Gli appelli di una vecchia signora

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Il vecchio saggio

C’è una figura che perdura nell’immaginario collettivo della nostra cultura e che continua ad affascinare: quella del "vecchio saggio". Si, il "vecchio saggio". Immaginate la sua figura: un uomo anziano, dalla lunga barba bianca, dal passo solenne e dal carattere pacato. Magari un artigiano che abita in una casupola nel bosco: è un uomo molto rispettato e da lui la gente va per ricevere qualche prezioso consiglio. E’ un uomo avveduto che dalla sua lunga esperienza ha tratto importanti lezioni sul saper vivere. Non deve essere necessariamente un uomo: la nostra cultura ne conosce l’equivalente femminile. E’ una donna anziana e saggia, magari un’anziana levatrice, un’anziana maestra, una madre di una famiglia numerosa.

Non è questione di età o di sesso. Io non so se queste figure esistano ancora. Con questa immagine, però, io vorrei attirare la vostra attenzione sul concetto di saggezza, di sapienza. Siete voi delle persone sagge? Proverbialmente saggi sono gli anziani, e irresponsabili i giovani... ma questi sono dei luoghi comuni piuttosto discutibili. E’ possibile trovare anche dei giovani molto saggi ed avveduti. La saggezza, o sapienza, non è necessariamente questione di età.

Il vocabolario. Che cosa dice il vocabolario della lingua italiana sul termine "saggezza"? Esso parla di ponderatezza e accortezza nel giudicare, nel fare scelte e nell’operare. La saggezza è propria dell’uomo maturo, si dice. E’ la qualità dell’essere assennato e giudizioso, di chi sa esaminare attentamente, valutare bene, soppesare le cose, che riflettere bene prima di parlare ed agire sulle conseguenze vantaggiose o svantaggiose delle sue decisioni. E’ un uomo o una donna giudiziosa e prudente dalla mente equilibrata. Valuta una situazione e sa adeguare di conseguenza il proprio comportamento in modo da evitare rischi o pericoli a sé e agli altri. Collegato a questo concetto c’è la parola sapienza, intesa non tanto come la quantità delle proprie conoscenze ma come la qualità di chi sa fare l’uso retto e più vasto possibile di tutte le forze della mente e del cuore, chi ha la dottrina e la sa applicare.

Non è di moda... Direi che oggi essere saggi in questo senso non è di moda... anzi la saggezza è considerata da molti come qualcosa di noioso e di superfluo. Oggi è più di moda, magari, la furbizia, il "saperci fare", che non la saggezza, e le due cose non sono sinonimi. La furbizia, spesso infatti, è immorale, cioè non tiene conto di principi morali, mentre la saggezza si. Forse è proprio dai principi morali che la gente in genere oggi vorrebbe rifuggire...

Perseguire saggezza. Perseguire la saggezza nella vita deve essere però l’obiettivo più alto della creatura razionale. La sapienza regola l’attività dell’uomo sicché questi possa veramente realizzarsi nella vita, realizzarsi, naturalmente, secondo criteri morali accettabili.

Vorrei così leggervi un testo della Bibbia, fra i diversi sullo stesso argomento, che non solo esorta a perseguire la sapienza, ma definendola, la indica come una vera scuola o disciplina che impegna la creatura umana in ogni età e condizione della sua vita, da giovane, da adulto e perfino nell’età avanzata. Leggeremo il testo prima nella versione in lingua corrente, e poi lo commenteremo nella versione più letterale e precisa.

Il testo biblico

"20 Per le strade e sulle piazze la Sapienza lancia i suoi appelli; 21 dall'alto delle mura e alla porta della città essa chiama e proclama: 22 "O popolo di stolti! Fino a quando amerete l'ignoranza? O gente arrogante! Fino a quando sarete scettici? O schiera di sciocchi! Fino a quando non vorrete imparare? 23 Ascoltate quel che v'insegno: vi darò buoni e saggi consigli, vi farò diventare sapienti. 24 Vi ho chiamato e avete rifiutato l'invito, vi sono venuta incontro, ma nessuno m'ha guardata, 25 avete ignorato tutti i miei consigli, non avete accolto i miei insegnamenti. 26 Anch'io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe della vostra paura, 27 quando il terrore vi piomberà addosso come una tempesta, quando la disgrazia vi travolgerà come un uragano, quando sarete in preda all'angoscia e alla miseria. 28 Allora mi chiamerete, ma non risponderò, mi cercherete, ma non mi troverete. 29 Voi avete sempre odiato la sapienza, avete sempre rifiutato di ubbidire al Signore. 30 Voi non avete mai accettato i miei consigli, avete disprezzato le mie esortazioni. 31 Ebbene, ora raccoglierete il frutto della vostra condotta, vi sazierete dei vostri progetti malvagi. 32 Gli inesperti moriranno per la loro stupidità gli sciocchi saranno rovinati dalla loro stoltezza. 33 Ma chi ascolta me, vivrà in pace, sarà sicuro e non avrà nulla da temere"" (Proverbi 1:20-33 TILC).

1. Parola oggettiva, chiara e pubblica

"La saggezza grida per le vie, fa udire la sua voce per le piazze, negli incroci affollati essa chiama, all’ingresso delle porte, in città, pronuncia i suoi discorsi" (20,21).

Un’immagine curiosa. Il nostro testo personifica la sapienza, ma l’immagine biblica non è quella del vecchio saggio, pacato e dall’aria riflessiva. L’immagine che qui vien data della sapienza è quella di un’autorevole signora che, nei luoghi più affollati della città, si rivolge pressantemente a quanti non hanno seguito fin qui i suoi insegnamenti, ammonendoli ad ascoltarla ed a seguire i suoi consigli.

Alle nostre orecchie questo suona molto strano, perché chi grida in una città affollata e nei mercati non è certo la sapienza... ma sono spesso le grida e la musica degli imbonitori ed i venditori che esaltano non sempre onestamente i propri prodotti, oppure i megafoni delle manifestazioni di protesta, o ancora le voci amplificate dei comizi politici.

Dio è sapienza. Qui però l’immagine è quella dell’antico profeta che predicava la Parola di Dio sulle piazze, parola di denuncia e di ammonizione. Si, perché la sapienza vera, autentica, è contenuta in Dio, anzi, Dio è la sapienza stessa, il Dio onnipotente ed onnisciente che con somma sapienza ha creato l’universo in ogni suo piccolo particolare e l’ha creato buono.

La sapienza protesta. Allora si, facendo eco al nostro testo, immaginiamoci la Sapienza che ...fa una pubblica dimostrazione di protesta! La sapienza, che bene ha fatto ogni cosa, che protesta contro la stupidità umana, la stupidità e la corruzione dei politici, la stupidità della gente irresponsabile che vive allegramente inconsapevole del giudizio di Dio che grava sulla loro testa. La sapienza protesta e dimostra contro l’ingiustizia, la fame e la guerra, la vendita di armi ed il razzismo. La sapienza protesta contro coloro che disattendono ai loro doveri verso Dio e verso il prossimo, ciechi di fronte al giudizio di condanna che Dio ha pronunciato contro di loro! La sapienza chiama al ravvedimento ed alla conversione e lo fa pubblicamente, chiaramente ed apertamente.

Un appello più volte reiterato. L’appello di Dio, infatti, è stato ed è rivolto "molte volte e in molte maniere" alle creature umane. Ogni opera di Dio è rivelatrice dell’identità di Dio e dell’essere umano, della particolare condizione umana e dei doveri che abbiamo verso di Lui e verso il creato. L’essere umano può intendere e percepire con le facoltà che ha ricevute, (la sua intelligenza e coscienza concretizzate a livello sociale in molti modi) il suo messaggio tanto da essere inescusabile se non l’ha fatto. A causa dell’ostinata volontà ad autodeterminarsi contro la chiara rivelazione di Dio nella natura, le creature umane "si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo di intelligenza si è ottenebrato" (Ro. 1:21).

Sapienza fatta Scrittura. Neanche però questo potrebbe essere per noi una scusa. Dio ha fornito all’uomo, "per mezzo dei profeti" una rivelazione verbale, giunta fino a noi nella Bibbia, come degli "occhiali" per correggere la miopia umana che non gli permette di distinguere chiaramente il messaggio della creazione e indicare la strada dell’umana salvezza.

Sapienza fatta uomo. Lo scrittore qui personifica la sapienza. Non è una teoria astratta, ma una persona. Dio non ha sempre parlato per interposta persona. Dio che ha comunicato e comunica alle creature umane, Dio ha parlato in modo finale "per mezzo del Figlio" (Eb. 1:1,2). Il Signore Gesù Cristo è la sapienza personificata, l’eterna Parola di Dio che la Scrittura annuncia ed interpreta autorevolmente. "nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti" (Cl. 2:3).

Un messaggio chiaro. La sapienza è stata dunque rivelata chiaramente. Non è una sapienza "segreta" comunicata solo a pochi iniziati: è stata ed è proclamata in modo del tutto pubblico ed aperto ed è udibile per chiunque abbia orecchie per udire. Non nelle scuole soltanto, o nei centri specializzati di erudizione. Il messaggio è più chiaro di quanto vorremmo ammettere. La maggior parte della gente conosce di più di quanto sarebbe pronta ad ammettere.

La sapienza "grida per le vie" con ogni possibile chiarezza ed affezione. Dio è desideroso di essere udito e "dato a mente", per il nostro stesso bene. Quali reazioni incontra però?

Molti modi di opporsi alla sapienza

"Fino a quando, o stolti, amerete la stoltezza? Fino a quando i beffardi prenderanno gusto a schernire e gli stolti avranno in odio la scienza?" (22).

La sapienza denuncia qui pubblicamente tre tipi di persone:

1. Gli "inesperti". Ciò che qui viene tradotto con "stolti" potrebbe essere reso anche con "inesperti", o perché ancora giovani, o perché non apprezzano l’importanza della sapienza di Dio e quindi la trascurano. Quanto vorrei io che coloro ai quali insegno o predico valorizzassero e considerassero preziosissima la sapienza di Dio contenuta nella Bibbia. Spesso invece non incontro che l’alzatina di spalle dell’indifferenza e il discredito di chi pensa di conoscere di meglio. Che stoltezza, che follia! Quanta irresponsabile negligenza!

Il termine, però potrebbe essere tradotto con "ignoranti", o meglio, coloro che volontariamente scelgono l’ignoranza! Alcuni infatti si vantano di voler vivere "semplicemente", senza "complicazioni", senza porsi "troppi problemi", "così come viene", oppure "come detta la natura". Che follia! Dietro questo atteggiamento apparentemente sensato, però, si cela l’ostinato rifiuto della sapienza rivelata di Dio e la loro volontà di fare, in fondo, come pare loro meglio, senza "interferenze". Sono patetiche scuse!

2. Gli insolenti. La seconda categoria di persone che la sapienza denuncia è quella degli insolenti, quelli che si permettono di prendersi beffardamente gioco della sapienza che viene da Dio. Sono i superbi, i protervi, gli arroganti, gli indocili, gli incorreggibili, i rissosi, a tutti molesti. I beffardi, che si prendono gioco delle cose di Dio ed assumono nei loro confronti un’aria di superiorità: "Io sono superiore a queste cose", "quelle sono tutte sciocchezze", Si ritengono in grado di gestirsi la vita e non possono sopportare che qualcuno voglia insegnare loro, e tanto meno Dio... Si prendono gioco della religione, e calpestano tutto ciò che è sacro e serio. Di queste persone ne trovo continuamente, non solo fra gli adulti, ma anche molti fra gli scolari che dicono di essere costretti a subire la "terribile tortura di sciocchezze e di inutilità" dell’ora di religione! Che cecità, che stoltezza, che follia!

3. Gli insipienti. Queste categorie in un certo senso si sovrappongono. La terza è quella degli "insipienti" o delle "teste vuote". Questi stolti, di cui qui si parla, immersi nelle concupiscenze di questo mondo e odiano la conoscenza della pietà come qualcosa che solo vorrebbe mettere un freno ed un limite alle loro voglie. Sono paladini della "libertà", della libertà cioè di fare ciò che più aggrada loro. Odiano la sapienza per i limiti che essa mette alla loro indisciplina. Sono gli stolti peggiori. Hanno una radicata avversione per ogni seria religiosità. Magari ti diranno: "Un giorno magari considererò queste cose. Ora però ho ben altro da fare. Devo godermi la vita. Ci penserò magari quando sarò vecchio...". La sapienza denuncia la loro follia, e minaccia loro il peggio, non senza speranza, però, che si ravvedano abbandonando la loro suicida follia, perché Dio non vorrebbe la loro rovina, ma la loro salvezza.

Una promessa

"Volgetevi ad ascoltare la mia riprensione; ecco, io farò sgorgare su di voi il mio spirito, vi farò conoscere le mie parole..." (23).

Dopo aver denunciato gli stolti, la sapienza invita tutti ad essere saggi e a volgersi ad ascoltare la Sua riprensione per il loro stesso bene, a tornare alla ragione, a tornare a Dio, al nostro dovere, a tornare a Lui ed a vivere veramente. La sapienza rimprovera gli stolti il loro sbaglio madornale, con l’intento però di invogliarli ad ascoltarla. Come scalfire però l’ostinazione del loro cuore? Non sarà certo con i discorsi, per quanto persuasivi: troveranno sempre delle scuse, ma invocando su di loro lo Spirito Santo, il solo che possa far loro prendere coscienza, rigenerarli e trasformarli. Non possono da soli fare questa svolta. Ai fedeli la sapienza esorta di perseverare con la parola ed i fatti a testimoniare per la verità, e soprattutto a pregare Dio per loro, affinché li tocchi con il Suo Spirito e li metta in condizione di volere e di potere cambiare la loro direzione di marcia. La sapienza esorta i fedeli a non far cessare l’appello dell’Evangelo alla conversione perché è tramite l’annuncio dell’Evangelo che coloro a cui Dio vuole fare grazia giungeranno al ravvedimento ed alla fede: "Or come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi l’annunzi? E come annunzieranno se non sono stati mandati?" (Ro. 10:14,15).

Minacce

Il testo termina con precise minacce che mettono in guardia coloro che non vogliono prestare ascolto alla sapienza al riguardo delle inevitabili conseguenze della loro follia.

"Poiché, quand’ho chiamato avete rifiutato di ascoltare, quand’ho steso la mano nessuno vi ha badato, anzi, avete respinto ogni mio consiglio e della mia correzione non ne avete voluto sapere, anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando lo spavento vi piomberà addosso; quando lo spavento vi piomberà addosso come una tempesta, quando la sventura v’investirà come un uragano e vi cadranno addosso l’afflizione e l’angoscia. Allora mi chiameranno, ma io non risponderò, mi cercheranno con premura ma non mi troveranno" (24-28).

Ostinazione. Si, avendo costoro rifiutato di ascoltarla tante volte in passato o avendola anche derisa, la sapienza farà lo stesso quando essi si rivolgeranno a lei al momento del bisogno. Dice: "Vi ho chiamato", come i ripetuti appelli dei profeti all’Israele ostinato ed apostata, "vi ho fatto più volte cenno di avvicinarvi a me, ma non ne avete voluto sapere. Vi ho avvisato in vario modo, e non avete voluto ascoltare. Vi sono venuta incontro e non mi avete neppure guardato negli occhi. Quello che vi insegnavo non l’avete voluto accogliere seriamente".

Taglione. La sapienza allora applicherà contro costoro la legge del taglione, norma di ordine e di misura. "Quando sarete nei guai a causa della vostra stupidità, allora io non mi muoverò a portarvi aiuto. Sarà troppo tardi. Avreste dovuto pensarci prima". In genere la Parola di Dio assicura, in un modo o in un altro l’esaudimento divino e quindi l’aiuto nelle necessità, se il popolo peccatore ritorna a Dio e Lo ricerca. Qui, invece, si nega l’esaudimento perché si suppone la mancata conversione.

"Poiché hanno odiato la scienza, non hanno scelto il timore del Signore, non hanno voluto sapere i miei consigli ed hanno disprezzato la mia riprensione, si pasceranno del frutto della loro condotta e saranno saziati dei loro propri consigli" (29-31).

Responsabilità e puntualità. La responsabilità della loro rovina ricade completamente tutta sopra gli stolti, appunto perché, invece di operare secondo le norme buone e giuste stabilite da Dio, hanno seguito i loro propri spropositi. Risulta qui chiaramente la dottrina biblica della responsabilità individuale, come pure la negazione di una grazia a buon mercato. "Dio salverà tutti, alla fine", dicono oggi molti. Non è vero. La Parola di Dio afferma il contrario. Dio offre tempi e modi per la salvezza, ma quando il tempo è scaduto, non c’è più la possibilità di ravvedersi né di chiedere aiuto in extremis. Chi non si sarà voluto ravvedere tirando fuori mille scuse, ridendo della Parola di Dio, chi non avrà saputo in tempo cogliere il momento della grazia quando , cadrà sotto il giudizio inappellabile di condanna da parte di Dio. E’ l’amara conclusione dell’agire degli stolti, i quali raccolgono solo ciò che hanno seminato. Anche il Signore Gesù raccontando la parabola delle dieci ragazze, mette in rilievo come quelle disavvedute busseranno troppo tardi ed in vano alla porta del cielo: "Signore, Signore, Aprici!" ed Egli risponderà: "Non vi conosco!" (Mt. 25:42).

Perché? Perché succederà loro questo? E’ logico: lo afferma il versetto 32: "il pervertimento degli insensati li uccide, lo sviarsi degli stolti li farà perire", quello e null’altro. Si, irreparabilmente in rovina senza la possibilità di riprendersi. Ci si può veramente chiedere: fino a quando molti continueranno in quel sentiero pericoloso quando si considerano le incertezze della vita e le conseguenze di morire senta Cristo? Ora i peccatori vivono allegramente, e sfidano gli ammonimenti, ma la calamità verrà loro addosso. Ora Dio è pronto ad udire le loro preghiere; allora grideranno invano.

La beatitudine del saggio

Il nostro testo termina proclamando, dopo il fallimento finale dell’empio la beatitudine del saggio. Dice: "...ma chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male" (33). Il saggio si comporta in senso opposto a quello degli stolti: ricerca ed ama la sapienza divina, prende molto seriamente i suoi appelli e ubbidisce diligentemente e con fiducia alle sue indicazioni. Le promesse sono incoraggianti.

E noi, siamo fra quelli che disprezzano la sapienza? L’immagine del "vecchio saggio" che permane nella nostra cultura, faremmo bene a non buttarla via così facilmente, se no alla fine il mondo sarà solo un unico solitario deserto in un mare di distruzione al cui centro un cippo, scolpito da mani ignote, porterà questa sola scritta: "Qui un tempo viveva la razza umana, estinta per la propria follia non avendo dato ascolto alla sapienza". Sarà questo il nostro futuro?

Prestiamo allora attenzione diligentemente al richiamo della divina sapienza, ubbidiamo al Signore Gesù Cristo, affinché possiamo godere di una coscienza in pace e di fiducia in Dio. Per una sincera conversione è necessaria grazia speciale, ma quella grazia non verrà mai negata a coloro che la cercano. Diventiamo liberi dal male in vita, in morte, per sempre.

[Paolo Castellina. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, 1994].

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