Un esercizio di un realismo davvero sano
Introduzione
"Dobbiamo divertirci", dice la nostra generazione. "Non dobbiamo pensare a cose brutte… allontaniamo dalla nostra mente ogni pensiero che ci ricordi la morte… godiamoci la vita fin che ce l’abbiamo…". Qualcuno ha osservato come sia davvero la prima volta nella storia che una civiltà si comporti in maniera tanto irresponsabile quanto la nostra. Mentre le generazioni del passato pensavano alla morte e vi si preparavano, la nostra vorrebbe esorcizzarla "non pensandoci", facendo finta che non esista… Soltanto per scontrarsi prima o poi con questa realtà che ci spaventa. Si, non è mai successo prima che una civiltà fosse stata così priva di speranza, piena di paure, priva di religione, votata solo a ...godersi il più possibile il presente. Bisognerebbe meglio dire che una simile mentalità è stata sempre il segno delle civiltà decadenti, privi di valori, veri "vuoti a perdere" che la storia ha giudicato per quel che erano.
Forse questa nostra mentalità è il risultato dello scetticismo e dell’incredulità che ci ha comunicato il moderno ed ingannevole "culto della scienza", che ha voluto smantellare e ridicolizzare ogni credenza facendo professione di "realismo". Si dice: "la scienza ha dimostrato che…". Dimostrato? Dimostrato che cosa? Come? Essa ha solo lasciato i suoi seguaci nella disperazione più totale! Così però non deve essere: possiamo e dobbiamo sviluppare senso critico verso "la società della critica e della negazione", possiamo e dobbiamo scegliere di non far parte …del branco, ed avere il coraggio di pensarla e di vivere diversamente, come la sapienza antica ci insegna, avere il coraggio di rifiutare senza rimpianti il mito del pensiero "moderno" e cogliere il vero realismo, quello di considerare la vita, la morte, il mondo, dalla prospettiva di Dio. Che avete paura di perdere a farlo? Anzi, c’è tutto da guadagnare!
Realismo non vuol dire chiudere gli occhi sulla malattia, sulla sofferenza, sulla morte, ma affrontare di petto la realtà. Per questo, anche se la frase della Bibbia che vi sto per leggere, può essere del tutto incongrua, irragionevole per la mentalità moderna, pure essa è la chiave del vivere in modo davvero responsabile.
E’ tratta dal libro biblico del Qoheleth, o Ecclesiaste, e dice: "È meglio andare in una casa dove c'è lutto, che andare in una casa dove si fa festa, perché quella è la fine di ogni uomo, e chi vive vi porrà mente" (Ec. 7:2).
Quando così la morte colpisce vicino a noi è saggio riflettere, e "por mente" a diverse cose importanti.
1. E’ sano rammentarsi dell’incertezza e della brevità della vita
La vita, in fondo, anche quando raggiunge il massimo del suo potenziale, è breve. L’apostolo Giacomo dice: "Cos'è infatti la vostra vita? In verità essa è un vapore che appare per un po' di tempo, e poi svanisce" (Gm. 4:14).
I Salmi, quando considerano la breve natura della vita, dicono: "I giorni dell'uomo sono come l'erba; egli fiorisce come il fiore del campo; se il vento gli passa sopra, egli non è più e il suo luogo non lo si riconosce più" (Sl. 130:15,16). Inoltre: "I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni e per i più forti a ottanta ma quel che costituisce il loro orgoglio non è che travaglio e vanità, perché passa in fretta e noi ce ne voliamo via. Chi conosce la forza della tua ira e il tuo furore secondo il timore che ti è dovuto? Insegnaci dunque a contare i nostri giorni, per ottenere un cuore savio" (Sl. 90:10-12).
Possiamo avere sane abitudini di vita, avere una dieta alimentare sana, fare esercizi e vivere un po’ di più, eppure la cosa più grande che mai noi si possa fare considerando la morte, è prepararci a morire, perché alla morte lo spirito ritorna a Dio che l’ha dato.
Inoltre dovremmo vivere ogni giorno come se fosse il nostro ultimo, perché così potrebbe ben essere. E’ inutile e ridicolo "fare le corna", o "toccare ferro": è più saggio e realistico esserne pronti!
2. E’ sano rammendarsi che la morte ci accomuna tutti
Dice la Bibbia: "è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio" (Eb. 9:27).
L’altro giorno passavo a piedi il confine fra la Svizzera e l’Italia. Dovevo recarmi solo all’ufficio postale italiano li vicino. Ho però pensato: immagina di non poter più tornare indietro, che …le guardie ti blocchino e non ci sia modo di convincerle di farti passare. Immagina sia quello il confine fra la vita e la morte, tu lo devi attraversare, e non tornerai mai più indietro. Saresti pronto ad un’evenienza come questa? Che angoscia il solo pensiero di non poter più ritornare fra i miei cari, eppure sarà l’esperienza di tutti, alla quale ciascuno deve prepararsi. E’ saggio, intelligente, previdente, chi lo fa. Sebbene noi si cerchi particolarmente oggi di tenere questo pensiero il più lontano possibile da noi, dobbiamo pure renderci conto che un giorno anche noi dovremo "attraversare il confine" per passare da questo "paese" ad un altro, la vita eterna, senza poterci più ritornare,
Per ciascuno di noi si celebrerà un funerale, e quindi è saggio e realistico chiederci: Quali memorie di me stesso lascerò? Come si sentiranno le persone che amo e i miei amici? Inoltre (ed è la domanda più importante): quale sarà il mio destino? Dato che non possiamo sfuggire alla morte, e dato che non siamo mai a più di un passo dall’eternità, dobbiamo prepararci ad incontrare Dio, il nostro Creatore.
3. E’ sano rammentarsi della futilità delle cose di questo mondo
La vita è troppo preziosa. La felicità, la gioia e la pace, sono troppo pregiate per essere trascurate, o sprecate, solo per correre dietro a cose materiali che, nella migliore delle ipotesi, non durano che pochi giorni. Giobbe disse: «Nudo sono uscito dal grembo di mia madre e nudo vi ritornerò. L'Eterno ha dato e l'Eterno ha tolto. Sia benedetto il nome dell'Eterno» (Gb. 1:21).
Ascoltiamo la sapienza della Parola di Dio quando ci dice: "Ora la pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato. Non abbiamo infatti portato nulla nel mondo, ed è chiaro che non possiamo portarne via nulla, ma quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, saremo di questo contenti" (1 Ti. 6:6-8).
"Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano, e dove i ladri sfondano e rubano, anzi fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano" (Mt. 6:19,20). "Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra" (Cl. 3:2).
4. E’ sano rammentarci di quanto noi si abbia bisogno di Gesù Cristo
Abbiamo bisogno della Persona ed opera di Gesù Cristo nella nostra vita, perché solo Lui può salvarci dalla miseria e dalle eterne conseguenze del peccato, il quale sporca, guasta e deturpa la nostra esistenza.
Solo il Salvatore Gesù Cristo può accompagnarci durante la nostra vita per farci percorrere sentieri sicuri, darci forza e conforto, essere con noi anche quando dovessimo attraversare la valle dell’ombra della morte.
Gesù è l’unico che abbia attraversato il confine della morte e sia tornato indietro per noi carico di un carico di quelle risorse morali e spirituali che sole ci possono essere utili in questa vita e dopo, per affrontare preparati qualsiasi evenienza. La Scrittura dice: "…prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l'anima sua non sarebbe stata lasciata nell'Ades e che la sua carne non avrebbe visto la corruzione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; e di questo noi tutti siamo testimoni" (At. 2:31,32).
Gesù quindi è l’unico che abbia vere risposte, la rivelazione, ed il conforto necessario per affrontare la morte. Lasciamo che sia quindi Gesù Cristo il nostro più autentico conforto.
Dice la Bibbia: "Ora, fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate contristati come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati. Ora vi diciamo questo per parola del Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati, perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi; poi noi viventi, che saremo rimasti saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell'aria; così saremo sempre col Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole" (1 Ts. 4:13-18).
Rammentiamoci sempre che anche noi dovremo passare da soli quel confine. Iddio ci dice: "mangerai il pane col sudore del tuo volto, finché tu ritorni alla terra perché da essa fosti tratto; poiché tu sei polvere, e in polvere ritornerai" (Ge. 3:19).
E’ solo attraverso Gesù Cristo, seguito con fedeltà ed ubbidienza, che noi potremo riportare vittoria sulla morte: "O morte, dov'è il tuo dardo? O inferno, dov'è la tua vittoria? Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge. Ma ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo" (1 Co. 15:55-57).
Facciamo in modo, allora, di riuscirne vincitori. Ripetutamente la Scrittura ci dice: "Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: a chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è in mezzo al paradiso di Dio ... Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: chi vince non sarà certamente colpito dalla seconda morte ... Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: a chi vince io darò da mangiare della manna nascosta, e gli darò una pietruzza bianca, e sulla pietruzza sta scritto un nuovo nome che nessuno conosce, se non colui che lo riceve ... A chi vince e ritiene fino alla fine le opere mie, darò potestà sulle nazioni… ed egli le governerà con uno scettro di ferro ed esse saranno frantumate come vasi d'argilla, come anch'io ho ricevuto autorità dal Padre mio... Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. ...Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non uscirà mai più fuori; e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome ... A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come anch'io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono" (Ap. 2:7, 11, 17, 26-27; 3:5, 12, 21)
Conclusione
Ciascuno di noi oggi è impegnato a scrivere la storia della sua vita. Ogni ora noi ne scriviamo un paragrafo. Ogni giorno noi ne scriviamo una pagina. Ogni settimana noi ne scriviamo una sezione. Ogni anno noi ne scriviamo un capitolo. Alla fine …noi ne avremo scritto e completato il libro.
Un giorno un cappellano militare era al capezzale di un giovane morente durante la seconda guerra mondiale. Gli chiese se avesse avuto un messaggio da far recapitare alla sua famiglia. Il giovane rispose: "Si, dica a mio padre e mia madre che muoio contento. Inoltre dica al pastore della mia chiesa che sono morto come un cristiano e che non ho mai dimenticato il suo insegnamento". Poche settimane più tardi il cappellano militare ricevette una lettera dal pastore della chiesa di quel giovane. Diceva: "Dio abbia misericordia di me. Il mese scorso ho abbandonato il mio ministero di pastore. Credevo che quello che facevo fosse stato del tutto inutile, ma quando ho ricevuto la sua lettera che diceva che proprio il mio insegnamento era stato il mezzo per conquistare un’anima a Dio, ebbene, ho voluto ritornare ad essere pastore e, nel nome di Cristo, sarò fedele fino alla fine".
Vorrei terminare con una poesia, che riprendo in prosa, e che dice: "Sebbene mi sia cara la mia casa, e dolce la mia vita, sebbene sa grato a Dio per tutti i beni che fin ora mi ha concesso, eppure in me risuona chiaro un messaggio: la casa più vera della mia anima non è questa quaggiù. La scena continua a cambiare, fra gioie ed afflizioni, eppure il pensiero mi ritorna: la visione di un riposo immutabile, dove il volto di Dio mi renderà beata. Nel cordoglio e nell’afflizione, nel lavoro come nella lotta, corre un filo divino, che collega la nostra vita alla vita lassù. Signore, aiutaci, con cuori riconoscenti, a cogliere l’aspetto eterno di ogni giorno quaggiù, e ad edificare la nostra dimora su quell’alto colle, là dove i santi camminano con Te nella luce".
(Paolo Castellina, sabato 10 giugno 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).