro, poi Lui e il Figlio, inviarono lo Spirito Santo per applicare loro quella redenzione.

Dio realizza questo chiamando i peccatori a Sé stesso. La chiamata esteriore ci viene rivolta tutti attraverso la predicazione o la lettura della Parola di Dio, poi lo Spirito Santo ci chiama interiormente portandoci alla persuasione di essere peccatori e d'aver bisogno di un Salvatore. Quando leggiamo ed udiamo la Parola di Dio, apprendiamo su Gesù e della Sua opera, e lo Spirito Santo ci mette in grado di ricevere quella verità. Finalmente lo Spirito ci mette in grado di abbracciare Cristo come ci viene offerto dall'Evangelo. Questa "abilitazione" è possibile attraverso il nuovo cuore che Egli ci dona. Ecco perché Paolo insegna che noi siamo salvati per grazia per mezzo della fede, e che questa non è opera nostra (Ef. 2:8). Dall'inizio alla fine, la salvezza è un dono di Dio.

Il ravvedimento

Il termine conversione significa cambiamento di rotta. Essa si compone di due elementi: il ravvedimento e la fede. Il ravvedimento è il nostro deliberato voltare le spalle al peccato, mentre la fede è l'attivo nostro andare incontro a Cristo. Essa è stata descritta come l'odio che sorge in noi verso il peccato e l'abbandono del peccato, proprio perché questo dispiace a Dio. Il ravvedimento autentico implica il riconoscimento appropriato della natura del peccato. Biblicamente il peccato è trasgressione della legge di Dio (1 Gv. 3:4). Il peccato non è semplicemente un errore, o un errore di giudizio, ma un deliberato atto di ribellione contro Dio, qualcosa che Gli è profondamente offensivo.

Paolo parla del peccato come contristare lo Spirito Santo (Ef. 4:30). Quando ci rendiamo conto come il peccato causi profonda tristezza e cordoglio in Dio, noi dovremmo odiare il peccato ed abbandonarlo. Paolo esultò in ciò che produce vero ravvedimento: "La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte" (2 Co. 7:10). Qui vediamo come la tristezza in sé stessa non sia sufficiente, perché essa deve essere una "tristezza secondo Dio" e che produce ravvedimento, cioè l'odio e la rinuncia al peccato.

Notiamo inoltre come la tristezza secondo Dio conduca alla salvezza, il che mostra come la salvezza implichi necessariamente in ravvedimento. Esso include il riconoscimento e la conoscenza del peccato (cfr. Ro. 3:20), il senso di un profondo dispiacimento per aver peccato (2 Co. 7:9,10), un atto determinato in cui ci si propone e determina di cercarne perdono e purificazione (At. 2:38).

Il rapporto fra ravvedimento e fede è stato descritto come le due facce di una moneta. Non possiamo avere una moneta con una faccia sola, con solo una parte. Il vero ravvedimento include la fede in Cristo, e la vera fede salvifica includerà un ravvedimento secondo Dio.

La fede salvifica

La fede salvifica include diversi elementi. In primo luogo, la persona deve avere conoscenza intellettuale di certi fatti su Cristo e sulla Sua opera di salvezza (cfr. Ro. 10:17). Essa deve conoscere e comprendere i dati biblici su che cosa Cristo ha fatto per lei: per questo che la proclamazione dei fatti sulla persona e sull'opera di Cristo è così vitale per la predicazione evangelistica. Avere solo questa conoscenza, però, da sé stessa non è fede salvifica.

In secondo luogo, la fede salvifica deve includere il riconoscimento che i fatti che l'Evangelo descrive sono pertinenti alla vita stessa della persona in questione. Un peccatore potrebbe anche riconoscere che ciò che la Bibbia insegna sul peccato e su Cristo, è vero, ma ancora non avere fede salvifica. Egli potrebbe avere piena conoscenza di ciò che rivelano le Scritture, e riconoscere che è verità, senza avere per questo mai esercitato fede salvifica. Magari le dottrine della fede cristiana per alcuni sono così familiari, che li prendono per scontate, senza aversi mai dato pena di farle davvero proprie mediante una genuina fede in Cristo come proprio Salvatore.

La fede salvifica va ben oltre la conoscenza intellettuale dei fatti e l'assenso alla loro validità - essa implica fiducia personale e impegno. Quando noi esaminiamo i testi biblici che fanno appello alla fede salvifica, vediamo come essi usino l'espressione "credere in", "aver fede in", "confidarsi in" Cristo come Signore e Salvatore. Questo significa che una persona non deve solo sapere chi sia Gesù e che cosa Egli abbia fatto - non solo assenso al fatto che Egli è il solo Salvatore possibile dei peccatori - ma devono pure riporre totale fiducia in Lui come proprio personale Salvatore e Signore.

Questo potrebbe sembrare un concetto mistico che solo coloro che abbiano dei particolari sentimenti religiosi ed emotivi possano avere; ma il fatto è che noi tutti viviamo con questi tipo di fede nella nostra vita. Beviamo il nostro latte, confidando che per noi sia buono, e non velenoso; noi guidiamo la nostra auto sul fianco di profonde scarpate, confidando che la strada regga e non frani facendoci piombare nel precipizio; sediamo su una sedia confidando che sia abbastanza resistente per sostenerci; saliamo su un aeroplano, confidando che sia in grado di volare e che il pilota sia in grado di guidarlo come si deve. Tutti questi fatti sono fede - fiducia.

In tutti gli esempi che abbiamo fatto prima noi crediamo sulla base di qualunque conoscenza che possiamo aver ricevuto, e noi ci impegniamo nei diversi modi che abbiamo descritto. E' possibile, però, esserci sbagliati su questi fatti. Il latte potrebbe essere avvelenato, la strada potrebbe franare perché non costruita bene, la sedia potrebbe rompersi sotto il nostro peso, l'aereoplano potrebbe cadere. In questi casi la nostra fede non sarebbe stata ben riposta.

Quando però giungiamo all'oggetto della fede salvifica nell'Evangelo, però, la nostra fede si comproverà sempre ben fondata, perché qui riponiamo la nostra fede nel Signore Gesù Cristo come nostro personale Salvatore. Egli ha già dimostrato la verità delle Sue affermazioni - che Egli è il Dio-uomo e che Egli ha deposto la Sua vita per i nostri peccati - dalla Sua risurrezione dai morti (Ro. 1:1-4).

Potreste però dire: Come puoi essere sicuro che Egli davvero risorse dai morti? La risurrezione è un fatto storico attestato nel Nuovo Testamento da molti testimoni attendibili. Non c'è nessun modo soddisfacente per rendere contro della tomba vuota se non ciò che gli angeli avevano annunciato: "Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea" (Lu. 24:6). Ogni altro tentativo per giustificare il fatto della tomba vuota differentemente dalla risurrezione si è comprovato futile. Gesù Cristo ha dimostrato che Egli è indubbiamente il Figlio di Dio e che Egli ha riportato vittoria sul peccato, sulla morte, sulla tomba, e sull'inferno (1 Co. 15:57). Le creature umane non hanno scusa alcuna per non accoglierlo come Signore e Salvatore.

Abbiamo bisogno di vedere Gesù come il Salvatore pienamente sufficiente dal peccato, di smetterla nel confidare in altri mezzi di salvezza diversi da Lui e di affidarci totalmente a Lui come il nostro Signore e Salvatore. Dobbiamo accettare la Sua morte in nostro favore e confidare nel valore del sangue che Egli per noi ha versato come prezzo da Lui pagato per liberarci dalla condanna meritata dai nostri peccati (Ro. 3:25).

Sebbene noi si debba continuare a sottolineare l'importanza che la fede ha per la nostra salvezza, dobbiamo guardarci contro certi errori. Il primo errore è ritenere che sia la fede a salvarci. E' Gesù Cristo che ci salva: Egli solo ci ha salvati dai nostri peccati. Noi riceviamo questa salvezza che così è stata compiuta, per fede. La base della nostra salvezza è Gesù Cristo, la fede è semplicemente lo strumento mediante il quale noi riceviamo la salvezza che Cristo ci ha guadagnato.

Quando comprendiamo il ruolo appropriato della fede come strumento e non come base o causa della nostra salvezza, dobbiamo inoltre guardarci da l pensare che noi si abbia meritato o guadagnato la salvezza per fede. Cristo solo ha guadagnato la nostra salvezza sia per la Sua opera di ubbidienza che per aver pagato, tramite la Sua morte, per la nostra disubbidienza. Paolo parla chiaramente ed esplicitamente su questo tema, quando dice che è solo per grazia che noi siamo stati salvati per fede (Ef. 2:8). Per definizione, grazia è il favore immeritato di Dio, e così, qualsiasi cosa ci sia concesso per grazia non potrebbe essere stato da noi guadagnato, ma solo dato, nonostante noi in alcun modo ce lo meritassimo.

Inoltre Paolo indica che la nostra salvezza è attraverso la fede, la quale non è qualcosa che noi stessi produciamo, ma che è dono di Dio. Questo significa che, qualsiasi merito potremmo associare all'atto di ubbidienza per fede, questo in sé non merita affatto la salvezza, dato che la fede stessa ci è stata data come dono (cfr. Fl. 1:29). Noi comprendiamo come il dono della fede ci proviene insieme a quello di un nuovo cuore con la rigenerazione.

Avendo notato come la Bibbia insegni che la fede è un dono di Dio, noi non dobbiamo cadere nell'errore di pensare di dover noi essere semplicemente passivi per quanto riguarda la salvezza. La Parola di Dio ci chiama a ravvederci ed a credere. ecco un altro mistero: sia il ravvedimento che la fede sono doni di Dio, eppure sono al tempo stesso atti della creatura umana. Non siamo in grado di comprendere appieno come questi due concetti possano andare assieme.

La risurrezione di Lazzaro dai morti è un'illustrazione appropriata di come questi due concetti stiano pure assieme. Lazzaro di fatto era morto (era ormai nella tomba da tre giorni), così non avrebbe potuto risorgere dai morti con le sue proprie forze. Gesù chiamò Lazzaro affinché uscisse dalla tomba, e gli fu dato, in quel momento stesso la vita che gli avrebbe permesso di mettere le gambe in movimento e venir fuori dalla tomba.

C'è una somiglianza fra la proclamazione dell'Evangelo alle creature umane morte nel peccato, e l'appello di Gesù al morto Lazzaro. Noi chiamiamo uomini e donne a ravvedersi dai loro peccati ed a credere in Gesù come loro Signore e Salvatore. Essi non lo possono fare, però, con le loro proprie forze, perché per natura sono morti nei loro falli e peccati. E' solo quando lo Spirito Santo li rigenera che i peccatori sono in grado di rispondere favorevolmente all'appello al ravvedimento ed alla fede in Cristo. Fede e ravvedimento sono evidenza della nuova nascita, non la sua causa.

Tutta la Scrittuira sottolinea con forza la responsabilità che ciascuno di noi ha di ravvedersi dai propri peccati e di confidare in Cristo per la nostra salvezza.

Domande di revisione

  1. In che modo sono connesse fede a ravvedimento? Quali termine comune li può descrivere?

  2. Che cos'opera in noi una tristezza che non sia secondo Dio?

  3. Che cos'opera in noi una tristezza secondo Dio?

  4. Qual è l'elemento essenziale della fede salvifica?

  5. Che cosa dovrebbe essere incluso nella predicazione evangelistica o in qualunque altra presentazione dell'Evangelo?

Domande di discussione

  1. Che cosa viene prima: la rigenerazione o la fede? E Perché?

  2. Studiate attentamente brani dei vangeli e del libro di Atti dove viene pronunciato l'invito dell'Evangelo. Che cosa spesso vi è incluso che noi si ha la tendenza a lasciar via?

  3. Se qualcuno conoscesse e credesse a tutte le dottrine ortodosse della Chiesa cristiana, sarebbe per questo salvato? Perché o perché no?

  4. Come spieghereste la fede ad una persona che insista a voler operare per guadagnarsi la salvezza?

  5. Che tipo di invito evangelistico dovrebbe essere rivolto ai perduti? Quali elementi dovrebbe includere?


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