Domenica 29 Dicembre 2024 – Domenica dopo Natale
[Culto completo con predicazione, 57′]
[Solo predicazione, 28′]
Nulla di nuovo sotto il sole…
Coloro che sono dotati di senso critico e non si bevono tutto ciò che le maggiori televisioni e giornali propinano, devono tristemente osservare come il clima politico e sociale dell’Occidente stia degradando a vista d’occhio. E vorrebbe contaminare il mondo intero! Già: come evitare di rilevare con sgomento governi corrotti che, invece di servire i cittadini, fanno a gara di servilismo verso i potentati politici ed economici dominanti a scapito del bene comune? Come si possono ignorare le loro menzogne sfacciate, l’ipocrisia e l’incoerenza nel disattendere le promesse fatte? Come far finta di nulla nell’udire appelli ad aumentare la produzione di armamenti e fomentare guerre in assenza di reali minacce o con minacce fittizie – e questo a scapito delle spese sociali e degli investimenti produttivi per il bene della popolazione? Come chiudere gli occhi di fronte ai doppi standard e mancanza di scrupoli, dove tutto e il contrario di tutto viene giustificato in barba a tutte le leggi? Davanti a noi si presenta per altro pure quello che sempre più appare come il caos completo a livello intellettivo. Sembrano saltate anche tutte le regole della logica, del buon senso, del pensiero razionale e consequenziale, compreso il significato preciso delle parole che si usano. Non serve neanche indignarsi e dire a qualcuno: “Quello che dici non ha senso”. Talvolta sembra di parlare con chi sembra non essere neanche più in grado di ragionare …e gente così ce la troviamo pure come “leader” delle nazioni! Sono stati largamente abbandonati i valori morali del cristianesimo e delle nobili tradizioni religiose, questo si sa. Ma anche i vantati valori dell’umanesimo sembrano sbriciolarsi ogni giorno di più e pervertirsi tanto da pregiudicare il concetto stesso di civiltà. Il nostro tempo, non a caso, è stato paragonato a quello della caduta dell’impero romano. I barbari lo stavano invadendo e distruggendo, ma la classe dirigente dei romani, molli e corrotti non era più in grado di impedirlo.
Mi potreste così dire: “Perché ci rattristi con queste cose sconsolanti? Non potresti parlarci di ‘cose belle’?” Mi piacerebbe! Mi sento, però, come gli antichi ebrei in esilio ai quali, come dice il Salmo 137, chiedevano di cantare canzoni allegre: “Poiché là quelli che ci avevano condotti in schiavitù ci chiedevano dei canti, e i nostri oppressori delle canzoni d’allegrezza, dicendo: ‘Cantateci delle canzoni di Sion!’. Come potremmo noi cantare le canzoni dell’Eterno in terra straniera?” (Salmo 137:3-4). Come si fa a parlare di “cose belle” di fronte alla situazione che stiamo vivendo? Sarebbe un comodo sfuggire dalla realtà. Così, in effetti, va il mondo degenere. Certo non ci deve sorprendere più di quel tanto, il mondo dell’iniquità va verso l’inevitabile e catastrofico giudizio di Dio. L’apostolo Paolo scriveva: “I malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, seducendo ed essendo sedotti” (2 Timoteo 3:13). Sbagliato, però, sarebbe anche assumere un atteggiamento fatalistico che ci immobilizzasse in attesa di tragici eventi. I profeti dell’antico Israele che ci parlano attraverso le Sacre Scritture a nome di Dio, se da una parte denunciavano a chiare lettere la situazione del loro tempo, lanciando i loro: “Guai a voi!” come pure faceva il Salvatore Gesù Cristo, non lo facevano in vista della “fine”, ma in vista del ravvedimento, in vista di un nuovo “inizio”, altrettanto sicuro come la condanna degli empi, vale a dire l’insorgere, per grazia di Dio, di un nuovo mondo dalle ceneri del vecchio sulla base della mobilitazione di “un resto fedele”. La domanda da farsi, quindi, di fronte a tutto questo, è “Siamo noi parte di quel ‘resto fedele’ che vedrà il rinnovamento di tutte le cose?
Il testo biblico
Ascoltate la denuncia che il profeta Isaia faceva della corruzione della società del suo tempo. Si tratta di una serie di “Guai a voi!”, perché il malfare non rimarrà senza conseguenze negative per chi lo commette. Notate poi come egli parli non “al mondo”, ma al popolo di Dio, alla chiesa dell’Antico Testamento che, neglette le sue responsabilità verso Dio, si era conformato all’andazzo generalizzato ed era diventato, di fatto “coerede” della stessa condanna comminata al mondo. Di Isaia ascoltiamo selezioni tratte dal capitolo 5, incentrate nei suoi “Guai a voi”.
“Guai a quelli che aggiungono casa a casa, che uniscono campo a campo, finché non rimanga più spazio, e voi restiate soli ad abitare nel paese! Questo mi ha detto all’orecchio l’Eterno degli eserciti: “In verità queste case numerose saranno desolate, queste case grandi e belle saranno private di abitanti (…). Guai a quelli che la mattina si alzano presto per correre dietro alle bevande alcoliche, e fanno tardi la sera, finché il vino li infiammi! Nei loro banchetti ci sono la cetra, il saltèro, il tamburello, il flauto e il vino! ma non prestano attenzione a quello che fa l’Eterno e non considerano l’opera delle sue mani. Perciò il mio popolo sarà deportato per mancanza di conoscenza, la sua nobiltà muore di fame e le sue folle sono inaridite dalla sete. (…) L’uomo comune è umiliato, i grandi sono abbassati, e sono abbassati gli sguardi alteri; ma l’Eterno degli eserciti è esaltato mediante il giudizio e l’Iddio santo è santificato per la sua giustizia.(…) Guai a quelli che tirano l’iniquità con le corde del vizio, il peccato come con le corde di un cocchio (…) Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro! Guai a quelli che si reputano saggi e si credono intelligenti! Guai a quelli che sono prodi nel bere il vino, e valorosi nel mescolare le bevande alcoliche; che assolvono il malvagio per un regalo, e privano il giusto del suo diritto! Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia e come la fiamma consuma l’erba secca, così la loro radice sarà come marciume, e il loro fiore sarà portato via come polvere, perché hanno rifiutato la legge dell’Eterno degli eserciti e hanno disprezzato la parola del Santo d’Israele. (…) Per questo divampa l’ira dell’Eterno contro il suo popolo; egli stende contro di loro (…) In quel giorno, egli muggirà contro Giuda, come mugge il mare e, a guardare il paese, ecco tenebre, angoscia e la luce che si oscura nel suo cielo” (Isaia 5:8-9, 11-13,15-16,18,20-24,25,30).
Il contesto: un giudizio su Israele
Il capitolo 5 di Isaia inizia con una parabola su un proprietario terriero che pianta una vigna e spera di ricavarne un profitto. Per essa si adopera in ogni modo, con l’unico risultato, però, che tale vigna la vede produrre solo uva acerba e inservibile. Il proprietario dice così che, per quel motivo, la abbandonerà, lasciandola aprendola alla devastazione. Che cosa rappresenta? Lo dice egli stesso: “La vigna dell’Eterno degli eserciti è la casa d’Israele e gli uomini di Giuda sono la sua piantagione prediletta; egli si era aspettato rettitudine, ed ecco spargimento di sangue; giustizia, ed ecco grida di angoscia!” (7). A un popolo che doveva essere testimonianza di fede e di ubbidienza alla Legge di Dio si trova in quello che l’apostolo Pietro descriveva: “È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: ‘Il cane è tornato al suo vomito’, e: ‘La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango’” (2 Pietro 2:22).
Da notare che l’espressione “guai” (hôy in ebraico) nel capitolo 5 di Isaia e in altri passi profetici della Scrittura non sono solo minacce, ma espressioni del dolore di Dio, annunci di giudizio e appelli alla giustizia e al ravvedimento. Non sono semplici maledizioni, ma rivelano sia la santità di Dio, che non tollera il peccato, sia la Sua grazia, che cerca di riportare il Suo popolo a Sé.
La corruzione morale in sei guai
In Isaia 5:8,11,18,20,21,22 troviamo così 6 “guai”.
1. “Guai a quelli che aggiungono casa a casa…” (8). Allora i benestanti compravano le case e i terreni dei loro vicini, non solo quelli che non potevano più permettersele, ma anche proprietà tramandate per generazioni. Sebbene questa pratica fosse tecnicamente legale, contraddiceva l’intenzione di Dio, che attraverso la Legge aveva previsto che le proprietà restassero nelle famiglie, persino con il Giubileo, in cui i beni venduti o sequestrati per debiti venivano restituiti ai loro proprietari originari. Il risultato di questa accumulazione di terreni era l’isolamento dei ricchi in grandi proprietà, lasciando i poveri in condizioni precarie, una situazione contraria al progetto di Dio per il Suo popolo. Questo ci rammenta come oggi pure grandi multinazionali stiano acquistando sempre di più, profittando del bisogno, terreni, abitazioni, compagnie commerciali e industrie concentrando così in condizione di monopolio, potere, controllo sociale e enormi profitti, e, di fatto, schiavizzando la popolazione. Chiediamoci però anche, a livello personale: Che cosa sto accumulando per me stesso senza preoccuparmi delle necessità degli altri? Vivo per il mio vantaggio personale o sto cercando di essere una benedizione per la mia famiglia e comunità? Quale valore do ai beni spirituali per un maggiore arricchimento mio e della società?
2. “Guai a quelli che la mattina si alzano presto per correre dietro alle bevande alcoliche” (11). Questo non si riferisce solo all’abuso dell’alcol, già grave in sé stesso, ma al tipico dello stile di vita edonista. Allora molti avevano trasformato i piaceri e il bere in un’occupazione continua, al punto che la loro vita era caratterizzata da ubriachezza e dissolutezza, spesso accompagnate da immoralità sessuale. Uno stile di vita improntato al profitto materiale ed al piacere fine a sé stesso “ubriaca”, istupidisce e disumanizza chi lo pratica e la società stessa. Mentre l’umanità degenere, rincorrendo cose vane, si svuota di significato ultimo, Dio chiama il Suo popolo a concentrarsi “a mente chiara” nel perseguire gli obiettivi per i quali Egli gli ha scelti. Come potrebbe mai ritornare alle vie del mondo? A livello personale: Ci sono piaceri o abitudini nella mia vita che stanno prendendo il posto di Dio? Come sto usando il mio tempo: per cose che edificano o per soddisfare desideri effimeri?
3. “Guai a quelli che tirano l’iniquità con le corde del vizio” (18). Il profeta Isaia, in Isaia 5:18-19, pronuncia un “guai” contro coloro che praticano peccati volontari e consapevoli, portandoli avanti intenzionalmente come cavalli che trascinano una carrozza e negandone la natura peccaminosa. Questi individui non peccano per ignoranza, ma con aperta sfida alla legge di Dio, mostrando disprezzo per i Suoi avvertimenti. Inoltre, deridono i profeti e provocano Dio, chiedendo sarcasticamente che il Suo giudizio arrivi subito, dimostrando di non credere che per loro vi saranno conseguenze. Questo atteggiamento di sfida e scherno rafforza la loro colpevolezza davanti a Dio. A livello personale: Sto cercando di giustificare nella mia vita o nella società ciò che Dio considera peccato? Mi sto avvicinando a Dio con sincerità o sto intrattenendo il peccato con scuse negando magari che comporti conseguenze a lungo termine?
4. “Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro!” (20). Qui c’è il cuore della denuncia che fa il profeta. Il “guai” di Isaia 5:20 si rivolge a coloro che distorcono il bene e il male, ribaltando la verità e “normalizzando il peccato”. Si tratta di una vera e propria sovversione della giustizia stabilita da Dio. Questa inversione inizia con l’accettazione di piccoli compromessi, che portano a credere alla menzogna che il peccato sia giusto, fino a sostituire la verità con falsità. Anche oggi, molte culture difendono ciò che la Scrittura condanna e attaccano la moralità biblica, vedendo le leggi di Dio come un ostacolo alla felicità personale. Questo atteggiamento porta non solo a ignorare i bisognosi, ma magari a considerare come “meritata” la loro condizione, rifiutando di difendere o sostenere la loro causa come se non ci riguardasse. A livello personale: Sto permettendo che i valori del mondo, promossi dalla sua martellante propaganda, confondano il mio discernimento morale? Chiamo male ciò che Dio definisce bene, o cerco di giustificare atteggiamenti contrari alla Sua volontà rivelata?
5. “Guai a quelli che si reputano saggi e si credono intelligenti!” (21). Il “guai” di Isaia 5:21 è rivolto a coloro che si arrogano la presunzione di essere la fonte ultima della conoscenza e del giudizio, ignorando i limiti umani e la superiorità della saggezza divina (Isaia 55:8-9). È il trionfo dell’arrogante individualismo relativista che ci rende arbitro ultimo di ciò che è giusto e sbagliato. Come reiterato nel libro dei Proverbi, la vera sapienza, inizia con il “timore di Dio”, che implica riconoscere con rispetto e meraviglia la grandezza e l’autorità di Dio (Proverbi 1:7, 9:10). Questa sapienza guida a giudicare ogni idea alla luce della Parola di Dio, l’unico standard affidabile per comprendere la vita e il nostro stesso essere. Solo accettando la rivelazione di Dio possiamo evitare di cadere nella trappola di affidarci alle nostre limitate capacità. A livello personale ci dobbiamo chiedere: Mi affido più al mio personale intendimento e al mio giudizio che alla sapienza di Dio? Sto coltivando l’umiltà di imparare da Dio e dagli altri, o sono orgoglioso e autosufficiente?
6. Infine: “Guai a quelli che sono prodi nel bere il vino, e valorosi nel mescolare le bevande alcoliche; che assolvono il malvagio per un regalo, e privano il giusto del suo diritto” (22-23). Il profeta ritorna qui sull’effetto “obnubilante” dell’alcool, ma lo connette con l’ingiustizia sociale. Condanna i valori corrotti di Giuda e Gerusalemme, dove l’ubriachezza e l’edonismo erano idolatrati, con i bevitori celebrati come “eroi” dai loro pari. Quanti “ubriaconi” e “fatti” vengono esaltati oggi nel mondo della politica o dello spettacolo! Ancora, Isaia non condanna il consumo di alcol in sé, ma lo stile di vita che pone il piacere e l’eccesso al di sopra di tutto, insieme all’ingiustizia dilagante. Le stesse persone dedite al bere accettavano tangenti, compromettendo la giustizia nei tribunali e privando i nullatenenti di processi equi. Questo stile di vita corrotto, basato su favoritismi e ricchezza, è aborrito dal Signore, che desidera giustizia e rettitudine tra il Suo popolo (Proverbi 16:8; 22:8). A livello personale, chiediamoci: Sto sacrificando la giustizia e l’integrità per ottenere vantaggi personali o piaceri momentanei? Sono un esempio di giustizia e correttezza, o sto compromettendo i miei principi per convenienza?
Attualità e rilevanza della Parola profetica
Una società, dunque, basata sul sovvertimento dei valori stabiliti dalla Legge suprema di Dio non potrà quindi che tirarsi addosso i guai del dispiacere e dell’ira di Dio. Una cristianità che si conforma all’andazzo di questo mondo non potrà che partecipare al destino atroce dell’umanità degenere. In che misura come comunità cristiane siamo inconsapevolmente complici della sovversione dei valori morali nella società contemporanea?
Oggi largamente prevale il relativismo morale. La verità assoluta viene rifiutata; ogni scelta è considerata legittima. Giustificazione di comportamenti immorali la vediamo continuamente esempi nei media, nella politica, e nelle relazioni personali. Anche qui: in che misura potremmo dimostrarcene complici?
L’orgoglio intellettuale e il rifiuto della sapienza divina non è forse anche oggi comune? La cultura dell’autosufficienza: la gente si affida agli “esperti” della scienza e della filosofia, trascurando i principi di Dio. Da cui il richiamo alla necessità di un’umiltà che riconosca il bisogno della rivelazione divina. La giustizia corrotta e il maltrattamento dei deboli, la corruzione nelle istituzioni politiche e giudiziarie, l’assolvere i colpevoli e condannare gli innocenti. I cristiani non devo forse essere testimoni di giustizia e integrità nella società? Oppure consideriamo tutto questo come inevitabile ritenendo di non poterci fare nulla? Diventa così quanto mai urgente il discernimento spirituale. Paolo ci esorta in Romani 12:2 a non conformarci al mondo, ma a essere trasformati mediante il rinnovamento della nostra mente. I cristiani sono chiamati a essere “luce del mondo” (Matteo 5:14) proprio in una società che chiama il male bene e il bene male.
Un appello al ravvedimento e alla speranza
Il giudizio sull’umanità degenere ed empia è certo, ma la grazia di Dio continua ad essere offerta. Isaia proclama il giudizio, ma punta anche, come vediamo negli ultimi capitoli del suo libro, alla speranza nel Redentore (Isaia 53). Egli è giunto nella Persona e nell’opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Attraverso gli antichi profeti di Israele e gli Apostoli di Cristo, Dio chiama al ravvedimento e alla restaurazione di un discernimento conforme alla Sua volontà. Si tratta di una sfida personale e comunitaria. Siamo chiamati ad esaminare i nostri cuori: dove stiamo chiamando bene ciò che è male? Siamo chiamati a darci da fare per la giustizia e la verità: essere sale e luce nel mondo. Nonostante la corruzione della società umana, generalizzata quale è oggi, Dio resta sovrano e la Sua verità trionferà. I cristiani possono affrontare le sfide con coraggio, confidando nelle promesse di Dio. Saremo noi parte del “resto fedele” di Dio che vedrà il ristabilimento di ogni cosa secondo la giustizia di Dio?
Paolo Castellina, 21 Dicembre 2024