Un rapporto significativo con Dio

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Senza Dio nel mondo

Uno dei problemi che più mi preoccupano e mi angosciano in questo nostro tempo, e che credo stia alla base di tanti altri è la totale mancanza -nella coscienza dei più- di una qualsivoglia coscienza della presenza di Dio e di un qualunque desiderio di conoscerLo e di stabilire un significativo rapporto con Lui.

La Bibbia rivela che noi siamo stati creati per avere un consapevole rapporto con Dio e la nostra umanità si realizza pienamente proprio nel contesto di un tale rapporto.

La nostra società, al contrario, vive come se Dio non esistesse e ciò che mi rende totalmente stupefatto è vedere come molti possano vivere senza mai pensare a Dio, senza mai desiderare di conoscerLo, di pregarLo o di recarsi in un luogo di culto per onorarLo e per ascoltare la Sua Parola. Impostano la loro vita senza mai chiedersi se essa possa essere gradita a Dio; prendono decisioni, anche importanti, senza mai fermarsi a pregare e a verificare se esse corrispondano o meno alla volontà rivelata di Dio; formano le loro opinioni non sulla base di ciò che Dio ha stabilito essere buono e giusto, ma secondo quello che detta la convenienza loro del momento o del consenso dei più; si buttano sul cibo e sugli altri beni di cui godono senza mai ringraziare Dio che glieli ha dati; non fanno mai alcun esame di coscienza per poi confessare a Dio le loro inadempienze ed emendare la loro vita...

D'altronde la profonda corruzione della società in cui viviamo -l'esaurimento della vita intellettuale, la decadenza morale, l'insoddisfazione sociale, il fallimento della politica- non li fa riflettere se "per caso" questo non dipendesse proprio dall'aver escluso Dio dalla loro vita e se pur ci riflettono questo li porta a false speranze, ad un atteggiamento irresponsabile, oppure alla disperazione ...ci si lascia così scivolare nel baratro verso il quale tutti stiamo scivolando senza opporre resistenza alcuna.

E' questa una tragedia moderna? No, anche se può parere tale, questa situazione è una costante della condizione umana. Ai cittadini di Efeso che erano stati liberati dall'Evangelo di Gesù Cristo dalla futilità di una vita senza Dio, l'apostolo Paolo dice: "...eravate in quel tempo senza Cristo, estranei dalla cittadinanza del popolo di Israele ed estranei ai patti della promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo"(Ef. 2:12).

Chiese corrotte e corruttrici

Finché si parla di gente "senza Dio nel mondo", il che può anche essere, in un certo senso, comprensibile. Quello che ancor più mi preoccupa ed angoscia è ancora però un'altra cosa: quando essere in pratica "senza Dio" viene vissuto ed addirittura sanzionato da istituzioni che portano il nome di 'chiesa' e che si dicono cristiane, istituzioni che dicono di promuovere la "religione", mentre invece...

Le persone a cui l'Apostolo faceva riferimento quando le identificava come "senza Dio nel mondo" non sarebbero state oggi definite "atee", ma addirittura molto religiose... La società in cui vivevano era molto religiosa senza dubbio, ma si trattava di falsi dei e false religioni, gli "dei" e le religioni di comodo di questo mondo. L'Apostolo Paolo non faceva di ogni erba un fascio, sapeva distinguere il vero dall'apparente e dal falso. Si poteva allora ben essere religiosi ma vivere "senza Dio", senza alcun rapporto con il vero Dio, e spesso in aperta opposizione a Lui ed alla verità rivelata.

Allo stesso modo è possibile oggi essere membri di una chiesa e mai pensare a Dio, è possibile oggi essere membri di una chiesa, e di una chiesa addirittura "riformata", cioè fondata sulla parola di Dio, e vivere in modo assolutamente uguale alle persone "senza Dio nel mondo" descritte prima! Non solo questo: è possibile vivere in "chiese" in cui Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo) -in pratica- è totalmente assente dalla predicazione, completamente rivolta alle cose di questo mondo- alla peggio una vuota etichetta per sanzionare un'etica e una morale senza più riferimento alcuno -se non formale e vago- con quanto Dio ha rivelato come Sua volontà.

E' possibile oggi persino vivere in una chiesa condotta da "ministri di culto" totalmente privi di una qualsivoglia vita spirituale personale, la cui vita -spesso mascherata di religione- non presenta differenza alcuna da qualsiasi altro uomo o donna mediocre "di questo mondo" con orizzonti e stile di vita del tutto "mondani". Quel che è peggio è che simili "ministri di culto" possono essere essi stessi militanti elementi corruttori della fede "che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi"(Gd. 3) ed attivamente impegnati per contrastarla in nome di una religione che essi vorrebbero "all'altezza dei tempi"...

Questo non è un quadro molto allegro, ma non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia!

Il compito prioritario

Molti pensano che il compito prioritario del cristiano fedele in questo mondo sia contribuire a risolvere i sia pur gravi problemi della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato. Tutto questo, però, si rivelerà totalmente frustrante ed una perdita di tempo se son si promuove in primo luogo un'altra cosa: il ristabilimento di un personale e significativo rapporto dell'essere umano con il Suo Creatore. Tutto si gioca su questo punto: l'etica, la politica, l'ecologia... perché su quale base mai una persona dovrebbe e potrebbe comportarsi in modo costruttivo in questo mondo se non rispondendo ad un personale rapporto con Dio, in ubbidienza fiduciosa alla Sua volontà rivelata?

Nostra prima responsabilità è l'autentica riconciliazione nostra personale con Dio e l'attiva promozione della riconciliazione dell'uomo e della donna con Dio al seguito del Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Ascoltate che cosa disse l'apostolo Paolo nella sua seconda lettera ai cristiani di Corinto:

"Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione, poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio ci esortasse per mezzo nostro; e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio. Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui"(2 Co. 5:18-21).

L'apostolo qui non ha alcun dubbio sulla priorità che ciascuno ha di stabilire un personale e significativo rapporto con Dio. Egli dice: "vi esortiamo", anzi, "vi scongiuriamo" di essere riconciliati con Dio: è assolutamente essenziale e determinante! Dio ha mandato Suo Figlio Gesù Cristo in primo luogo per esemplificare rendere possibile questo. Quando i discepoli di Gesù, poi, guardando Gesù mentre pregava, gli chiedono: "Signore, insegnaci a pregare"(Lu. 11:1) essi gli chiedono proprio di aiutarli a stabilire con Dio un rapporto altrettanto significativo di quello che Gesù aveva col Padre. Senza dubbio, chiedendo questo, essi avevano colto un'importante esigenza dell'essere creature umane.

Alla loro richiesta Gesù insegna loro la preghiera modello del 'Padre nostro'.

Conoscere Dio come Padre

1. Distanza e prossimità di Dio. Quale rapporto stabilire con Dio? Come rivolgerci a Lui? Il nostro modo di parlare cambia secondo la persona alla quale ci si rivolge. Se noi attraverso la rivelazione biblica cerchiamo di conoscere chi Lui sia ne scopriamo tutta la Sua stupefacente maestà. Sapendo chi è Lui e chi siamo noi, come possiamo tentare o sperare di avere un rapporto con Lui? La Sua persona ci impressiona e ci intimorisce: come trovare delle parole adeguate per rivolgerci a Lui?

Nel corso della storia umana, chiunque sinceramente avesse cercato un rapporto con Dio, era consapevole della distanza che ci separa da Lui ed attraverso doni e sacrifici sperava di colmarla.

Il fatto che tutta la Scrittura ci esorti alla preghiera spontanea rivolta a Dio implica che di fatto esista una sorta di passerella fra Dio e l'uomo, che esista una possibilità di contatto, una certa prossimità, a volte persino la possibilità di un'intimità. Dio ode le richieste che Gli vengono rivolte, le comprende e risponde loro. La preghiera è infatti il modo principale per "uscire" dal mondo materiale e di stabilire una comunicazione speciale ad un livello di diverso da quello umano.

Questi due elementi opposti: la lontananza e la prossimità di Dio, si ritrovano nelle prime parole della preghiera di Gesù "Padre nostro, che sei nei cieli". Prendendo la parola per invocare Dio, il cristiano non dimentica né la possibiltà della natura intima della sua comunicazione con Dio, né il carattere "totalmente altro" di Dio. Come può stabilirsi un legame fra la creatura umana e Dio?

2. Gesù Cristo fra noi e Dio. L'intimità che suggerisce la parola "Padre" risulta proprio dal fatto che Gesù sia e uomo e Dio, in unità indissolubile. Nella Sua persona Egli è un ponte fra noi e Dio. Avvicinandoci a Gesù, diventando Suoi discepoli, lasciandoci modellare da Lui a Sua immagine, noi acquistiamo il diritto e la possibilità della comunione con Dio. Come Figlio di Dio, unito strettamente a Dio per la stessa Sua sostanza, Egli ha un diritto naturale a chiamare Dio "Padre mio", e in Lui noi possiamo giungere a fare altrettanto. Gesù è l'unico nella storia che possa legittimamente, come ha fatto, chiamare Dio con l'appellativo molto intimo di "Padre mio" perché Egli è umanità e divinità strettamente legate, e con quali conseguenze!

Il legame unico nel suo genere che unisce Gesù a Dio giustifica la parola "Padre nostro" insegnato da Gesù ai Suoi discepoli. Egli è Colui che rende possibile questa invocazione. Venendo sulla terra, Gesù il Figlio di Dio è mediatore fra Dio e noi e continua ad esserlo dopo la Sua risurrezione come Salvatore glorificato.

Fra la santità di Dio e la nostra miseria morale e spirituale c'è un abisso incolmabile. Come potremmo mai avere un rapporto con Dio in queste condizioni? Gesù, però, rende possibile il nostro rapporto con Lui, dato che a causa del Suo sacrificio per i peccati, Egli ha pagato il debito di giustizia che noi dovevamo a Dio, ha ottenuto per noi il perdono ed il libero accesso presso Dio. Il nostro testo infatti dice: "Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui" e ancora, nella lettera agli Ebrei, "dopo avere egli stesso compiuto l'espiazione dei nostri peccati, si è posto a sedere alla destra della Maestà nell'alto dei cieli"(Eb. 1:3). Questo è il significato del fatto che al momento della Sua morte il velo del tempio di squarcia a metà(Mr 15:38).

E' proprio pensando alla persona di Gesù, alla Sua opera ed alla Sua esortazione a pregare, che si è invitati ad accostarci a Dio con fiducia. Nella Sua persona, con la Sua venuta, Egli ci fa introduce alla presenza di Dio. Le parole introduttive del 'Padre nostro', riassumono i sentimenti espressi dal Salmo 103: "Come un padre è pietoso verso i Suoi figli, così è pietoso l'Eterno verso quelli che Lo temono"(Sl.. 103:13). Allo stesso modo Gesù ha detto: "Chiedete, e vi sarà dato... il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a coloro che gliele chiedono"(Mt. 7:7-12). Questa promessa può avere un'influenza considerevole sullo spirito di preghiera del cristiano. Egli non si accosta a Dio come ad un giudice, pronto a condannare, né come ad un dignitario, con atteggiamento di diffidenza e di timore, ma si rivolge al Padre attraverso il Figlio, nel Suo nome. La preghiera non è quindi un "dovere da compiere tre volte al giorno", come dicono certe religioni, né una legge da rispettare, ma l'espressione della gioia di sapersi accolti ed accettati. Come dei bambini che vanno a sedersi sulle ginocchia del Padre, noi possiamo pregare, Gesù ci invita a farlo.

3. Dio si prende cura di noi. Se Dio è così nostro Padre e se, grazie a Gesù Cristo, è possibile accostarci a Lui, Egli vuole altresì prendersi cura di noi. Se Dio è in controllo persino di un passero che cade, Egli conta pure "i capelli del nostro capo", manifestando così l'interesse che ha per i Suoi figlioli(Mt. 10:29,30).

Nel "Padre nostro" le prime tre richieste manifestano infatti che Dio è totalmente al di sopra di noi, come rammentano le frasi che evocano la Sua santità, del Suo regnare e della Sua volontà. Solo dopo vengono le richieste: "dacci", "perdonaci", "liberarci", che segnano la Sua presenza e la Sua prossimità.

Il carattere concreto del "Padre nostro" è un invito a pregare in modo specifico e preciso. "Dacci oggi il nostro pane necessario..." ci incoraggia a formulare dei bisogni reali: i nostri e quelli altrui. Pregando, ci viene così permesso di fissare il pensiero su delle realtà concrete, soggetti di lode, di riconoscenza o dei bisogni. Bisogna evitare di essere vaghi nelle nostre richieste spirituali e materiali. Perché? Perché una preghiera specifica è una preghiera che reclama una risposta concreta; il suo motore è una fede autentica, una fede che si aspetta una risposta: "molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia"(Gm. 5:16-18). Al contrario, è ben vero che una preghiera vaga:- "Sta con me... benedici la mia chiesa" ecc. manca di vigore, perché essa non impregna realmente la nostra fede.

Il "Padre nostro" è una preghiera intensa, fervente e vigorosa secondo secondo i modelli biblici: Giacobbe nella sua lotta con l'angelo, il cieco Bartimeo, la donna siro-fenicia e la donna nella parabola del giudice iniquo. La preghiera è una lotta al fine di produrre un cambiamento nella vita del suo autore. Se le preghiere sono vaghe, esse si perdono nel sonno o nelle divagazioni dello spirito. Le loro richieste non impegnano veramente, ma esse fanno pensare alle monete messe in un distributore automatico, sono come gli acini secchi di una vigna morta. La vera preghiera è una supplicazione fervente nella quale l'autore si aspetta che Dio agisca.

In fine, come si può invocare il "Padre celeste", con mollezza quando si sa che Dio si abbassa per ascoltare i balbettii delle Sue creature? La preghiera autentica non potrà che esprimere emozioni ed amore per Dio. Rammentiamoci di Gesù il cui sudore, prima della sua morte, diventava come gocce di sangue, di Davide che gridava tutto il suo dolore nel salmo 51, oppure del canto gioioso di Mosè, in Esodo 15, davanti al quale Miriam risponde con una danza ispirata. La preghiera traduce, in situazioni differenti, dei sentimenti profondi verso Dio. Essa dovrà essere vivente e vibrante, cioè tutto meno che monotona.

Conclusione

I cristiani e le chiese formaliste di cui parlavamo all'inizio "recitano" le loro preghiere ripetendo spesso frasi stereotipate scritte da altri senza che la loro vita conosca un autentico e personale rapporto con Dio: davanti a Dio esse non valgono a nulla. Simili preghiere, dice la Bibbia stessa, il Signore rifiuta di ascoltarle(Is. 1:15). C'è una grande differenza, infatti, fra il disporsi all'esercizio verbale chiamato preghiera ed avere "uno spirito di preghiera". Quando l'apostolo esorta a "pregare incessantemente", è di quest'ultimo che parla(1 Ts. 5:17). E' questo spirito che dovrà dettare le nostre preghiere, sia che si tratti di preghiere regolari legate al desiderio costante di comunicare con Dio o delle preghiere puntuali, di distretta, di gioia oppure di dolore, richieste di aiuto ecc.

Come si può ottenere questo spirito di preghiera? Mediante lo Spirito Santo. Si prega il Padre, in nome del Figlio, per lo Spirito Santo che Gesù ha promesso di dare a coloro che Glielo chiedono; lo Spirito intercede in noi e per noi. Secondo la promessa di Gesù lo Spirito dimorerà con noi per sempre. E' Lui che ci insegna ad amare pregare, che sviluppa in noi l'abitudine della preghiera e il desiderio di pregare "incessantemente", il che esprime un autentico e personale rapporto con Dio.

Come si può vivere questo su piano pratico? Scegliamo regolarmente il momento migliore della giornata, quello in cui lo spirito è ben sveglio, mettiamo da parte ogni altra cosa, chiediamo persino la porta e stacchiamo il telefono se necessario, e cerchiamo Dio appoggiandoci sui meriti di Cristo domandando il sostegno dello Spirito Santo(Mt.6:6) E' proprio mettendosi davanti a Dio che si potrà ascoltare e discernere le Sue direttive. E se ci rivolgerà a Dio in modo autentico, Egli risponderà.

Solo questo personale rapporto con Dio sarà il presupposto di ogni altra più autentica trasformazione della società.

Pochi versetti prima del nostro testo biblico, l'apostolo dice a chiare lettere: "Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, tutte le cose sono diventate nuove"(2 Co. 5:17).

(Paolo Castellina, elab. PRED582 del 10 marzo 1994. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991).

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