Il cuore della tradizione
Introduzione
Che cos’è la TRADIZIONE? Il vocabolario, al riguardo, dice: "Il ricordo di fatti o usanze antiche tramandato di generazione in generazione". Nella nostra valle vi sono belle tradizioni popolari che vale la pena di conservare. Ad esempio abbiamo il "Calendimarzo" dove i bambini al suono dei campanacci salutano la primavera. A questo riguardo recentemente i nostri insegnanti hanno commentato: "I nostri ragazzi non sentono più queste tradizioni, lo fanno di malavoglia", e magari introducono tradizioni come il carnevale, a noi estranee. Un’altra tradizione è l’usanza del lunedì dopo Pasqua di far rotolare uova sode colorate sui prati. La storia locale testimonia come molte usanze della nostra valle, comuni nel passato, siano scomparse. Peccato, dicono alcuni, perché il nostro mondo moderno tende ad uniformarci tutti e farci perdere la nostra identità.
Vi sono poi le tradizioni religiose. Qui andiamo su un terreno più scottante. La fede cristiana o i riti religiosi cristiani, nel nostro caso riformati, può essere equiparata ad una tradizione? Dipende. Anche nella stessa Bibbia la parola TRADIZIONE ha un doppio significato, uno positivo e l’altro negativo. Il significato è positivo quando si tramanda il contenuto inalterabile della fede cristiana di generazione in generazione, affinché ogni generazione trovi, attraverso l’incontro personale con Dio e la fede nel Signore Gesù Cristo, la salvezza, una vita significativa ed eterna. Il significato è positivo quando si perpetuano, come ha comandato il Signore Gesù, le ordinanze religiose che Iddio ha stabilito, per poterne godere le benedizioni, come il battesimo, la Santa Cena, o i criteri biblici con i quali si deve ordinare il culto. Il significato di TRADIZIONE, diventa però negativo, quando o si porta avanti qualcosa che Dio, nella Sua Parola, non ha mai ordinato espressamente di fare, come ad esempio tradizioni religiose cattolico romane che sono palesemente superstizioni, o semplice "folklore", dei bei spettacoli per attirare i turisti…. Il significato è negativo quando si tramandano e si eseguono dei riti religiosi e delle cerimonie senza crederci veramente, come dei contenitori privi di sostanza. Allora è possibile (purtroppo) celebrare delle feste cristiane, il battesimo, la confermazione, la santa Cena, il matrimonio in chiesa, soltanto "perché si è sempre fatto così", senza veramente crederci, per conformismo sociale, o peggio, per superstizione. Questo allora veramente è cosa aberrante, che non solo sporca e guasta cose altrimenti belle e importanti, ma diventa un vero e proprio insulto, privo di vergogna, fatto a Dio stesso. Allora si attirerebbe molto meno la condanna e la riprovazione di Dio a non fare per nulla queste cose, che a farle in questo modo!
MARCO 7
Il testo biblico di Marco 7, che abbiamo letto prima, ci presenta il Signore Gesù che si occupa delle tradizioni antiche in uso in Israele in quel tempo, condannando la tradizione quando è portata avanti nel modo in cui gli Scribi e i Farisei facevano a quel tempo. Gesù condanna il tradizionalismo? Se si, perché e in che modo? Apparentemente Gesù, in questo testo, tratta di questioni che ci sono estranee, ma scopriremo ben presto che lo spirito degli Scribi e dei Farisei, può sempre ricomparire in ogni tempo e paese, e forse anche interessare anche noi personalmente. Ascoltiamo allora la Parola di Dio in questo testo, ed esaminiamola attentamente.
DovE sta il tuo cuore?
Considerate i versetti 6 e 7: "Ma egli, rispondendo, disse loro: «Ben profetizzò Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Ma invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini" (Mr. 7:6,7).
Gesù chiama "ipocriti" queste persone che pure diligentemente eseguivano dei doveri religiosi. Perché? Perché questi gesti dovevano essere simbolo di ciò che doveva di fatto doveva avvenire nel loro cuore, senza che questo corrispondesse veramente ad una realtà interiore, ad un fattivo impegno di riforma personale. Compiere questi riti di purificazione a cui Gesù allude, senza che di fatto avvenisse un cambiamento nel loro cuore, era perfettamente inutile, anzi, era offensivo verso Dio! La semplice osservanza esteriore di quei riti non significava nulla.
Molti cristiani, su questo punto, hanno idee confuse. Essi pensano: "Se ubbidisco al comando di Dio, che c’è di sbagliato? Non è forse vero che la vita cristiana consiste nell’ubbidienza ai comandamenti di Dio?". No, Dio vuole il nostro cuore, non un’ubbidienza esteriore. Certo, la nostra ubbidienza si deve manifestare in atti visibili, ma fintanto che il nostro cuore, cioè mente e volontà, non è in sintonia con le nostre azioni esterne, la nostra non è autentica ubbidienza.
Quest’idea la si vede chiaramente nel caso del culto che a Dio è dovuto. In Giovanni 4, Gesù incontra ad un pozzo, una donna della Samaria. Lei cerca di deviare la conversazione con Gesù dai problemi scottanti della sua propria vita ad argomenti che ritiene più generali e "teorici" come quelli che riguardano il culto, la sua esecuzione formale. Gesù risponde: "Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (Gv. 4:24). Gesù le vuole dire che le forme esteriori del culto non sono il vero problema. La vera questione è: in tutto questo dove sta il tuo cuore? Che cosa succede dentro di te?
Supponete che un uomo chieda a sua moglie se deve darle il bacio della buona notte. La sua risposta è: "Si, devi, ma non quel tipo di ‘devi’". Il culto è un dovere, ma non quel tipo di dovere. Non è del tipo che dice: ‘Non voglio, ma se proprio devo, lo farò’. Ciò che non vale con il baciare, non vale neanche con il culto. Le due cose sono strettamente legate nelle stesse lingue bibliche! Non c’è nessun valore in un bacio o in un atto di culto che non provenga dal cuore!
Lo stesso vale con tutti i "doveri" cristiani. Devo amare mia moglie? Si! Un vero marito cristiano deve amare sua moglie. Ma fintanto che quell’amore non proviene dal cuore, non si tratta di amore cristiano. Devo dare del denaro per la causa di Dio? Certamente: un vero cristiano comprende che tutto ciò che ha proviene da Dio e che Dio gli offre l’opportunità di partecipare alla Sua opera attraverso il sostegno finanziario, e quindi offrirà denaro di tutto cuore e con gioia! Dare del denaro, però, per forza, per non sentirsi in colpa, per conformismo, perché non se ne può fare a meno, è privo di valore.
Dobbiamo partecipare al culto domenicale? Si! Un vero cristiano partecipa al culto, perché questo è comandato dal Signore, ma fintanto che il desiderio di essere in comunione con Dio nel culto non proviene dal cuore, non si tratta di vero culto. Le attività cristiane non sorgono mai da una fredda legge esteriore che le esige, ma da una "calda" pulsione interiore che le compie perché amiamo Dio, Lo vogliamo servire di tutto cuore e ubbidire, perché questo Lo onora, e noi vogliamo onorarlo indipendentemente dal guadagno personale che noi potremmo trarne. La domanda è allora: Cristo vive in voi? Se è così, Egli ha trasformato il vostro cuore. Qual è la condizione del vostro cuore?
A che cosa ubbidisci?
La prima sfida che Gesù rivolge ai Farisei è dunque quella di esaminare il proprio cuore. Un’ubbidienza che non sorga dal cuore è priva di valore. In secondo luogo, Gesù li sfida a focalizzare la loro ubbidienza ai comandamenti di Dio piuttosto che alle tradizioni umane.
"Ma invano mi rendono un culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando infatti il comandamento di Dio, vi attenete alla tradizione degli uomini: lavatura di brocche e di coppe; e fate molte altre cose simili». Disse loro ancora: «Voi siete abili nell'annullare il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti ha detto: "onora tuo padre e tua madre" e: "chi maledice il padre o la madre sia messo a morte". Ma voi dite: "Se un uomo dice a suo padre o a sua madre: Tutto quello con cui potrei assisterti è Corban cioè un'offerta a Dio", non gli lasciate più far nulla per suo padre o per sua madre, annullando così la parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata. E fate molte altre cose simili" (Mr. 7:7-13).
I Farisei accusano i discepoli di Gesù di non osservare le riverite tradizioni dei padri. Gesù dice: "Va bene, presupponiamo che le tradizioni dei nostri padri siano valide. Anche se lo fossero, si può al massimo dire che i miei discepoli violino una tradizione umana. Voi, invece, fate peggio: violate i comandamenti di Dio!". A questo punto Gesù dà un esempio specifico. Consideriamolo brevemente.
Onorare padre e madre è uno dei Dieci Comandamenti, e quindi questo sarebbe fondamentale per qualsiasi Israelita. Chiaramente qualcuno che onori i suoi genitori si prenderebbe cura di loro nella loro anzianità, se ne avessero bisogno. Il concetto di ‘onorare’ include molto più che sostegno finanziario. Eppure le tradizioni dei Farisei permettevano ad un uomo di evitare questa incombenza se fosse in lite con i propri genitori e non volesse così onorarli. Se un uomo avesse dichiarato che tutti i suoi beni fossero ‘corban’, o ‘consacrati a Dio’, egli poteva ancora sostenere sé stesso con quel denaro, ma non era tenuto a sostenere i propri genitori! Si trattava di una furbizia che gli permetteva di evitare di sostenere i suoi genitori, senza violare il comandamento.
Questo tipo di "manovre" o giustificazioni, è del tutto antitetico a ciò che Gesù insegna sulla legge, e manifestava ancora una volta come i Farisei operassero per conformarsi ad un codice esteriore, ignorando il significato spirituale della legge.
Nei versetti 6-7a, dunque, Gesù dice che l’obbedienza non ha alcun merito se non scaturisce dal cuore. In 7b-13, Egli dice che l’ubbidienza religiosa non ha alcun merito se è fatta verso una legge d’uomini soltanto.
Ora qui Gesù non è che condanni tutte le tradizioni umane; non dice che un Israelita che non si lavi le mani prima di mangiare per preparare il suo cuore al culto di Dio, sia sbagliato, ma che potrebbe non farlo in modo giusto. E’ il cuore che conta, non le azioni esterne. Gesù di fatto dice; "Se voi Farisei violate uno del 10 comandamenti, come potete giudicare i miei discepoli di disubbidire una regola fatta dall’uomo?". Quest’affermazione è parallela all’illustrazione che Egli fa in Matteo 7:3-5: "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Ovvero, come puoi dire a tuo fratello: "Lascia che ti tolga dall'occhio la pagliuzza", mentre c'è una trave nel tuo occhio? Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello".
Quest’immagine è davvero divertente se la immaginate come una vignetta umoristica. Ecco un uomo che arriva con un’asse di legno che esce dal suo occhio, e che lo acceca, il quale sta cercando di estrarre un granello di segatura dall’occhio di suo fratello, senza danneggiare l’occhio. Non lo si può fare! Questi Farisei avevano dunque una trave nell’occhio – ritenevano di essere a posto davanti a Dio – eppure contestavano ai discepoli di Gesù di contravvenire alla tradizione degli antichi!
E’ facile puntare il nostro dito accusatorio verso i Farisei. Quanto spesso, però, noi facciamo lo stesso! Spesso giudichiamo gli altri perché non si comportano come noi ci aspetteremmo, non si vestono nel modo che noi pensiamo dovrebbero vestirsi, o non cantano le canzoni che noi cantiamo – anche nelle chiese! Quanto spesso giudichiamo gli altri perché non fanno le cose "nel modo che sono sempre state fatte" fra il nostro particolare gruppo di persone? A che cosa ubbidite voi dal cuore?
Il vostro cuore E’ disposto all’incontro con Dio?
Vedete, così, come Gesù dica ai Farisei, in primo luogo, che è la condizione del loro cuore a disonorare Dio, sebbene essi affermino di onorare Dio attraverso la loro ubbidienza. In secondo luogo che anche la loro ubbidienza non onora Dio perché essi pongono la tradizione umana ad un livello più alto dei comandamenti stesso.
Nei versetti 14-23 Gesù affronta un problema sostanziale: La vostra tradizione delle purificazioni rituali è davvero valida? Certamente è meno importante di uno dei 10 comandamenti, ma è davvero importante? I discepoli di Gesù sbagliano, anche sono meno in errore dei Farisei? Leggiamo i versetti 14-23:
"Poi, chiamata a sé tutta la folla, disse loro: «Ascoltatemi tutti ed intendete: Non c'è nulla di esterno all'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono da lui che lo contaminano. Chi ha orecchi da udire, oda!». Quando poi egli fu rientrato in casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse loro: «Siete anche voi così privi d'intelligenza? Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell'uomo non può contaminarlo, perché non entra nel suo cuore, ma nel ventre, e poi se ne va nella fogna?». Così dicendo, dichiarava puri tutti gli alimenti. Disse ancora: «Ciò che esce dall'uomo, quello lo contamina. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, procedono pensieri malvagi, adultéri, fornicazioni, omicidi, furti, cupidigie, malizie, frodi, insolenza, invidia, bestemmia, orgoglio, stoltezza. Tutte queste cose malvagie escono dal di dentro dell'uomo e lo contaminano»".
Con grande sorpresa degli stessi Suoi discepoli (notate come essi Glielo chiedano una seconda volta, perché non sono sicuri di aver udito bene), Gesù non limita le sue osservazioni al rito della purificazione delle mani prima dei pasti. Al contrario, Egli demolisce l’intera distinzione fra cibi puri e cibi impuri.
Come forse sapete, vi sono anche oggi gli Israeliti ortodossi che sono molto attenti a non mangiare cibi che non siano KOSHER, cioè preparati secondo le regole rabbiniche. La cosa è biblicamente giustificata, se si considera solo l’Antico Testamento. Vi ricordate come Daniele ed i suoi amici avessero messo a rischio la loro posizione sociale, e persino la loro vita, rifiutandosi di mangiare cibo impuro a Babilonia, e come per questo Dio li onori.
Gesù però qui dice: "La distinzione fra cibi puri e cibi impuri era sempre un’immagine dell’avere il cuore preparato a venire alla presenza di Dio. La questione non è: "Ho toccato un animale morto, e quindi non posso entrare nel Tempio". Al contrario il vero problema è: "Ho forse io la morte nel cuore – l’odio, l’ira, la malizia: se è così io non posso accostarmi a Dio!".
Se consideriamo Levitico 11-15, vediamo come queste regole derivino dalla santità di Dio. Dio è santo, ed ha rivelato Sé stesso agli Israeliti come Colui che dimora nel Suo tabernacolo. Entrare nel Tabernacolo significava accostarsi alla presenza stessa di Dio. Bisognava così essere preparato per accostarsi a Lui. Allo stesso modo rammentare l’incontro fra Mosè e Dio al roveto ardente. Dio dice: "Non avvicinarti qui; togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo santo" (Es. 3:5).
Non possiamo così, alla leggera, calpestare terreno sacro. Dobbiamo considerare la santità di Dio, la purezza di Dio, e la nostra posizione morale e spirituale di fronte a Lui, altrimenti contamineremmo la Sua santità.
Gesù, però, qui dice: "Tutte queste regole esteriori sono simbolo di una regola interiore più importante: il vostro cuore è davvero preparato a venire alla presenza di Dio? Alla fin fine, ciò che mangiate, ciò che avete sotto i piedi, le malattie che avete, non sono importanti. Il vostro cuore, però, è stato preparato? Il vostro cuore è forse contaminato? Dalla concupiscenza, dall’invidia, dalla calunnia, dall’orgoglio? Sono questi a condurre a peccati esterni, e sono queste cose a rendervi impuri, inadatti ad accostarvi a Dio!".
Vi siete così interiormente preparati ad accostarvi a Dio? Quando esaminate il vostro cuore, vi trovate tracce di ira, avidità, invidia, orgoglio o concupiscenza? Qual è la condizione del vostro cuore?
Un esempio
Ciò che segue, nel nostro testo, serve per sottolineare il punto che Gesù ha or ora fatto. Egli voleva starsene da solo con i Suoi discepoli, ma in qualche modo non riesce a sfuggire alla folla. Lasciano così la Galilea, ed entrano in una regione dove prevale il paganesimo.
"Poi partì di là e andò nel territorio di Tiro e di Sidone, entrò in una casa e non voleva che alcuno lo sapesse, ma non potè restare nascosto. Infatti una donna, la cui figlia aveva uno spirito immondo, avendo sentito parlare di Gesù, venne e gli si gettò ai piedi. Or quella donna era greca, sirofenicia di origine, e lo pregava di scacciare il demone da sua figlia; ma Gesù le disse: «Lascia che si sazino prima i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma ella rispose e gli disse: «Dici bene, o Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli». Allora egli le disse: «Per questa tua parola, va il demone è uscito da tua figlia». Ed ella, tornata a casa sua, trovò la figlia coricata a letto, e il demone era uscito da lei" (Mr. 7:24-30).
In una regione dove prevaleva il paganesimo, Gesù e i Suoi discepoli probabilmente avevano difficoltà a trovare cibo KOSHER. Così, subito dopo queste dichiarazioni sulle leggi dietetiche, Gesù li porta in un luogo dove vengono subito messi a confronto con cibo "impuro". L’interesse di Gesù, però, è molto più che del cibo, come mostra questo fatto.
La tradizione israelita avrebbe detto che Gesù non avrebbe dovuto aver nulla a che fare con questa donna pagana. All’inizio pare che proprio questo fosse il modo in cui si sarebbe comportato. Il racconto di Matteo getta luce sulla ragione della Sua prima risposta. La donna si rivolge a Gesù come "Figlio di David", il titolo del Messia d’Israele. In effetti diceva: "Dato che tu sei il Messia di Israele, guarisci mia figlia!". Un pagano, però, non poteva pretendere nulla dal Messia di Israele. La sua risposta al rimprovero di Gesù, però, rivela che il suo cuore era disposto nel modo giusto. Riconosce di non poter pretendere nulla da Gesù, che non ha alcun titolo nemmeno di parlargli, che è indegna della Sua attenzione. Come dice Davide nel Salmo 51: "o DIO tu non disprezzi il cuore rotto e contrito" (Sl. 51:17). Il Figlio di Davide, così si comporta come dice il Salmo, e scaccia il demone dalla figlia di quella donna.
I Farisei si avvicinano a Gesù presumendo di essere dei giusti. Gesù sottolinea la loro ipocrisia, sottolinea la loro violazione dei comandamenti di Dio, e sovverte qualunque base scritturale che potessero avere sulla tradizione della purificazione delle mani. Eppure, quando questa donna pagana si avvicina a Gesù senza poter vantare alcuna giustizia sua propria, riconosce la propria indegnità, Gesù infrange la tradizione israelita e sconfigge le potenze malvagie che opprimevano quella bambina.
Conclusione
Concludiamo considerando il nostro proprio cuore. Forse che io e voi stiamo usando le tradizioni degli uomini per violare i comandamenti di Dio? Forse che sentite di essere a posto solo per aver rispettato una serie di tradizioni? Se è così avete un grosso problema!
Noi non abbiamo più rituali di purificazione per le nostre mani. Lavarsi le mani è semplicemente una norma igienica. Non credo che qui vi sia nessuno che pensa di essere meglio preparato per il culto perché questa mattina si è lavato le mani. Però vi può essere qualcuno per cui l’osservanza formale di una tradizione diventa così importante che non osservarla sarebbe per lui …una vergogna, qualcosa che susciterebbe le critiche, magari, della società, o qualcuno per il quale l’osservanza di un certo rito religioso è come una superstizione, perché, non farlo (non si sa mai) chissà quale maledizione comporterebbe! Se è così, l’osservanza di queste tradizioni è del tutto aberrante, perché, in realtà, non si è dato pensiero alcuno della cosa che più importa, cioè della condizione del proprio cuore davanti a Dio.
A volte noi critichiamo altri, per quanto essi siano legati alle loro tradizioni superstiziose. Magari siamo tentati di puntare il dito contro i Cattolici romani, che mettono ciò che chiamano "Sacra Tradizione" al pari della Bibbia, ammettendo così nella loro pratica religiosa, molte cose del tutto non bibliche, cose per le quali non c’è alcun fondamento biblico. Queste tradizioni includono la dottrina del purgatorio, il culto di Maria, o le concezioni magiche legate ai cosiddetti sacramenti.
Oppure siamo tentati di puntare il dito contro certe chiese che magari non seguono alla lettera le nostre "amate ed antiche liturgie", come se esse fossero stabilite dalla Bibbia stessa, o perché "così si è sempre fatto".
Focalizzarsi sugli errori altrui sarebbe non aver capito ciò che effettivamente dice il nostro testo. Il peccato fondamentale che esso vuole colpire è quello di credersi giusti davanti a Dio solo perché si sono rispettate certe tradizioni. Se la mia risposta a questo testo è: "Ah si, ora ho capito che cosa c’è di sbagliato in quelle chiese", allora sono colpevole del peccato che qui viene menzionato. Allora divento come i Farisei, con una grossa trave nel mio occhio.
Esaminiamo così il nostro cuore! Siamo legati solo a delle tradizioni? Reagiamo forse con insofferenza quando in chiesa si cantano inni che non sono previsti nell’innario ufficiale, o si fanno o non si fanno cose che "la nostra liturgia non prevede"? Condanniamo magari chi durante il culto alza le mani in preghiera, o si comporta in un modo che non ci aspetteremmo, o al quale non siamo abituati? Non è possibile che noi, in questo modo, infrangiamo il comandamento dell’amore perché per noi è più importante la nostra tradizione?
Molte tradizioni in sé stesse non sono sbagliate, ma esse perdono, nel corso del tempo, il loro significato originale, diventano forme senza contenuto, o forme con un contenuto superstizioso e sbagliato. Certe tradizioni diventano degli otri secchi e crepati che non permettono al vino nuovo e frizzante di un rapporto vivente con Cristo di nascere e svilupparsi!
Esaminate il vostro cuore! Siete forse legati allo spirito anti-tradizionalista. Alcuni sono tentati a non attenersi alle tradizioni, e a disprezzarle tutte! Diciamo: "Basta con le tradizioni! Ricominciamo tutto da capo!". Questo viene talvolta chiamato "snobismo cronologico", l’idea cioè che vale solo quello che è "nuovo" ed è "superato" tutto quello che è "vecchio".
Allora, liberiamoci dalle catene della tradizione e dell’anti-tradizione, e focalizziamoci sulle tre domande che Gesù solleva in questo brano:
Dove sta il vostro cuore? L’ubbidienza non significa nulla se non proviene dal cuore.
A che cosa state ubbidendo dal cuore? State ubbidendo a Dio,oppure all’uomo? Forse che usate le regole per affermare di "essere a posto", guardando poi, magari, gli altri con disprezzo?
Infine, il vostro cuore è stato preparato per accostarsi a Dio?
Possa Iddio dirigere il Suo fascio di luce rivelatrice sul nostro cuore e mettervi in evidenza tutto ciò che ai Suoi occhi non è accettabile, e che noi veramente si confessi il nostro peccato, la nostra ipocrisia, per poter ricevere il Suo perdono e con fierezza accostarci al trono della grazia!
(Paolo Castellina, sabato 3 giugno 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).
Ordine del culto
1. Preludio
2. Introduzione
3. Canto IC 16 "A Dio cantate un canto nuovo"
4. Battesimo
a. Istruzione
b. Canto IC 201 – "Questo bimbo o Salvator"
c. Battesimo
d. Consegna ricordo
5. Interludio
6. Lettura Biblica
7. Preghiera
8. Canto Salmo 92 – "E’ pure cosa bella"
9. Predicazione
10. Canto IC 162 "Ascoltami, popolo mio"
11. Annunzi
12. Preghiera – Padre Nostro
13. Gloria – Benedizione – Amen
14. Postludio