La serietà e le responsabilità del Patto
All’insegna del Patto
Il matrimonio come coronamento
dell’amore, è l’istituzione per cui un uomo ed una donna stipulano fra di loro un
patto di alleanza. Dio ha istituito il matrimonio affinché l’amore non
rimanesse qualcosa di vago e di astratto, ma si concretizzasse in un preciso
accordo siglato e concluso fra due persone che così stabiliscono fra di loro un
legame duraturo ed impegnato.
Il concetto di patto di alleanza
è un principio vitale della fede ebraica e cristiana perché il legame che
unisce Dio al Suo popolo eletto, e quindi ad ogni singolo credente, viene
definito proprio da un preciso patto o alleanza, un accordo serio, impegnato,
non qualcosa di astratto, arbitrario, vago e superficiale. Per il popolo di
Dio, qualsiasi patto stabilito all’interno della società umana deve essere
ispirato dall’alleanza fondamentale che lo lega a Dio.
Avendo questi sposi chiesto di poter
celebrare un matrimonio cristiano, io, come membro del popolo di Dio e ministro
della Sua Parola, sono sottoposto all’obbligo ed al privilegio di rammentare a
loro e a noi in che cosa consista il patto che ci lega a Dio e a trarre da esso
i principi, i doveri e le responsabilità che sono chiamati a regolare il
matrimonio, secondo i quali questi sposi intendono vivere.
Il testo biblico
Il testo della Parola di Dio dal
quale trarrò la mia breve, ma intendo importante, riflessione, è tratto dal
libro del Deuteronomio, capitolo 6, dal versetto 4. Esso dice:
"Ascolta, Israele: Il
SIGNORE, il nostro Dio, è l'unico SIGNORE. Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo
Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze.
Questi comandamenti, che oggi ti
do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te
ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e
quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla
fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle
porte della tua città.
Quando il SIGNORE, il tuo Dio, ti
avrà fatto entrare nel paese che giurò ai tuoi padri, Abraamo, Isacco e
Giacobbe, di darti; quando ti avrà condotto alle grandi e belle città che non
hai edificate, alle case piene di ogni bene che non hai accumulato, alle
cisterne che non hai scavate, alle vigne e agli uliveti che non hai piantati,
quando mangerai e sarai sazio, guardati dal dimenticare il SIGNORE che ti ha
fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù" (Deut. 6:4-12).
Questo testo può essere descritto
come un breve riassunto della fede ebraica e cristiana, riassunto che contiene
i principi di base della fede e dell’ubbidienza che deve caratterizzare chi è
stato chiamato a far parte del popolo di Dio
Gli ebrei reputano questa porzione
delle Scritture come la più preziosa in assoluto: la scrivono sulle frange
delle loro vesti rituali, e si ritengono tenuti a ripeterla almeno due volte al
giorno. Sono felici di farlo e dicono: "Beati noi, che ogni mattina e
ogni sera possiamo dire: Ascolta, Israele: IL SIGNORE, il nostro Dio, è l’unico
Signore". Questo testo insegna in primo luogo:
I. Ciò che noi dobbiamo credere su
Dio
Il Dio in cui crediamo non è un
principio astratto che possiamo credere o definire in modo arbitrario e
soggettivo. Egli è il Creatore ed il Signore del cielo e della terra, il quale
ha rivelato Sé stesso chiaramente delineando chi Lui sia e come Egli voglia
essere adorato e servito.
Il Dio che serviamo è Jahweh, un
Essere personale e spirituale infinitamente ed eternamente perfetto, esistente
di per Sé stesso e sufficiente a Sé stesso. Jahweh è il solo Dio vivente e
vero; Egli è il solo Dio e non è che un solo Dio.
Il popolo che a Lui appartiene dice: "Non
desideriamo averne alcun altro: beati sono coloro che hanno quest’unico Dio
come il loro Dio".
La ferma credenza di questa verità
evidente è già di per sé stessa sufficiente per armarci contro ogni idolatria,
l’errore fondamentale che vi siano molti dei da temere e servire. E’ stato
scritto: "Beati sono coloro che hanno il Signore per loro unico Dio,
perché essi non hanno che un solo Signore da compiacere, un solo benefattore da
ricercare. E’ meglio avere un unica fonte d’acqua viva che mille cisterne, un
Dio pienamente sufficiente che mille amici insufficienti".
Da questo principio ne scaturisce il
principio che nel matrimonio un uomo si lega ad una donna in modo esclusivo e
per sempre e che la caratteristica di questa unione - seria ed impegnata - sia
la fedeltà, la fedeltà l’uno all’altra e la fedeltà agli impegni liberamente
contratti.
II. Quali doveri Dio esige da
noi
Avendo stabilito l’unicità di questo
patto, la Parola di Dio delinea ciò che ci viene insegnato a proposito dei
doveri che Dio esige da noi che in questo patto siamo coinvolti.
Questi doveri sono riassunti tutti in
un unico principio: "Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto
il cuore". Ha mai un qualche principe su questa terra comandato che i
suoi sudditi ...lo amino? Eppure questa è la condiscendenza della grazia divina
che questo sia reso il comandamento primo e più grande della legge di Dio: che
noi Lo amiamo e che noi adempiamo ogni altro dovere verso di Lui in spirito di
amore.
L’amore che ci è comandato qui è
molto più che un sentimento. Si sa che i sentimenti vanno e vengono ed hanno alti
e bassi. L’amore è anche impegno, che noi "lo sentiamo" oppure no.
Sarebbe assurdo che un marito dicesse: "Oggi non mi sento di essere tuo
marito... non torno a casa... vado da altre... tornerò quando ritornerà in me
il sentimento che avevo prima...". E’ assurdo altresì dire: "Oggi non
mi sento credente, non mi sento di pregare, di andare al culto, di ubbidire al
Signore... Quando me tornerà la voglia lo farò!". No, questi discorsi sono
inaccettabili. Chi è legato al patto del matrimonio, chi è legato al patto di
alleanza con Dio, deve amare nei fatti, che lo senta oppure meno...
Questo tipo di amore vuol dire:
(1) Amare sinceramente, non a parole
e con la bocca soltanto, ma interiormente, in verità. Purtroppo molti oggi sono
solo "formalmente" sposati, come molti solo formalmente membri del
popolo di Dio. Quel matrimonio non vale nulla come non conta nulla essere
membri di chiesa a questo modo...
(2) Amare di un amore forte. Si può
amare qualcuno in modo fiacco e debole, ma questo è l’inizio della fine di un
rapporto. Si deve amare vigorosamente: il nostro partner e soprattutto Dio.
Egli è il nostro tutto e deve avere il nostro tutto, e nessun altro che Lui.
(3) Amare di un amore superlativo.
Sarebbe assurdo dire: "Ti amo, moglie mia, ma amo anche altre donne e
tante altre cose di più ancora. Il matrimonio impone l’unicità, come impone
l’unicità il patto che ci lega a Dio. Dobbiamo amare Dio al di sopra di
qualunque creatura ed amare nulla se non ciò che amiamo per Lui.
(4) Amare di un amore intelligente. A
volte nostra moglie ci chiede: "Perché tu mi ami?". "Come
perché?", rispondiamo noi, e non sappiamo più che cosa dire... Dobbiamo
però avere l’intelligenza e la conoscenza dell’amore, se esso ha davvero un
senso. Lo stesso con Dio: dobbiamo non solo amarLo con tutto il cuore, ma anche
con tutta l’intelligenza, dobbiamo conoscerLo e vederne buona causa. Io so
perché amo Dio, lo amo perché... Se non so continuare questa frase dovrei avere
seri dubbi sulla mia fede.
(5) Dobbiamo amare con un amore
integro; Egli è UNO, i nostri cuori devono essere uniti al Suo amore. Questa
verità dell’amore è presente nel nostro rapporto con il nostro partner e
soprattutto con Dio? Oh se solo questo amore per Dio potesse essere sparso nei
nostri cuori!
III. Mezzi per conservare la fede
Interessante come il nostro testo ci
indichi pure dei mezzi per conservare la qualità del nostro rapporto con Dio e
il nostro rapporto stesso. Questo concetto si applica anche molto bene al
matrimonio, perché dobbiamo promuoverlo, alimentarlo e consolidarlo
attivamente, se vuole continuare!
(1) Il primo mezzo per promuovere e
conservare l’amore verso Dio è la meditazione. La Parola di Dio "ci
deve stare a cuore", affinché i nostri pensieri quotidianamente si
rivolgano ad essa. Il cristiano "consuma" la sua Bibbia personale,
perché essa è la Parola che Dio gli rivolge. Per lui questa è preziosa,
indispensabile. Allo stesso modo ci deve stare a cuore l’attiva comunicazione
con il nostro partner della vita. Quello che lui dice e pensa lo dobbiamo udire
con attenzione, prenderlo seriamente, "prenderlo a cuore" e ...ogni
giorno.
(2) L’educazione religiosa dei
nostri figli. Questo è molto importante per una famiglia cristiana, cioè legata
da un patto molto serio con Dio. I comandamenti di Dio, dice il testo: "li
inculcherai ai tuoi figli", cioè letteralmente "li
affilerai" cosicché entrino profondamente nei loro cuori. Una metafora che
ci induce ad insegnare diligentemente, onestamente, frequentemente,
discretamente, e abilmente. Ripetendo loro spesso queste cose. Il testo ci
dice: "Sii attento ed esatto nell’insegnare ai tuoi figli. Insegna queste
verità a tutti coloro che sono in qualche modo sotto la tua cura". Chi
delega ad altri l’educazione religiosa dei suoi figli, in realtà pregiudica
questa stessa educazione, rendendola vuota e vana. Dio non lo si può prendere
in giro con un’adesione solo formale a Lui: se lo facciamo prima o poi la
pagheremo. Lo stesso vale per chiunque prenda alla leggera o trascuri
l’educazione dei suoi figlioli secondo i principi che Dio stesso ha stabilito.
(3) Il parlarne spesso. Vi
sono addirittura oggi persone che si vergognano non solo di essere membri del
popolo di Dio, ma di andare al culto alla domenica e persino di parlare di Dio
e della Bibbia. E’ lo stesso che vergognarci di nostra moglie o di nostro
marito. E’ cosa veramente abominevole questa, che meriterebbe solo che Dio
cacciasse a pedate fuori dal suo regno questa gente, perché dovrebbe essere Lui
a vergognarsi di noi. Il testo ci dice: "Parlerai di queste cose con la
dovuta riverenza e serietà, per il beneficio non solo dei tuoi figli, ma anche
dei tuoi dipendenti, amici e compagni. Cogli ogni occasione per discorrere con
coloro che ti sono vicini, non in questioni dubbie o dibattute, ma delle chiare
verità e leggi di Dio, e delle cose che appartengono alla nostra pace".
Nel matrimonio si onora sempre in pubblico il nostro partner, facendo vedere
quanto sia prezioso ed importante. Lo facciamo per quanto riguarda Dio?
(4) Lettura frequente della Parola.
Dio comanda al Suo popolo di scrivere la Sua parola sui loro muri ed in rotoli
da portare ai polsi, per non dimenticarla mai. La Parola di Dio deve esserci il
più possibile famigliare, pronta all’uso in ogni occasione per impedirci di
peccare e per guidarci nei nostri doveri. Un tempo gli sposi, quando
costruivano una casa, apponevano sulle sue mura testi della Parola di Dio, e la
Bibbia stessa era al posto d’onore in casa. Perché oggi non si scrivono più
testi della Parola di Dio sulle porte delle nuove case? Perché la Bibbia non
sta al posto d’onore della vita di una famiglia? Potrebbe voler dire che chi
abita in quella casa, in pratica, non è affatto cristiano e membro del popolo
di Dio? Si purtroppo spesso si è cristiani solo a parole e si è totalmente
estranei agli impegni che la Parola di Dio ci impone. Si può essere
"sposati solo a parole" senza dare alcuna evidenza di esserlo
veramente? Si, a volte anche questo può succedere.
IV. In tempi di abbondanza
Ecco infine una preziosa esortazione:
"..., guardati dal dimenticare il SIGNORE che ti ha fatto uscire dal
paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù". Quando non dobbiamo
dimenticarci del nostro rapporto con Dio? Quando tutto ci va bene... facile e
comodo è pregare il Signore solo quando stiamo male. E’ Dio il nostro
benefattore in tempi di abbondanza e di salute. Ci ricordiamo di ringraziarLo?
Allo stesso modo potremmo pure prendere per scontato il rapporto con il nostro
partner. Lo ringraziamo, gli manifestiamo il nostro apprezzamento?
Quindi, ci esorta la Parola di Dio,
facciamo attenzione, quando tutto ci va bene, a non dimenticare il Signore.
Quando il mondo ci sorride, siamo pronti a fargli la corte al mondo, ed
aspettarci da esso la felicità, e dimenticarci di Colui che è nostra eredità unica.
Allora dobbiamo fare molta attenzione a questo, stare in guardia, perché quel
che abbiamo ci potrebbe essere improvvisamente tolto. Non tentare il Signore
tuo Dio, né disperare del Suo potere e bontà mentre ci atteniamo alla via del
nostro dovere, né prendendola per scontata, né scostandoci da essa.
Conclusione
Vedete dunque quanto rilevante sia il
parallelo fra il patto che unisce il cristiano a Dio ed il patto che unisce
l’uomo e la donna in matrimonio? Dio ha istituito il matrimonio affinché
l’amore non rimanesse qualcosa di vago e di astratto, ma si concretizzasse in
un preciso accordo siglato e concluso fra due persone che così stabiliscono fra
di loro un legame duraturo ed impegnato. Lo stesso vale nei nostri rapporti con
Dio. Onoriamo Dio con un amore impegnato, fatto di fiducia e di ubbidienza a
Lui solo e secondo la Sua Parola rivelata? Promuoviamo questo rapporto
attivamente con i mezzi da Lui stabiliti? Ci premuriamo di ringraziarLo
riconoscendolo come fonte unica di ogni bene? Vale nei nostri rapporti con Dio,
vale nei nostri rapporti di matrimonio. Questo deve essere il nostro impegno
affinché questo nostro patto di alleanza non sia solo una formalità ed una
presa in giro. Se per caso lo fosse, nessuno si illuda di non doverne subire le
negative conseguenze. Per questo la Parola di Dio oggi ci chiama alla serietà
di una matura decisione, nel matrimonio e nel nostro rapporto di fede con Dio.
Che il Signore realizzi tutto questo in voi qui presenti.