IL PROGETTO DELLA
CREAZIONE
Il libro della Genesi ci presenta con un linguaggio poetico ma
concettualmente chiaro, le caratteristiche di fondo degli esseri umani,
così com'erano stati intesi da Dio fin dall'inizio e come la loro
situazione si sia poi sviluppata.
Il primo capitolo della
Genesi, ci
fornisce uno sguardo prospettico sulla creazione, il secondo capitolo
un resoconto più dettagliato. Nei versetti 7-15 leggiamo come l'uomo
fosse stato formato "dalla polvere della terra"(un'immagine per
descrivere la "materia" di cui è fatto), poi come "il soffio
dell'eterno" gli avesse conferito la vita e l'anima. All'uomo Dio
affida
poi un compito da svolgere, cioè quello di prendersi cura della terra
operando su di essa in modo creativo.
Poi Dio, il SIGNORE, disse:
«Non è bene che l'uomo sia solo;
io gli farò un aiuto che sia adatto a lui»
(Genesi 2:18). Qui la Bibbia descrive il bisogno che ogni essere umano
ha di compagnia e d'amore. E' così che Dio crea per l'uomo "un
aiuto" adatto a lui (la donna), non tratta dalla terra, ma tratta
dall'uomo stesso.
Il termine ebraico originale per "donna" significa, infatti, "tratta
dall'uomo" (2:22), cioè della stessa natura e dignità. L'uomo celebra
così questo avvenimento dicendo:
"Questa, finalmente, è ossa
delle mie ossa e carne della mia carne" (2:23). L'unione fra
l'uomo e la donna (il rapporto coniugale) viene espressa poi in questo
modo:
"Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà
a sua moglie, e saranno una stessa carne" (2:24), cioè
"lasciare" e "unirsi".
Gesù richiama il racconto della creazione in Marco 10:6-9, dove comanda
di non "separare" quel che Dio ha unito, cioè di non deviare da
quell'autorevole modello.
In
quella fase, l'uomo e la donna ancora non avevano conosciuto la
degenerazione morale e spirituale insorta dopo che essi consapevolmente
si distanziano da Dio pretendendo di essere legge a sé stessi. Allora
la loro sessualità era pura, in armonia con l'originale disegno
creativo (Genesi 2:25). Questo viene poeticamente espresso dalla loro
nudità priva di vergogna: non si sentivano imbarazzati, nessun timore,
nessun senso di colpa. Dopo la caduta, però, questa purezza scompare
(Genesi 3:7). Ora li vediamo consapevoli della loro "nudità" tanto da
volersi coprire i genitali. Perché si sentivano imbarazzati, avevano
timore, si sentivano in colpa? Essi erano diventati, come noi tutti,
potenzialmente "devianti" anche nella loro sessualità.
Una stessa carne. Genesi 1:27 dichiara che Dio crea
l'umanità distinta in due generi, quello maschile e quello femminile, a
Sua immagine e somiglianza. Il rapporto coniugale (il diventare una
sola carne), non è, di fatto una "unione", ma una "ri-unione". Dopo
aver tratto la donna dall'uomo, il matrimonio (l'unione coniugale) ne
ricompone l'unità, restituisce l'uomo e la donna alla loro integrità
originale. Da due che sono ridiventano uno, all'immagine della
maschilità e femminilità di Dio stesso.
Gli organi genitali
erano stati ovviamente creati per dare espressione fisica a questa
unione. Essi, infatti, vicendevolmente si integrano. Essi celebrano
quest'unione e insieme riproducono la vita. Perciò, ogni rapporto
sessuale che vada al di fuori di quanto così Dio ha disposto profana
l'immagine di Dio (maschio e femmina) e l'intenzione che aveva per
questa unione (ri-unione). Questo si applica ad ogni forma di
comportamento "orgasmico" fra le persone che così profana il mistero,
il simbolismo e il significato implicito rappresentato dalla
ricomposizione della "una carne". Sappiamo che l'atto sessuale umano è
molto diverso da quello degli animali per quanto riguarda l'eccitazione
emotiva che ne è implicata. Forse l'intenzione di Dio per "l'orgasmo
umano" doveva essere in parte una "celebrazione simbolica" dell'atto
stesso della Sua creazione? I rapporti sessuali che sin pongono al di
fuori da questo ideale potrebbero essere paragonati al vino ed al pane
della Cena del Signore quando ci si nutre di essi solo per fame e sete
e non tanto per quel che simbolizzano.
UNA CREAZIONE DECADUTA
Dobbiamo ora considerare questo ideale originale nel contesto di una
creazione decaduta, degenerata, "disordinata".
Non tutti sono destinati al matrimonio.
Il matrimonio, l'unione coniugale, non è cosa alla quale siano
destinati ogni uomo ed ogni donna. Esso è riservato a coloro a cui "è
stato dato". Gesù chiaramente lo apprezza, come leggiamo in Matteo
19:10-12:
"Gesù disse loro:
«Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi
permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era così.
Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per
motivo di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio». I
discepoli gli dissero: «Se tale è la situazione dell'uomo rispetto alla
donna, non conviene prender moglie». Ma egli rispose loro: «Non tutti
sono capaci di mettere in pratica questa parola, ma soltanto
quelli ai quali è dato. Poiché vi sono degli eunuchi che sono
tali dalla nascita; vi sono degli
eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli
eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei
cieli. Chi può capire, capisca»".
Quando
Gesù usa il termine "eunuco", Gesù non solo intende coloro che sono
stati castrati fisicamente, ma anche chi non è in grado di sposarsi per
diverse ragioni e che quindi vive senza sentire il bisogno di avere
rapporti sessuali. Gesù aveva presenti molte ragioni emotive, sessuali
e di circostanza per le quali non ci si sposa, incluso quello di non
essere sessualmente attratti dal sesso opposto. Nel terzo esempio che
Gesù qui dà si parla di celibato volontario.
L'identità sessuale. La nozione di
"omosessuale" per
descrivere una persona non era usata al tempo di Gesù. Di fatto i
termini "eterosessuale" ed "omosessuale" sono usati solo dal XIX
secolo. Allora la gente non veniva identificata nei
termini di
orientamento sessuale. Questo è un uso prettamente moderno. In varie
forme le pulsioni sessuali e le tentazioni erano cosa ritenuta
possibile per tutti indistintamente, così com'è vero per per pulsioni e
desideri di altro tipo. E' per questo motivo che la Scrittura fa
riferimento solo a specifici atti sessuali e alle persone che ne sono
coinvolte, non a pulsioni, sensazioni e orientamenti sessuali. Essa non
condanna alcuno che abbia un particolare orientamento sessuale. E' per
questo che Gesù ci insegna molto nel capitolo 19 del vangelo secondo
Matteo, incluso:
- Non usare la pulsione sessuale come qualcosa che
identifichi le persone
- Il matrimonio non è per tutti
- Non vi devono essere rapporti sessuali al di fuori
dell'impegno nuziale fra un uomo ed una donna.
L'intera Scrittura fa eco a questa proibizione divina dei
rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. E' per questo che coloro
che vogliono essere in armonia con la volontà del loro Creatore sanno
che è loro proibito l'adulterio, la fornicazione, la zooerastia, l'omosessualità ecc.
L'APOSTOLO PAOLO E L'OMOSESSUALITÀ
Vi è chi accusa l'apostolo Paolo di scrivere cose che non
corrispondono alla migliore comprensione che noi oggi avremmo
sull'omosessualità, anzi, di essere persino
omofobico.
Questo è veramente ingiusto.
In Romani 1:18-2:1 Paolo mette in rilievo la disubbidienza degli esseri
umani verso Dio, quando afferma:
"...hanno mutato la verità
di Dio in menzogna e hanno adorato e servito
la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen"
(v. 25).
In
questo testo egli dà molti esempi di ciò che significhi disubbidire a
Dio, inclusa l'attività omosessuale maschile e femminile. E'
interessante notare come Paolo ben conosca la pratica del lesbismo, il
che per alcuni è sorprendente. Questo stesso brano, però, pure include
altri tipi di disubbidienza, fra i quali l'omicidio, l'avidità,
l'essere spietati, privi di fede ecc. In altre parole: Paolo descrive
la condizione umana com'è oggi ancora sotto gli occhi di tutti, cosa
che ribadisce in 2:1, caso mai qualcuno se ne ritenesse escluso:
"Perciò,
o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perché
nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi,
fai le stesse cose".
In
1 Corinzi 6:9-11 ancora una volta l'Apostolo presenta diversi esempi di
comportamento peccaminoso che non sono compatibili con la cittadinanza
del Regno di Dio. Egli menziona gli idolatri (coloro che pongono altro
o altri prima o al posto di Dio), come pure le persone avide e gli
adulteri.
9
"Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né
effeminati, né sodomiti, 10 né ladri, né avari, né
ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio.
11
E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati
santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo
e mediante lo Spirito del nostro Dio".
Qui
ancora alcuni comportamenti peccaminoso potrebbero apparire più
"socialmente accettabili" di altri. Nell'originale greco l'Apostolo fa
uso di una parola insolita per descrivere un uomo che abbia rapporti
sessuali con un altro uomo, una parola molto simile alla traduzione
greca di Levitico 18:22 ["
Non avrai con un uomo relazioni
carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole"].
Questo comportamento sarebbe stato, per altro, accettabile per la
cultura in cui viveva Paolo perché non era considerata cosa che
pregiudicasse la mascolinità di un uomo. Questo termine è tradotto in
italiano: "sodomiti" (Riv. NR e CEI), "omosessuali" (ND), "quelli che
usano coi maschi" (Diodati), ed anche i "maniaci sessuali" (TILC).
Un'altra parola che Paolo usa per descrivere pratiche omosessuali è:
"effeminati" (Ri. NR, CEI, ND), o "i molli" (Diodati) ed anche
"immorali" (TILC). Questi ultimi, nella cultura in cui viveva Paolo,
sarebbero stati ridicolizzati e considerati "meno che uomini".
Quel che però sembra qui evidenziare l'Apostolo
non è
tanto la peccaminosità di questi comportamenti. Egli rammenta ai
Corinzi che essi hanno abbandonato, smesso, questo stile di vita: "
tali
eravate alcuni di voi" (11), poi, però, proclama con forza
la loro redenzione mediante l'efficacia della Croce di Cristo: "
ma
siete stati lavati, siete stati
santificati, siete stati giustificati". Paolo
qui dice che il sangue di Gesù Cristo li ha lavati, santificati e
giustificati. Essi non dovranno più subire la condanna che pure
avrebbero meritato. Poi, ancora con maggiore forza, usa l'espressione:
"nel
nome del Signore Gesù Cristo
e mediante lo Spirito del nostro Dio".
Indubbiamente questo era per i primi destinatari dell'epistola,
un'affermazione stupefacente da udire, soprattutto detta al riguardo di
coloro che erano disprezzati. Egli poi prosegue e li descrive come
"membri" redenti o "parti viventi" del Corpo di Cristo.
IL PECCATO NON RIGUARDA SOLO IL SESSO!
E' importante rendersi conto che i peccati che riguardano
l'ambito
della sessualità non siano intesi come peggiori di altri peccati
menzionati nella Scrittura. Di fatto, forme di idolatria (ad es.
l'orgoglio) e l'avidità sembrano essere presi altrettanto se non più
seriamente dei peccati sessuali.
In Matteo 5:27-28 Gesù non condanna ogni tipo di attrazione
sessuale, e nemmeno il desiderio o la tentazione. Egli parla del
desiderio di possedere sessualmente (la lussuria) la moglie di qualcun
altro.
"Voi avete udito
che fu detto: "Non
commettere adulterio". Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per
desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore" (Matteo
5:27-28).
Nei versetti 29-30 Egli afferma quanto sia stupido giocare con la
tentazione e reagisce contro l'ipocrisia.
IL VERO PROBLEMA