Colui che anima, rianima e potenzia 

Domenica 8 giugno 2025 – Celebrazione della Pentecoste

[Servizio di culto completo con predicazione, 57′]

[Solo predicazione, 29′ 04″]

Possiamo creare la vita?

Viviamo in un tempo in cui l’essere umano si sente sempre più capace di spingersi oltre i confini della natura. Da secoli, la scienza ha cercato — in forme diverse — di realizzare uno dei sogni più antichi: creare la vita. Questo desiderio è stato rappresentato in modo inquietante nel celebre romanzo Frankenstein di Mary Shelley, scritto nel 1818. In quella storia, uno scienziato, Victor Frankenstein, tenta di costruire un essere umano mettendo insieme parti di corpi morti e animandole con una misteriosa energia. Il risultato è una creatura deforme, respinta e tragica, che simboleggia il fallimento del tentativo umano di imitare il Creatore. Nonostante i suoi sforzi, Frankenstein non crea la vita: crea solo una caricatura della vita.

Oggi, il sogno (e il rischio) di Frankenstein si presenta sotto forme nuove. In particolare, l’enorme sviluppo dell’intelligenza artificiale ci pone davanti a interrogativi profondi. Siamo ormai capaci di progettare sistemi che apprendono, parlano, prendono decisioni e interagiscono in modo sempre più simile a un essere umano. Alcuni si domandano se, un giorno, queste macchine potranno avere una coscienza, un’anima, o perfino una volontà propria. Ma la verità è che, per quanto queste tecnologie possano imitare la mente, non possiedono il mistero della vita vera. L’intelligenza può essere replicata, ma l’anima no. Le macchine possono eseguire, ma non possono amare, pregare, soffrire o sperare. Il soffio che trasforma la materia in persona rimane fuori dalla loro portata.

Queste storie moderne, da Frankenstein all’intelligenza artificiale, ci ricordano che l’essere umano può costruire, ma non può creare. Può copiare, ma non può generare la vita. Può animare un simulacro, ma non può infondere l’anima. Di fatto l’umanità sembra piuttosto impegnata in molti modi a sopprimere la vita, non a impartirla. Dal ventre materno con l’aborto alla vecchiaia ritenuta “disutile” e, nel mezzo con l’industria sempre più sofisticata degli armamenti, siamo “esperti” nella “arte di uccidere” vista e giustificata persino come “un diritto”, ben altro che dare e promuovere la vita.

Solo Dio dà e può dare la vita, perché la vita è molto più di un insieme di funzioni biologiche o di capacità cognitive. La vita, quella vera, è relazione, coscienza, spirito, apertura all’eterno. La vita viene da Dio, è sostenuta da Dio, e ritorna a Dio. Nella Sua misericordia Dio genera la vita, rigenera vita morale e spirituale in Cristo e potenzia il Suo popolo a diffondere l’Evangelo della vita. Questa è la buona notizia che celebriamo, in particolare, nella festa di Pentecoste. Il Dio vivente non solo ha creato la vita, ma la rinnova, la riscatta, la riempie di potenza costruttiva.

Oggi vedremo sommariamente come, fin dall’inizio, Dio abbia animato l’essere umano con il suo soffio; come in Cristo Egli rigenera l’umanità rovinata dal peccato; e come, a Pentecoste, infonde il suo Spirito per trasformare persone fragili in testimoni coraggiosi dell’Evangelo. Dio anima. Dio rianima. Dio potenzia: è questa la dinamica della vera vita: non nasce da noi, ma si trova in Dio, il quale, nella Sua misericordia, ci dona la vita. E persino, non si esaurisce nel corpo, ma si estende nell’eternità. Non resta rinchiusa, ma trabocca nella missione, nell’edificazione di civiltà basate sui principi biblici.

Nell’insegnamento biblico creazione, redenzione e potenziamento sono espressione della gloria e misericordia di Dio. Rivolgendosi a Dio in preghiera il salmista dice: “Tu nascondi il tuo volto, essi sono smarriti; tu ritiri il loro fiato ed essi muoiono e tornano nella loro polvere. Tu mandi il tuo spirito, essi sono creati, e tu rinnovi la faccia della terra. Duri per sempre la gloria dell’Eterno, si rallegri l’Eterno nelle opere sue!” (Salmo 104:29-31). Notate quel “tu mandi il tuo spirito… Tu crei… Tu rinnovi”.

Dio anima: è la sorgente della vita 

Dio è la sorgente e il sostenitore della vita. La creazione dell’essere umano è narrata nelle prime pagine del libro della Genesi:

 “Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, e abbia dominio […] su tutta la terra […]. E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina […]. L’Eterno Iddio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 1:26-27; 2:7).

L’essere umano è una creatura di Dio unica, speciale, diversa da ogni altra. Essa è portatrice di “qualcosa” che chiamiamo “anima” o “spirito” e che la lega in modo particolare a Dio. Sono state fatte molte discussioni sull’esistenza dell’anima e se vi sia differenza fra “anima” e “spirito”. Non è di questo che vogliamo occuparci oggi, ma solo osservare il fatto che Dio stesso, nella Sua misericordiosa potenza, abbia “soffiato”, infuso, impartito la Sua vita a questa creatura fatta di “polvere” di materia: non si trattava tanto di “girare la chiavetta dell’accensione” come di un motore, ma di impartirgli qualcosa di unico che ci rendesse “persone”, fatte a Sua somiglianza ed immagine. L’essere umano non è solo materia, ma è vivificato dal soffio stesso di Dio. Non siamo un prodotto del caso né il risultato di un esperimento: siamo creature animate dal soffio divino. Ogni tentativo umano di “fabbricare la vita” si arresta davanti al mistero di questo soffio. Ecco perché anche ogni vita umana è preziosa ed unica. Essa non è “un vuoto a perdere o da sfruttare a piacimento secondo la logica “darwiniana” della prevalenza e del diritto del più forte. Ogni vita umana va rispettata perché Dio l’ha voluta, a Lui appartiene. Non è a nostra disposizione. Non spetta a noi disporne.

Dio rianima: la rigenerazione in Cristo 

Guardate poi al mondo così come si presenta: disfunzionale, malato, corrotto – e a più livelli. È il mondo decaduto a causa della sua ribellione a Dio ed all’ordinamento che Egli ha stabilito. Questo generalizzato disastro è frutto dell’abbandono, come una casa che i suoi abitanti, sciatti e litigiosi, non hanno pulito, non tengono in ordine, fanno andare in rovina, una casa che hanno lasciato degradare. È davvero uno spettacolo deprimente e frustrante per chiunque con la migliore buona volontà, vorrebbe “fare ordine”. Si farebbe prima ad abbandonare tale casa e andare in una nuova. Quanto però durerebbe il suo decoro se i suoi abitanti si comportano nel solito modo? Nella Scrittura è persino detto che Dio ci ha di fatto abbandonato. È vero per certi versi, ma non per altri. Colui nel quale “c’è la vita” è venuto in questo mondo per rinnovare, ripulire, trasformare, rigenerare, rianimare. Lo afferma il prologo del vangelo secondo Giovanni.

“Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno sopraffatta […]  È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli, cioè, che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:1-3).

Ecco così che uomini e donne di ogni tempo e paese, spiritualmente e moralmente morti, ricevono con fiducia la Persona e l’opera del Salvatore Gesù Cristo e sono “rianimati”, vivificati, trasformati per iniziare, come Suoi discepoli, un cammino di rinnovamento. Ecco che cosa scrive l’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso:

“E voi pure ha vivificato, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli, nel numero dei quali anche noi vivevamo un tempo, assecondando i desideri della carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati)” (Efesini 2:1–5).

Il peccato ci separa dalla sorgente della vita: è una morte spirituale. Ma Dio non ci lascia nella morte. In Cristo ci offre una nuova vita: rigenerazione, nuova nascita. Questo è più di un cambiamento morale: è una resurrezione interiore. Come alla creazione Dio ha soffiato nell’argilla, così in Cristo ci infonde lo Spirito che ci rende vivi in Lui.  Queste parole valgono per tutti i credenti prima di giungere alla fede in Cristo. È la misericordia di Dio ci rende vivi in Cristo. Il contrasto tra morte e vita offre un netto contrasto tra chi non è da Lui salvato e chi è salvato.

Non siamo noi a renderci vivi; lo fa Dio. I nostri peccati ci separano completamente da Dio, sia spiritualmente che nel nostro destino eterno. Eppure, i peccati menzionati da Paolo nel versetto 1, che ci rendono “morti”, non sono stati sufficienti a impedire a Dio di renderci vivi. È interessante notare che siamo resi vivi “insieme a Cristo”. Questo include ancora una volta l’idea che Gesù è vivo; è risorto dai morti e regna alla destra di Dio.

Dio potenzia: il dono dello Spirito Santo 

Dio, così, anima e rianima, ma pure potenzia. Dio raccoglie coloro che in Cristo ha rigenerato, li raccoglie in comunità e impartisce loro la Sua forza e la Sua sapienza per innescare lo sviluppo del movimento cristiano nel mondo intero e nella storia. Dio lo Spirito Santo dà un ulteriore impulso al Suo popolo affinché diffondano in tutto il mondo l’Evangelo del rinnovamento morale e spirituale in Cristo. È quanto vediamo in azione nel giorno di Pentecoste nell’antica Gerusalemme. Ascoltatene il racconto.

Quando il giorno della Pentecoste fu giunto, erano tutti insieme nel medesimo luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia e riempì tutta la casa dove essi sedevano. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi. Ora a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione di sotto il cielo. Essendosi fatto quel suono, la folla si radunò e fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nel proprio linguaggio. E tutti si stupivano e si meravigliavano, dicendo: “Ecco, tutti costoro che parlano non sono Galilei? E com’è che li udiamo parlare ciascuno nel nostro linguaggio natìo? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia Cirenaica e pellegrini Romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare delle cose grandi di Dio nelle nostre lingue”. Tutti si stupivano ed erano perplessi, dicendosi l’uno all’altro: “Che significa questo?”. Ma altri, beffandosi, dicevano: “Sono pieni di vino dolce”. Ma Pietro, levatosi in piedi con gli undici, alzò la voce e parlò loro in questa maniera: “Uomini giudei e voi tutti che abitate in Gerusalemme, vi sia noto questo e prestate orecchio alle mie parole. Perché costoro non sono ubriachi, come voi supponete, poiché non è che la terza ora del giorno, ma questo è quello che fu detto per mezzo del profeta Gioele: ‘Avverrà negli ultimi giorni’, dice Dio, ‘che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani vedranno delle visioni, i vostri vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui miei servi e sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno. E farò prodigi su nel cielo e segni giù sulla terra; sangue e fuoco e vapore di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno, che è il giorno del Signore. E avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato’” (Atti 2:1-21).

La Pentecoste cristiana significa che Dio non solo rigenera, ma riempie, potenzia, dona forza e coraggio per servire la Sua causa nel mondo. Gli apostoli erano un gruppo di persone spaventate, chiuse in sé stesse e depresse. Che influenza avrebbero mai potuto esercitare sul mondo? Non avevano potere, denaro e certamente nessuna forza militare per imporsi – come fanno i potentati di questo mondo e persino religioni. Dopo il dono dello Spirito Santo diventano testimoni audaci, pronti a dare la propria vita per Cristo che si sarebbero passati l’un l’altro la fiaccola dell’Evangelo per raggiungere tutto il mondo.

La vita nuova in Cristo diventa così vita attiva, missionaria, comunicativa, capace di parlare a tutte le genti e dare loro forza propulsiva per essere la primizia “funzionante” del futuro e completo rinnovamento di tutte le cose che Dio opererà.

Vivi e vivificàti 

Solo Dio può creare, rigenerare e potenziare la vita. È presso di Lui soltanto che dobbiamo cercare vita e forza vivificante. Egli, come Padre, ce la dà in Cristo Gesù e la trasmette attraverso il Suo Santo Spirito. Il mondo può produrre macchine, algoritmi, perfino imitazioni dell’essere umano, ma la vita vera viene solo da Dio.

In Cristo soltanto diventiamo creature nuove e in via di rinnovamento; nello Spirito diventiamo testimoni coraggiosi.

Celebrando la Pentecoste, chiediamo a Dio di soffiare ancora, per rianimare i cuori spenti, per dare nuova energia alla fede, e per mandarci nel mondo con potenza come strumenti del Regno di Dio.

Preghiamo. Onnipotente Iddio, nel giorno di Pentecoste tu hai aperto la via della vita eterna ad ogni popolo e nazione attraverso il dono promesso dello Spirito Santo. Continua, te ne preghiamo, a riversare per tutto il mondo questo dono attraverso la predicazione dell’Evangelo, affinché possa raggiungere ogni angolo della terra e ad ogni generazione. Per Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

Paolo Castellina, 29 maggio 2025