Un invito quanto mai pertinente
(1 Cronache 16:1-36)
I. Introduzione
Oggi siamo chiamati insieme come nazione a metterci in preghiera davanti al Signore per esprimergli lode e ringraziamento per quello che Egli fa per noi, e per chiedergli perdono per tutte le nostre mancanze.
La Bibbia è piena di bellissime preghiere che esprimono proprio questi sentimenti perché Israele e la Chiesa primitiva vivono in una comunione costante con Dio, il Dio che vive ed opera nella loro realtà, ed è normale per loro e quanto mai desiderato un simile rapporto con Dio.
Anche oggi questo rimane vero per coloro che, riconciliati con Dio, sperimentano la Sua presenza e la Sua opera in loro ed intorno a loro. Per questo "non fa problema" alcuno un invito formale alla preghiera, al ringraziamento ed al ravvedimento: essi lo accettano volentieri e con gioia perché per loro è una gioia e qualcosa di sommamente desiderabile incontrarsi con il loro Dio. Questo invito, per loro, è un invito a rinnovare, ad approfondire la comunione con Dio, Colui che sta alla base della loro stessa vita, dandole senso e prospettiva eterna!
Vogliamo così leggere e fare nostra una preghiera di ringraziamento e di lode che l'antico popolo di Israele aveva offerto a Dio nel giorno solenne in cui il simbolo della presenza di Dio, l'Arca dell'Alleanza, viene portato per la prima volta in mezzo alla capitale del loro regno: Gerusalemme.
(...lettura di 1 Cr. 16:1-36...)
II. Per qualcuno invece "fa problema"
Una giornata nazionale di ringraziamento verso Dio, di preghiera e di ravvedimento: che cosa può ancora dirci oggi una giornata come questa? Si chiedono molti. Non è forse una vecchia corda dalla quale faremmo meglio a slacciarci per sempre, un inutile residuo del passato fonte solo di ipocrisia? Pregare? Rendere grazie? e poi ancora ravvederci, fare penitenza? Ridicolo! e perché mai?
Certo, c'è ancora qualcuno che prende seriamente queste cose, ma non lo si guarda forse con commiserazione, con un risolino di compianto, non lo si prende forse talvolta in giro? A che giova pregare e ringraziare? Quando ci troviamo in difficoltà non è forse meglio essere realistici e mobilitare le nostre proprie forze ed ingegno per venirne fuori, oppure onestamente rassegnarvisi? Non c'è tempo per questa "roba religiosa"!
Veramente?... Forse vale la pena di rifletterci su ancora un poco.
Dwight D. Eisenhower, militare e politico statunitense che durante la 2. guerra mondiale comandò le sue truppe in Europa e le forze alleate che sbarcarono in Nordafrica, in Sicilia e in Normandia, comandante della Nato e presidente degli USA, era un uomo pratico e realistico. Durante la "guerra fredda" aveva predisposto ogni cosa per proteggere la sua popolazione contro eventuali attacchi atomici, e l'aveva fatto anche quando per questo lo prendevano in giro. Dopo tutto questo, però, egli affermò: "Ora non ci rimane altro che pregare". Aveva ragione?
III. Una necessità quanto mai improrogabile
Possiamo noi, gente della fine del 20. secolo, stare veramente senza pregare, senza Dio, senza ravvedimento, senza riflettere sul nostro modo di vivere? Apparentemente si, ma ben presto ci accorgeremo che, anche quando Dio sempre di più viene lasciato fuori dalla politica, dall'economia, dalla tecnica, ci troviamo difronte a deluse aspettative da parte dell'uomo e non possiamo certo sfuggire a brucianti domande sulla nostra esistenza.
Crescono infatti sconcertanti questioni sulla distruzione dell'ambiente naturale, sul consumo di energia, sulla sovrapproduzione e sulla fame, sulle possibilità e sui pericoli della tecnologia genetica, sui conflitti nazionali, l'AIDS, i problemi dell'economia mondiale, gli eccessivi debiti del Terzo Mondo... Non sono solo le armi che possono distruggere il nostro pianeta. Quello che ieri era solo un'ipotesi, oggi è diventato un meccanismo diabolico.
Eppure i nostri vecchi, alla giornata federale di ringraziamento, di ravvedimento e di preghiera, avevano il coraggio di dare ai nostri problemi una via di uscita molto più realistica di quello che si immagina: DIO! Si, noi possiamo conoscere Dio. Possiamo ancora fidarci di Lui, dell'uomo non ne vale la pena, l'uomo si che sempre ci delude!
Molti dicono che davanti a noi si prospetta una nuova era, ma in essa ci portiamo irrisoluti tutti i nostri vecchi problemi di fondo. All'uomo manca un nucleo sano, in lui non abita il bene. Egli rimane sempre il vecchio egoista che sempre e volentieri è pronto ad usare l'astuzia per ottenere ciò che vuole.
Pensiamo un momento veramente alla nostra vita. Se siamo onesti, possiamo veramente essere contenti della vita che facciamo? E' questa "vita" che vale la pena vivere, oppure no, come hanno pensato recentemente tanti giovani suicidi ai quali la vita, come si dice, non aveva fatto mancare nulla? Non vorremmo dare un nuovo contenuto alla nostra vita, modificare ciò che non va? Il desiderio di un uomo rinnovato è pure il desiderio di Dio. Se no, non avrebbe mandato nel mondo il Suo Figliolo Gesù Cristo, né sarebbe certo stato inchiodato ad una croce. Lui però è morto per pagare il prezzo della nostra colpa, il prezzo del nostro egoismo e della nostra insufficienza. Noi tutti abbiamo bisogno di Lui. Io e voi.
IV. Una motivazione riscoperta
Allora il ravvedimento acquista un senso: ho rilevato che la mia vita non corrisponde a ciò che Dio si aspetta affinché come uomo io sia "a posto" e completo, mi sono reso conto che Gesù è dovuto morire per me, per mezzo di Lui possiamo essere perdonati.
Allora la preghiera acquista un senso: io dovrei ricevere questo perdono, dare a Gesù la mia vita, affinché Egli la rinnovi. Glielo dico in una preghiera.
E il ringraziamento? Se ho confessato onestamente davanti a Dio il mio peccato, se l'ho invocato per ottenere perdono e rinnovamento, se ho fatto questo, allora si che ho qualcosa di cui essere riconoscente: Gesù vive, è accanto a me, mi aiuta. Mi ha donato vita eterna e dopo la morte potrò essere con Lui.
Non vorremmo dare a noi stessi ed ai nostri figli di più e di meglio, per il nostro presente e per il nostro futuro? Ma questo lo possiamo trovare solo in Dio!
Allora vedete che una giornata come questa non è inutile, né è un residuo del passato. Dipende dal coraggio che abbiamo a vedere la vita da una prospettiva diversa, quella di Dio, espressa dalla Sua Parola rivelata.
Quando Israele esplode per la prima volta dopo tanto tempo in un gioioso canto di lode e di adorazione verso Dio? Esso può sorgere solo quando l'"Arca" della presenza di Dio, è tornata ad essere posta nel luogo che le compete, "in mezzo al padiglione che Davide aveva rizzato per lei" (v. 1). Lo spirito della preghiera e della riconoscenza è sicuro quando Dio torna ad occupare il posto che gli compete nella nostra vita, e se non sentiamo questo spirito di preghiera è perché la corruzione della nostra anima è molto grave e preoccupante.
V. Le lezioni di una preghiera
Possiamo allora scoprire, nella preghiera biblica che abbiamo letto importanti insegnamenti. Prima di tutto:
1. Che cosa noi dovremmo cercare. La preghiera qui ci esorta a cercare: "Cercate l'Eterno e la sua forza, cercate del continuo la sua faccia" (v.11). La preghiera esprime qui l'esortazione a ricercare tre cose:
a. Cercate l'Eterno, cercate Lui per la vostra salvezza: non rivolgetevi inutilmente ad altri e non rassegnatevi nei vostri problemi. Non sarà un programma politico per quanto buono, la vostra salvezza, non sarà il ricorrere a maghi ed a oroscopi... Colui che mi trova, trova la vita, dice il Signore. Vita eterna e significativa è conoscere Lui, fonte di ogni bene.
b.
Cercate la Sua forza per servirLo. Il Signore vi invita a lottare per gli obiettivi di rinnovamento spirituale che solo Lui può operare, ed Egli ha la forza necessaria per farceli realizzare in noi ed intorno a noi.c. Cercate la Sua faccia, cioè comunione con Lui, la luce della sua presenza. Aspirate ad essere in comunione viva, in un rapporto significativo con Lui tramite Gesù Cristo, e vedrete la differenza nella vostra vita!
2. Che cosa noi dovremmo cantare. Il testo poi ci esorta a cantare: "Cantategli, salmeggiategli" (v. 9). Si canta perché c'è gioia nel cuore, e la gioia si esprime sempre nella canzone! Se tutti gli abitanti della terra sono invitati a cantare all'Eterno (v. 23), quanto più lo dovrebbero fare coloro che sanno di essere stati redenti dal Suo Figliolo, e rafforzati dalla grazia e dal Suo Spirito. Coloro i cui cuori ardono di riconoscenza verso Dio non sono mai privi di motivazioni a cantare.
Essi hanno molti salmi da cantare: salmi di liberazione perché hanno sperimentato che cosa significa che Cristo libera; salmi di perdono perché hanno sperimentato in Cristo la remissione dei loro peccati; salmi di speranza, perché Cristo ha comunicato loro una speranza che non delude; salmi di gioia perché cristo ha dato loro gioia autentica; e quello poi che è il più dolce di tutti, il salmo che canta la Sua presenza perché sanno che per grazia Dio non è più a loro ostile, ma accanto a loro.
Non ci sarebbe chiesto di cantare al Signore se il Signore non ascoltasse e non prendesse piacere nelle nostre canzoni. Egli ode sia le nostre preghiere che le nostre canzoni.
3. Che cosa dovremmo dare. Dopo cercare e cantare il testo ci esorta a dare: "Date all'Eterno gloria e forza, date all'Eterno la gloria dovuta al Suo nome" (v. 28,29). Date, mostrate al Signore la vostra riconoscenza, perché in Cristo egli è stato grandemente generoso con voi. Le migliori espressioni di riconoscenza che possiamo dare al Signore è vivere una vita in riconoscente fiducia verso di Lui, giorno per giorno.
Noi gli diamo "gloria e forza" quando agiamo come persone che credono alla Sua gloria e che lo mettono sul trono della loro vita, e che dipendono dalla Sua forza e non dalle proprie vane risorse.
Non possiamo dargli "la gloria dovuta al suo nome", lasciando che la Sua gloria ci riempia in modo tale da far si che il Suo nome sia glorificato in noi. "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Date quella luce e quell'amore che ci è stato dato così generosamente in Gesù Cristo.
4. Che cosa dovremmo ricordare. Questa preghiera ci esorta a cercare, cantare, dare, ma anche a ricordare.
a. "Ricordatevi delle meraviglie che egli ha fatte, dei suoi miracoli" (v. 12). Gli israeliti non dovevano mai dimenticare la cava dalla quale erano stati estratti, né il modo con il quale lo erano stati. Dio aveva fatto cose meravigliose per loro. Erano stati salvati da tali opere meravigliose e miracoli che solo sono la prefigurazione della vita, morte e risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo. Se solo noi riflettessimo sulla grandezza dell'amore di Dio per noi!
b. "Ricordatevi... dei giudizi della sua bocca". ricordate le sue parole. Le opere e le parole di Dio, nostro Salvatore, sono inseparabilmente unite. Le parole di Cristo sono "spirito e vita", e così sono le Sue opere. Gli ebrei erano commossi quando ricordavano Sion, così possiamo rallegrarci tutte le volte che ci rammentiamo di ciò che Cristo ha detto, perché in questo sta il segreto di una vita significativa ed eterna.
c. Ricordate la Sua fedeltà. "Ricordatevi in perpetuo del Suo patto, della parola da lui data per mille generazioni" (v. 15). Egli è lo stesso, ieri, oggi ed in eterno. Ricordate il suo patto di grazia in Gesù Cristo, e verificate la Sua fedeltà a tutte le sue promesse. Il peccato di essere dimentichevoli è uno dei più comuni. Egli non ha mai deluso chi a lui con fiducia si fosse affidato.
5. Che cosa noi dovremmo dire. Cercare, cantare, dare, ricordare, ma anche dire. Il nostro testo ci esorta a comunicare, a condividere questa buona notizia, questo Evangelo. E' bene rammentarci delle opere di Dio per noi, e delle parole che Egli ci ha rivolto, ma dobbiamo pure fare confessione con la nostra bocca, cioè attiva proclamazione.
a. Dobbiamo "meditare su tutte le sue meraviglie" (v. 9), o meglio tradotto, "parlarci" l'un l'altro raccontandoci le sue meraviglie. Se le opere del Signore non sono ai nostri occhi veramente meravigliose, non saremo certo molto inclinati a parlarne. L'Evangelo è la causa più grande di sbalordimento in cielo, in terra, all'inferno.
Che bello parlarci l'un l'altro per raccontarci ciò che Dio ha compiuto nella nostra vita. Che bello il gruppo di preghiera e di condivisione! E' una gioia che pochi comprendono.
b. Ma pure dobbiamo "annunciare di giorno in giorno la sua salvezza, raccontare la sua gloria fra le nazioni e le sue meraviglie fra tutti i popoli" (v. 24). Noi siamo chiamati ad essergli testimoni, testimoni del nostro Signore e Salvatore in tutto il mondo, perché il messaggio dell'Evangelo di Gesù Cristo è unico e riguarda tutti i popoli del mondo.
Si, dobbiamo cercare di diffondere la fragranza, il "buon odore" del Suo nome che salva, perché al mondo non è stato dato alcun altro nome per cui noi si possa essere salvati. La comunione l'un con l'altro dovrebbe condurci ad un entusiasmo missionario per la causa di Cristo.
Conclusione
Può darsi che una festa come quella della giornata federale di ringraziamento, di ravvedimento e di preghiera si presti a ipocrisie e anacronismi di ogni genere, e che essa si presti ad essere dileggiata. Dimenticare però Dio, la preghiera, il ravvedimento, il ringraziamento non è segno di progresso, ma di ulteriore imbarbarimento e corruzione di una vita come quella umana sempre di più priva di dignità morale e spirituale.
Si potrebbe dire che senza Dio come fondamento della nostra vita diventiamo come bestie, ma perché offendere le bestie che, davanti a Dio sono più giuste di noi? Che questa giornata diventi in ogni caso un ammonimento: senza di Dio, senza comunione con Cristo Gesù, il nostro Maestro e Salvatore, cadremo sempre più in basso, e solo a nostro danno.
Lasciamoci riconciliare con Dio, stabiliamo un rapporto vivente con Lui nella preghiera e nella meditazione della Sua Parola, e veramente l'alba di un nuovo giorno si leverà su di noi. Beati sono coloro la cui vita consacrata canta questa canzone di riconoscenza.
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