La chiesa è il corpo di Cristo. Il termine "chiesa" nel Nuovo Testamento a volte si riferisce all'intero corpo di persone - passate, presenti e future - che, attraverso la fede in Gesù Cristo, costituiscono l'organismo chiamato 'corpo di Cristo', la chiesa universale (Ef. 1:22,23; 5:23-32; Eb. 12:23). Altre volte, la stessa parola greca ekklesia (che significa "un gruppo chiamato fuori"), si riferisce ad un'assemblea locale di cristiani (Ro. 16:5; 1 Co. 1:2; 16:19; Ga. 1:2; 1 Ts. 1:1).
La chiesa nacque il giorno di Pentecoste, 50 giorni dopo la risurrezione del Signore, quando lo Spirito Santo discese su un piccolo numero di discepoli, battezzandoli in un corpo e riempiendoli con il Suo potere (At. 2:1-3).
Con quest'atto, Dio temporaneamente mise da parte la nazione di Israele come mezzo primario di rivelare Sé stesso al mondo. Al posto di Israele, il Signore scelse di operare attraverso un corpo internazionale di persone che erano unite non per affiliazione nazionale, ma attraverso la fede personale nel Signore Gesù Cristo (Ga. 3:27-29; Ef. 2:13-3:10).
Due: pastori (detti anche vescovi o anziani) e diaconi. Le loro qualifiche sono indicate in 1 Timoteo 3:1-13. Avvengono sempre tumulti, confusione e dissenso spirituale quando non si prendono sul serio le qualifiche spirituali dei conduttori della comunità locale altrettanto seriamente dell'apostolo Paolo. Il loro ruolo non è solo di carattere amministrativo - partecipare a comitati ed esercitare autorità. Essi devono fornire alla chiesa esempi di maturità spirituale e somiglianza con Cristo.
Il battesimo nel nome del Dio trino (Mt. 28:19) è una testimonianza della fede del credente (At. 2:38; 8:37,38), simbolizza che i suoi peccati sono stati lavati via (At. 22:16) ed esprime l'identificazione del credente con Cristo nella Sua morte, sepoltura e risurrezione, come pure la sua intenzione di vivere una vita che esalti Cristo (Ro. 6:1-23).
Si tratta di molto più che l'introduzione in una fraternità o in un club. Nessun'altra cerimonia merita di essere comparata con l'importanza di quest'atto di pubblica identificazione con Cristo e con il Suo popolo.
La Cena del Signore è un'osservanza della chiesa in cui i credenti condividono il pane ed il calice come memoriale del corpo crocifisso di Cristo e del Suo sangue versato (Mt. 26:26-29; 1 Co. 11:23-26).
Rammentandoci vividamente il prezzo che Gesù dovette pagare per salvarci, la Comunione ci chiama ad esaminare noi stessi e ad un rinnovamento spirituale. Seppure in sé stessa non abbia potere salvifico, essa non deve essere osservata in modo indifferente e trascurato (1 Co. 11:27-34).
La chiesa deve mettere amorevolmente quella persona a confronto con il suo peccato. Se essa resiste qualsiasi tentativo di correzione, la chiesa deve dissociarsi da quel suo membro, nella speranza e nella preghiera che tale azione possa risultare nel suo ravvedimento e ritorno (Mt. 18:15-20; 1 Co. 5:1-13).
Se questo fosse fatto con maggiore coerenza e con amore, i
membri individuali della chiesa non riterrebbero cosa leggera o
casuale vivere nel peccato e, al tempo stesso, identificarsi con
il Signore Gesù Cristo.
La famiglia è l'unità di base di una società. Essa comincia quando un uomo ed una donna diventano marito e moglie, e normalmente cresce quando in essa nascono dei figlioli (Sl. 127, 128).
Quando si ignorano le regole che promuovono l'onore e la preservazione della famiglia, la società si disintegra. A segnalare la caduta di una civiltà allora compaiono il divorzio, i rapporti sessuale prematrimoniali ed extramatrimoniali, madri non sposate, mariti che abusano del loro ruolo, mogli negligenti, e figli ribelli.
Dio ordinò il matrimonio come unione esclusiva e per la vita di un uomo e di una donna per arricchirsi l'un l'altra (Ge. 2:18-24), per soddisfare mutuamente il mutuo desiderio all'intimità (1 Co. 7:1-5; Eb. 13:4), e per provvedere un ambiente devoto come contesto più appropriato per la procreazione e l'educazione dei bambini (Sl. 127, 128).
Quando il matrimonio perde l'onore che Dio gli ha assegnato, mariti, mogli, e figli, tutti fanno esperienza delle profonde ferite di negligenza e di reiezione. Un rapporto stabilito per aiutare, confortare, ed incoraggiare, diventa fonte primaria di dolori, insoddisfazioni ed insicurezze.
Amarla sacrificando sé stesso come Cristo ha amato la chiesa (Ef. 5:25), impegnarsi verso di lei per tutta la vita (Ge. 2:24; Mt. 19:4-6), essere comprensivo verso di lei (1 Pi. 3:7) e prendersi cura di lei (Ef. 5:28-30).
Non è facile essere il tipo di marito inteso da Dio. In nessun altro modo il carattere dell'uomo viene provato più che nel matrimonio. In nessun'altra condizione vi è maggior bisogno della grazia e della forza interiore di Cristo.
Sottomettersi a lui come al Signore (Ef. 5:22-24), amarlo (Ti. 2:4,5), aver considerazione del suo desiderio di intimità (1 Co. 7:3-5), essergli sessualmente fedele (Tt. 2:5), e rispettarlo come capo della famiglia (Ef. 5:33).
Non è facile essere il tipo di moglie che Dio intese. In nessun'altra condizione il carattere della donna è maggiormente provato che nel matrimonio. In nessun'altra condizione vi è maggior bisogno della grazia e della forza interiore di Cristo.
Con il loro esempio, come pure per quello che dicono, i genitori devono istruire i loro figli nella verità espressa dalla Bibbia (De. 6:4-9), impartire loro timore del male ed un desiderio d'essere graditi a Dio (Pr. 1:8-10; 3:1-8; 4:1-9; 22:6). Essi devono farlo in modo gentile e rispettoso, e appoggiare il loro insegnamento con una condotta coerente affinché i loro figli siano inclini a seguirli anziché esserne provocati ad ira (Ef. 6:4).
Paolo comandò ai figli di ubbidire e di onorare i loro
genitori (Ef. 6:1-3). Egli pure insegnò ai figli più anziani di
avere la responsabilità finanziaria d'assisterli se diventano
incapaci di provvedere a sé stessi (1 Ti. 5:4).
E' quel regno invisibile abitato dai santi angeli che serve attivamente Dio per il nostro bene (Eb. 1:14), come pure dalle forze demoniache di Satana, che si oppongono a Dio e cercano di farci del male (Ef. 6:12).
La sua esistenza è una delle ragioni primarie del fatto che le cose in questo mondo non sono sempre ciò che sembrano. La nostra sfida è molto più grande che semplicemente avere a che fare con i dettagli visibili della nostra vita. La nostra principale lotta per il benessere non dipende solo dai nostri rapporti con carne e sangue, ma pure da amici e nemici invisibili.
Gli angeli sono esseri spirituali (Eb. 1:14), creati (148:1-5), potenti (Sl. 103:20), personali (Lu. 1:26-38; 15:10), immortali (Lu. 20:36), designati a rendere culto a Dio (Eb. 1:6) e a servire il Signore (Sl. 103:20), come pure servire i credenti (Eb. 1:14).
Sebbene l'osservazione naturale non ci riveli la loro importanza, la fede nella Parola di Dio ci assicura che ciò che Dio sovranamente provvede alla nostra vita è spesso mediato da questi servitori invisibili. Anche più sorprendente è l'assicurazione delle Scritture che essi non rimangano sempre invisibili. A causa di questo, la lettera agli Ebrei così ci esorta: "Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni, praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli" (Eb. 13:2).
Satana è un angelo particolarmente potente che si ribellò contro Dio. Il suo atto di ribellione non viene descritto direttamente nella Bibbia, ma vi si allude nella descrizione che Isaia fa del re di Babilonia (14:12,15), ed il riferimento di Ezechiele al re di Tiro (28:11-19). La Bibbia ne parla pure come il diavolo, Lucifero, Belzebù, Belial, il serpente, il dragone, il dominatore di questo mondo, il dio di quest'epoca, il principe delle podestà dell'aria, angelo di luce, accusatore, tentatore, ingannatore, omicida, mentitore ed il maligno.
Proprio a causa di questa costante attività contro Dio e contro il popolo di Dio, è per noi una minaccia molto maggiore di qualsiasi altro nostro nemico, personale o nazionale.
I demoni sono angeli decaduti che si unirono a Satana nella sua ribellione. Alcuni sono attivi come membri dell'esercito di Satana (Ef. 6:12), mentre altri sono stati imprigionati da Dio (2 Pi. 2:4; Giuda 6). Questi agenti personali del malvagio impero di Satana possono stimolare ed eccitare in noi le peggiori capacità e desiderio. Essi non ci rendono malvagi, ma essi volontariamente dominano coloro che rifiutano di arrendere i loro cuori a Dio.
Con l'aiuto dei suoi demoni seguaci, egli inserisce falsi cristiani fra i veri (Mt. 13:24-30; 2 Co. 11:13-15). Egli cerca di divorare il popolo di Dio (1 Pi. 5:8). Egli falsamente accusa i figlioli di Dio (Gb. 1:6-12; 2:1-5; Za. 3:1-10; Ap. 12:10). Egli domina il mondo non salvato (Gv. 12:31; 2 Co. 4:4; Ef. 2:2). Egli inganna la gente con le sue esplicite menzogne (Gv. 8:44) ed i suoi sistemi di pensiero abilmente disegnati (2 Co. 4:4; 11:14,15; Cl. 2:8,20-23; 1 Ti. 4:1-3; 1 Gv. 2:15-17; 5:19). E egli può prendere possesso di non credenti (Mr. 5:1-13; 6:13; At. 5:16; 16:16-18; 19:11,12).
Noi sempre interagiamo con le opere di questo malvagio stratega. Spesso, come Pietro (Mt. 16:23) noi siamo così inconsapevoli delle vie di Dio che persino le nostre buone intenzioni possono servire i propositi di Satana. Per quella ragione noi dobbiamo continuamente dipendere dalla capacità del Signore di guidarci.
Con la Sua morte e risurrezione, il Signore Gesù infranse il potere di Satana (Cl. 2:14,15; Eb. 2:14,15). Così il diavolo e le sue forze operano oggi come nemici sconfitti che sanno di essere destinati al lago di fuoco (Mt. 8:29; Gm. 2:19; Ap. 20:10).
E' assolutamente essenziale tenere a mente che la sconfitta finale di Satana è una conclusione preannunciata. Il suo destino predeterminato è una terribile realtà che dovrebbe aiutarci ad evitare sia negligenza che disperazione.
Noi che abbiamo riposto la nostra fiducia in Cristo possiamo
sconfiggere Satana nella nostra vita quotidiana sottomettendoci a
Dio e resistendo al diavolo (Gm. 4:7; 1 Pi. 5:8,9); essendo
consapevoli delle sue strategie ed evitando quei peccati che gli
permettano di avere un piede nella nostra vita (1 Co. 7:5; 2 Co.
2:10,11; Ef. 4:26,27; 1 Ti. 3:6,7); indossando la completa
armatura di Dio (Ef. 6:11-18); e respingendo totalmente ogni
forma di attività occultistica, inclusa la magia, lo spiritismo,
e la stregoneria (Le. 19:26,31; 20:6,7; De. 18:10-12; Is. 8:19;
Mi. 5:12; Ga. 5:19-21; Ap. 21:8; 22:15).
Lo spirito-anima di una persona lascia il corpo e va o nell'Ades, dove egli consapevolmente attende la risurrezione, il giudizio, e la punizione eterna, o in cielo, dove egli consapevolmente attende la risurrezione, il giudizio, e l'eterna ricompensa (Lu. 16:19-31; Gv. 5:28,29; 2 Co. 5:8; Fl. 1:21-24; Eb. 9:27).
Questo fatto universale e personale dovrebbe costantemente influenzare e modellare il nostro atteggiamento verso il presente. Ciascuno di noi vive sull'orlo di un futuro presente. Ciascuno di noi vive sull'orlo di un futuro che sta continuamente erodendo il presente e facendolo cadere nel passato.
I credenti nell'era della chiesa, sia vivi che morti, riceveranno i loro corpi di risurrezione quando Cristo ritornerà al rapimento - il tempo in cui Egli ritornerà per prendere a Sé i credenti e concludere l'era della chiesa (1 Co. 15:52-58; 1 Ts. 4:13-18). I credenti dell'Antico Testamento riceveranno i loro corpi di risurrezione immediatamente dopo la grande tribolazione (Da. 12:1-3).
Questi nuovi corpi dureranno per sempre. La nostra attuale lotta con problemi come la malattia, l'handicap, o l'aspetto fisico, sono inconvenienti temporanei, non ingiustizie permanenti.
Potrebbe avvenire in qualsiasi momento, quando molti nemmeno se lo aspettano (Mt. 24:44). Dovremmo quindi sempre esserne pronti (Mt. 24:45-25:30) e vivere in modo tale da non doverci vergognare quando Gesù ritornerà (1 Gv. 2:28-3:3).
Il mondo andrà in un tempo di confusione e di distretta segnato dal sorgere nel mondo di un dominatore descritto nella Bibbia come "la bestia", "l'uomo del peccato", o "Anticristo", che bestemmierà il nome di Dio e perseguiterà tutti coloro che si volgono a Gesù (2 Ts. 2:1-12; 1 Gv. 4:1-3; Ap. 13:1-18). Sebbene si opporrà violentemente a Dio, ed il resto dell'umanità farà esperienza di giudizi soprannaturali dal cielo (Ap. 6-19), Egli sarà sconfitto da Cristo stesso al Suo ritorno (Ap. 19:11-21).
Dio userà questi giudizi per manifestare la Sua ira contro la malvagità di un'umanità impenitente (Is. 13:6-16; Ap. 16:4-21), per condurre una grande moltitudine alla fede salvifica in Cristo (Ap. 7:9-17), per realizzare la conversione della nazione di Israele (Ez. 36, 37), e instaurare un'età dell'oro dove il promesso Messia di Israele governerà come re della terra per mille anni (Is. 2:1-4; 11:1-10; Gr. 33:14-16; Ro. 11:25-27; Ap. 20:1-6).
Dopo mille anni, Dio rilascerà Satana (Ap. 20:7) e darà all'umanità un'ultima opportunità per scegliere fra ubbidire a Lui o al diavolo. Moltitudini faranno la scelta sbagliata e si uniranno per l'ultima ribellione (Ap. 20:8,9). In quel tempo Dio sconfiggerà in modo soprannaturale i Suoi nemici (Ap. 20:9,10), purgherà il presente sistema mondiale con il fuoco (2 Pi. 3:10-13), e destinerà Satana, gli angeli decaduti, e tutti coloro che avranno respinto Cristo, alla punizione eterna nel lago di fuoco (Ap. 20:10-15). Poi creerà nuovi cieli e nuova terra laddove coloro il cui nome è scritto nel libro della vita dell'Agnello, lo serviranno per sempre (Ap. 21:1-22:5).
In questa luce il Signore disse: "E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua? Infatti, che darebbe l'uomo in cambio della sua anima?" (Mr. 8:36, 37)
Concludendo, rammentiamoci che non può esistere giusta dottrina senza amore. Non possiamo pensare correttamente se i nostri pensieri non sono motivati dall'amore di Dio.
E' facile dimenticarci questo. E' duro ricordare che la conoscenza senza amore, è come una testa senza un corpo. Troppo spesso coloro che sanno la loro dottrina sono caratterizzati da egocentrismo ed arroganza, più che disponibilità ed amore.
Paolo sapeva che se da una parte la conoscenza gonfia, l'amore edifica (1 Co. 8:1). Egli sapeva che tutta la conoscenza al mondo meno l'amore è uguale a zero. Egli disse: "Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza... ma non avessi amore, non sarei nulla" (1 Co. 13:2).
Poi l'apostolo Paolo prosegue descrivendo l'amore che ci mostrerà se pensiamo o no in modo corretto: "L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non verrà mai meno" (1 Co. 13:4-8). E' l'amore che ci motiva a correggere la miscredenza ed a perseguire la verità di Dio.
[Da: "What We Believe, di Martin R. De Haan II, Copyrighted by RBC Ministries, translated by permission. RBC is not responsible for the accuracy of the translation. Paolo Castellina, giovedì, 3. ottobre 1996. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, società Biblica di Ginevra, 1994].