Caccia alle streghe in Bregaglia
La credenza che certe disgrazie e malattie siano opera di stregoneria e diffusa in molte culture. Nell’Europa del 15° secolo, alle soglie dell’era moderna, tale credenza suscitò una vera ossessione delle streghe, ossessione che doveva protrarsi per più secoli. Anche la chiesa riformata ne fu contagiata. Quando una malattia sconosciuta colpiva gente o bestiame si sospettava che il danno fosse stato perpetrato da uomini, ma soprattutto da donne, che si servivano di forze occulte.
Si era ampiamente diffusa tutta una serie di credenze. Si sosteneva che le streghe avessero commercio con il diavolo, che partecipassero alle tregende (“barioni”), che fossero state dotate dal diavolo di ogni genere di forze sovrannaturali. Il sospetto di stregoneria ricadeva spesso su persone emarginate dalla società.
In Bregaglia i processi alle streghe iniziarono soltanto nella seconda meta del 17° secolo. Vi furono giustiziati complessivamente più di venti streghe e stregoni: decapitati o arsi sul rogo. Le confessioni venivano di solito estorte con la tortura. In questo modo gli accusati finivano con l’ammettere quello che i giudici volevano sentire. Alcuni accusati morivano sotto tortura. Secondo gli atti del tribunale di Vicosoprano, in data di agosto 1669 Catarina Sollara confessava di aver partecipato ad un barlot, durante il quale il diavolo l’aveva sposata ad un uomo di nome Giacomo, il quale le aveva dato un anello d’oro che si era poi rivelato semplice paglia intrecciata. Confessava di avere avuto commercio sessuale con il diavolo, di non aver provato però nessun piacere, contrariamente a quanto avveniva con suo marito. Confessava inoltre di avere ricevuto dal diavolo un bastone e un vaso con un unguento nero e maleodorante per contaminare uomini e bestiame.
Una prima serie di processi ebbe luogo negli anni 1654/55, una seconda nel biennio 1668/69. Un processo n’attirava un altro perché, sotto tortura, l’accusato denunciava presunti complici. L’ultimo processo si celebra nel 1688. Le streghe erano condannate da tribunali civili: la chiesa non era direttamente coinvolta. Ma all’epoca stato e chiesa non erano nettamente distinti. Autorevoli rappresentanti del clero ritenevano che lo sterminio delle streghe fosse opera giusta e pia. Ancora nel 1742 Nicolin Sererhard, uno stimato parroco grigione, scriveva: “Gente che si crede saggia... afferma che la stregoneria non sia che immaginazione... In verità le autorità ecclesiastiche farebbero molto bene di appuntare, più energicamente di quanto non faccia, le loro spade contro tale gente perniciosa e pericolosa: questo contribuirebbe a mettere fine al regno di Satana per la gloria di Dio”.
Verso la fine del 17° secolo l’opposizione ai processi alle streghe si fece sempre più decisa, anche da parte delle chiese. Nel 18° secolo si ebbe soltanto qualche processo isolato.