I trentanove articoli della Chiesa anglicana ed episcopale
I
Trentanove articoli di religione costituiscono la fondamentale confessione
di fede delle Chiese anglicane-episcopali. Pubblicati per la prima
volta nel 1563 sotto Elisabetta I e approvati da un sinodo
londinese, sono diventati testo ufficiale della Chiesa di Inghilterra e
sono entrati nel Prayer Book. Rielaborazione dei 42 articoli pubblicati
dieci anni prima sotto Edoardo VI e dovuti probabilmente a Cranmer,
arcivescovo di Canterbury, e a Ridley, vescovo di Londra, i Trentanove
articoli sono molto brevi rispetto alle confessioni di fede luterane e
riformate e sembrano unicamente preoccupati di fissare un minimo di
consenso dottrinale nelle varie chiese nazionali derivate dalla Riforma.
II testo da cui dipende questa traduzione a quello del Praàer Book del
1928, ripreso in The Encyclopedia of American Religions: Religious Creeds,
a cura di J. Gordon Melton, 1988.
I trentanove articoli della Chiesa anglicana
(versione *.rtf)
The book of Homilies (Original, zipped)
I. La fede nella santa Trinità
Vi e un solo Dio vivo e vero, eterno, senza corpo,
parti o passioni, di infinita potenza, sapienza e bontà, creatore e
conservatore di tutte le cose, visibili e invisibili. Nell'unità di questa
divinità vi sono tre Persone, di un'unica sostanza, potenza ed eternità: il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
II. La Parola o Figlio di Dio incarnato, che divenne
vero uomo
Il Figlio, che e la Parola del Padre, generato
dall'eternità dal Padre, Dio vero ed eterno, e consustanziale al Padre, ha
assunto la natura umana nel grembo della santa Vergine, prendendo dalla sua
sostanza; cosi due nature, complete e perfette, cioè la divinità e
l'umanità. sono inscindibilmente unite in una sola Persona, dando luogo a un
solo Cristo, vero Dio e vero uomo, il quale veramente soffri, fu crocifisso,
morì e fu sepolto, per riconciliare il Padre con noi e per essere un
sacrificio, non solo per il peccato originale ma anche per i peccati attuali
degli uomini.
III. La discesa di Cristo agli inferi
Come si deve credere che Cristo e morto per noi e fu
sepolto, cosi si deve anche credere che egli discese agli inferi.
IV. La risurrezione di Cristo
Cristo è veramente risorto dai morti e ha ripreso il
suo corpo con carne, ossa e tutto ciò che appartiene alla perfezione della
natura umana, con il quale ascese al cielo, dove siede per ritornare poi a
giudicare tutti gli uomini nell'ultimo giorno.
V. Lo Spirito Santo
Lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, e
della stessa sostanza, maestà e gloria del Padre e del Figlio, Dio vero ed
eterno.
VI. La sufficienza delle sacre Scritture per la
salvezza
La sacra Scrittura contiene tutto ciò che e necessario
per la salvezza. Non si deve quindi esigere da nessuno di credere come
articolo di fede, né si deve pensare sia richiesto o necessario per la
salvezza, tutto ciò che non si legge in esse o che non può essere provato
attraverso di esse. Per Sacre Scritture intendiamo quei libri canonici
dell'Antico e del Nuovo Testamento sulla cui autorità non vi sono mai stati
dubbi nella chiesa.
Nomi e numero dei libri canonici: Genesi, Esodo,
Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosue, Giudici, Rut, I Samuele, II Samuele,
I Re, II Re, I Cronache, II Cronache, I Esdra, II Esdra, Ester, Giobbe,
Salmi, Proverbi, Ecclesiaste o Predicatore, Cantica o Canti di Salomone,
quattro profeti maggiori, dodici profeti minori.
E gli altri libri che - come dice Girolamo - la chiesa
legge per ricavarne esempi di vita e istruzioni pratiche, senza tuttavia
ritenere che fondino alcuna dottrina; tali sono i seguenti: III Esdra, IV
Esdra, Tobia, Giuditta, seguito del libro di Ester, Sapienza, Gesù figlio di
Sirach, profeta Baruch, Canto dei tre fanciulli, storia di Susanna, Bel e il
Drago, preghiera di Manasse, I Maccabei, II Maccabei.
Riceviamo tutti i libri del Nuovo Testamento cosi come
essi sono generalmente ricevuti e li consideriamo canonici.
VII. L'Antico Testamento
L'Antico Testamento non e in contraddizione con il
Nuovo, poiché sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento viene offerta
all'umanità la vita eterna da Cristo, che e il solo mediatore fra Dio e
l'uomo, essendo al tempo stesso Dio e uomo. Non si devono perciò ascoltare
coloro che inventano che gli antichi padri si aspettavano solo promesse
passeggere. Benché la legge data da Dio attraverso Mose, riguardante le
cerimonie e i riti, non vincoli i cristiani ne le sue prescrizioni civili
debbano essere obbligatoriamente ricevute in un qualsiasi stato, nessun
cristiano e ciò nondimeno dispensato dall'obbedienza ai comandamenti che
sono detti morali.
VIII. I credi
Devono essere fedelmente ricevuti e creduti il Credo
niceno e quello che viene comunemente chiamato il Credo degli apostoli, dato
che possono essere provati con certissime prove della sacra Scrittura.
IX. II peccato originale o peccato con cui si nasce
Il peccato originale non consiste nel seguire Adamo
(come affermano senza fondamento i pelagiani), ma è la colpa e la corruzione
della natura di ogni uomo generato per via naturale dalla progenie di Adamo,
mediante la quale l'uomo è molto lontano dalla giustizia originale ed e per
sua natura incline al male, cosicché la carne ha sempre desideri contrari
allo Spirito; e perciò in ogni essere umano nato in questo mondo esso merita
la collera divina e la dannazione. E questa contaminazione della natura
resta anche in coloro che sono rigenerati, per cui la bramosia della carne,
detta in greco phroneia sarkos (che alcuni interpretano come conoscenza,
altri come sensualità, altri come affezione, altri ancora come desiderio
della carne) non e sottomessa alla legge di Dio. E benché non vi sia
condanna per coloro che credono e sono battezzati, tuttavia l'apostolo
confessa che la concupiscenza e la bramosia hanno di per se la natura del
peccato.
X. II libero arbitrio
La condizione dell'uomo, dopo la caduta di Adamo, e
tale che egli non può volgersi e prepararsi, con le sue forze naturali e le
opere buone, alla fede e alla chiamata di Dio. Non abbiamo quindi alcuna
capacità di fare opere buone gradite e accette a Dio, senza che la grazia di
Dio, attraverso il Cristo, ci prevenga, in modo che abbiamo la buona
volontà, e open insieme a noi quando abbiamo questa buona volontà.
XI. La giustificazione dell'uomo
Siamo ritenuti giusti davanti a Dio solo per i meriti
del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo per fede e non a motivo delle
nostre opere o dei nostri meriti. Il fatto di essere giustificati unicamente
per fede e perciò una dottrina molto salutare e ricca di consolazione, come
si dice più diffusamente nell'omelia sulla giustificazione.
XII. Le opere buone
Benché le opere buone, che sono frutto della fede e
seguono la giustificazione, non possano cancellare i nostri peccati e
sopportare la severità del giudizio di Dio, sono nondimeno gradite e accette
a Dio in Cristo e scaturiscono necessariamente da una fede vera e viva, per
cui attraverso di esse si può conoscere la fede viva con la stessa certezza
con cui si può conoscere un albero dai suoi frutti.
XIII. Le opere prima della giustificazione
Le opere compiute prima della grazia di Cristo e
dell'ispirazione del suo Spirito non sono gradite a Dio, poiché non
scaturiscono dalla fede in Gesù Cristo; ne fanno si che gli uomini possano
ricevere la grazia o - come dicono gli autori scolastici - meritino la
grazia de congruo; al contrario, non essendo compiute come Dio ha
voluto e ordinato che fossero compiute, non abbiamo alcun dubbio che sono,
di loro natura, peccato.
XIV. Le opere supererogatorie
Non si possono insegnare senza arroganza ed empietà le
opere volontarie che vengono compiute al di la, al di fuori e al di sopra
dei comandamenti di Dio e che essi chiamano opere super-erogatorie; infatti,
attraverso di esse gli uomini affermano non solo di rendere a Dio tutto ciò
che sono tenuti a fare, ma di fare per lui più di quello che sono tenuti a
fare, mentre Cristo dice chiaramente: ”Quando avete fatto tutto ciò che vi e
stato comandato, dite: Siamo servi inutili”.
XV. Solo Cristo è senza peccato
Riguardo alla verità della nostra natura, Cristo si e
reso in tutto simile a noi eccetto il peccato, dal quale e stato chiaramente
immune sia nella sua carne che nel suo spirito. Egli e venuto per essere
l'agnello senza macchia, per togliere, mediante il sacrificio di se stesso
fatto una volta per tutte, i peccati del mondo e in lui - come dice s.
Giovanni - non vi fu peccato. Ma noi tutti, benché battezzati e rinati in
Cristo, pecchiamo in molte cose e se diciamo di non aver peccato, inganniamo
noi stessi e la verità non a in noi.
XVI. II peccato dopo il battesimo
Non ogni peccato mortale commesso deliberatamente dopo
il battesimo e peccato contro lo Spirito Santo è imperdonabile. Non si deve
quindi negare la concessione del perdono a coloro che cadono in peccato dopo
il battesimo. Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, possiamo allontanarci
dalla grazia ricevuta e cadere nel peccato e con la grazia di Dio possiamo
risollevarci ed emendare la nostra vita. Devono essere quindi condannati
coloro che dicono di non poter più peccare per tutto il tempo della loro
vita terrena o che negano il perdono a coloro che si pentono realmente.
XVII. La predestinazione e l'elezione
La predestinazione alla vita e lo scopo eterno di Dio,
con cui (prima che fossero poste le fondamenta del mondo) egli ha fermamente
decretato, nel suo segreto consiglio, di liberare dalla maledizione e dalla
dannazione coloro che egli aveva scelto in Cristo di fra gli uomini e di
condurli, attraverso Cristo, alla salvezza eterna come vasi onorevoli. Per
cui, coloro che sono provvisti di un tale eccellente beneficio di Dio sono
chiamati, secondo il disegno di Dio, dal suo Spirito che opera a tempo
opportuno: mediante la grazia essi seguono la chiamata; sono liberamente
giustificati; sono resi figli adottivi di Dio; sono fatti a immagine del suo
Figlio unigenito Gesù Cristo; camminano religiosamente nelle opere buone e,
alla fine, per la misericordia di Dio, raggiungono la felicità eterna.
Come la devota considerazione della predestinazione e
della nostra elezione in Cristo e piena di dolce, piacevole e indicibile
consolazione per le persone religiose e tale da far sentire loro l'azione
dello Spirito di Cristo, che mortifica le opere della carne e le loro membra
terrene ed eleva la loro mente verso le realtà superiori e celesti,
consolidando al tempo stesso e confermando grandemente la loro fede nel
godimento dell'eterna salvezza in Cristo e accendendo fervidamente il loro
amore per Dio, cosi per le persone curiose e carnali, che mancano dello
Spirito di Cristo, l'avere continuamente davanti agli occhi la realtà della
predestinazione divina e una pericolosa rovina, con cui il diavolo le spinge
o alla disperazione o alla sregolatezza di una vita scellerata, non meno
pericolosa della disperazione. Inoltre, dobbiamo ricevere le promesse di Dio
nel modo in cui esse sono generalmente proposte nella sacra Scrittura e, nel
nostro agire, dobbiamo seguire quella volontà di Dio che ci viene
espressamente indicata nella parola di Dio.
XVIII. II conseguimento della salvezza eterna solo
nel nome di Cristo
Devono essere detestati anche quanti osano affermare
che ogni uomo sarà salvato dalla legge o sètta che egli professa, per cui
deve mettere ogni cura a ordinare la sua vita secondo quella legge e il lume
naturale. La sacra Scrittura, infatti, ci presenta solo il nome di Gesù
Cristo come nome attraverso il quale gli uomini devono essere salvati.
XIX. La chiesa
La chiesa visibile di Cristo è un'assemblea di fedeli,
nella quale la pura parola di Dio e predicata e i sacramenti sono
debitamente amministrati secondo l'ordinanza di Cristo, in tutte quelle core
che sono necessariamente richieste dagli stessi. Come le chiese di
Gerusalemme, di Alessandria e di Antiochia hanno sbagliato cosi anche la
chiesa di Roma ha sbagliato, non solo nel modo di vivere e nelle cerimonie
ma anche in materia di fede.
XX. L'autorità della chiesa
La chiesa ha il potere di decretare riti o cerimonie e
ha autorità nelle controversie di fede; tuttavia, non e lecito alla chiesa
comandare qualunque cosa che sia contraria alla Parola scritta di Dio, ne
può spiegare un passo scritturale in modo che esso sia in contraddizione con
un altro. Per cui, benché la chiesa sia testimone e custode della sacra
Scrittura, ciò nondimeno, come non deve decretare nulla contro la stessa,
così non deve prescrivere nulla, oltre la stessa, che debba essere creduto
come necessario per la salvezza.
XXI. L'autorità dei concili generali
I concili generali non possono essere riuniti senza
l'ordine e la volontà dei principi. E quando sono riuniti (essendo
un'assemblea di uomini che non sono tutti governati dallo spirito e dalla
parola di Dio) possono sbagliare, e a volte hanno sbagliato, persino in cose
che riguardano Dio. Di conseguenza, le cose da essi comandate come
necessarie per la salvezza non hanno ne forza ne autorità, se non si può
mostrare che sono state tratte dalla sacra Scrittura,
XXII. II purgatorio
La dottrina romana riguardante il purgatorio, i
perdoni, il culto e 1'adorazione, come pure le immagini e le reliquie, e
anche l'invocazione dei santi, è cosa stolta, inutilmente inventata, che non
trova alcun fondamento e giustificazione nella Scrittura, ma che e piuttosto
contraria alla parola di Dio.
XXIII. II ministero nella comunità cristiana
Non e consentito a nessuno di assumere l'ufficio della
predicazione pubblica o dell'amministrazione dei sacramenti nella comunità
cristiana senza essere stato debitamente chiamato e inviato a compiere un
tale ufficio. Dovremmo considerare legittimamente chiamati e inviati coloro
che sono scelti e chiamati a questo ufficio da persone che hanno l'autorità
pubblica, conferita loro nella comunità cristiana, di chiamare e inviare
ministri nella vigna del Signore.
XXIV. Parlare nell'assemblea cristiana
Ripugna assolutamente alla parola di Dio e alla
tradizione della chiesa primitiva il fatto di pregare in pubblico nella
chiesa o di amministrare i sacramenti in una lingua che non e compresa dal
popolo.
XXV. I sacramenti
I sacramenti ordinati da Cristo non sono solo
distintivi o i simboli della professione dei cristiani, ma sono piuttosto
testimonianze certe e sicure e segni efficaci della grazia e della buona
volontà di Dio nei nostri confronti, mediante i quali egli opera
invisibilmente in noi e non solo ci stimola ma anche ci rafforza e conferma
la nostra fede in lui.
Due sono i sacramenti ordinati da Cristo nostro Signore
nel Vangelo: il battesimo e la cena del Signore.
Quei cinque che vengono comunemente chiamati
sacramenti, cioè la confermazione, la penitenza, l'ordine, il matrimonio e
l'estrema unzione non devono essere annoverati fra i sacramenti del Vangelo,
poiché in parte sono derivati da una corrotta imitazione degli apostoli e in
parte sono stati di vita permessi nelle Scritture. Essi non hanno tuttavia
la stessa natura sacramentale del battesimo e della cena del Signore, non
possedendo alcun segno o cerimonia visibile comandati da Dio.
I sacramenti non sono stati comandati da Cristo per
essere guardati o per essere portati in giro, ma perché ne facessimo il
debito uso. E solo se vengono degnamente ricevuti, essi hanno un benefico
effetto o operazione; ma coloro che li ricevono indegnamente si procurano la
loro condanna, come dice s. Paolo.
XXVI. L'indegnità dei ministri non impedisce
l'efficacia dei sacramenti
Benché nella chiesa visibile i cattivi siano sempre
mescolati con i buoni e benché a volte i cattivi abbiano grande autorità
nell'amministrazione della Parola e dei sacramenti, ciò nondimeno, poiché
essi non lo fanno nel loro proprio nome ma nel nome di Cristo, e
amministrano con il suo mandato e la sua autorità, noi possiamo servirci del
loro ministero, sia nell'ascolto della parola di Dio che nella ricezione dei
sacramenti. Ne l'efficacia dell'ordinanza di Cristo viene soppressa dalla
loro malvagità, ne la grazia dei doni di Dio viene da essa diminuita in
coloro che con fede e giustamente ricevono i sacramenti loro amministrati.
Essi sono efficaci a causa dell'istituzione e della promessa di Cristo,
sebbene siano amministrati da uomini malvagi.
Tuttavia, la disciplina della chiesa richiede che si
scoprano i cattivi ministri e che vengano accusati da quanti sono a
conoscenza delle loro mancanze e, infine, nel caso in cui siano trovati
colpevoli, che vengano deposti con giusto giudizio.
XXVII. II battesimo
Il battesimo è non solo un segno di professione e un
marchio di differenza, mediante il quale i cristiani si distinguono da
coloro che non sono cristiani, ma e anche un segno di rigenerazione o di
nuova nascita, mediante il quale, come attraverso uno strumento, vengono
debitamente innestati nella chiesa coloro che ricevono il battesimo, vengono
visibilmente sottoscritte e suggellate le promesse del perdono del peccato e
della nostra adozione a figli di Dio nello Spirito Santo, viene confermata
la fede e accresciuta la grazia attraverso la preghiera a Dio.
In ogni modo va conservato nella chiesa il battesimo
dei bambini, poiché concorda pienamente con l'istituzione di Cristo.
XXVIII. La cena del Signore
La cena del Signore e non solo un segno dell'amore che
i cristiani dovrebbero avere scambievolmente fra di loro, ma anche e
soprattutto il sacramento della nostra redenzione mediante la morte di
Cristo. Quando riceviamo giustamente, degnamente e con fede questo
sacramento, il pane che spezziamo e partecipazione al corpo di Cristo e allo
stesso modo il calice della benedizione e partecipazione al sangue di
Cristo.
La transustanziazione (o cambiamento della sostanza del
pane e del vino) nella cena del Signore non può essere provata mediante la
sacra Scrittura; essa e piuttosto contraria alle chiare parole della
Scrittura, scardina la natura del sacramento e ha dato luogo a molte
superstizioni.
Il corpo di Cristo e dato, preso e mangiato nella cena
solo in un modo celeste e spirituale. E il mezzo attraverso il quale si
riceve e mangia, nella cena, il corpo di Cristo e la fede.
Il sacramento della cena del Signore non e stato
conservato, portato in giro, alzato o adorato, in base a un comandamento di
Cristo.
XXIX. I malvagi non mangiano il corpo di Cristo
nell'uso della cena del Signore
I malvagi e coloro che sono privi di una fede viva,
benché mastichino carnalmente e visibilmente (come dice s. Agostino) il
sacramento del corpo e del sangue di Cristo, non comunicano in alcun modo
con Cristo; essi mangiano e bevono, invece, il segno o sacramento di una
realtà cosi grande per la loro condanna.
XXX. Le due specie
Il calice del Signore non deve essere negato ai laici,
per cui, per ordinanza e comandamento di Cristo, si devono amministrare a
tutti i cristiani entrambe le parti del sacramento del Signore.
XXXI. L'unica oblazione di Cristo terminata sulla
croce
L'offerta che Cristo ha fatto di se una volta per tutte
e la perfetta redenzione, propiziazione e soddisfazione per tutti i peccati
del mondo intero, sia originali che attuali, e non esiste alcun'altra
soddisfazione per il peccato al di fuori di essa. I sacrifici delle messe,
riguardo ai quali si diceva abitualmente che il sacerdote offriva Cristo per
i vivi e per i morti, per ottenere la remissione della pena o della colpa,
erano quindi favole blasfeme e pericolosi inganni.
XXXII. II matrimonio dei preti
A vescovi, preti e diaconi non e fatto obbligo dalla
legge di Dio né di scegliere lo stato della vita solitaria né di astenersi
dal matrimonio. E quindi perfettamente lecito per loro, come per tutti gli
altri cristiani, di contrarre matrimonio a loro propria discrezione, se
ritengono che esso possa servire meglio alla pietà.
XXXIII. Come debbano essere evitate le persone
scomunicate
La persona che mediante una pubblica denuncia
ecclesiastica è stata giustamente separata dall'unità della chiesa e
scomunicata, deve essere considerata da tutta la moltitudine dei fedeli come
pagana e pubblicana fin quando non si sia pubblicamente riconciliata
attraverso la penitenza e non sia stata ricevuta nella chiesa da un giudice
che ha autorità di farlo.
XXXIV. Le tradizioni della chiesa
Non e affatto necessario che le tradizioni e le
cerimonie siano le stesse in ogni luogo o siano del tutto simili; esse sono
state, infatti, diverse in ogni tempo e possono essere cambiate a seconda
della diversità dei paesi, delle epoche e dei costumi degli uomini, in modo
che nulla venga ordinato contro la parola di Dio. Chiunque infrange
pubblicamente, volontariamente e di proposito, mediante il suo giudizio
privato, le tradizioni e le cerimonie della chiesa che non sono contrarie
alla parola di Dio e che sono state ordinate e approvate dalla comune
autorità deve essere pubblicamente rimproverato (perché altri non siano
tentati di fare lo stesso) come chi manca contro l'ordinamento comune della
chiesa, offende l'autorità del magistrato e ferisce la coscienza dei
fratelli deboli.
Ogni chiesa particolare o nazionale ha autorità di
prescrivere, cambiare e abolire cerimonie o riti della chiesa ordinati dalla
sola autorità umana, in modo che ogni cosa sia fatta per la comune
edificazione.
XXXV. Le omelie
Il secondo libro delle omelie, i cui titoli abbiamo
ripreso in questo articolo, contiene una dottrina pia, salutare e necessaria
per il nostro tempo, cosi come faceva il precedente libro delle omelie
pubblicato al tempo di Edoardo VI. Riteniamo quindi che debbano essere
diligentemente e distintamente lette nelle chiese dai ministri, in modo da
poter essere comprese dal popolo.
Nomi delle omelie
1. Sul corretto uso della chiesa
2. Contro il pericolo dell'idolatria
3. Sulla riparazione e sulla pulizia delle
chiese
4. Sulle opere buone: anzitutto del digiuno
5. Contro la ghiottoneria e l'ubriachezza
6. Contro l'eccesso di paramenti e addobbi
7. Sulla preghiera
8. Sul luogo e sul tempo della preghiera
9. Sulla celebrazione delle preghiere pubbliche e dei
sacramenti in una lingua conosciuta
10. Sulla riverente stima della parola di Dio
11. Sulle elemosine
12. Sulla natività di Cristo
13. Sulla passione di Cristo
14. Sulla risurrezione di Cristo
15. Sulla degna ricezione del sacramento del corpo e
del sangue di Cristo
16. Sui doni dello Spirito Santo
17. Per i giorni delle rogazioni
18. Sullo stato del matrimonio
19. Sulla penitenza
20. Contro la pigrizia
21. Contro la ribellione
The book of Homilies (Original,
zipped)
XXXVI. La consacrazione dei vescovi e dei ministri
Il libro della consacrazione dei vescovi e
dell'ordinazione dei preti e dei diaconi, quale è stato promulgato dal
sinodo generale di questa chiesa nel 1792 contiene tutto ciò che e
necessario per tali consacrazioni e ordinazioni. Esso non contiene alcuna
cosa che sia per sé superstiziosa o empia. Decretiamo quindi essere
giustamente, debitamente e legittimamente consacrato e ordinato chiunque e
consacrato o ordinato secondo la detta forma.
XXXVII. L'autorità dei magistrati civili
L'autorità del magistrato civile si estende a tutti gli
uomini, sia al clero che ai laici, in tutte le cose temporali, ma egli non
ha alcuna autorità nelle cose puramente spirituali. E riteniamo sia dovere
di tutti gli uomini che professano il Vangelo rendere una rispettosa
obbedienza all'autorità civile, regolarmente e legittimamente costituita.
XXXVIII. La non comunione dei beni dei cristiani
Le ricchezze e i beni dei cristiani non sono comuni per
quanto riguarda il diritto, il titolo e il possesso degli stessi, come
pretendono falsamente certi anabattisti. Ciò nondimeno ogni uomo, secondo le
sue possibilità, deve fare generose elemosine ai poveri, prendendo da ciò
che possiede.
XXXI. II giuramento del cristiano
Come
confessiamo che il giurare vano e precipitoso a vietato ai cristiani da
nostro Signore Gesù Cristo e da Giacomo suo apostolo, così riteniamo che
la religione cristiana non proibisce [il giuramento], ma che un uomo può
giurare quando il magistrato lo richiede, in una causa di fede e di
carità. Ma, secondo l'insegnamento del profeta, lo si faccia con
giustizia, discernimento e verità.
Articoli di Lambeth del 1595
Si tratta
di nove articoli, favorevoli alla predestinazione calvinista, the furono
approvati a Lambeth il 20 novembre 1595 dall'arcivescovo di Canterbury,
Giovanni, dal vescovo di Londra, Riccardo, e da altri teologi. Gli
articoli vennero poi posti in appendice ai Trentanove articoli di
religione. La presente traduzione si basa sul testo latino the si trova in
Die Bekenntnisschriften der reformierten Kirche, a cura di K. Muller,
Leipzig 1903, 525-526.
I. Dall'eternità Dio ha predestinato alcuni alla
vita e riprovato altri per la morte.
II. La causa [movente o] efficiente della
predestinazione [alla vita] non è la previsione della fede o della
perseveranza, o delle opere buone, o di qualsiasi altra cosa the si trova
nelle persone predestinate, ma la sola [e assoluta e semplice] volontà [di
beneplacito] di Dio.
III. Il numero dei predestinati e predeterminato
e certo e non può né crescere né diminuire.
IV. Coloro the non sono predestinati alla
salvezza, saranno necessariamente dannati [condannati] per i [loro] peccati.
V. La fede vera, viva e giustificante, e lo
spirito di Dio santificante non si estingue, non viene meno, non svanisce
negli eletti [coloro the una volta ne sono stati partecipi] né
definitivamente né totalmente.
VI. L'uomo veramente fedele, cioè provvisto
della grazia santificante, e certo della certezza stessa della fede di avere
la remissione dei suoi peccati e la sua salvezza eterna per mezzo di Cristo.
VII. La grazia salutare [sufficiente alla
salvezza] non viene attribuita, comunicata, concessa a tutti gli uomini in
modo che possano salvarsi, se vogliono.
VIII. Nessuno può venire a Cristo senza che gli
sia concesso e senza the il Padre lo attiri. E non tutti gli uomini sono
attirati dal Padre per venire al Figlio.
IX. Il fatto di salvarsi non dipende dalla
volontà o dalla potestà di alcun uomo.