La fede biblica è davvero meravigliosa: propone grandiose visioni di un mondo restituito al suo splendore originario dove i valori etici e morali, quelli che sono radicati nel carattere stesso di Dio, producono autentica giustizia, pace e salute, perché danno completa realizzazione e gioia duratura a tutto il creato.
La fede biblica, però, non sogna soltanto “un futuro migliore”, ma coinvolge fin da oggi uomini e donne in un progetto teso a quel fine, per concretizzare quella visione in fatti che anticipano quel futuro, testimoniando della bontà e desiderabilità dei valori di Dio.
E’ questo lo spirito che caratterizza istituzioni bibliche come quella del Giubileo, che ora esamineremo sommariamente. Se ne sente oggi parlare molto, soprattutto a causa delle iniziative della Chiesa cattolica romana quest’anno, che ha indetto un suo “anno santo”. Come vedremo, però, l’istituzione biblica del Giubileo era molto diversa da quella che oggi ci
viene proposta, perché aveva effetti del tutto rivoluzionari sulla realtà, cosa che nel nostro attuale contesto, è ben lontano, purtroppo, dall’avvenire e che, anzi, è mistificante[i].
Leggiamo così una parte del testo biblico dove viene stabilita l’istituzione dell’anno sabbatico e del Giubileo, cioè Levitico 25:1-23. (…)
Il popolo di Israele era appena uscito da un’orrenda schiavitù in Egitto, ed ora si stava muovendo verso la terra che Dio gli aveva promesso, una terra di libertà, una terra fertile che sarebbe appartenuta veramente a loro, della quale tutti avrebbero potuto dire “è casa mia”, “è la mia terra”, “…per noi, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli”.
Attraverso Mosè, a questo popolo, Iddio dava pure una legge, osservando la quale sarebbe stata loro garantita una vita armoniosa, sana ed integra, basata su principi buoni e giusti. Non sarebbero state leggi restrittive ed oppressive. Come un genitore che desidera il meglio per i suoi figli, e dice loro: “Non toccate la stufa rovente, non giocate in mezzo alla strada,
non bevete cose velenose”, così il loro amorevole Padre celeste aveva concesso loro il privilegio di avere la Sua legge. L’intero libro del Levitico contiene una parte di queste leggi destinate a regolare la loro vita sociale.
Fra queste leggi vi erano prescrizioni sul riposo, sul diritto al riposo. Iddio stabilisce il dovere di lavorare, e lavorare diligentemente. “Lavora per un certo tempo, però …poi riposati: questo sarà il tuo ‘sabato’, letteralmente, il momento per interrompere il lavoro e riposare”.
Il ciclo di lavoro e riposo era così stato decretato da Dio stesso. Questa era una vera e propria novità per chi un tempo era costretto a lavorare come schiavo, senza alcuna interruzione, senza salario, …senza vacanze, sette giorni alla settimana per tutti i giorni dell’anno! Ogni sette giorni, così, tutti avrebbero dovuto smettere di lavorare e riposarsi. Non
solo questo, ma ogni sette anni ci sarebbe dovuto essere un anno di riposo, il riposo sabbatico, e notate: non solo per le creature umane, ma anche per gli animali e per la terra coltivata. Non si sarebbe piantato. Non si sarebbe potato. Non si sarebbe raccolto. E non basta: dopo sette periodi di sette anni, vi sarebbe stato un anno speciale di riposo per tutto e tutti: era il cinquantesimo anno, l’anno del Giubileo.
Il Giubileo sarebbe iniziato nel Giorno dell’espiazione, descritto in Levitico 16. Questa era una festa complessa, una festa in cui il popolo di Dio avrebbe riconosciuto le sue colpe e si sarebbero fatti dei sacrifici per purgare, espiare, tutti i peccati e permettere loro di presentarsi a mani pulite di fronte all’Iddio tre volte santo. Era il momento della confessione dei
peccati e del perdono, non solo verso Dio, ma pure delle persone le uno verso le altre. Ricordate, fra parentesi, che nel Padre nostro, Gesù prega: “Rimettici i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”?
Al termine del Giorno dell’espiazione, sarebbero state fatte squillare per tutto il paese le trombe (o meglio, i corni, in ebraico “jubel” da cui “Giubileo”), e l’anno del Giubileo sarebbe iniziato. Se eri caduto in problemi finanziari durante i precedenti 49 anni, se avevi per questo dovuto vendere la tua fattoria, o peggio, se avevi dovuto vendere te stesso come schiavo
per poter provvedere alla tua famiglia, in quell’anno saresti stato liberato da quel fardello! I tuoi debiti sarebbero stati cancellati e ti sarebbe stata offerta la possibilità di un nuovo inizio. Pensate: cancellati tutti i debiti, verso Dio e verso il prossimo!
Quando il popolo di Israele era entrato nella terra di Canaan, ad ognuno erano stati accordati da 10 a 20 acri di terra, e questa terra sarebbe rimasta proprietà della famiglia per sempre. Era una dimora permanente in Canaan, il regno di Dio. L’anno del Giubileo era l’anno in cui coloro che erano stati costretti a vendere la loro terra, ne avrebbero potuto tornare ad esserne
padroni.
Immaginate la gioia del Giubileo per chi era schiavo: tornare a casa libero! Essere riunito con la propria famiglia, vedersi restituire la terra, condonati i debiti! Salvato dalla disperazione della schiavitù e ristabilito nella dignità dell’uguaglianza con gli altri!
Il Giubileo livellava una volta ogni tanto, il popolo di Dio. Le disparità e gli squilibri sociali dovevano essere sanati, le ingiustizie risolte. Nessuno doveva più mancare del necessario per vivere: questa doveva essere “la terra promessa”, questo “il regno di Dio”, questa “la libertà dei figli di Dio”, questo “il mondo nuovo”. Tutti sarebbero tornati ad essere
uguali e liberi, come Dio voleva che essi fossero dopo la schiavitù in Egitto, e per sempre!
Il Giubileo era dunque l’anno della libertà, un anno di ristabilimento, un anno di riposo, un anno di rinnovamento.
Il riposo – ecco qualcosa che Dio ha stabilito nel tessuto stesso della creazione. Il bisogno di riposo è così altrettanto fondamentale quanto la Legge di gravità, o le leggi della termodinamica. E’ come le cose sono e devono essere. Prenditi abbastanza riposo e non ti ammalerai così spesso. Anche la natura ha bisogno di riposo. Tutti hanno bisogno di sollievo, di “tempo per respirare un po’…”.
Considerate i frutteti. Di tanto in tanto una parte del frutteto non viene potato a turno. L’anno in cui quegli alberi da frutta non vengono potati, producono poca frutta. Gli alberi stanno riposando. E’ sorprendente però notare come l’anno seguente quegli stessi alberi producano così tanta frutta da compensare, in un certo senso, la mancata produzione del Giubileo, il tempo che Iddio ha stabilito per il riposo. Il terreno non può essere sfruttato indefinitamente, anche il terreno deve riposare!
Era però molto più di questo. Il Giubileo implica molto più che …prendersi una vacanza, andare al mare o in campagna. Il Giubileo era stato dato ad Israele come tempo dedicato alla riflessione spirituale. Era un tempo in cui si era costretti a focalizzarsi sulla fiducia in Dio e sulla Sua provvidenza. Il popolo aveva rimesso i debito, le proprietà erano state riconsegnate al loro legittimo proprietario, e gli schiavi erano stati rimessi in libertà. Tutto questo li avrebbe costretti a riflettere, a riflettere sul peccato e su quanto dovevano a Dio, su quella terra che avevano ricevuto in dono, in affidamento, e che non era proprietà loro assoluta ed esclusiva. Liberati dalla schiavitù avrebbero riflettuto su chi, in ultima istanza, tutti appartenevano, cioè a Dio. Verso chi essi erano tutti indebitati, da chi essi del tutto dipendevano.
Il Giubileo era il tempo in cui riapprendevano a confidare nel Signore. La loro economia era fondata sull’agricoltura. Fra l’anno sabbatico e il Giubileo, vi era un periodo di tre anni in cui non vi sarebbero stati raccolti. Nulla sarebbe stato piantato il 49° anno, e niente raccolto il 50° anno; nessuna piantagione il 50° anno, nessun raccolto il 51° anno; si piantava il 51° anno e finalmente si raccoglieva il 52° anno. Iddio dice nei versetti 18-21 “abbiate fiducia in me: ed avrete PIÙ che abbastanza”. Che esercizio di fede!
Quella era la libertà com’era stata disposta per Israele. Come ogni altra realtà dell’Antico Testamento, essa si è adempiuta nel Nuovo Testamento.
Ascoltate che cosa disse Gesù un giorno: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime” (Mt. 11:28,29). In un altro testo che non abbiamo ora tempo di leggere, Ebrei 4, Gesù è chiamato “il nostro riposo del sabato”, il nostro riposo sabbatico.
Gesù è il nostro riposo. Gesù chiama noi che siamo schiavi del peccato, del male, ed della corruzione, noi che abbiamo un debito con Dio che mai potremmo ripagare; un debito che solo ci manderebbe verso un’eternità di tenebre al di fuori della grazia e della cura di Dio; Egli prende il documento che ci dichiara debitori, e ci scrive sopra a chiare lettere: IL DEBITO E’ STATO COMPLETAMENTE PAGATO. Sono lettere di colore rosso – il rosso del Suo sangue, del sacrificio della Sua persona, data completamente per noi. Gesù è il nostro Giubileo, Lui che si è interposto fra noi e Dio pagando Egli stesso ciò che noi non avremmo potuto pagare; Egli che è stato schiacciato dal male, dalle tenebre dell’abbandono di Dio, Egli è il nostro Salvatore.
Chi si affida a Cristo può dire “Satana non può più accampare diritti su di me. Sono stato liberato, ricomprato e fatto ritornare nella mia dimora, la dimora eterna, dove c’è un posto per me. Mi è assicurato “un terreno” nel regno eterno di Dio, per sempre, l’eredità che spetta a dei figli, i Suoi figli. Destinato a camminare e conversare con Lui nel giardino di una nuova creazione, un giorno, per sempre, in modo del tutto certo e sicuro. Sono perdonato, riabilitato, riscattato, giustificato, sono “tornato a respirare”, grazie all’opera del Salvatore Gesù Cristo”.
Gesù è il nostro Giubileo. Lui che ci libera per affrontare il futuro che ci aspetta il lunedì mattina, con tutte le sue incertezze. Liberati per vivere, sapendo che il Suo Spirito andrà con noi. Liberati con la certezza della Sua cura amorevole, della Sua protezione e guida, una presenza che mai ci abbandonerà.
Per gli antichi Israeliti, la realtà del Giubileo significava sacrificio. Coloro che possedevano un certificato di creditore dovevano stracciarlo. Coloro che erano divenuti proprietari di un campo, dovevano restituirlo. Tutto questo costava.
Per Cristo, il nostro Giubileo, il costo era il più grande mai pagato. Il Figlio di Dio aveva sofferto povertà ed umiliazione per tutta la Sua vita, e poi aveva dovuto dare completamente Sé stesso alla straziante sofferenza di una croce, e poi finire in una tomba.
Per gli antichi Israeliti era necessario uno sforzo enorme per essere disposti a fare il passo di stracciare il certificato di credito, e lasciare libera quella terra. Per Cristo significava il passo deliberato, pieno d’amore, di venire sulla terra ed essere pronto ad affrontare la sofferenza, la morte, la tomba e poi combattere la suprema battaglia di liberarsi dalle catene della morte, liberarsi in modo tale da produrre anche la nostra liberazione. Sia lode a Dio per il Giubileo, il Giubileo di Gesù.
Quante volte gli Israeliti avevano celebrato il Giubileo? Probabilmente ben poche volte: era troppo scomodo, troppo impegnativo! Gli esseri umani si assomigliano dappertutto: credete che sia facile far sganciare quattrini da chi possiede ricchezze, case, terreni? Credete che sia facile far stracciare un debito, soprattutto quando è grande? Credete sia facile far liberare gli schiavi? Chiedetelo a quelli che hanno lottato cent’anni fa per l’abolizione della schiavitù! Chiedetelo ai sindacalisti che hanno lottato e che lottano per ottenere giuste paghe per gli operai, orari di lavoro decenti, condizioni di lavoro umane, ferie, case per tutti, istruzione gratuita e cure mediche accessibili! Chiedetelo a chi ha lottato e lotta per mitigare gli eccessi del capitalismo selvaggio e salvaguardare i diritti umani di tutti! Molto più facilmente in Giubileo sarebbe stato una data sul calendario, una celebrazione formale e “simbolica”, come la nostra “giornata di ravvedimento, preghiera e digiuno”. Quanti in quella giornata si ravvedono, pregano e digiunano? Non è forse il più delle volte una sfacciata presa in giro?
Allora i poveri, gli oppressi avrebbero gridato a Dio e invocato il Suo intervento finale. Allora i profeti avrebbero denunciato le ingiustizie e guardato al futuro compimento finale di ogni cosa, alla realizzazione finale di un vero Giubileo. Quello sarebbe stato l’opera del Messia, del Salvatore a cui i poveri avrebbero guardato con attesa. Il profeta Isaia scrive del Messia in questi termini: “Lo Spirito del Signore, l'Eterno, è su di me, perché l'Eterno mi ha unto per recare una buona novella agli umili; mi ha inviato a fasciare quelli dal cuore rotto, a proclamare la libertà a quelli in cattività, l'apertura del carcere ai prigionieri, a proclamare l'anno di grazia dell'Eterno e il giorno di vendetta del nostro DIO, per consolare tutti quelli che fanno cordoglio, per accordare gioia a quelli che fanno cordoglio in Sion per dare loro un diadema invece della cenere, l'olio della gioia invece del lutto, il manto della lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati querce di giustizia, la piantagione dell'Eterno per manifestare la sua gloria” (Isaia 61:1-3).
Chi un giorno lesse pubblicamente queste parole, affermando al termine: «Oggi questa Scrittura si è adempiuta nei vostri orecchi» (Lu. 4:21)? Gesù di Nazareth! E’ in fatti in Lui e con Lui che inizia il tempo del Giubileo. Non la prassi di un solo anno, ma uno stile di vita costante e finalizzato a testimoniare ciò che il Giubileo rappresenta. Il Giubileo si realizza con Lui e in Lui nel contesto dell’azione e della testimonianza dei Suoi seguaci, i cristiani, i quali vogliono vivere ed agire in quella linea!
Gli antichi Israeliti avrebbero disatteso le aspettative del Giubileo perché avevano perso di vista le grandi verità spirituali che esso avrebbe dovuto essere segno, aveva perso di vista che tutti erano al servizio di Dio e che erano stati da Lui liberati dall’Egitto, e che tutti avrebbero avuto bisogno della grazia divina, che tutto apparteneva a Dio, il Re celeste, e non a loro.
Ora noi potremmo scuotere la nostra testa e considerare quanto “testoni” ed incoerenti fossero stati. Ci comportiamo forse meglio noi che diciamo di essere seguaci del Messia, Gesù di Nazareth, che chiama i Suoi discepoli a vivere costantemente l’autentico spirito del Giubileo? No, o ci dimentichiamo di questa “usanza” o la celebriamo stravolgendone il senso e mistificandola!
1) Una prima lezione che dal Giubileo biblico dobbiamo imparare è che il concetto biblico di riposo sabbatico, nelle sue diverse applicazioni, mediante l’interruzione del lavoro, mette in evidenza che Dio è Signore del tempo e della storia, del mio tempo e della mia storia. Il popolo di Dio sospende le Sue attività in ubbidienza al Suo comando, per
proclamare che Dio è padrone del tempo, e che va vissuto come Egli vuole. Scrive Corrado Grottoli nel libro “Il Giubileo"[ii] (che citeremo altre volte): “Attraverso l’avvicendarsi settimanale (e giubilare) di un giorno di riposo a sei di lavoro, si intende rivelare che la vita non è un’avventura priva di senso, ma che esiste un fine prestabilito nel progetto divino che la vita umana e la storia non possono eludere e verso il quale, si potrebbe dire loro malgrado, esse si muovono
irreversibilmente” (p. 101).
2) In secondo luogo impariamo che la terra appartiene a Dio. La proprietà non è un diritto assoluto, e noi non possiamo sfruttare e sporcare la terra come vogliamo, perché ne siamo “i giardinieri”. Anche la terra deve riposarsi dal nostro sfruttamento. Che conseguenze questo può avere sul nostro impegno per l’ecologia? Lo stesso vale per il nostro attaccamento
ai beni terreni. Tutto questo non è nostra proprietà esclusiva a nostra discrezione: “Essendo pellegrino e straniero sulla terra, senza una dimora stabile, l’eccessivo attaccamento dell’uomo ai beni terreni non trova alcuna giustificazione; per questa ragione egli è chiamato ad esserne un semplice amministratore e a trattare con essi in modo distaccato e senza avidità, subordinando l’interesse del singolo a quello della comunità”
(p. 99).
3) In terzo luogo il Giubileo biblico ci insegna che il popolo di Dio deve aver fiducia in Dio, senza eccessive preoccupazioni su “che mangeremo, di che ci vestiremo” quando Egli ci comanda di sospendere le nostre attività produttive. Dio provvede! Come cristiani diciamo che il Padre nostro celeste vigila su di noi tanto che nemmeno un capello cade in terra senza che
Egli lo sappia. Il futuro è nelle Sue mani, diciamo. Eppure quanto spesso siamo preoccupati per la nostra carriera, per la nostra pensione, per la nostra eredità… La nostra vita sembra vissuta sempre di corsa, come una gara in cui vogliamo arrivare primi sbaragliando ogni nostro avversario. Il riposo sabbatico? Quando mai!
4) In quarto luogo “Ogni cinquantesimo anno rappresentava il termine previsto non soltanto per le alienazioni della terra, ma anche per la schiavitù degli Israeliti. … Jahweh aveva liberato il popolo non per abbandonarlo a sé stesso, né per renderlo indipendente da sé, ma per indurlo a farsi riconoscere come suo Dio e a vivere in reciproca alleanza. Riconoscere la
signoria di Dio e vivere in fedele sottomissione a Lui non significa sancire una condizione di immaturità o di sudditanza permanente ma, paradossalmente, scoprire i benefici della vera libertà … Oggi un mondo che ritiene di essere diventato ‘maggiorenne’ e di essersi finalmente emancipato da Dio deve capire che la vera maturità è quella che umilmente riconosce i propri limiti e accoglie la signoria di Dio sulla propria vita,
affetti, beni, e su tutto ciò che possiede” (p. 91). Anzi, questo concetto è una salvaguardia affinché la società umana non cada sotto dispotismi e prevaricazioni!
5) Un’altra lezione è che uguale alla Sua è la sensibilità e la responsabilità che dobbiamo avere verso gli altri. “E’ lo spazio riservato a Dio, la priorità, l’obbedienza che si riserva a Lui ed ai Suoi comandamenti a determinare la condotta e l’atteggiamento degli uomini verso il prossimo, a favore del quale esistono responsabilità che non devono essere dimenticate: la giustizia economica e sociale, il rispetto della dignità e della persona altrui ecc.” (p. 96).
6) Come cristiani, poi, preghiamo: “Rimetti i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Eppure, a livello personale noi teniamo una persona in schiavitù quando continuiamo a “tenergli il muso”, continuiamo ad avere risentimento verso di essa, odio o desiderio di vendicarci. Non c’è nulla di più liberante che essere in grado di dire: “Io ti perdono”, ma a volte è brutalmente difficile, specialmente quando la ferita o l’offesa è stata profonda, spesso più difficile che per un Israelita condonare un debito di migliaia di monete d’oro, o restituire un grosso appezzamento di terra! Questo però è parte del Giubileo che c’è in Gesù.
7) Quanti fra noi, inoltre, si tengono stretti i propri soldi, tanto che ci offendiamo quando qualcuno vuole parlare di come li spendiamo! Oppure quanto spesso noi esitiamo ad aiutare qualcuno senza pretendere nulla in contraccambio. Vogliamo vedere le ricevute delle nostre donazioni. Pretendiamo che ci dicano anche grazie!
8) Infine, noi cantiamo della grazia di Dio in Gesù Cristo, ma vi sono molti dubbi che noi veramente ne abbiamo compreso tutta la portata. Il nostro personale valore sta nell’essere perdonati, nell’essere stati fatti figli adottivi di Dio. Questo dice il nostro Credo. Eppure quanto speso giudichiamo gli altri con criteri molto rigidi, condannando coloro che ad essi non si adeguano. Quanto spesso cerchiamo di controllare il modo in cui vivono gli altri, rendendoli schiavi. Il concetto biblico di Giubileo, quindi, è molto rilevante per la nostra vita secondo la confessione di fede che noi facciamo.
C’è un’altra importante applicazione su cui dovremmo ben riflettere. Come testimoniamo però la nostra azione in favore dei diritti umani ad ogni livello nel nostro mondo? Quanta pressione facciamo affinché vengano condonati i debiti dei paesi del Terzo Mondo che li stanno stritolando? Molti considerano questa sola proposta addirittura come “scandalosa”, o “impossibile”. Si rendono però veramente conto di che cosa si tratta?
Scrive Corrado Grottoli: “Da tempo è evidente la necessità di prestare ascolto al grido di disperazione che giunge da milioni di diseredati in tutto il mondo: bambini, donne, uomini asserviti senza colpa tranne quella di essere nati in paesi poveri, oppressi da debiti pubblici colossali per prestiti ricevuti da paesi economicamente ricchi e potenti, in un periodo in cui i tassi di interesse erano convenienti, ma la cui
restituzione è diventata oggi pressoché impossibile. Alcuni paesi africani hanno già restituito due o tre volte l’ammontare del prestito, ma il debito continua ad aumentare giorno per giorno per il moltiplicarsi degli interessi. Nel frattempo la mortalità infantile è elevatissima a causa della denutrizione e delle malattie che i servizi sanitari non sono i grado di curare. Non c’è ragione di credere che questa situazione sia
irreversibile. La tendenza, in qualche modo, potrebbe essere invertita qualora ci fosse la volontà di abolire almeno i debiti pubblici dei paesi più poveri della terra, accertandosi, però, che i vantaggi relativi non finiscano per favorire i profittatori locali o l’acquisto di materiale bellico o altri strumenti di morte. Attraverso l’osservanza del sabato e delle altre istituzioni, Israele ricordava d’essere il popolo di Dio. Un popolo
che si raccomandava per il senso di solidarietà e di fraterna collaborazione esistente fra i suoi membri; qualità che con l’anno sabbatico ed il Giubileo si voleva consolidare ed incrementare. Sarebbe auspicabile ricuperare lo stesso spirito… non solo fra i cristiani, ma più in generale, verso il nostro prossimo. Esso è necessario, del resto, se si vuole essere portatori della liberazione e dell’amore di Dio ad un mondo che ne è
irrimediabilmente privo” (p. 129).
Concludo con le stesse parole con le quali ho iniziato. La fede biblica è davvero meravigliosa: propone grandiose visioni di un mondo restituito al suo splendore originario dove i valori etici e morali, quelli che sono radicati nel carattere stesso di Dio, producono autentica giustizia, pace e salute, perché danno completa realizzazione e gioia duratura a tutto il creato. La fede biblica, però, non sogna soltanto “un futuro migliore”, ma coinvolge fin da oggi uomini e donne in un progetto teso a quel fine, per concretizzare quella visione in fatti che anticipano quel futuro, testimoniando della bontà e desiderabilità dei valori di Dio.
In Israele le trombe annunciavano che il Giubileo stava iniziando e con esso, una nuova stagione di vita per il popolo di Dio. Che la Parola del Signore suoni come una tromba oggi per chiamarci a testimoniare ed a vivere fin da oggi i valori del Giubileo, quelli del regno di Dio: assicurare il riposo, la liberazione, l’equa distribuzione della ricchezza… Non è facile, ma è
possibile, e i cristiani responsabili stanno lavorando i questo senso con tutti coloro che condividono la desiderabilità di questi valori. Che voi possiate essere fra questi.
(Paolo Castellina,
sabato 18 marzo 2000
. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).
[i] Mistificare = ingannare la buona fede altrui, facendo apparire una cosa per un'altra.
[ii] Corrado Grottoli, “Il Giubileo. Il riposo e le istituzioni sabbatiche nella Bibbia”; Torino: La Casa della Bibbia, 1999.
1. Inizio culto: Salmo 145:1-8
2. Prima lettura: …ogni sei giorni di lavoro, un giorno di riposo. Ogni sette anni, un anno di riposo. Ogni 50 anni un Giubileo! Levitico 25:1-23.
3. Seconda lettura: E’ in Gesù che Iddio inaugura l’anno giubilare (eterno) della grazia: Luca 4:14-3o