Confini, comuni e tribunali

L’attuale confine fra la Bregaglia e l’Italia, che corre lungo due affluenti della Maira a Castasegna, risale all’imperatore Ottone I. Per assicurarsi il passaggio del Settimo, nel 960 egli assegnò il territorio superiore alla sovranità del vescovo di Coira. Fino allora la Bregaglia aveva fatto parte della diocesi di Como, che mette lungamente in questione questo confine, senza ottenerne però la rimozione. Il vescovo delegava i diritti sulle strade a famiglie della Valle: ai Prevosti, Torriani, Castelmur e Salis. Questi dovevano impegnarsi a garantire il transito sul valico del Settimo. Un contratto del genere venne per esempio stipulato nel 1387 con la famiglia Castelmur. Il territorio si suddivide in due parti: Sopraporta e Sottoporta. Il nome Porta designa la strozzatura fortificata sopra Promontogno, dove una volta si riscuotevano i pedaggi stradali.

Nel corso dei secoli la Bregaglia acquistò una certa indipendenza nei confronti del vescovo di Coira. A partire dal 14° secolo venne governata da un podestà locale. La regione formava dapprima un’unica circoscrizione; nel 15° secolo questa si suddivise in due comuni. Il comune di Sottoporta ebbe il suo tribunale amministrativo indipendente. Il tribunale penale restava invece unificato ed aveva la sua sede nel pretorio di Vicosoprano.

Nel medioevo la Bregaglia formava un’unica parrocchia. Nossa Donna a Castelmur, il promontorio che divide Sopraporta da Sottoporta, era la chiesa madre della Valle. Vi risiedeva un arciprete, nominato dal vescovo di Coira. Nei singoli villaggi esistevano piccole chiese o cappelle, servite da cappellani. Nel 1520 ce n’erano otto.

La Riforma portò profondi cambiamenti nella struttura ecclesiastica. Il comune di Sopraporta s’apre per primo ai moti riformatori. Già nel 1532 Bartolomeo Maturo vi fonda una comunità riformata. Sottoporta aderisce alla nuova fede soltanto venti anni dopo. La grande importanza che la Riforma attribuiva alle comunità locali,  contribuisce a dare loro una maggiore importanza.

Nei singoli villaggi si nominarono dei parroci; ci furono ben presto tre parroci a Sopraporta ed altrettanti a Sottoporta. Nel 17° e nel 18° secolo si costruirono nuove chiese a Castasegna, Stampa, Borgonovo, Vicosoprano e Gasacela. Il santuario di San Gaudenzio e la chiesa parrocchiale di Nossa Dona vengono invece abbandonate e cominciano ad andare in rovina. Solo nel 19° secolo rinacque l’interesse per i vecchi edifici. Nel 1839 il barone Giovanni de Castelmur acquistò la zona fortificata della Porta e la fece restaurare quale simbolo della Valle.