Promesse mantenute

[Una sinfonia incompiuta? (II)]

Introduzione

In questo nostro mondo è saggio chi non fa mai promesse perché è caratteristica umana -purtroppo- quella di non mantenere le promesse. Un proverbio infatti dice: "Nel paese delle promesse si muore di fame". Se è così per l'uomo, non è però così per il Signore Iddio.

Nella seconda lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di Corinto troviamo questa magnifica espressione: "Poiché quante sono le promesse di Dio, tutte hanno in Cristo Gesù il loro 'si'" (2 Co. 1:20 Riv.).

Quante sono le promesse che Dio ci fa attraverso la Bibbia? Sono innumerevoli e meravigliose e vederle realizzate sarebbe per ciascuno di noi veramente il paradiso. Sono però solo un'utopia, un sogno bello ma irrealizzabile? No, questo testo dice che tutte le promesse di Dio trovano in Cristo la loro piena realizzazione; tutte le promesse di Dio si realizzano per quella persona che si tiene strettamente unita al Signore e Salvatore Gesù Cristo, tanto che possiamo con gioia ed entusiasmo lodare Dio rispondendoGli con un 'Amen' di tutto cuore!

Cristo Gesù è Colui che adempie e l'adempimento stesso di tutte le promesse di Dio perché di queste promesse Egli è la somma e la sostanza.

La scorsa volta abbiamo messo in rapporto il Salvatore Gesù Cristo con Adamo e con Noè, mettendo in rilievo come Cristo abbia avuto successo là dove essi avevano fallito. Oggi vedremo come Cristo adempia ciò di cui sono state messe le basi con Abrahamo, con Mosè, e con Davide.

Cristo e Abrahamo

Dei buoni genitori pensano sempre al futuro dei loro figli ed a lasciare loro un'eredità sostanziale. Molti lavorano duramente tutta una vita per poter "sistemare" i propri figli. Genitori amorevoli sognano che i loro figli realizzino nella vita ben al di là di quanto essi hanno realizzato.

Sotto molti aspetti un simile rapporto esiste anche fra Abrahamo e Cristo. Dio aveva accordato al patriarca Abrahamo meravigliose benedizioni. Lo aveva separato dal resto dell'umanità per formare da lui un popolo che appartenesse in modo speciale a Dio. Gli aveva mostrato la potenza, la pazienza e la perseveranza necessaria per conseguire la benedizione della perduta dignità umana. Il patriarca così guarda lontano verso un futuro erede che sarebbe andato ben al di là di ciò che egli avrebbe conseguito nella sua vita. Questo erede non era altri che Cristo.

L'apostolo Paolo indica ripetutamente Cristo Gesù come l'erede delle benedizioni di Abrahamo. In Galati 3:16, per esempio, dice: "Ora le promesse furono fatte ad Abrahamo e alla sua discendenza. La Scrittura non dice: 'e alle discendenze', come se si trattasse di molte, ma come di una sola". Qui Paolo dice che la promessa rivolta alla discendenza di Abrahamo non riguardava genericamente i suoi innumerevoli discendenti, ma un suo Discendente particolare. Gesù Cristo, il Suo Discendente per eccellenza. Questi avrebbe ricevuto la benedizione di dignità che era stata promessa al patriarca e alla nazione di Israele. L'eredità di Abrahamo è diventata l'eredità di Cristo.

Innumerevoli discendenti. Un'aspetto dell'eredità di Abrahamo erano gli innumerevoli discendenti che egli avrebbe avuto. Iddio lo aveva condotto una notte all'aperto e gli aveva detto: "Mira il cielo e conta le stelle, se le puoi contare... così sarà la tua discendenza" (Ge. 15:5). Il patriarca così contemplava il giorno in cui i suoi discendenti sarebbero stati troppo numerosi per poter essere contati. Quando si sarebbe realizzata questa promessa? Israele sarebbe certo diventata una grande nazione, ma molti dei suoi discendenti fisici avrebbero voltato le spalle a Dio. La moltiplicazione spirituale di Abrahamo sarebbe nel suo complesso fallita.

Quando oggi vediamo il gran numero di ebrei che non ne vogliono neppure sapere del Signore Gesù Cristo ci possiamo domandare se mai quelle di Abrahamo non fossero che vane speranze. Forse che Abrahamo sperava in qualcosa che non si sarebbe mai realizzato? Le immagini redente di Dio avrebbero riempito la terra o si sarebbero semplicemente estinte? Il Nuovo Testamento dichiara che la promessa di moltiplicazione data ad Abrahamo si è adempiuta nel suo speciale erede. E' stato Cristo a moltiplicare immagini redente di Dio -cristiani spiritualmente rigenerati- come mai nessuno prima.

Alla prima venuta di Cristo, la moltiplicazione di figlioli spirituali di Abrahamo è stata esponenziale. Tramite Gesù e i Suoi apostoli sono stati aggiunti al popolo di Dio che aveva creduto in Cristo gente di ogni nazione e lingua. E' al tempo di Cristo Gesù infatti che credenti di ogni popolo e nazione vengono adottati nella famiglia di Abrahamo. Dice la Scrittura: "Così, per mezzo di Gesù Cristo, la benedizione che Dio aveva promesso ad Abramo raggiunge anche i pagani; e tutti noi che abbiamo fede in Cristo riceviamo lo Spirito promesso" (Ga. 3:14 TILC). E' così che Cristo è andato molto al di là di tutto ciò che Abrahamo e i suoi discendenti avrebbero potuto realizzare. Portando gente di ogni nazione ad essere membra della famiglia di Abrahamo, Cristo ha moltiplicato oltre misura la discendenza del patriarca.

Quando Cristo ritornerà, la moltiplicazione dei figli di Abrahamo sarà ancora più grande. La Bibbia a questo riguardo ci offre un'immagine stupefacente dell'umanità nei nuovi cieli e nella nuova terra. Un giorno, coloro che saranno stati adottati nella famiglia di Abrahamo, saranno, davanti al trono di Dio "una grande folla che nessuno poteva contare, di tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue" (Ap. 7:9). Quando Cristo ritornerà l'intera terra sarà ripiena esclusivamente da figli di Abrahamo.

La terra promessa. Un altro aspetto dell'eredità di Abrahamo era la promessa di una terra. Come si è adempiuta questa promessa? Abrahamo stesso aveva avuto un primo assaggio di questa promessa quando aveva attraversato la Palestina, poi ne avrebbe comprato un piccolo appezzamento (Ge. 25:10). L'Israele dell'Antico Testamento aveva visto questa promessa realizzarsi attraverso le conquiste di Giosuè e lo stabilirsi della dinastia di Davide. Ciononostante, la promessa del dominio su questa terra non si sarebbe adempiuto in questi eventi. Quando Israele aveva voltato le spalle a Dio, venne scacciato dalla Palestina e soltanto relativamente pochi sarebbero tornati. Il popolo ebraico ha oggi ristabilito una nazione sua propria in Israele, ma la promessa di Dio in Cristo è di carattere spirituale e va ben oltre la Palestina. Dopo la Sua risurrezione Cristo aveva detto ai Suoi discepoli: "Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità della terra" (At. 1:8). L'influenza dell'Evangelo cristiano, infatti, si è diffusa progressivamente in tutto il mondo, ben oltre i confini della Palestina.

Quando Cristo ritornerà, il dominio spirituale di Abrahamo non avrà più confini: si estenderà senza eccezione all'intero pianeta. L'apocalisse predice: "I regni del mondo sono divenuti il regno del Signore nostro e del Suo Cristo, ed Egli regnerà nei secoli dei secoli" (Ap. 11:15).

Nonostante il fallimento di Israele nell'Antico Testamento, noi non dovremmo perdere la speranza che i figli spirituali di Abrahamo riempiranno la terra e l'amministreranno secondo la volontà di Dio. Abrahamo non vede l'adempimento delle promesse di Dio nel tempo della Sua vita, e nemmeno l'Israele dell'Antico Testamento; è stato Cristo Gesù ad adempiere queste speranze. Cristo è l'ultimo gradino nel ristabilimento dell'immagine di Dio.

Cristo e Mosè

Iddio aveva dato a Mosè il privilegio di preparare Israele per la conquista della terra promessa. In un mondo pieno di forze che si opponevano alla Persona ed ai propositi di Dio, il ristabilimento della dignità perduta della creatura umana sarebbe avvenuto attraverso la lotta. La strategia di Dio però non coincideva sempre con le strategie ideate da Israele, ma soltanto la strategia indicata da Dio avrebbe loro fatto conseguire la vittoria. Quand'è che Israele fa esperienza di vittoria sulle forze che si oppongono a Dio? Certo Israele aveva potuto prevalere lungo la sua storia contro i suoi molti nemici. Queste vittorie, però, non erano mai riuscite a raggiungere tutta l'estensione delle promesse di Dio. Al contrario, la storia di Israele ha conosciuto lunghi periodi di dominazione straniera sulla Palestina: Babilonesi, Persiani, Greci, Romani, Arabi... Sono questi che hanno avuto la meglio sulle speranze di Israele. Fra l'Antico e il Nuovo Testamento, il popolo di Israele guardava con grande aspettativa al tempo in cui Dio avrebbe loro concesso la vittoria promessa molto tempo prima a Mosè e a Giosuè.

E' il Nuovo Testamento, però, che porta buone notizie a coloro che anelavano a che la lotta per la dignità potesse trovare il suo compimento. Gesù però li delude perché il Suo "stile" era molto diverso dalle loro aspettative. Gesù non avrebbe combattuto fisicamente una guerra dalle conseguenze spirituali, al contrario, Gesù avrebbe ingaggiato una guerra spirituale con conseguenze pratiche graduali. Alla Sua prima venuta Cristo aveva iniziato una spirituale guerra santa entrando Egli stesso in campo. Erano stati i Suoi miracoli ad iniziare il Suo processo di vittoria. Erano lotte contro il potere delle tenebre che era caduto sul popolo di Dio. E' Gesù che spiega la sua lotta nei termini stessi di un'autentica guerra: "Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi" (Lu. 4:18).

Cristo si è mosso ancora più decisamente contro il male nella Sua morte e risurrezione. Di solito non pensiamo a questi avvenimenti come delle battaglie, ma lo erano state davvero. Come credenti possiamo dire che la morte vicaria di Cristo ha cancellato la maledizione del peccato e distrutto il potere delle forze malvagie che un tempo ci tenevano schiavi. Come dice Paolo: "avendo spogliato le potestà e i principati, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro in lui" (Cl. 2:15).

Oltre a tutto questo Cristo ha usato la Sua risurrezione per strappare al nemico di Dio i suoi sudditi e le sue risorse e per metterle al servizio del Suo regno. Cristo sconfigge il male tramite la croce e con la Sua risurrezione distribuisce le gioie della vittoria.

La parte spirituale della lotta di Cristo continua oggi nella comunità dei credenti. Egli continua a fornire ad essa le armi spirituali di cui ha bisogno per continuare la lotta che Egli ha iniziato. Il cristiano, infatti è impegnato in una lotta spirituale contro le potenze delle tenebre. Il maligno e i suoi angeli tenta costantemente di distruggere l'opera del Signore. L'apostolo Paolo indica come efficaci armi in questa lotta la verità proclamata con coraggio, la coerenza di una vita vissuta secondo la volontà del Signore, la prontezza nel servire, la perseveranza della fede, la conoscenza della parola di Dio, e soprattutto la preghiera. Se seguiamo le indicazioni di Paolo, avremo assicurato il successo in questa lotta spirituale: la lotta continua. In questo modo vedremo l'aspetto spirituale delle promesse di Dio per l'antico Israele realizzarsi nella nostra vita.

Le vittorie già conseguite da Cristo sono grandi, ma incomparabilmente più grande sarà la vittoria finale di Cristo quando il male con tutti i suoi servitori sarà sconfitto per sempre. E' il libro Apocalisse che descrive questa vittoria finale. Vorrei incoraggiarvi a leggere l'Apocalisse non come un libro di cose spaventose, ma come quel libro che ci incoraggia nella lotta contro il male perché alla fine solo Cristo prevarrà. L'apocalisse deve giustamente incutere spavento solo ai nemici di Dio. Quale sarà il risultato della battaglia finale? La completa vittoria, le cui felici conseguenze saranno godute da tutti coloro che appartengono a Cristo. L'Israele dell'Antico Testamento aveva avuto solo vittorie temporanee, e poi grandi sconfitte a causa del suo peccato. Non dobbiamo però abbandonare la speranza. Ora vediamo che la lotta appartiene a Cristo. Egli è il vincitore. Cristo Gesù è l'ultimo gradino nel ristabilimento dell'immagine di Dio nell'uomo.

Cristo e Davide

Davide aveva potuto celebrare un grande successo politico. Dio aveva accordato ad Israele ai giorni di Davide un momento di grande dignità spirituale e materiale. Israele era diventata una nazione forte. Davide e molti suoi discendenti avevano davvero realizzato morali, spirituali e materiali.

La nazione però ben presto cade in disgrazia a causa della sua infedeltà incoerenza. Israele viene sconfitto e deportato. Gerusalemme distrutta: che ne era stato di queste grandi vittorie e questi grandi progressi? Dopo molto tempo Israele sarebbe ritornato in Palestina, ma non ci sarebbe più stato alcun legittimo discendente di Davide a sedere sul trono. Dio non aveva forse promesso a Davide una dinastia eterna? Dio aveva forse mancato nel mantenere alle Sue promesse?

Il Nuovo Testamento risponde a queste domande identificando Gesù di Nazareth come il legittimo erede del trono di Davide. Matteo e Luca compongono lunghe genealogie per dimostrare come Gesù fosse discendente di Davide. Gesù poi nasce a Betlemme, la città di Davide. Come finale erede di Davide Gesù porta con sé incomparabili benedizioni regali per la creatura umana. Gesù adempie le speranze di dignità umana associate alla linea regale in modi che vanno molto al di là di quanto realizzato da Davide e dai suoi figli. Si tratta sostanzialmente di tre benedizioni.

In primo luogo la casata di Davide doveva fornire ad Israele protezione contro il male. Davide ed i suoi eredi avevano la responsabilità di salvaguardare la nazione. Per questa ragione i re di Israele avevano fatto erigere possenti mura ed un esercito bene addestrato e fornito per la difesa della nazione. Ogni membro responsabile della casata di Davide si era adoperato per proteggere il popolo di Dio.

In secondo luogo la casata di Davide era stata divinamente stabilita per assicurare al popolo la prosperità. Fra le mura della protezione regale, Israele aveva prosperato oltre misura. La giustizia prevaleva quando il re faceva rispettare la Legge di Mosè. La gente poteva vivere e lavorare senza timore della criminalità. Le condizioni economiche prosperavano quando i regnanti erano ligi ai loro doveri. Quando governavano con giustizia, il popolo prosperava. La casata di Davide non solo doveva proteggere il popolo di Dio, ma anche promuoverne la prosperità.

In terzo luogo la casata di Davide aveva ricevuto da Dio il compito di assicurare la speciale presenza di Dio. Davide aveva passato la sua vita a fare preparativi per la costruzione del tempio, un edificio permanente segno della presenza di Dio. Sarebbe stato Salomone a costruire il tempio al centro della vita nazionale e responsabilità dei governanti era garantire la continuità del culto e in questo la fedeltà della nazione a Dio. Senza la presenza di Dio, infatti, tutti gli sforzi della famiglia di Davide sarebbero stati vani. Non ci sarebbe stata né protezione né prosperità senza la presenza di Dio.

Le benedizioni regali di protezione, prosperità e presenza divina non cessano con l'Antico Testamento. Queste realtà anticipavano più grandi benefici che sarebbero venuti con Cristo nel Suo duplice avvento. Egli elargisce protezione, prosperità e divina presenza sia nella sua prima venuta che nella seconda.

Nella Sua risurrezione ed ascensione, Gesù ascese al trono di Davide e cominciò a regnare sulla terra. A Pentecoste Pietro dice ai Giudei: "Fratelli, si può ben liberamente dire intorno al patriarca Davide che... essendo profeta, sapeva che Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, avrebbe suscitato il Cristo, per farlo sedere sul suo trono; e, prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l'anima sua non sarebbe stata lasciata nell'Ades e che... non avrebbe visto la corruzione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato, e di questo noi tutti siamo testimoni" (At. 2:29-32). Da questa posizione esaltata Cristo impartisce i benefici del Regno al popolo di Dio, nella prima fase in modo spirituale.

Gesù aveva garantito protezione ai Suoi seguaci: "Nessuno li rapirà dalla mia mano" (Gv. 10:28). 1 Gv. 4:4 dice: "Colui che è in voi è più grande di colui che nel mondo" infatti, né forze umane né forze soprannaturali possono derubarci della nostra salvezza in Cristo. Come nostro re, Gesù protegge ciascuno di noi.

Inoltre Cristo protegge il Suo popolo con prosperità spirituale. Paolo dice che ora Cristo: "ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo" (Ef. 1:3). Gesù disse: "Io sono venuto affinché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv. 10:10).

Infine, Cristo fornisce la presenza di Dio fra il Suo popolo. Quando Gesù tornò in cielo, fisicamente non era più con i Suoi discepoli. Egli però mandò lo Spirito a confortare i Suoi seguaci con la certezza della Sua vicinanza. "Non vi lascerò orfani: tornerò a voi" (Gv. 14:18). Egli poteva così promettere ai Suoi discepoli: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente" (Gv. 28:20).

Le benedizioni regali di cui noi godiamo sono grandi, ma dobbiamo rammentarci che esse sono soprattutto d'ordine spirituale. Cristo non ci ha promesso protezione da tutti i mali fisici in questa fase del Suo regno, anzi, preannuncia ai Suoi fedeli seguaci sofferenza e persecuzione (Gv. 15:20). Inoltre il regnare di Cristo non ci garantisce prosperità materiale e salute oggi. Le prove della povertà e della malattia rimangono con molti di noi. Infine Cristo non ci accorda ora la Sua presenza fisica. Egli è presente in Spirito, ma aneliamo a rivederlo, per questo i cristiani pregano "Vieni, Signore Gesù" (Ap. 22:20).

Oggi Cristo ci garantisce benedizioni spirituali, la Sua protezione, prosperità e presenza: un giorno Egli estenderà queste cose anche a livello fisico. Nella nuova creazione noi saremo protetti da ogni forma di male, fisico e spirituale. I nemici di Dio saranno completamente distrutti e non avremo più nulla da temere. "...poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia messo tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto è la morte" (1 Co. 15:24-26). Allora riceveremo corpi spirituali glorificati come il Suo (1 Co. 15:40,42). Non ci sarà più né malattia né lutto (Ap. 21:4). In fine, quando Cristo ritornerà, non aneleremo più di essere alla Sua presenza- perché Egli sarà con noi.

Cristo adempie a tutte le speranze della famiglia davidica. Egli porta le benedizioni del Regno di Dio a tutti coloro che Lo servono fedelmente. Le benedizioni che erano state ricevute dal popolo di Dio al tempo di Davide non potevano da sole riportare l'essere umano alla dignità perduta di immagini di Dio: soltanto Cristo può adempiere a queste promesse. Egli è l'ultimo gradino che porta al ristabilimento della dignità della creatura umana fatta ad immagine di Dio.

Conclusione

A differenza delle fallaci promesse umane tutte le promesse di Dio trovano in Cristo la loro piena realizzazione; tutte le promesse di Dio si realizzano per quella persona che si tiene strettamente unita al Signore e Salvatore Gesù Cristo.

In Cristo vediamo realizzarsi le promesse di una famiglia umana rigenerata e unita che amministra il mondo secondo la volontà di Dio. In Cristo la lotta spirituale contro le forze del male può avere successo. In Cristo protezione, prosperità e presenza di Dio diventano realtà. Ora lo possiamo sperimentare in parte, ma quando Cristo ritornerà Egli porterà a compimento ogni cosa. Basta però questo per portarci con gioia ed entusiasmo a lodare Dio per la Sua fedeltà. Vuoi allora vedere adempiute le promesse di Dio per te? Allora unisci strettamente la tua vita al Signore e Salvatore Gesù Cristo.

(Paolo Castellina, elab. n. PRED575B del 29 gennaio 1994. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", Brindisi, 1991).

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