II barone e la baronessa de Castelmur
Dalla strada a ovest di Stampa si scorge, sul lato opposto della valle, il palazzo Castelmur; un imponente edificio rossastro fiancheggiato da due torri merlate. Il passante si chiederà da dove provenga quel corpo estraneo nel paesaggio della Bregaglia. Lo strano edificio venne eretto dal barone Giovanni de Castelmur. Nel 1827 egli acquistò una casa patrizia a Coltura e la trasformò nell’attuale castello. Al suo interno il vecchio edificio resta ben riconoscibile.
Chi era il barone Giovanni de Castelmur? I Castelmur erano un vecchio casato bregagliotto. La famiglia di Giovanni si era stabilita da generazioni a Marsiglia e si era arricchita con la gestione di una pasticceria. Lui stesso era nato in quella città nel 1800 e vi aveva trascorso la fanciullezza; parlava perfettamente francese. Restò però per tutta la vita profondamente legato ai Grigioni e alla Bregaglia. Ricevette da Napoleone III il titolo di barone per meriti filantropici. Sua moglie Anna, nata nel 1813, pure una Castelmur, era sua cugina di primo grado. Si sposarono nel 1840 e non ebbero figli. La lapide funebre a Nossa Dona denomina la baronessa .moglie dell’avventuroso Giovanni de Castelmur’. L’epiteto e appropriato nel senso che Giovanni fu uno spirito molto versatile e intraprendente. Impiegava le sue forze e i suoi averi per il bene pubblico ed era conosciuto come benefattore. Sostenne la scuola pagando vario materiale ed anche la retta scolastica dei bisognosi. Partecipò al finanziamento di una stazione telegrafica a Castasegna e fece migliorare a proprie spese la strada che porta da Stampa a Coltura.
Finanziò la stampa di un nuovo libro di canto per la parrocchia riformata. Nel già menzionato restauro della chiesa di Nossa Dona investì somme considerevoli. Da giovane Giovanni de Castelmur pubblicò in francese e italiano il trattato Alcune riflessioni politiche (1830), dove il barone enuncia un suo programma. Lo spirito che lo pervade viene espresso nella prefazione: “Elettrizzato del sentimento che ci rende cittadini della confederazione e non di un distretto, d’un comune, d’una valle, d’un cantone, sentimento che ci unisce quando respiriamo e ci fa portare su tutti i mèmbri della nostra bella patria quello sguardo filantropico”.
La sua critica alle condizioni vigenti, spesso condotta con toni aspri, sollevò delle opposizioni che lo costrinsero a ritirare la pubblicazione. Nel 1844 fu eletto podestà della valle. Morì nel 1871 a Nizza e venne sepolto nella chiesa di Nossa Donna.
La vedova prosegui l’opera sua. Come prima cosa istituì un legato per permettere agli insegnanti bregagliotti di approfondire lo studio della lingua in Italia. Nel 1873 creò una fondazione per il mantenimento della zona fortificata della Porta. Grazie ad una sua generosa offerta fu possibile edificare l’asilo di Flin, presso Spino. on l’eredita lasciata alla sua morte si costruì il ponte che congiunge Coltura alla strada principale, ancora oggi chiamato “ponte della Baronessa”. Venne sepolta pure lei nella chiesa di Nossa Dona. “Ho sempre più il bisogno di venire in aiuto al povero e bisognoso; questa e la mia precisa volontà e credo anche il mio dovere.”