Nel segreto

“Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa” (Matteo 6:6).

Nell’intimo dell’umana esistenza vi è un profondo senso di solitudine. Quando onestamente scaviamo nel nostro cuore dobbiamo ammettere con il poeta “Io sono solo ed afflitto” (Salmo 25:16).

Il nostro profondo sentimento di solitudine nasce dal fatto che in questo mondo noi siamo senza Dio. Sin da quando le porte dell’Eden si chiusero dietro alle nostre spalle, percorriamo una via di solitudine. Siamo dunque soli, sia in questa vita che certamente nella morte. Non troviamo rifugio quando siamo profondamente afflitti. Non possiamo neanche aiutarci a vicenda quando colpisce il nostro più grande nemico, la morte.

Eppure, per grazia, vi è anche un altro tipo di solitudine, la solitudine della nostra cameretta, là dove il figliolo di Dio fa esperienza di intima comunione con Dio attraverso la preghiera. Questa solitudine è preferibile a qualsiasi altra amicizia che il mondo possa offrirci. Anche se nella nostra cameretta sentiamo quanto miserevoli siamo agli occhi di Dio, essa è ancora il posto migliore che un uomo possa trovare sulla terra.

Nei giorni in cui Cristo camminava sulla terra vi era molta ignoranza al riguardo della preghiera nel segreto. Certamente allora la gente pregava: i Farisei pregavano persino sugli angoli delle strade. Si trattava però, ahimè, di uno spettacolo a beneficio di coloro che li vedevano. Senza dubbio la gente che vedeva i Farisei a pregare, pensava bene delle loro preghiere. I Farisei, però, non comprendevano come la preghiera fosse una questione fra loro e Dio soltanto. La vera preghiera consiste di un rapporto a due – Dio ed il peccatore.

“Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta”, diceva Gesù. Si tratta di una lezione che dobbiamo apprendere particolarmente oggi. A che serve avere grandi doni di preghiera pubblica se non abbiamo idea di che cosa significhi un intimo rapporto con Dio? Non importa chi siamo: se non abbiamo appreso personalmente che cosa significhi pregare, dopo la morte incontreremo un Dio sconosciuto.

Esistono oggi camerette di preghiera? Queste parole non sono rivolte al mondo. Sappiamo tutti che là non vi sono ginocchia piegate. Ci rivolgiamo a coloro che dalla loro infanzia hanno conosciuto che c’è un Dio in cielo che ode le preghiere. Avete voi delle camerette di preghiera?

Ovviamente Gesù non intende una camera separata nelle nostre case destinata a questo scopo. Anche se vi fosse, essa non ci garantirebbe un cuore che realmente prega. La domanda, però, è: “Esiste ancora la vera preghiera?” Abbiamo una personale e segreta comunione con il Signore? Esistono luoghi nella nostra casa, anche una cantina od un solaio, dove si trova quello speciale filo che ci permette la comunicazione fra cielo e terra? Una tale preghiera porta il cielo in terra. Può accadere anche sul lavoro. Nehemia (Nehemia 2:4) pregava mentre parlava al re.

Non c’è alcuna esagerazione nel dire che non vi è alcuna vita spirituale quando manca l’attività della preghiera nel segreto. La preghiera è il respiro dell’anima. Proprio come il corpo non può vivere senza respirare, così l’anima non può vivere senza preghiera. Un minatore morirà se si interrompe il suo contatto con l’atmosfera esterna. Allo stesso modo non può esistere vita spirituale se non c’è consapevole comunicazione con il cielo. Se manca la preghiera privata, l’anima non può respirare. E’ attraverso la preghiera che l’anima ha comunione con Dio.

“Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta…”. Si, la porta deve essere chiusa, la porta deve chiudervi fuori tutto il trambusto di questo mondo, la porta dell’ipocrisia – tutte quelle porte che possono impedire la vera preghiera. La porta deve essere chiusa, perché si tratta di un tenero ed intimo rapporto. In quella cameretta nemmeno un marito potrà tollerare la presenza di sua moglie, per quanto la ami, e lì la moglie vorrà restare da sola. Ecco un figlio o una figlia che nasconde ai propri genitori ciò che confesserà all’Iddio onnisciente. Lì, di fronte al volto stesso di Dio, ciascuno è solo di fronte a Lui. Di fronte ad un Dio che tutto vede, lì l’atteggiamento più appropriato sarà quello di svestirsi spiritualmente per rivelare, con vergogna, tutta la propria nudità, colpa e miseria spirituale, spogli d’ogni giustizia.

A porte chiuse il peccatore fa esperienza della prima e dell’ultima lotta che mai avrà. Lì il cuore effonde davanti a Dio tutto ciò che contiene. Lì anche la persona più erudita parlerà con il linguaggio di un bambino. Lì nessuna preghiera potrà essere giudicata troppo corta o troppo lunga. Lì a volte è impossibile cessare di fare appelli al trono della grazia, e lì anche solo un sospiro o un lamento varrà più di mille parole. Lì puoi confessare a Dio ciò che non potresti affidare ad un uomo. Il Signore conosce coloro che Gli appartengono; i loro nomi gli sono noti; Egli conserva le loro lacrime in una bottiglia; i loro sospiri vengono deposti sul Suo cuore. Egli dà personalmente ascolto a ciascuno dei Suoi figlioli come se avesse sulla terra un solo figlio. Lì colui che veramente prega è conosciuto a Lui.

Il Cristo stesso ha dato alla Sua Chiesa l’esempio di ciò che vuol dire pregare nel segreto. Egli andava spesso a pregare da solo su un monte. Egli, però, non aveva nulla da dire al Padre che dovesse essere nascosto agli altri. Egli non aveva il minimo peccato da confessare. Eppure Lui pregava nel segreto: quanto più i peccatori avrebbero bisogno di ritirarsi nella loro cameretta! Abbiamo molto da riconoscere davanti a Dio, molto che altri non dovrebbero sapere, lotte interiori che altri non comprenderebbero.

Per i Farisei, che agli occhi della gente avevano il dono della preghiera, verrà loro detto: “Io non vi ho mai conosciuti”. Il Fariseo non erano mai stati veramente da solo con Dio. Di quelli che pregano nel segreto è detto: “il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”.

Un giorno verrà alla luce chi pregava nel segreto, anche se si trattava solo di singhiozzi. Anche coloro che a mala pena osano chiamare Dio loro Padre, non incontreranno un Dio sconosciuto, perché questo Dio sarà lo stesso Dio che avevano incontrato nella loro cameretta.

Gesù disse: “tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri“ (Matteo 25:32). Il Signore separerà coloro che avevano pregato ipocritamente da quelli che l’avevano fatto sinceramente. I primi saranno sconcertati dal fatto di non essere contati fra le “pecore”. Essi diranno: “Non abbiamo forse noi invocato il Tuo nome sulla terra?”. Gli altri saranno molto sorpresi dal fatto di non essere messi dalla parte dei “capri” come avrebbero supposto. In quel giorno tutte le cose verranno alla luce – ogni ipocrisia ed ogni verità. Allora molti che si consideravano primi saranno ultimi, e molti che si consideravano ultimi, saranno primi.

Certamente questa vita di preghiera non funzionerà sempre attivamente giorno dopo giorno. Non sono cose che vadano “in automatico”, perché si tratta di qualcosa di tenero ed intimo. A volte il cuore potrà essere freddo e privo di preghiera. A volte il cielo ci sembrerà così chiuso da parerci impenetrabile alla preghiera.

Coloro che pregano veramente impareranno con vergogna e dolore di non riuscire sempre a pregare. Eppure essi non sono disposti a scambiare persino l’infelicità vissuta nella loro cameretta con tutte le gioie di questo mondo. Preferiscono l’infelicità alla felicità che il mondo conosce. Daniele era stato disposto ad essere gettato nella fossa dei leoni, pur di non rinunciare ai suoi momenti di preghiera nel segreto..

Tu che mi leggi, hai la tua cameretta di preghiera? Se il pavimento della tua casa potesse parlare, testimonierebbe di aver toccato le tue ginocchia? Oseresti chiamare come testimoni della tua vita di preghiera i muri di casa tua? Se le porte di casa tua potessero testimoniare, sarebbero in grado di dire che tu le hai richiuse dietro di te per non essere disturbato nella preghiera? Sii onesto. Che direbbero di te le pareti e le porte di casa tua? Ricorda che il Signore esige la sincerità dell’intimo del cuor tuo. Si tratta quindi di una questione conosciuta solo da Dio e da te.

Direbbe però qualcuno: “La certezza della propria salvezza si basa sul fatto che preghiamo nel segreto?”. Di questo ne parleremo ancora, ma basti ora dire che ti trovi in ben misera condizione se non cerchi mai Dio nel segreto, perché mancheranno così i primi segnali di un’autentica vita spirituale. Dio, il tuo Creatore, ti ha dato ginocchia che possono piegarsi, mani che possono essere congiunte, ed una bocca per invocarlo.

Oltre a ginocchia piegate tu hai bisogno di un cuore che abbia uno spirito di preghiera. Un tale cuore non si trova per natura in alcuno di noi, ma questo non cambia la verità che coloro che sono negligenti verso la preghiera dovranno riconoscere nel loro stato di perdizione: “Non volevo pregare”. Nessuno sarà perduto per aver chiesto troppo a Dio, ma solo perché avrà chiesto troppo poco, anche solo la richiesta di saper pregare, come i discepoli di Gesù che Gli chiesero: “Signore, insegnaci a pregare”..

Che cos’è una chiesa senza preghiera? Null’altro che un armata priva di armi. La preghiera è il segreto della potenza della Chiesa di Dio. Si tratta, ahimè, pure della debolezza della chiesa, perché fra il popolo di Dio spesso si sente di non avere tempo, di non avere desiderio, di non avere un cuore disposto alla preghiera. Che terribile condizione è quella di essere privi di preghiera! Che arretramento può causare nella vita di grazia, specialmente in confronto al “primo amore”, quando continuamente si aveva bisogno e si cercava l’aiuto del Signore. Spesso un figlio di Dio deve guardare con vergogna al passato constatando quanto un tempo pregava, ed ora… Quanto spesso passi per quella porta che una volta richiudevi dietro di te per pregare?

Continui ad aver bisogno della grazia di Dio? Non è forse vero che noi viviamo per grazia? E’ certo causa di molte tenebre spirituali la mancanza di preghiera. Diceva Davide: “Come un muto sono stato in silenzio, ho taciuto senz'averne bene; anzi, il mio dolore s'è inasprito” (Salmo 39:2). La sua bocca taceva, ed il suo cuore gridava. In un tale silenzio l’anima sembra consumersi. Eppure Dio ha detto nella Sua Parola: “Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio” (Salmo 62:8), e non importa se il cuore lo senti freddo, poco disposto, o persino malvagio.

Vi era un figlio che aveva cominciato ad essere nel bisogno, eppure poteva sempre venire ogni giorno da suo padre per avere cibo. Un giorno, però, chiese a suo padre se poteva ricevere tutto insieme in una volta ciò che gli spettava. Questo gli avrebbe facilitato le cose e non sarebbe stato necessario venire più ogni giorno a chiedere. Il padre, però, gli rispose “No, a me piace che tu venga da me ogni giorno”. Allo stesso modo, e molto più ancora, Dio Padre ama vedere i Suoi figli venire ai piedi del Suo trono ogni giorno. Il popolo di Dio non riceve tutte insieme ed una volta per sempre, le sue provviste. Fu lo stesso con la vedova di Sarepta. Quando Elia le disse che Dio l’avrebbe conservata in vita, Egli non le mandò sacchi di farina ed otri di olio. Ogni giorno, però, lei avrebbe dovuto vivere con una misura soltanto di farina e di olio. A Sarepta sarebbero stati poveri come prima, ma la loro povertà si sarebbe trasformata in ricchezza. Erano poveri, eppure ricchi, non avevano nulla, eppure possedevano ogni cosa. Dove altrimenti si può apprendere questo, se non nella nostra cameretta?

Forse può essere questa la ragione per cui così tanti del popolo di Dio sono poveri. La povertà spesso porta dipendenza da Dio, mentre le ricchezze tendono a creare uno spirito di indipendenza. Se la chiesa di Dio passasse molto più tempo a pregare nel segreto, quanta più tenerezza, umiltà, amore, istruzione, forza e luce avrebbe! Quanta maggiore potenza irradierebbe dalla chiesa! Ogni qual volta Mosè era stato con il Signore, il suo volto era raggiante perché aveva visto la gloria di Dio. Mosè era destinatario, certo, di grazie speciali, ma ogni qual volta un figliolo di Dio è stato con Lui, gli altri se ne accorgono!

Quanto beati sono quei tempi di solitudine, di comunione personale con Dio! Là si può ricevere qualcosa che il mondo non può dare. Un uomo un giorno disse che sul suo letto di morte egli non avrebbe incontrato un Dio sconosciuto. Ma dove aveva prima incontrato Dio? L’aveva imparato a conoscerlo nel segreto, nella sua cameretta.

(Frans Bakker, Praying Always, Edimburgh: The Banner of Truth Trust, 1981, 1984, p. 11).

 

 

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