Le caratteristiche di una grande madre
Con gli occhi dell’amore
Ho letto di un bambino che un giorno volle
comprare un regalo per la sua mamma. Aveva risparmiato già da diverso
tempo il denaro necessario. Andò così in un grande magazzino,
reparto confezioni, per acquistare dei pantaloni eleganti che sua mamma
avrebbe potuto indossare alla festa, ma non conosceva le misure di
sua mamma. La commessa così gli chiese che sarebbe stato utile se
avesse potuto almeno descriverla - era forse magra, grassa, bassa, alta,
o che altro? “Beh,” rispose il bambino, “mia mamma è... è...
è perfetta!”. Così la commessa lo mandò a casa con
dei pantaloni misura n° 36. Qualche giorno dopo, però, la donna
tornò al negozio per cambiare il regalo. Era troppo piccolo, aveva
bisogno di una misura 52...
Quel bambino aveva visto sua mamma con gli
occhi dell’amore, e di solito questa prospettiva non tiene conto delle
esatte dimensioni del metro del sarto... Si, non ha alcuna importanza l’aspetto
fisico di una persona se la si guarda con gli occhi dell’amore, perché
l’amore, dato e ricevuto, è ciò che può rendere bella,
attraente, gratificante, qualsiasi cosa: certamente una vita intera.
L’importanza di trasmettere valori spirituali
Quanti fra noi possono essere veramente grati
per ciò che la propria madre è o è stata per loro,
soprattutto quando è stata non solo colei che insieme al padre ha
provveduto per loro materialmente, ma anche perché ha saputo comunicare
valori morali e spirituali, valori che quelli materiali non possono in
alcun modo surrogare.
Chiediamoci: siamo noi genitori in grado di
trasmettere ai nostri figli valori tali da condizionare in senso positivo
la qualità di tutta la loro vita? Siamo coscienti dell’importanza
vitale, della responsabilità che noi abbiamo di accompagnare i nostri
figli a scoprire ed a vivere le immense ricchezze che sono contenute nella
comunione personale con Dio?
Dietro ad un grande uomo...
Qualcuno ha detto che dietro o accanto ad
un grande uomo c’è o c’è stata sempre una grande donna. Il
detto si riferisce alla funzione ed al contributo decisivo - spesso poco
riconosciuto - che la propria compagna può avere nella vita di un
uomo. Il detto però potrebbe essere altrettanto vero per quanto
riguarda la madre. Dietro ai grandi uomini c’è spesso una grande
madre.
E’ il caso del grande Mosè, dietro
il quale si può vedere il contributo decisivo che gli era stato
dato da parte di sua madre Jokebed. Chissà perché questa
figura non viene di solito messa in evidenza! Più che una “figura
oscura” nella Bibbia, essa, in realtà è una figura luminosa!
Leggiamo quanto di lei racconta il libro dell’Esodo.
Il testo biblico
“Or un uomo della casa di Levi andò
e prese in moglie una figlia di Levi. La donna concepì e partorì
un figlio; e, vedendo che era bello, lo tenne nascosto per tre mesi. Ma,
quando non poté più tenerlo nascosto, prese un canestro di
giunchi, lo spalmò di bitume e di pece, vi pose dentro il bambino
e lo pose nel canneto sulla riva del fiume. La sorella del bambino se ne
stava a una certa distanza, per sapere quel che gli sarebbe successo.
Or la figlia del Faraone scese per fare il bagno al fiume, mentre le sue
ancelle passeggiavano lungo il fiume. Ella vide il canestro nel canneto
e mandò la sua serva a prenderlo. Lo aprì e vide il
bambino; ed ecco il piccolo piangeva; ella ne ebbe compassione e disse:
Questo è un bambino ebreo. Allora la sorella del bambino disse alla
figlia del Faraone: Devo andare a chiamarti una balia tra le donne ebree
che allatti questo bambino per te? La figlia del Faraone le rispose: Va'.
E la fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. E la
figlia del Faraone le disse: Porta via questo bambino, allattalo per me
e ti darò il tuo salario. Così la donna prese il bambino
e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto ella lo portò
alla figlia del Faraone; egli divenne suo figlio ed ella lo chiamò
Mosè, dicendo: Perché io l'ho tratto dall'acqua” (Es.
2:1-10).
Il contesto
Su quanto il libro dell’Esodo non ci informa,
ce lo dice il libro dei Numeri. Esso infatti ci dice il nome del padre
e della madre di Mosè: “Il nome della moglie di Amram era Jokebed,
figlia di Levi che nacque a Levi in Egitto; ad Amram essa partorì
Aaronne, Mosè e Miriam loro sorella” (Nu. 26:59).
Jokebed, così, fu madre di tre figli.
C’era Mosè, che divenne uno dei più grandi leader e legislatori
che il mondo abbia mai conosciuto. C’era Aaronne, che divenne il primo
Sommo Sacerdote di Israele, il fondatore del sacerdozio aaronico. C’era
Miriam, musicista e poetessa di talento, associata strettamente, nella
storia di Israele, ai suoi due fratelli.
Il popolo di Israele, residente in Egitto,
era stato assoggettato dagli egiziani e ridotto in schiavitù per
fornire loro manodopera a buon mercato. Al tempo della nascita di Mosè
gli ebrei si erano moltiplicati a tal punto da far si che il Faraone temesse
che essi avrebbero sorpassato di numero gli stessi egiziani e così
controllato loro la nazione. Così il Faraone aveva comandato che
tutti i neonati maschi ebrei fossero gettati nel fiume Nilo, infestato
dai coccodrilli, per morirvi. Jokebed a quel tempo era incinta. Già
aveva la figlia Miriam, che a quel tempo era di 10 anni, ed Aronne aveva
circa tre anni. Poi venne Mosè. Questo è lo sfondo che ci
permetterà di comprendere gli avvenimenti narrati nel testo biblico
di oggi. Vediamo così le caratteristiche morali e spirituali di
Jokebed, madre di Mosè.
1. Jokebed riconosceva che, come genitore,
aveva una grande responsabilità
Nessuna madre avrebbe certo permesso di vedere
portare via ed uccidere i suoi figli. Pensate alla tragedia di quelle madri
nel vedersi strappare da una crudele soldataglia i propri figli maschi
neonati per essere gettati nel fiume! Jokebed però sfida gli iniqui
editti del Faraone ed è pronta a disubbidire al re nascondendo suo
figlio al fine di preservargli la vita. Così facendo, non solo lei
aveva messo a rischio la vita del suo bambino, ma pure quella dell’intera
sua famiglia e la sua vita stessa.
La vita è preziosa, ogni vita è
preziosa e va protetta. Oggi non vi sono più editti omicidi di questo
tipo, ma si continuano a perpetrare immani stragi di bambini tramite la
pratica dell’aborto con la complicità e la compiacenza di madri,
medici e politicanti. Si, ci possono essere molte “ ragionevoli giustificazioni”
per uccidere dei bambini, sia pure ancora non venuti alla luce. Certamente
anche Faraone aveva “giustificazioni ragionevoli” per il suo decreto di
morte. Jokebed, però, aveva una giustificazione, un motivo, ben
maggiore per mantenere in vita, proteggere e curare suo figlio: l’amore
si, ma soprattutto il decreto di un sovrano ben superiore al Faraone, quello
di Dio stesso, il decreto di vita che rende responsabile di ogni vita che
nasce sia il singolo che la società! La sovranità di Dio
era per Jokebed, molto più importante di quella del Faraone o persino
della propria!
2. Jokebed era una donna con capacità
progettuale
La Scrittura dice: “La donna concepì
e partorì un figlio; e, vedendo che era bello, lo tenne nascosto
per tre mesi” (Es. 2:2), “In quel tempo nacque Mosè, ed era bello
agli occhi di Dio; egli fu nutrito per tre mesi in casa di suo padre” (At.
7:20), “Per fede Mosè, quando nacque, fu nascosto per tre mesi dai
suoi genitori, perché essi videro che il bambino era bello e non
temettero l'ordine del re” (Eb. 11:23).
Mosè, dice la Bibbia, era “bello”.
Forse la traduzione è discutibile perché non si tratta tanto
di un giudizio estetico sul bambino, come a dire che se fosse stato brutto
l’avrebbero lasciato uccidere... No, il termine migliore è quello
di Atti “bello agli occhi di Dio” e... ogni vita è bella e promettente
agli occhi di Dio. Tutto ciò che Dio crea è molto buono ed
è destinato a portare buon frutto, anche se qualcuno, come Faraone,
potrebbe credere il contrario. Jokebed guarda quel bambino e dice: “Ecco
una vita promettente, ecco un progetto di vita che deve svilupparsi ed
essere curato al meglio affinché dia gloria a Dio, affinché
realizzi per Dio cose grandi!” ...ed ogni bambino ha il potenziale di realizzare
cose grandi per Dio anche se magari fisicamente impedito, la storia e la
realtà lo dimostrano.
Jokebed vede le possibilità di una
vita. Forse Dio le aveva dato la conoscenza o un’intuizione profetica di
ciò che Mosè avrebbe realizzato per il suo popolo. Forse
sapeva che lui era colui che Dio aveva scelto per proclamare la Sua
legge non solo ad Israele, ma pure al mondo intero. Anche se questo non
fosse stato vero, nel suo cuore, però, Jokebed credeva nelle potenzialità
di quella vita e aveva fatto la determinazione di cooperare con i propositi
di Dio per il suo bambino, e Glielo affida affinché un giorno egli
Gli dia gloria.
3. Jokebed era una madre di fede
Implicito in tutto questo ed assolutamente
esemplare per tutti noi è che Jokebed fosse una donna di fede. La
Scrittura dice: “Per fede Mosè, quando nacque, fu nascosto per tre
mesi dai suoi genitori, perché essi videro che il bambino era bello
e non temettero l'ordine del re” (Eb. 11:23). Qui la fede, a questo punto,
non era quella di Mosè, ma quella di Jokebed e di Amram suo padre.
Che cosa magnifica quando una madre ed un
padre sono persone di fede che onorano Dio con l’ubbidienza a tutto ciò
che Dio comanda! Che cosa magnifica quando dei genitori insegnano ai loro
figli con la parola e con l’esempio che cosa significa e quanto sia importante
la comunione con Dio. Genitori che insieme rendono a Dio il culto che Gli
è dovuto, che insieme pregano e leggono la Sua Parola e così
fanno fare i loro figli. Questa è la fede che Dio onora.
Il nome Jokebed significa letteralmente “Gloria
di Dio”, o “Dio è la nostra gloria”. Siamo noi persone di cui Dio
si compiace e che Gli danno gloria? Ci gloriamo noi di appartenere a Dio
perché in Cristo siamo stati chiamati a far parte del Suo popolo?
Jokebed aveva fede in Dio, una fede che la
conduceva all’azione. Una fede che la portava a confidare in Dio in ogni
fase della vita, fino al punto da essere disposta a porre, sotto il comando
di Dio, un bambino di pochi mesi in un canestro e lasciare che se lo prendesse
il Nilo, anzi, che lo prendesse la provvidenza di Dio, confidando totalmente
nella capacità di Dio di proteggerlo e guidarlo in un luogo sicuro!
4. Jokebed era più che un semplice
genitore, era una maestra nelle cose di Dio.
Mosè capita fra le mani della figlia
sterile del Faraone che se lo prende come figlio. Alla corte del re Mosè
riceverà il meglio dell’educazione disponibile a quel tempo, e la
conoscenza degli Egizi rimane ancora oggi insuperabile. Dice la Bibbia:
“Così Mosè fu istruito in tutta la sapienza degli Egiziani,
ed era potente in parole ed opere” (At. 7:22).
Però, se pure questo è vero,
la Scrittura ci dice che Mosè continuò, per grazia di Dio,
ad essere in contatto con la sua vera madre, la quale gli trasmise una
sapienza ben maggiore di quella degli egiziani, la sapienza dell’unico
Dio vero e vivente!
Jokebed gli insegnò la verità
su Dio. Gli parlava degli eroi della Fede. Gli insegnava ad essere solidale
con i deboli e gli oppressi, cosa che certo non riceveva nell’arrogante
corte egizia. Gli insegnò ad essere intollerante dell’ingiustizia.
Gli insegnò sul Dio di Israele. Quello che il mondo aveva insegnato
a Mosè non influì su di lui tanto quanto ciò che gli
avevano insegnato i suoi genitori sul vero Dio e sui privilegi e responsabilità
della comunione con Lui.
Mosè era diventato un privilegiato:
aveva ricevuto il meglio dell’educazione superiore allora disponibile,
avrebbe potuto vantarsene e guardare con disprezzo “il dio tribale ed il
mondo straccione degli ebrei” eppure alla fine, dovendo scegliere, scelse
il Dio degli ebrei, l’unico e vero Dio! Può l’insegnamento di una
madre competere con quello delle migliori università e vincere?
Certamente, quando la sapienza impartita è quella di Dio! Dice la
Scrittura: “Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere
chiamato figlio della figlia del Faraone scegliendo piuttosto di essere
maltrattato col popolo di Dio che di godere per breve tempo i piaceri del
peccato” (Eb. 11:24,25).
Mosè voltò le spalle all’educazione
ricevuta dalla corte egiziana, la migliore in assoluto per quel tempo,
per scegliere invece di seguire gli insegnamenti che gli avevano dato i
genitori! Piuttosto che seguire l’insegnamento politeista degli egiziani,
Mosè consacrò la sua vita a seguire il Dio vero e vivente,
l’unico, Jahweh. Tanta può essere l'influenza di una madre!
Mosè diventerà il saggio leader
di una nazione che porterà alla libertà, come pure a conoscere
ed a praticare la santa legge di Dio, garanzia della vera libertà.
Conclusione
I bambini nella vita hanno bisogno di più
che le cose materiali. Non è sufficiente provvedere solo ai bisogni
fisici dei nostri bambini. Quello è importante, ma è altrettanto
se non più importante provvedere loro a che vivano sotto la benefica
influenza di Dio, che conoscano Dio, che stabiliscano un rapporto personale
con Lui fatto di fede e di ubbidienza.
Non c’è maggiore influenza di quella
che possa dare una madre a suo figlio, sia per il bene che per il male.
Ogni bambino ha diritto ad una madre genuinamente cristiana che lo incammini
sulla strada della giustizia e della migliore realizzazione di sé
stessi, cosa che si ottiene al seguito del Signore e Salvatore Gesù
Cristo. Ogni bambino ha bisogno di una madre (ma anche di un padre) che
conosce, ama, serve e rende culto a Dio. Nessuno può dare queste
cose meglio dei propri genitori, anche se Dio, nella Sua grazia, può
provvedere altrimenti quando purtroppo questo non è loro garantito.
Jokebed riconosceva che, come genitore, aveva
una grande responsabilità. Jokebed era una donna con capacità
progettuale. Jokebed era una madre di fede. Jokebed era più che
un semplice genitore, era una maestra nelle cose di Dio.
E’ la stessa Parola di Dio che esorta ogni
madre, attraverso l’esempio non solo di Jokebed, ma anche quello di molte
altre madri esemplari, con parole simili a queste: “Madri, proponetevi
di lasciare che Dio vi aiuti per cooperare pienamente con Lui in ciò
che Lui può fare in voi per rendervi per i vostri figli, la madre
migliore possibile. La base di tutto questo è che voi siate autentiche
discepole di Gesù Cristo. Se non avete ancora ricevuto Cristo nel
vostro cuore, fatelo oggi, affinché Egli possa dimorare nella vostra
casa e benedire i vostri bambini attraverso di voi.
[Paolo Castellina, sabato 10
maggio 1997. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato,
sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi,
1991].
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