L'ampiezza del Grande Mandato


Un carattere totalizzante

Una delle caratteristiche che distingue la fede cristiana da quella che comunemente si intende come "pratica della religione", è il suo carattere totalizzante. La fede cristiana, cioè, non consiste in "riti religiosi" da compiere ogni tanto, ma, per essere tale, deve coinvolgere l'intero nostro modo di pensare e di vivere, tanto che se essa non tocca ogni aspetto della nostra vita, essa non è "vera fede cristiana", ma un suo simulacro, una lontana immagine di ciò che essa avrebbe dovuto essere.

Questo "carattere totalizzante" della fede cristiana è particolarmente evidente in quello che è stato chiamato "il Grande Mandato" che il Signore Gesù ha affidato ai Suoi discepoli prima di uscire fisicamente dalla scena di questo mondo

Leggiamolo in Matteo, al capitolo 28 dal verso 18:


"Poi Gesù si avvicinò e parlò loro dicendo: «Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente. Amen» (Mt. 28:18-20).


Sono parole che si leggono sovente in occasione di un battesimo, ma spesso ben poco ci rendiamo conto della loro reale portata. La fede cristiana è qualcosa da vivere e da diffondere in ogni sfera del reale, ed è proprio sulla vastità e sull'ampiezza del compito che ci è stato affidato che vorrei oggi soffermarmi.

Lo intendo fare concentrando l'attenzione sui quattro aggettivi che troviamo in questo testo: Ogni podestà, tutti i popoli, tutte le cose, e tutti i giorni.

Prima di fare questo, però, sarebbe opportuno che considerassimo bene l'identità e la grandezza della Persona che ci comanda queste cose: Gesù Cristo, Colui che la Scrittura proclama Signore e Re dell'universo. Domandiamoci: che cosa implica ricevere questo comando dal Re dell'universo?

Il Re dell'universo

Il Grande Mandato è un'appropriata conclusione a Matteo. Matteo è infatti proprio il Vangelo che si propone soprattutto di introdurre Gesù come Re.

Se scorriamo velocemente questo vangelo vediamo come già la sua apertura "Libro della genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo" serva chiaramente come indicatore del suo contenuto: Matteo presenta infatti Cristo come Re messianico, il figlio di Davide per eccellenza.

In Matteo 2:2 noi scopriamo i Magi i quali sorprendentemente cercano il Re dei Giudei. A che importa loro questo visto che non sono giudei? Importa, perché profeticamente essi vedono in Lui il Re dell'universo, checché ne dica Erode...

In Matteo 3:2 Giovanni Battista predica che il regno di Dio è vicino, e poi consacra Cristo come Sacerdote-Re secondo l'ordine di Melchisedec (1).

In Matteo 4:8,9 il Re, non appena consacrato viene avvicinato dal "dio di questo mondo", Satana. Nelle tentazioni Satana è ben cosciente di chi sia Gesù. Gli offre "i regni del mondo" perché per il momento è Satana che ne ha disponibilità, ma Gesù lo caccia e non si piega alle sue lusinghe, perché lui non ne è il legittimo signore e Cristo comincia a predicare che il regno dei cieli si è fatto prossimo in Lui (2).

In Matteo 5 il Re sale sopra un monte per delineare le strutture legali del Suo regno affermando la legge di Dio. Nello stesso discorso Egli insegna ai Suoi discepoli a pregare: "Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo" (3).

Se saltiamo ora i capitoli susseguenti ed andiamo fino a Matteo 13, Cristo fornisce un'estesa definizione della natura e delle aspettative del regno attraverso le Parabole del Regno. Un poco più tardi in Matteo 21, Egli entra trionfalmente a Gerusalemme e viene acclamato come re, in adempimento delle profezie (4), ma è più che re di Gerusalemme o di Israele.

In Matteo 25 vediamo il Re seduto come Giudice sulle nazioni nel Giorno del Giudizio. Là Egli invita i Suoi fedeli servitori ad entrare nel Suo regno eterno (5) e bandisce alla condanna eterna coloro che rifiutano la Sua signoria. In Matteo 27 Cristo viene perseguito per essersi dichiarato re (6) e crocifisso con al di sopra un cartello che dice: «COSTUI E' GESU', IL RE DEI GIUDEI» (7).

E' proprio da questo riferimento che arriviamo al Grande Mandato in cui Cristo afferma la Sua autorità regale. Matteo chiaramente presenta uno che ha l'autorità regale sull'universo. E' il nostro Re. Lo vediamo affermato nel suo primo aggettivo:

1. Ogni potestà

"Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra". E' estremamente importante rammentarci che il Grande Mandato viene proclamato dopo la risurrezione di Gesù: un evento glorioso e senza precedenti che stabilisce la suprema potenza, l'onnipotenza di Cristo, in grado persino di travalicare il limite ultimo dell'esistenza umana: la morte. Romani 1:4 dice: "...dichiarato Figlio di Dio in potenza, secondo lo Spirito di santità mediante la resurrezione dai morti: Gesù Cristo, nostro Signore".

Se nel corso della Sua vita terrena Cristo aveva scelto la debolezza e la dipendenza (8), ora però, dopo la risurrezione, Cristo dice: "Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra" (9), non in quel momento, ma da sempre. E' l'autorità suprema che spetta solo a Dio "Signore del cielo e della terra" (10), tanto che se Gesù non fosse Dio con noi, questa pretesa sarebbe del tutto pazzesca.

Questa investitura di Cristo con autorità universale è un tema frequente nella Scrittura. Egli è destinato a "sedere sul trono" dell'universo (11) e attende il Suo trionfo finale su ogni avversario. A questo grande tema di "ogni autorità in cielo e sulla terra" fa eco Efesini 1:19-22: "la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi che crediamo secondo l'efficacia della forza della sua potenza, che egli ha messo in atto in Cristo risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti. al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura, ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi, e lo ha dato per capo sopra ogni cosa alla chiesa". Come pure Filippesi 2:9,10: "Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature (o cose) celesti, terrestri e sotterranee". L'investitura d'ogni autorità a Cristo è persino anticipata nell'Antico Testamento (12).

Che cos'è allora la natura di questa investitura di "ogni podestà"? Qui "ogni" è usato in senso distributivo, ed indica "ogni tipo di autorità", autorità in ogni area del reale. Egli possiede ogni tipo di autorità in cielo (cioè la sfera spirituale), e sulla terra (la sfera temporale). Egli non afferma la Sua autorità solo sulla Chiesa o sulla persona redenta in particolare, ma pretende legittimamente ogni autorità sulla famiglia, sull'istruzione, sugli affari, sulla politica, sulla legge, sulla medicina - su ogni area della vita Egli deve regnare. Ne siamo coscienti, e quale conseguenza questo può avere nella nostra vita?

Chiediamoci: in quali aree della vita l'autorità di Cristo è esclusa? Ovviamente in nessuna, perché: "All'Eterno appartiene la terra e tutto ciò che è in essa, il mondo e i suoi abitanti" (Sl. 24:1). Quando chiamiamo Cristo Signore, non parliamo solo della Sua autorità nella nostra vita spirituale come individui. Affermiamo la Sua autorità su ogni sfera della vita, qualunque cosa facciamo "sulla terra".

2. Tutti i popoli

Sebbene l'Evangelo sia "del Giudeo prima" (13) e che Cristo sia venuto "in casa sua" (14), sebbene originalmente Egli mandò i Suoi discepoli a nessun altro che: "alle pecore perdute della casa d'Israele" (15), Matteo presenta chiaramente il Re messianico come uno destinato a regnare su tutti i popoli.

Notate ancora l'interesse per Gesù che avevano Magi, gente non giudea (16) e nell'episodio delle tentazioni (17) come Satana riconosce l'obiettivo ultimo di Cristo e cerchi di farglielo ottenere su una base illegittima offrendoGli "i regni di questo mondo" (18). La prima profezia di cui si parla come adempiuta nel Suo ministero pubblico è Isaia 9:1,2 dove viene messo in rilievo come "le genti" vedano in Lui "una grande luce" (19)

In Matteo 8:10-12 Gesù loda la fede in Lui di uno straniero, profetizzando che un giorno verranno a Lui gente "da levante e da ponente". In Matteo 13:38 si parla espressamente del regno di Dio come del mondo, non solo Israele. La fase temporale del regno verrà alla fine come la risurrezione ed il giudizio di tutti gli uomini, non solo di Israele. E poi in Matteo 28, il Signore chiama i Suoi a fare discepoli in ogni nazione battezzandoli.

E' importante ben comprendere non solo il significato di "ogni podestà", ma anche di "tutte le nazioni". La parola greca qui usata ricorre nell'italiano nel termine "ogni etnia", ogni cultura e costume. La parola "etnia" non significa semplicemente "i non giudei" perché per ben dieci volte nel Nuovo Testamento gli ebrei vengono considerati una di queste "etnie"(21). Il termine indica davvero ogni popolo ed ogni cultura. L'interesse di Gesù non è solo individualistico, anche se è prima il singolo individuo a doversi convertire, ma l'intera sua cultura (ogni cultura) deve essere trasformata e sottoposta all'autorità di Cristo. Il comando è di rendere discepole "tutte le nazioni", cioè di promuovere la conversione e il discepolato della razza umana come tale, in ogni suo sforzo culturale: costumi, arti, mestieri, non c'è nulla che possa legittimamente pretendere autonomia da Cristo. Il discepolato inizia con coinvolgere personalmente gli aspetti spirituali della vita, ma poi questo esso necessariamente tocca le aree sociali, legali, accademiche, economiche e politiche della vita.

In questo mandato Cristo si propone di redimere ogni uomo ed ogni cultura. Il mandato non è solo "la salvezza dell'anima", la Sua signoria non è solo "sul cuore". Esso persegue la salvezza dell'uomo in ogni sua espressione. Il grande mandato vuole creare una cultura redenta. Cristo ha "ogni podestà", ed Egli si aspetta che il Suo popolo adempia pienamente a questo mandato.

E' per questo che la Scrittura parla di Cristo spesso come "il Salvatore del mondo". Non vuole dire che Cristo salvi "tutto il mondo" automaticamente, ma che vuole essere il Salvatore di ogni aspetto del reale. Così deve essere compreso ogni testo biblico che si riferisca alla salvezza del mondo. Giovanni Battista, ad esempio, annuncia: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!"(22), e Paolo scrive: "poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione" (23). Certamente Cristo si aspetta un giorno di vedere il mondo redento! Il mondo sarà salvato, il peccato umano propiziato, e la razza umana riconciliata con Dio. Egli ci incarica di promuovere questo compito. Dobbiamo fare discepoli in ogni nazione affinché il mondo, come cosmo, un sistema di uomini e cose, venga conformato a Cristo.

Anche l'Antico Testamento non si attendeva questo (24). Il Salmo 2:7,8 si adatta bene al comando di Cristo di fare discepoli in ogni nazione: "Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione". Ecco anche Daniele 7:13,14: "Io guardavo... ed ecco sulle nubi del cielo venire uno simile a un Figlio dell'uomo. A lui fu dato dominio, gloria e regno, perché tutti i popoli, nazioni e lingue lo servissero; il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà mai distrutto".

E' abbondantemente chiaro come Egli si aspetti davvero il rendere discepole ogni "etnia". Per questo il Suo comando è: "Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt. 28:19).

3. Tutte le cose

"...insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato". L'idea del discepolato implica addestramento nella pratica della fede cristiana considerata come un intero modo di pensare ed essere, uno "stile di vita".

Il Grande Mandato non parla semplicemente di essere testimoni in ogni nazione, gente che diffonde "una fede", altrimenti avrebbe usato qui il verbo "testimoniare". Non si tratta solo di predicare ad ogni nazione, altrimenti avrebbe usato la parola "predicare". Qui viene usata la parola "insegnare", "disciplinare": è l'opera di un maestro che istruisce in un vero e proprio "apprendimento", o "apprendistato". Dobbiamo formare classi di "apprendisti nella vita cristiana"!

Certo questo implica l'appello alla conversione: è un punto di partenza cruciale ed essenziale per il discepolato cristiano. Senza la grazia salvifica di Gesù Cristo nel cuore del peccatore (25), non vi può essere ubbidienza. La conversione è un'opera miracolosa di trasformazione del cuore umano che Dio compie, come dice l'evangelo (26). E' una rinascita interiore.

Il nostro impegno è certo quello di raggiungere i perduti e presentare loro l'Evangelo salvifico di Gesù Cristo affinché ad esso si convertano. Il cristianesimo storico ortodosso vede il bisogno fondamentale dell'essere umano come quello di intrattenere un rapporto corretto con Dio, e questo non può essere raggiunto senza la salvezza soprannaturale operata da Cristo (28). La cosa però non finisce qui. Ci viene comandato di (1) Andare, (2) Predicare, (3) battezzare, (4) e insegnare ad osservare tutto ciò che Egli ci ha comandato (29). E' chiaro qui che non Cristo non ci ha insegnato solo come salvarci dall'inferno... Ed Egli promise ai Suoi discepoli di guidarli in *ogni* verità (30). Egli non limitò il Suo insegnamento alla redenzione personale. Se fosse stato così i vangeli sarebbero stati molto più corti, come pure l'intero Nuovo Testamento, ma intende che sia insegnata la Sua volontà per ogni area della vita.

Nel Suo primo grande discorso, il Sermone sul Monte, leggiamo come il Signore riaffermi la legge di Dio: "Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento" (31). Paolo afferma in Romani 3:31: "Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia, anzi stabiliamo la legge", e certamente la legge di Dio non può essere limitata solo alla salvezza personale. Ecco una delle caratteristiche principali di quel "tutte le cose". Di conseguenza, la nostra istruzione nel discepolato dovrebbe includere pure la Legge di Dio.

Quando leggiamo il Nuovo Testamento noi vi scopriamo un vasto raggio di insegnamenti, vasto come il mondo. Da cui la vastità di quanto Cristo e gli Apostoli ci insegnano. Il Nuovo Testamento promuove una concezione cristiana dei nostri doveri sociali ed il nostro coinvolgimento in essi.

Il Nuovo Testamento si interessa di matrimonio e di divorzio, di rapporti famigliari e di educazione dei bambini, come tutti ne convengono. Si occupa però anche del dovere del ricco verso il povero, dei rapporti padrone dipendenti, di paghe oneste, di contrattazioni nel libero mercato, di diritto alla proprietà privata, di come essere cittadini e di come lo stato deve funzionare della famiglia come agente primario del benessere della società, dell'uso appropriato delle finanze dei pericoli dei debiti della moralità degli investimenti, dell'obbligo di lasciare un'eredità delle restrizioni penali sui criminali dei processi legali (32), e altro ancora. Nel fare questo esso riflette e supplisce l'interesse socioculturale dell'Antico Testamento, sollecitando il popolo di Dio a vivere il tutto della vita sotto l'autorità di Cristo, non solo la nostra vita interiore, la famiglia o la chiesa. Da cui il comando di "osservare tutte le cose che vi ho comandate".

In questo modo il programma di discepolato cristiano dovrebbe insegnare l'intera Parola di Dio (33), denunciare ciò che non è conforme e mostrarne la futilità per vivere l'intera vita ricostruita secondo i suoi modelli, come dice l'Apostolo Paolo: "E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio" (34).

4. Tutti i giorni

"...io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente". Il Grande Mandato davvero pone di fronte a noi una missione molto impegnativa. Costituisce un programma di immense proporzioni, nientemeno di un programma per la trasformazione del mondo. Cristo comanda di fare discepoli di tutti i popoli in tutte le cose che Egli ci ha insegnato. Egli demanda al Suo popolo di portare ogni uomo ed ogni donna con tutte le loro imprese culturali sotto la signoria redentrice del Dio Trino. Come si può realizzare un tale ambizioso programma? Certamente non da un giorno all'altro.

Molti oggi predicano che il ritorno di Cristo è imminente, che noi "non dovremmo vivere come se dovessimo stare qui per molto". Chi mai allora si impegnerebbe nel compito lungo, costoso, difficile e impegnativo di trasformare il mondo se il mondo potrebbe finire da un momento all'altro?

Il linguaggio del grande mandato implica tempi lunghi! Cristo dice: "Io sarò con voi tutti i giorni". Egli non disse: "Aspettatevi il mio rapido ritorno e di cessare il vostro lavoro in qualsiasi momento". Proprio come i tre precedenti "ogni" e "tutto" dovevano essere compresi nella loro pienezza, così lo deve essere l'affermazione della durata della Sua presenza con il Suo popolo per garantire il compimento dell'opera.

Non aveva forse detto di aspettarsi un lungo ritardo prima del Suo ritorno? Nella parabola delle dieci ragazze egli ammoniva: "Ora, siccome lo sposo tardava si assopirono tutte e si addormentarono" (35). Nella parabola dei talenti Egli ammoniva: "Ora, dopo molto tempo, ritornò il signore di quei servi e fece i conti con loro" (36).

Dobbiamo addestrare i nostri figli e quelli che vengono convertiti a Cristo attraverso l'evangelizzazione per tempi lunghi... Molti dicono che i segni della prossima fine dei tempi sono già presenti. Forse, ma questo non dovrebbe spingerci a rinunciare alla nostra missione di diffondere lo stile di vita di Cristo. Prepararsi per la fine imminente (a noi non dovrebbe interessarci quando verrà...) non significa rinunciare a vivere e a far progetti, ma a fare in modo che Cristo, quando verrà ci trovi vieppiù impegnati! Troppi cristiani si sono ritirati per attendere l'imminente ritorno di Cristo.

Il compito che sta di fronte a noi è enorme, ma l'equipaggiamento è sufficiente: Colui che possiede ogni autorità ci ha comandato. Egli ci ha dato tutto il tempo necessario. E Egli ci promette "Io sarò con voi". Nel testo originale la frase è enfatizzata così "Io, proprio io, sarò con voi".

Conclusione

Quanto vasta è l'autorità di Cristo? Essa comprende "ogni autorità in cielo e sulla terra". Quanto vasta deve essere l'applicazione dell'Evangelo? Essa deve coinvolgere il discepolato di "ogni nazione". Quanto vasto deve essere questo addestramento? In "tutte le cose" che Egli ci ha insegnato. Quanto lungo sarà il tempo lasciato ai Suoi discepoli? Egli allunga il suo sguardo su un vasto orizzonte e dichiara: "Io sarò con voi tutto attraverso il grande numero di giorni che si distendono davanti a voi". Alla lunga possiamo attenderci il successo, ma la Signoria di Cristo dovrà estendersi ad ogni aspetto della nostra vita e del nostro mondo. Cristo, Cristo è con noi. Ed Egli usa il Suo popolo, ciascuno di noi, per vivere tutto con personale impegno e coerenza e per diffonderlo sotto la Sua amministrazione. Qualcosa di meno non sarebbe cristianesimo ma semplicemente un falso, un inganno, una vuota apparenza che andrebbe solo a nostro danno.

Il Grande Mandato termina in modo appropriato nei testi di maggioranza con un: "Amen", che semplicemente vuol dire: "Così sia".

Note

(1) Eb. 5:6-10; (2) Mt. 4:17; (3) Mt. 6:10; (4) Za. 9:9; (5) Mt. 25:34; (6) Mt. 27:11,29; (7) Mt. 27:37; (8) Cfr. "In verità, in verità vi dico che il Figlio non può far nulla da sé stesso" Gv. 5:19,30; 8:28; 12:49; 14:10; (9) Mt. 28:18; (10) Mt. 11:25; At. 17:24; (11) Atti 2:30,31 dice: "Egli dunque, essendo profeta, sapeva che Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, avrebbe suscitato il Cristo per farlo sedere sul suo trono; e, prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo...". Qui quell'investitura all'autorità regale nella Sua risurrezione corrisponde al trono messianico di Davide. Egli vi siede in fiduciosa attesa della vittoria, come dice Pietro citando un salmo: "Poiché Davide non è salito in cielo anzi egli stesso dice: "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi. Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Cristo"; (12) Consideriamo solo un testo. Nel Salmo 2:6,7 leggiamo: "Ho insediato il mio re sopra Sion, il mio santo monte. Dichiarerò il decreto dell'Eterno. Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio oggi io ti ho generato". Con "generato" non si intende la sua concezione nel seno di Maria. Pietro interpreta questo riferimento messianico in Atti 13:33,34: "Dio l'ha adempiuta per noi, loro figli, avendo risuscitato Gesù come anche è scritto nel secondo salmo: "Tu sei il mio Figlio. oggi ti ho generato". E poiché lo ha risuscitato dai morti per non tornare più nella corruzione, egli ha detto così: "Io vi darò le fedeli promesse fatte a Davide". Questo generare dai morti conduce alla Sua eredita delle nazioni, secondo il Salmo 2:8: "Chiedimi, e io ti darò le nazioni come tua eredità e le estremità della terra per tua possessione". (13) Ro. 1:16; (14) Gv. 1:11; (15) Mt. 10:6; (16) Mt. 2:1; (17) Mt 4:7-9; (18) Mt. 4:15,16; (19) "il paese di Zabulon, e il paese di Neftali, così in avvenire coprirà di gloria la terra vicina al mare, oltre il Giordano, la Galilea dei gentili. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano nel paese dell'ombra della morte, si è levata una luce"; (20) "In verità vi dico, che neppure in Israele ho trovata una così grande fede. Or io vi dico, che molti verranno da levante e da ponente e sederanno a tavola con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe, nel regno dei cieli. Ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridore di denti»; (21) Cfr. Lu. 7:5; Gv. 11:48; At. 10:22; (22) Gv. 1:29; (23) 2 Corinzi 5:19, cfr. anche Giovanni 3:17: "Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui". 1Gv. 2:2: "Egli è l'espiazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo". Romani 11:15: "Infatti, se il loro rigetto è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non la vita dai morti?". (24) Is. 9:6,7 parla di uno destinato a governare il mondo: "Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato. Sulle sue spalle riposerà l'impero, e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno. Principe della pace. Non ci sarà fine all'incremento del suo impero e pace sul trono di Davide e sul suo regno, per stabilirlo fermamente e rafforzarlo mediante il giudizio e la giustizia, ora e sempre. Questo farà lo zelo dell'Eterno degli eserciti". (25) "Per questo la mente controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo. Quindi quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio" (Ro. 8:7,8). (26) Gv. 1:12,13. (27) «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio» (Gv. 3:3). (28) "Giustificati dunque per fede abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo anche avuto, mediante la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio" (Ro. 5:1,2). (29) Mt. 28:20. (30) Gv. 16:13. (31) Mt. 5:17; (32) Mt. 5:27-32; Ef. 5:22,23; Cl. 3:21; Mt. 25:31-46; Ef. 6:5-9; Lu. 10:17; Mt. 20:1-15; At. 5:4; Mt. 22:21; 1 Ti. 5:8; Ro. 13:8; Mt. 25:14-30; 2 Co. 12-14; Ro. 13:4; 1 Co. 6:1-8. (33) 2 Ti. 3:17; (34) Ro. 12:2; (35) Mt. 25:5; (36) Mt. 25:19.

[Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", Edizione La Buona Novella, Brindisi, 1991. venerdì, 25. ottobre 1996].


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