La sempre più diffusa mania del gioco d’azzardo e dei concorsi a premi in Italia, e delle vincite stratosferiche proposte da lotterie sponsorizzate dallo Stato, spinge molti cristiani a farsi molte domande sul senso di tutto questo. Il seguente articolo, pubblicato alcuni anni fa in Inghilterra su "Evangelical Times" propone riflessioni rilevanti anche per noi oggi.


Una nazione di giocatori d'azzardo?


Che lo Stato voglia avere il ruolo di biscazziere è uno scandalo nazionale. Si tratta di egoismo promosso dallo Stato, il culto, promosso dal governo, all’altare del guadagno facile.

Eticamente parlando, il gioco d’azzardo è immorale. E’ un tentativo per guadagnare qualcosa con nulla, un mezzo per guadagnarsi la vita non mediante l’onesto lavoro, ma a spese di altri. E’ una malattia morale, un mezzo disonesto e avido di ottenere quel che appartiene ad altri. Che gli altri, pure persone avide, siano d’accordo col gioco, non lo rende meno immorale. Quando un giocatore d’azzardo vince, molti atri hanno perduto. Qualunque cosa che induca la gente a mettere in gioco il denaro necessario per le loro necessità vitali, è sbagliato per principio.

Politicamente parlando, ora abbiamo l’avidità promossa a livello ufficiale. Appoggiando le lotterie, lo Stato rende rispettabile l’immoralità. Che lo Stato per funzionare e per finanziare l’assistenza sociale abbia sempre di più bisogno di denaro è comprensibile, com’è comprensibile che lo Stato debba reagire in qualche modo non riuscendo a sconfiggere l’evasione fiscale. Politici pragmatici alla ricerca di voti immaginano che dei giusti fini possano giustificare mezzi immorali. A che prezzo, però, si raggiunge questo? Illudendo ed impoverendo ulteriormente disoccupati demoralizzati che lottano per sopravvivere. Tentandoli da un’illusoria politica dell’arricchimento facile, schiacciandoli crudelmente con un corrotto consumismo. Quelli che pensano che le lotterie siano un divertimento inoffensivo, dovrebbero rammentarsi che la dipendenza inizia sempre col poco e può crescere con risultati allarmanti e tragici. Le lotterie possono solo aggravare quella che già è la nazionale epidemia del gioco d’azzardo. Accanto al furto manifesto, si tratta della forma più bassa di creazione di ricchezza.

Personalmente parlando, sono cresciuto in una famiglia resa misera ed infelice dalla mania del totocalcio, delle lotterie, delle corse di cavalli, e del lotto. Mio padre era un giocatore d’azzardo compulsivo. Costretta a lavorare fuori casa, mia madre viveva nell’ansia costante della mancanza di denaro. Erano sempre scene pietose in casa tutte le volte che arrivava la bolletta del gas e dell’elettricità. Più di una volta ero stato costretto ad usare il mio denaro duramente guadagnato raccogliendo carta vecchia e consegnando il latte per sostituire vasellame mandato in frantumi da mio padre durante i suoi scatti d’ira, ubriaco e senza il becco d’un quattrino. Credo che tutta l’ansia vissuta in casa avesse contribuito a far morire prematuramente mia madre all’età di 44 anni. Persino dopo la sua morte, avevo dovuto vendere la mia macchina fotografica Zeiss per aiutare mio padre con i suoi debiti. La vergogna e la pietà mi impediscono di rivelare maggiormente la mia vicenda.

Religiosamente parlando, stiano affrontando una crisi sociale con la caduta dell’etica protestante del lavoro in questo paese: il lavoro e le entrate del guadagno erano una volta considerati virtuosi. Il guadagno ottenuto con il gioco d’azzardo era considerato immorale. Era denaro sporco. Quando c’era una forte fede cristiana, nei momenti difficili ci si sapeva accontentare e si confidava in Dio. Oggi, invece, c’è l’idolatria della ricchezza. Il gioco d’azzardo è sintomo di scontento e di incredulità. E’ la violazione di uno dei primi comandamenti dati alla razza umana: "mangerai il pane col sudore del tuo volto" (Ge. 3:19). Di fatto esso viola i comandamenti: "Non ruberai" e "Non desidererai" (Es. 20:15-17). E’ incoerente con: " ama il tuo prossimo come te stesso" (Mt. 19:19). Si tratta di una questione fondamentalmente religiosa. Riguarda ciò che ci fa "svegliare", quali valori "ci muovono", dove cerchiamo la nostra soddisfazione ultima, qual è il "dio" in cui davvero confidiamo. L’apostolo Paolo disse: "Ora la pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato. Non abbiamo infatti portato nulla nel mondo, ed è chiaro che non possiamo portarne via nulla, ma quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, saremo di questo contenti" (1 Ti. 6:6-8). Il Signore Gesù disse: "cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte" (Mt. 6:33). Egli pure ci ammoniva dicendo: "Che gioverà infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l'anima sua?" (Mr. 8:36). Nella parabola del ricco stolto, che colpisce molti dei nostri atteggiamenti (Lu. 12:15-21), Cristo disse: "Fate attenzione e guardatevi dall'avarizia, perché la vita di uno non consiste nell'abbondanza delle cose che possiede". A coloro che vivono e muoiono rendendo culto alla ricchezza, dovendo affrontare l’eternità senza Cristo, il Salvatore disse: "Stolto, questa stessa notte l'anima tua ti sarà ridomandata e di chi saranno le cose che tu hai preparato?". Non meno duro che il suo Maestro, l’apostolo Giacomo scrisse con forza e rilevanza queste parole quanto mai sempre valide: "E ora a voi ricchi: piangete e urlate per le sciagure che stanno per cadervi addosso. Le vostre ricchezze sono marcite e i vostri vestiti sono rosi dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco; avete accumulato tesori negli ultimi giorni. Ecco, il salario da voi defraudato agli operai che hanno mietuto i vostri campi grida, e le grida di coloro che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti. Sulla terra siete vissuti nelle delizie e morbidezze, avete pasciuto i vostri cuori come per il giorno della strage" (Gm 5:1-5).

Nell’atmosfera domestica che ho descritto, io sono diventato un cristiano evangelico, in parte attraverso l’influenza religiosa nominale di mia madre. Un anno prima di morire, io ebbi la gioia e il privilegio di condurla a Cristo. Mia madre morì in quella fede e in quella gioia. Alla fine, mia madre, a causa della salvezza guadagnata per lei da Cristo, realizzò una vittoria eterna. Tragicamente, mio padre continuò ad essere un perdente fino alla fine. La lezione che se ne può trarre è troppo ovvia. Il gioco d’azzardo è il gioco degli sciocchi. Però mio padre ancora ebbe maggiori possibilità di vincere alle corse dei cavalli che il patrocinatore più ottimista della lotteria nazionale! Le probabilità di vincere un premio significativo solo 14.000.000 ad 1 per il jackpot, 54 a 1 per i premi più bassi. Mai in tutta la storia del gioco d’azzardo così tanti sciocchi sono stati ingannati così facilmente per così poco!

Opponendosi alle lotterie, forse che i cristiani, anche in questo caso, vorrebbero "toglierci dalla vita ogni piacere"? Tutto dipende da ciò che si intende per "piacere" e da quanto certi "piaceri" davvero ne valgano la pena. Se il gioco d’azzardo è immorale, allora la cosiddetta "gioia di vincere" è una gioia immorale! Di fatto tutto questo ha solo il potere di banalizzare la gioia. La parola è stata degradata. La parola "divertimento", forse, sarebbe più appropriata. Ma allora la questione diventa se ancora davvero ci si diverta "il mattino dopo" quando giungono le delusioni, o quando i vincitori vengono assediati da scrocconi che vorrebbero avere la carità. No, i cristiani non vogliono togliere dalla vita ogni piacere. In realtà essi desiderano promuovere "gioie autentiche e tesori durevoli" attraverso l’opera del Signore Gesù Cristo, le ricchezze eterne del perdono dei peccati, pace con Dio e beatitudine celeste per coloro che sono giustificati per la fede in Lui soltanto. Questo è il messaggio di salvezza della Bibbia: "Tu mi mostrerai il sentiero della vita; c'è abbondanza di gioia alla tua presenza; alla tua destra vi sono delizie in eterno" (Sl. 16:11). E la vita in questo mondo? Le gioie del cristiano non sono confinate alle gioie spirituali dell’Evangelo. Vi sono pure le gioie della provvidenza e della condivisione con i bisognosi. Per coloro che confidano in Dio, più che rendere i Suoi doni degli idoli, c’è la promessa della cura costante che Dio vuole accordare ai Suoi. Le priorità e le condizioni, però, sono chiare: "Ordina ai ricchi di questo mondo di non essere orgogliosi, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente, il quale ci offre abbondantemente ogni cosa per goderne" (1 T. 6:17).

Ecclesiasticamente parlando, c’è pure un aspetto sinistro nella questione religiosa. Il gioco d’azzardo in tutte le sue forme è un aspetto comune della vita in paesi cattolici-romani come la Spagna, l’Italia, l’Irlanda, ecc. Si tratta di una delle caratteristiche dell’atteggiamento ambivalente che il cattolicesimo ha verso la ricchezza, sintomo della sua decadenza spirituale. La prima lotteria inglese del 1826, nei giorni decadenti di Giorgio IV, fu effettivamente combattuta e vinta da politici evangelici influenti come William Wilbeforce, rappresentanti essi stessi di un crescente consenso religioso creato nel secolo precedente dal risveglio metodista.

Mentre avanza l’apostasia del Protestantesimo e l’ecumenismo e nonostante i sempre maggiori scandali, l’influenza del papismo aumenti, non fa meraviglia che le nuove lotterie siano così popolari. Alcune fra le peggiori caratteristiche di paesi cattolici romani è la crescente connessione fra gioco d’azzardo e criminalità. Il giorno stesso in cui fu lanciata la lotteria nazionale inglese (sabato 19 novembre 1994), la prima pagina del Times attirò l’attenzione sul fattore criminale: "La polizia controlla i vincitori della lotteria per combattere il riciclaggio di denaro sporco". La valutazione del problema, fatta da Lorraine Boettner trent’anni fa, rimane sempre valida: "Storicamente il gioco d’azzardo organizzato è stato sempre associato al crimine organizzato. Recentemente un esperto legale di alto livello ha dichiarato che il gioco d’azzardo è il sangue stesso della vita del crimine organizzato, e che se il gioco d’azzardo potesse essere spazzato via, gran parte del crimine morirebbe per mancanza di sostegno. Il gioco d’azzardo organizzato fiorisce in una zona oscura della società dove la corruzione e la coercizione sono il metodo principe per fare affari. Un’atmosfera sordida avviluppa tale comunità e corrode la consistenza stessa della legge e dell’ordine. Il ricatto e la corruzione di ufficiali dello stati, con i conseguenti abusi sociali, è risultato comune. Eppure, per esempio, negli USA, la Chiesa cattolica romana, che riceve molti introiti dal gioco d’azzardo, non sono non ha potuto opporsi al gioco d’azzardo organizzato, ma recentemente ha impedito che venissero approvate leggi dello stato contro il gioco d’azzardo. D’altro canto, i gruppi protestanti che credono che sia peccato giocare d’azzardo, sono in prima linea nel tentativo di far considerare illegali il bingo, e particolarmente il gioco d’azzardo professionale" (Cattolicesimo romano, 1962, p. 470).

Evangelisticamente concludendo, una nazione di giocatori d’azzardo virtualmente scommette che non vi sia Dio alcuno, nessuna vita dopo la morte, nessun giudizio a venire, nessun castigo eterno, nessuna necessità di salvezza. Se questi giocatori hanno ragione, non c’è nulla da temere. Se però hanno torto, tutti i jackpot dell’universo non potrebbero assicurare una singola anima immortale contro l’ira di Dio.

Alan C. Clifford, da Evangelical Times. L’autore è pastore della Chiesa Riformata di Norwich, Inghilterra. Elaborazione di Paolo Castellina, mercoledì 28 ottobre 1998. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991).

 

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