In Cristo un amore radicalmente diverso, un concetto di Dio radicalmente diverso

La radicale differenza fra l’amore così come inteso dalla filosofia greca (e in genere mondana) di amore, e quella cristiana, è colta dal filosofo tedesco Max Scheler (1874-1928) nel seguente modo. Sin noti come l’amore incarnato da Gesù (e spiegato nel Nuovo Testamento) capovolga non solo il comune concetto di amore, ma l’idea stessa di Dio, del Suo carattere e della nostra risposta imitativa.

“Se per il greco l’amore è un ambire, un tendere dal più basso al più alto, dall’imperfetto al perfetto, dall’informe alla forma, ora l’amore si rivela proprio nel fatto che il nobile si china e discende verso il non nobile, il sano verso il malato, il ricco verso il povero, il bello verso il brutto, il buono e il santo verso il cattivo e il volgare, il Messia verso i pubblicani e i peccatori; e ciò senza l’angoscia antica di perdersi e di svilirsi bensì nella convinzione autenticamente religiosa di ottenere, nel compimento attuale di questo “piegarsi”, nel “lasciarsi andare”, nel “perdersi”, il massimo: divenire simili a Dio. La trasformazione dell’idea di Dio e del Suo rapporto fondamentale con il mondo e l’uomo non è il motivo bensì l’effetto dell’inversione di movimento dell’amore. Ora Dio non è più meta eterna e quieta dell’amore delle cose  -, simile ad una stella – che muove addirittura l’universo al modo in cui ‘l’amato muove l’amante’, bensì l’essenza stessa di Dio diventa amare e servire e da ciò soltanto procede il Suo creare, volere, agire. Al posto dell’eterno ‘primo motore’ del mondo subentra il ‘Creatore’ che lo ha creato ‘per amore’. Questo fatto, mostruoso per l’uomo antico, assolutamente paradossale secondo i suoi assiomi, si sarebbe verificato in Galilea: Dio discese spontaneamente all’uomo, divenne un servo e morì in croce della morte del servo cattivo!”. “In tal modo il quadro è mutato infinitamente! Non è più una schiera di cose e di uomini che corrono a gara sorpassandosi l’un l’altro alla conquista della divinità: è una schiera di cui ogni membro si volge indietro a chi è più distante da Dio e  lo aiuta e lo serve – e proprio così facendo diventa simile alla divinità  che  per essenza ha appunto un grande amare e  servire e abbassarsi” (Max Scheler, Amore e conoscenza, 1915).

Note