Congresso di Losanna (1974)

II Congresso internazionale sull'evangelizzazione mondiale, tenuto a Losanna nel luglio del 1974, è probabilmente il più significativo raduno di evangelici che si sia mai fatto. I circa 3.000 partecipanti provenivano da più di 150 nazioni, per discutere il tema: Che la terra oda la sua voce! La rivista Time Magazine lo definì "l'incontro di cristiani forse di più vasta portata che sia mai stato realizzato". Il congresso segna indubbiamente una svolta nello sviluppo dell'evangehcalismo di questo secolo. Il suo significato per gli evangelici può essere per molti versi paragonato a quello che il Concilio Vaticano II ha avuto per la Chiesa cattolica romana.

Lo spirito del congresso è espresso da un Patto, la cui bozza iniziale, elaborata diversi mesi prima del congresso, era basata sugli appunti scritti dei principali relatori. La bozza fu poi inviata a un gruppo di consulenti che ne elaborarono una seconda. Questa fu sottoposta, durante i lavori del congresso, a un comitato (guidato da John Stott) appositamente costituito per rivederne la stesura. La terza bozza fu quindi distribuita a tutti i partecipanti, che erano stati invitati a proporre eventuali emendamenti. Alla luce dei suggerimenti ricevuti, il comitato dei compilatori  prepararono la bozza finale, costituita da quindici clausole, un'introduzione e una conclusione. Il Patto è una confessione di fede d'ampio respiro, la più autorevole e rappresentativa dichiarazione di fede evangelica in epoca moderna. Ma non e soltanto una confessione di fede. È un patto, un solenne impegno personale a pregare e a darsi da fare per l'evangelizzazione.

. Il congresso è stato significativo per tre ragioni principali. Innanzi tutto, come era accaduto per le assemblee del Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) dalla seconda metà degli anni '60 in poi, il Terzo Mondo arrivò ad avere i dovuti riconoscimenti a Losanna. La metà dei  artecipanti, dei relatori e del comitato organizzatore proveniva da Paesi del Terzo Mondo. Inoltre, alcune fra le relazioni più stimolanti e significative furono presentate al congresso da parte di due esponenti latino-americani, Samuel Escobar e Rene Padilla. In secondo luogo, come avvenne per il Cattolicesimo romano al Concilio Vaticano li, il precedente atteggiamento di "trionfalismo" da parte degli evangelici fu rimpiazzato da un atteggiamento di pentimento. Losanna rappresenta la crescente importanza e influenza dell'evangelicalismo su scala mondiale, non disgiunta però dall'ammissione che non tutto è stato sempre sano in passato e che si possa imparare dagli altri. Infine, questo pentimento si esterna in particolare nel campo della responsabilità sociale cristiana. Se nel secolo scorso gli evangelici erano in prima linea quanto a interessi sociali, in questo secolo si è assistito a un capovolgimento e. in taluni casi. a un ritiro totale dal campo di battaglia.

L'insoddisfazione generata da questo stato di cose giunse al suo culmino proprio a Losanna, e trovò espressione nella quinta clausola del Patto. Questa clausola non soddisfece tutti; vi fu infatti una dichiarazione da parte di una minoranza (composta non da "conservatori" ma da un "gruppo di discepolato radicale") che aveva deciso di voler andare oltre il Patto. Nello stesso tempo, pur essendo stata posta una certa enfasi sulla responsabilità sociale, tutti i partecipanti furono concordi sull'importanza e l'urgenza di predicare l'Evangelo al mondo intero. Il Patto serve in definitiva da eccellente sommario della fede e dell'impegno degli evangelici nel mondo moderno.

• Noi, mèmbri della Chiesa di Gesù Cristo, venuti da più di 150 nazioni... • siamo profondamente toccati da ciò che Dio compie oggi spingendoci al pentimento per le nostre mancanze e stimolandoci attraverso il compito che ci resta da compiere nel campo dell'evangelizzazione. Crediamo che l'Evangelo è la buona notizia di Dio per il mondo intero, siamo quindi decisi, per mezzo della sua grazia, a obbedire al comandamento di Cristo: proclamare questo Evangelo a tutta l'umanità e fare dei discepoli di tutte le nazioni. Patto di Losanna (1974), Introduzione

• Affermiamo la divina ispirazione, la verità e l'autorità della Scrittura, dell'Antico e del Nuovo Testamento nella loro totalità. Affermiamo anche che questa Parola è potente a compiere il piano di salvezza di Dio. Patto di Losanna (1974), 2

• Affermiamo che Dio è tanto il Creatore quanto il Giudice di tutti gli uomini. Dovremmo perciò condividere con lui la preoccupazione relativa alla giustizia e alla riconciliazione della società umana, e alla liberazione dell'uomo da qualsiasi forma di oppressione... Anche per questo esprimiamo il nostro pentimento sia per (a nostra negligenza sia per aver, talvolta, considerato l'evangelizzazione e i problemi sociali come entità reciprocamente esclusive. Benché riconciliazione con gli uomini non significhi riconciliazione con Dio, ne l'azione sociale sia da identificare con l'evangelizzazione, e neppure liberazione politica significhi salvezza, affermiamo ciononostante che l'evangelizzazione e l'attività sociopolitica fanno parte, ambedue, del nostro dovere cristiano. Per entrambe è necessario l'annuncio delle nostre dottrine di Dio e dell'uomo, il nostro amore per il prossimo e la nostra obbedienza a Gesù Cristo. Il messaggio della salvezza implica pure un messaggio di giudizio su ogni forma di alienazione, di oppressione o di discriminazione, e noi non dovremmo aver timore di denunciare il male e l'ingiustizia da qualsiasi parte si trovino. Patto di Losanna (1974), 5

• Più di 2700 milioni di persone, vale a dire più di due terzi dell'umanità, devono ancora essere evangelizzati. Ci vergogniamo per il fatto che si siano trascurate così tante persone; ciò costituisce per noi e per la chiesa un rimprovero costante... Tutti siamoscioccati dalla povertà di milioni di esseri e turbati dalle ingiustizie che ne sono la causa. Coloro tra di noi che vivono nell'abbondanza accettano come un dovere di vivere più semplicemente, per contribuire in maniera più generosa all'evangelizzazione e all'aiuto dei diseredati. Patto di Losanna (1974), 9

• [La cultura] deve essere costantemente verificata e giudicata dalla Scrittura. L'uomo è una creatura di Dio, per questa ragione alcuni aspetti della sua cultura sono ricchi di bellezza e di bontà. Ma l'uomo è anche  una creatura decaduta, per questo la sua cultura è anche macchiata dal peccato e qualche volta vi sono persino tracce di influenze demoniache. L'Evangelo non presuppone in nessun modo la superiorità di una cultura rispetto a un'altra, ma le valuta tutte a partire dai suoi propri criteri di verità e di giustizia, in ogni cultura insiste sugli imperativi assoluti della morale. Troppo spesso, invece, le missioni hanno esportato non solo l'Evangelo, ma anche un'altra cultura, ed è cosi che le chiese hanno finito per essere qualche volta schiave della cultura piuttosto che della Scrittura. Patto di Losanna (1974), 10

• Poiché questa costituisce la nostra ,fede e la nostra risoluzione, ci impegniamo in un patto solenne con Dio e gli uni con gli altri per pregare, per fare progetti e per lavorare insieme per l'evangelizzazione del mondo intero. Patto di Losanna (1974), Conclusione

II rapporto fra il Congresso di Losanna e il CEC è interessante. Uno dei motivi per la convocazione del congresso era la preoccupazione evangelica generata dalle assemblee del CEC del 1968 e del 1973. Esse  parevano dare così tanta rilevanza  alla dimensione sociale e politica  della vita che la necessità dell'uomo  di essere riconciliato con Dio era  stata in larga misura dimenticata. Tuttavia, pur rappresentando in parte  una reazione alle tendenze presenti all'interno del CEC, anche il Congresso di Losanna fu influenzato da alcune delle medesime tendenze — ad esempio, il ruolo di accresciuto rilievo giocato dal Terzo Mondo e una maggior prevalenza data al coinvolgimento sociale. L'impulso del congresso è stato mantenuto vivo da parte del Comitato di Losanna per l'evangelizzazione mondiale; a esso si deve l'organizzazione di numerose consultazioni nelle quali gruppi internazionali di esperti hanno potuto  trattare in maniera più esauriente  alcune questioni specifiche sorte durante il congresso. A Willowbank (Isole Bermude) nel 1978 fu esaminata la questione dell'Evangelo in relazione alla cultura. Nel 1980 un gruppo s'incontrò a Hoddesdon (Inghilterra) per discutere la questione di uno stile di vita semplice. Forse la consultazione più importante è stata quella di Grand Rapids (Michigan, USA) nel 1982, su Evangelizzazione e responsabilità sociale. A Losanna il congresso aveva affermato l'importanza di entrambe, ma non ne aveva discusso l'interrelazione, il che originò una notevole controversia negli anni  successivi. I partecipanti alla consultazione di Grand Rapids rappresentavano l'intera gamma dei  pareri evangelici sull'argomento, eppure fu raggiunto un reale e consistente grado di consenso che si rispecchia nel documento finale della consultazione, intitolato: Evangelizzazione e responsabilità sociale.

Nel 1980 vi fu anche una consultazione sull'evangelizzazione del mondo a Pattaya (Tailandia), ma si trattò di un incontro aperto a una partecipazione molto più ampia: 650 convenuti,    rovenienti da 87 nazioni. Il tema del convegno, Come udrannoessi?, mise in forte risalto gli aspetti dell'evangelizzazione e della crescita della chiesa. I partecipanti furono suddivisi in 17 "mini-consulte" allo scopo di preparare delle relazioni sulla testimonianza cristiana rivolta a vari gruppi di persone, tipo profughi, cinesi, musulmani, o abitanti di quartieri metropolitani. Tuttavia, più di 200 partecipanti, preoccupati che l'attenzione sociale e politica palesata   dal Congresso di Losanna andasse in qualche modo persa, indirizzarono quasi senza preavviso una petizione firmata al Comitato di Losanna chiedendo che si desse più considerazione alla questione della responsabilità sociale della chiesa. Questo senso di preoccupata attesa si riflette anche nel documento finale della consultazione, che si conclude con una dichiarazione di dodici solenni promesse d'impegno per Cristo, la terza delle quali parla di  "servire i bisognosi e gli oppressi, e  cercare di ottenere per loro, nel  nome di Cristo, assistenza e giustizia". Infine, nel 1989 vi fu un secondo Congresso internazionale sull'evangelizzazione mondiale, a Manila (Filippine), sul tema: Proclamare Cristo fino al suo ritomo.  Il Congresso produsse un Manifesto intitolato: "Chiamare tutta la Chiesa a portare tutto l'Evangelo a tutto il mondo”.

OLTRE LOSANNA 1974

(a cura del Prof. Pietro Bolognesi)

II Congresso di Losanna del 1974 rappresenta una tappa d'enorme importanza nella storia del movimento evangelico, al punto da essere ormai considerato, più che un luogo o un evento, il simbolo d'un movimento. Ciò è però dovuto non al Congresso in sé, ma al fatto che, con esso, si precisano e si collegano molti altri movimenti precedenti. Losanna 1974 è stato un po' come un fiume in cui è finalmente confluito un notevole numero d'affluenti. In esso, e con esso, si sono ritrovate insieme persone e idee che. pur appartenendo allo stesso movimento di pensiero, fino a quel momento non avevano avuto piena coscienza di ciò.

La crescita del mondo evangelico

Nella prima metà di questo secolo, gli evangelici avevano subito le conseguenze di divisioni dottrinali e dell'individualismo, e in taluni casi erano marcati da una certa pochezza teologica, che ne faceva un mondo un po' chiuso e preoccupato di autoproteggersi. Negli anni '60 il movimento fu però attraversato da un notevole fermento. Ne sono prova diversi incontri: Berlino (1966), Singapore (1968), Bogotà (1969), Francoforte (1970). Losanna costituisce però una nuova presa di coscienza della realtà e della vivacità del movimento evangelico.

Questa appendice cerca di ripercorrere, molto genericamente, i quindici anni che hanno fatto seguito al Congresso di Losanna. Il mondo evangelico ha infatti dovuto attendere questo tempo per registrare un evento simile a quello di Losanna 1974. Esso ha appunto ricevuto l'appellativo di Losanna n. anche se  si è svolto a Manila, nelle Filippine, nel 1989. Dopo Losanna, il movimento evangelico riprende il proprio cammino con una rinnovata consapevolezza. Le chiese e i vari responsabili sono incoraggiati nella visione e s'impegnano a prolungare lo spirito che si era manifestato al Congresso stesso. Forte della sua nuova consapevolezza, il movimento evangelico scandisce il proprio cammino con congressi e consultazioni che incidono sulle scelte che si vanno delineando. Si capisce così come possano germogliare con incredibile rapidità congressi sulle varie questioni connesse all'evangelizzazione del mondo. Alcuni di questi incontri cercano di precisare la specificità dell'identità evangelica (Hartford, 1975; Chicago, 1978 e 1982; Strasburgo, 1982; Danvers, 1987; Deerfield, 1989); altri affrontano i rapporti dell'Evangelo con la cultura (Willowbank, 1978; Hoddesdon, 1980: Grand Rapids, 1982). Altri ancora cercano di favorire la comprensione del Cattolicesimo, del marxismo e del popolo ebraico (Recife, 1980; Dort, 1981; Singapore, 1986; Willowbank, 1989); altri, infine, rievocano l'importanza della vocazione missionaria della Chiesa (Pattaya, 1980; Amsterdam, 1983; Wheaton, 1983).

Il movimento evangelico prolunga in questo modo la riflessione sulle esigenze poste dalle diverse culture. In questo periodo esso si fa particolarmente attento alle componenti sociali dell'evangelizzazione, che permettono una maggiore sensibilità al contesto in cui si vive: cerca di capire il fenomeno carismatico o neopentecostale, che provoca reazioni di segno diverso; partecipa alla "battaglia per la Bibbia", che registra un largo consenso su questioni quali l'inerranza e l'ermeneutica.

Tale riflessione è accompagnata da una crescita numerica notevolissima. Su scala mondiale, il mondo evangelico rappresenta una delle forze in maggior espansione. Il settimanale americano Newsweek proclamò il 1976 l'«Anno degli evangelici», e questo da un'idea dell'importanza crescente riconosciuta al mondo evangelico. Alla fine del 1992 le statistiche mostrano che esso ha un tasso di crescita tré volte superiore a quello della popolazione mondiale e si pone come una delle forze sociali più feconde. Da minoranza marginale e trascurabile, l'evangelicalismo diventa una realtà sociale e intellettuale che non può essere messa da parte. Le sue battaglie non sono quelle di una retroguardia preoccupata della propria sopravvivenza, ma sempre più le battaglie dell'attualità. Le case editrici, i periodici, i programmi radiotelevisivi, le agenzie missionarie e i centri di formazione e di ricerca, entrano sempre di più nell'agoni della modernità e  contribuiscono a far sì che il movimento evangelico conosca un nuovo grado di rispettabilità sociale. L'autenticità di una tale affermazione appare ancor più evidente quando si tiene presente il fatto che il tutto avviene a prescindere da un'azione organizzata e centralizzata. I vari sforzi, anche se non sempre collegati fra di loro in modo formale, presuppongono una medesima fisionomia. La comune eredità consente di mantenere le sottolineature della Riforma: 1) l'autorità assoluta della Scrittura, che, in contrasto con ogni espressione umanistica, è posta come la norma al di sopra di ogni tradizione umana; 2) l'annuncio della salvezza soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, che esclude tutti i fasulli salvataggi proposti dalle varie ideologie.  I vari congressi contribuiscono a compattare le forze e fanno sì che al Congresso Losanna il, a Manila (1989), il mondo evangelico si ritrovi a distanza di quindici anni d'intensa attività. Il Congresso di Manila, con i suoi 4000 delegati provenienti da più di 190 paesi, rappresenta così un'altra tappa di notevole importanza nella storia del movimento evangelico. Il fatto stesso che il Congresso si svolga in un Paese del Terzo Mondo è significativo di uno spostamento del baricentro: dal vecchio mondo occidentale a quello dell'Estremo Oriente, in grande fermento. Esso coincide con la caduta di molte barriere politiche (è infatti presente una consistente delegazione proveniente dalle chiese non registrate di quella che era l'URSS), e permette di toccare con mano la realtà del mondo evangelico a livello mondiale. Il tema del congresso: «Proclamare Cristo fino al suo ritorno, chiamando tutta, la Chiesa a portare tutto l'Evangelo a tutto il mondo», evoca le intenzioni di tale raduno. Pur nelle sue diverse sfaccettature, il mondo evangelico può ritrovarsi nel Manifesto di Manila, che esterna le convinzioni, le intenzioni e i motivi che l'orientano. Il Manifesto è caratterizzato da ventuno affermazioni introduttive, e quindi da dodici sezioni, che elaborano e ampliano le affermazioni iniziali. Vi è l'impegno a precisare "tutto l'Evangelo" (la realtà del peccato, la buona notizia della salvezza, l'unicità di Gesù Cristo, l'incidenza sociale della salvezza), da parte di "tutta la chiesa" (Dio come Autore dell'annuncio cristiano, la responsabilità degli uomini e la necessità dell'integrità, l'importanza delle chiese locali e della loro collaborazione), per "tutto il mondo" (in un contesto reale, quali che siano le difficoltà da affrontare).

A Manila, il mondo evangelico si presenta come una realtà in grande fermento. Ciò che risalta è soprattutto la quantità delle iniziative, un po' meno la loro qualità. Il punto di forza di tale  movimento è senz'altro costituito dalla capacità di far convergere su un unico obiettivo, quello dell'evangelizzazione mondiale, le forze evangeliche. Ciò conferisce al movimento una notevole forza d'urto e può essere di stimolo a chiese che perdono talvolta di vista un tale obiettivo. Non si può però ignorare la necessità di continuare a fare i conti con i vari aspetti della rivelazione biblica. Il rischio è proprio quello di trovarsi sbilanciati in avanti, verso obiettivi necessari, senza avere però una piattaforma adeguata. La concentrazione sui fattori unificanti non deve scavalcare le basi proprie dell'unità evangelica.

In questo contesto, si capisce come a Manila sia stato molto accentuato, anche rispetto a Losanna, l'interesse per il sociale. Anche se è mancata una riflessione sulle strutture sociali in quanto tali, il Congresso ha mostrato particolare attenzione al problema della povertà. La spinta verso l'espansione ha fatto sì che non si andasse troppo per il sottile nelle definizioni dell'identità evangelica e che nel Congresso si manifestasse una certa emotività. Come ogni realtà  numericamente significativa, anche l'evangelicalismo conosce talvolta delle escrescenze e delle distorsioni, ma ciò non è d'impedimento nell'indicare in  Gesù Cristo l'unico Salvatore, anche in seno ai fermenti del mondo contemporaneo.

Che cosa avviene nel medesimo periodo in seno al mondo protestante liberale? Gli eredi del liberalismo e della neo-ortodossia, che si ritrovano in parte nel Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC), hanno avuto le proprie assemblee generali a Nairobi (1975), a Vancouver (1983) e a Camberra (1991). Le loro premesse epistemologiche hanno contribuito a mettere in evidenza diverse debolezze, e il tollerante messaggio che li contraddistingue continua ad avere evidenti effetti corrosivi. Emerge talvolta una fede spuria e traballante, che non permette un annuncio deciso del messaggio dell'Evangelo. Da un lato si deve poi registrare un sempre maggior interesse e rispetto per il mondo evangelico, dall'altro si deve prendere nota di un'apertura sempre più ampia nei confronti della modernità. L'identità del Protestantesimo si fa così più evanescente, rafforzando da parte del mondo evangelico giustificati interrogativi. Per quanto riguarda il Cattolicesimo di questi ultimi sedici anni, esso ha continuato a porsi, pur nella diversità dei modi, come forza egemonica della società. Il diminuire delle certezze secolari è stato accompagnato dall'importanza del Vaticano. Esso si configura sempre di più come un soggetto politico temporale. Dopo il pensoso pontificato montiniano (Paolo vi, 1963- 1978) e la breve parentesi di papa Luciani (Giovanni Paolo I), il Cattolicesimo ha ripreso, con Giovanni Paolo II (Wojtyla, 1978- ), un papa venuto dall'Est, il suo convinto cammino. Con opportuni dosaggi di aperture e chiusure, esso è riuscito a consolidare le sue mire universalistiche. Anche il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica (1992) conserva residui del Concilio di Trento e certe aperture del '"Concilio Vaticano II. A ben guardare, un simile percorso prolunga in modo adeguato tutta la storia precedente e ne illustra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, le risorse quasi  infinite del Cattolicesimo. L'ambizione più profonda o, se si vuole, il suo più innegabile genio consiste nella sua capacità assimilatrice. Esso può ricapitolare il passato e integrare il presente, mirando sempre alla totalità, perché ciò che soprattutto conta è la pienezza, non necessariamente la purezza. Agli occhi degli evangelici, nemmeno i fermenti ecumenici consentono di eliminare gli ostacoli a una comunione e collaborazione fra loro e i cattolici romani.

Gli evangelici davanti all'avvenire

II fatto che si registri una crescita assai consistente del movimento evangelico non esime da una riflessione sui possibili rischi a breve o a lunga scadenza. Un'analisi degli anni appena trascorsi e la riflessione sull'avvenire del mondo evangelico non sono in ogni caso cose da poco. Per molti aspetti, questi sedici anni non sono terminati. Vivono nel presente, e molte delle questioni evocate rimangono ancora aperte. Il primo elemento che bisognerà tener presente è quello della frammentazione. La società moderna, com'è noto, va sempre di più verso una cultura frammentaria; non è allora fuori luogo pensare al prevalere, anche in ambito evangelico, di forze centrifughe. L'indipendenza e la dinamicità del mondo evangelico hanno alle spalle una lunga storia. Esse hanno permesso la nascita di un'enormità di iniziative, che ne esprimono la vitalità. Tali caratteristiche non consentono però di coordinare i vari sforzi ne di effettuare controlli per via burocratica. Ciò non dovrebbe in ogni caso impedire la riflessione sui rischi reali connessi con tale fenomeno. L'indipendenza può essere accompagnata dall'interdipendenza, e una fisionomia meno denominazionale non dovrebbe comportare la perdita di contatto con le chiese.  Il mondo evangelico è sempre stato ecumenico nel miglior senso del termine, e sarebbe veramente tragico perdere il senso della solidarietà corporativa che deriva dalla Riforma.

Un secondo aspetto da considerare concerne il tema dell'evangelizzazione. In molti casi l'evangelizzazione si va diffondendo più attraverso lo stile di vita dei cristiani che attraverso l'annuncio vero e proprio. Molte volte ciò permette una resa di coscienza contestuale e globale, che evita certe schizofrenie e consente una risposta più integrale al messaggio dell'Evangelo. Bisogna tuttavia sottolineare il fatto che la comunicazione non prevalentemente verbale non avrebbe far evaporare l'identità dottrinale. Come mantenere la propria coerenza teologica, senza chiudersi in un mondo di parole? Che cosa distingue ; evangelici dalle varie religioni esistenti? Nel "villaggio globale" non si può pensare che le opere sostituiscano le parole. Davanti alle varie ipotesi di  salvezza offerte dalle religioni del mondo, è necessario che la fede evangelica preservi le sue caratteristiche distintive e, in una società sempre più relativistica, manifesti i risvolti concreti ed etici che la contraddistinguono.

Un altro elemento da tener presente è quello della formazione. Certi evangelici hanno avuto la tendenza a separare il pulpito dalla cattedra, o l'oratorio dal laboratorio. Una tale divisione non è ammissibile, anche se è chiaro che fra il pulpito e la cattedra vi deve essere una distinzione. Nemmeno la decentralizzazione dovrebbe smarrire il bagaglio accumulato in migliaia d'anni d'esperienza cristiana. Una fede incapace di riconoscere i collegamenti con il proprio passato rimane senza storia; ma una libertà che smarrisce la storicità si risolve facilmente in una pericolosa avventura. Ecco perché il mantenimento e il consolidamento dell'identità sono elementi da tenere molto presenti. Il carattere popolare, individualistico e decentrato si adatta a pennello all'espansione; ma, perché non vi sia degenerazione, è importante la formazione. Un'espansione, senza una costante qualificazione, rischia rovinosi slittamenti. Qualora ciò non avvenisse, al sussulto di questi anni potrà seguire un riassorbimento, o in ogni caso una neutralizzazione del movimento. Non si tratta solo di guadagnare delle anime, ma di salvare delle menti. Si deve poi pensare alla componente sociale dell'Evangelo. In questo contesto è necessario riflettere sulle grandi problematiche dell'attualità, con contributi di tipo strutturale e non solo assistenziali. Se non si vuole che il proprio aiuto si dissolva in qualcosa d'insignificante, bisogna pensare a non trascurare l'impegno per le strutture. Una crescita in questo campo potrebbe rappresentare una sfida per la mentalità pagana in cui si vive. In una società che adora il successo, il piacere, la salute, lo stato sociale o l'apparenza fisica, è importante offrire un contributo specificamente evangelico, in cui si esalti il servizio anziché l'autorealizzazione, la fedeltà anziché il successo, Dio anziché l'uomo. Se si osserva la storia del mondo evangelico, ci si rende facilmente conto che esso ha sempre cercato di tenere strettamente unite l'evangelizzazione e la responsabilità sociale, e che solo fra le due guerre si è diffusa una tendenza a separarle. I fattori che hanno contribuito a una tale riduzione della portata dell'Evangelo, e cioè un certo tipo di escatologia, l'individualismo e la reazione all'Evangelo sociale, sono comprensibili sul piano storico, ma non si legittimano sul piano teologico. Il Signore ha sconfitto Satana e regna: per questo è possibile annunciare integralmente la buona notizia del Regno! Le Sacre Scritture evocano la dimensione cosmica della salvezza, cioè quella che prende sul serio la signoria di Dio su tutta la creazione; quindi, il Signore non è solo capo della nuova umanità, la Chiesa, ma è anche Signore dell'intero universo.

A questa dimensione sociale del messaggio evangelico bisognerà associare una flessione teologica sull'autorità. Pur dicendosi laico e pluralista, lo Stato moderno invade sempre di più spazi che in passato sono stati occupati dalla chiesa. È allora opportuno sviluppare una teologia dello Stato che permetta di capire il processo attualmente in atto e consenta di offrire una valida alternativa. In una cultura sempre più pluralistica, con orientamenti di tipo pragmatico, bisogna sottolineare l'importanza dei valori. Non si tratta di essere conservatori o progressisti, ma bisogna indicare che Dio è, e che è lui che bisogna onorare.

 


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