Mattia Flacio Illirico (1520-1575)

Il difensore appassionato della libertà

 Oltre a Pier Paolo Vergerio, queste terre hanno dato i natali anche ad altri grandi uomini della Riforma protestante. Anche questi avevano assaporato la libertà conosciuta e sperimentata nell’evangelo di Gesù Cristo. Molti di loro dovettero pagare un prezzo alto per salvaguardare, difendere e diffondere la libertà scoperta. Anche Flacio Illirico fa parte di questa schiera. Il suo amore per la libertà lo spinse a denunciare i tentativi di annacquare il messaggio evangelico e a impegnarsi affinché la lettura della Bibbia si diffondesse in modo capillare e fosse praticata in modo corretto. Anche lui, a causa delle sue idee, visse una vita movimentata e, per molti aspetti, tormentata.

 Chi è Flacio Illirico? Nasce il 3 marzo 1520 con il nome di Matthias Vlacich ad Albona in Istria (già colonia veneziana). Riceve la sua prima formazione umanistica, di alto livello, alla scuola di S. Marco a Venezia. Lo zio Baldo Lupetino, provinciale dei francescani e simpatizzante per la Riforma luterana, lo sollecita a completare i suoi studi oltralpe (un anno a Basilea, poi a Tubinga e infine a Wittenberg). Baldo Lupetino riuscì a orientare il nipote che seguì fedelmente i suoi consigli. Non gli fu altrettanto facile sfuggire alla mano dell’Inquisizione che lo fece chiudere in carcere a Venezia per vent’anni e infine decretò che fosse affogato in mare (1541).

 Ma torniamo a Flacio. Durante l’anno di studio a Wittenberg nel 1541 diviene familiare di Lutero e di Melantone e ne conquista la stima. Le sue capacità intellettuali e la sua versatilità accademica lo portano ad essere nominato professore di greco e di ebraico proprio a Wittenberg nel 1544. L’anno successivo si sposa e alla cerimonia partecipa anche Lutero. La prima moglie muore poco dopo e Flacio si risposa subito dopo. Da questo matrimonio gli nacquero 18 figli!

 Vivace polemista ma anche uomo di profondissima cultura, nel 1550 a Magdeburgo inizia la pubblicazione di opuscoli storici e dirige una ricerca storica di ampie dimensioni che porterà alla stampa delle Centurie di Magdeburgo in tredici volumi. Secondo una suddivisioni per secoli (da cui il titolo centurie) l’opera ripercorre la storia della chiesa dalle origini al Duecento con l’obbiettivo di mostrare i tradimenti della chiesa di Roma alla fede cristiana, ma, nello stesso tempo, la persistenza di una minoranza di testimoni fedeli della verità, dai padri della chiesa fino agli albori della Riforma protestante.

 Flacio si distingue per le sue posizioni nette nei confronti di ogni compromesso dottrinale. Per questa ragione, si oppone con decisione agli Interim di Augusta e di Lipsia, non esitando a contraddire Melantone. Gli Interim erano formule dottrinali relativamente concilianti tra le posizioni protestanti e quelle cattoliche che furono elaborate da gruppi di teologi come soluzioni ad interim, cioè provvisorie, in attesa che si pronunciasse in modo autorevole un concilio. Flacio ritiene che la posizione intermedia sostenuta dall’Interim sia un tradimento al messaggio evangelico della grazia di Dio ricevuta mediante la fede e vi si oppone con tutte le sue energie.

 Oltre ad essere appassionato di storia religiosa, Flacio è anche passato alla storia per la sua opera sull’interpretazione della Bibbia, la Clavis Scripturae Sacrae, iniziata nel 1561 a Ratisbona e conclusa nel 1566. Per Flacio, la Scrittura è la “sorgente pura” del cristianesimo e non deve stupire la sua passione per il testo biblico e il suo impegno affinché la lettura del testo la rispettasse in quanto Parola di Dio. 

In quest’opera, Flacio parte dal riconoscimento che la Bibbia presenta delle difficoltà al suo lettore. E’ un testo antico, scritto in lingue sconosciute ai più e nato in un contesto culturale diverso da quello dei suoi lettori. 

Eppure, pur non disconoscendo le difficoltà, vi sono dei remedia che rendono la lettura biblica non solo possibile, ma anche necessaria: per Flacio, per leggere la Bibbia in modo proficuo occorre avere una qualche percezione della grazia di Dio, qualche conoscenza delle sue dottrine, la disponibilità alla meditazione e alla preghiera, la volontà di leggerla in modo continuativo e disciplinato, l’accesso a una buona ed accurata traduzione del testo.

 Chi legge la Bibbia, secondo Flacio, deve “bussare” fino a quando non gli viene aperta la porta della comprensione. E’ lo Spirito Santo, infatti, che è l’interprete della Scrittura e che mostra Gesù Cristo a coloro che si avvicinano alla Bibbia volendolo conoscere.

 Oltre all’atteggiamento del cuore, per Flacio è importante seguire alcune regulae che rendono il messaggio della Bibbia comprensibile. In poche parole, bisogna leggere la Bibbia con la Bibbia, permettere che sia il libro stesso a illuminarsi al lettore. Il senso letterale deve essere privilegiato laddove non sia il testo stesso a usare figure del discorso o generi letterari diversi.

 L’opera di Flacio Clavis Scripturae Sacrae è considerata una pietra miliare della storia della cultura europea. Secondo il filosofo tedesco Dilthey, Flacio ha espresso “il nocciolo di una teoria moderna per i procedimenti interpretativi” con la sua attenzione alle caratteristiche del testo e con l’indicazione di un rispetto per il testo ai fini della sua comprensione.

 Ma torniamo alle vicende avventurose della vita di Flacio. Cacciato da Francoforte nel 1567 per la sua polemica sull’Interim, ripara a Strasburgo ma qualche anno dopo viene bandito anche da quella città per lo stesso motivo. Flacio tenta di rinviare la partenza anche se non sa dove andare. In questo periodo d’incertezza, senza certezze riguardanti il futuro, muore l’11 marzo 1575.

 

Un vita tribolatissima, la sua. Segnata da lotte incessanti, ma anche da imprese straordinarie. Qualcuno ha paragonato gli ultimi anni della sua vita a quella di un cane randagio. Come il Vergerio, anche Flacio non dimenticò mai l’Istria e la repubblica veneziana. Nel 1570 pubblicò una Esortazione al serenissimo principe a “scrutare e investigare la verità nei celesti oracoli delle Sacre Scritture”. Si trattava di una lettera che rimarrà senza risposta, con la quale il nostro richiamava la Signoria a considerare le gravi degenerazioni del cristianesimo, le superstizioni e le idolatrie tollerate dalla chiesa di Roma. In positivo, conteneva un incoraggiamento a leggere la Bibbia per scoprire la “pura sorgente” della fede.

 

 Questa Esortazione racchiude bene tutto il personaggio. Polemista incallito, difficilmente cedeva dalle sue posizioni. L’uomo non era senza difetti. Aveva un carattere ombroso, un’ironia tagliente, nei suoi attacchi confondeva spesso le questioni dogmatiche e le critiche personali. Non era certo arrendevole e duttile. Eppure, l’amore per la libertà conosciuta nell’evangelo lo rendeva contrario ad ogni forma di compromesso e ne faceva un appassionato difensore della verità cristiana. Per Flacio, la libertà può essere conosciuta solo attraverso lo studio delle Sacre Scritture. Questa esortazione non ha perso di attualità e faremmo bene ad ascoltare l’appello di questo antico intellettuale istriano.

L. De Chirico

Tempo di Riforma - a cura del past. Paolo Castellina  - Scrivici cliccando qui