Quando a discriminare (giustamente) è Dio (Matteo 11:25-30)

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Quando a discriminare (giustamente) è Dio

L’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana afferma: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Per promuovere questo giusto principio è necessario adoperarsi affinché sia eliminato ogni tipo di discriminazione nell’ambito della società civile. Il problema oggi, però, è che il principio dell’uguaglianza è stato così assolutizzato che non solo hanno buon gioco quelle ideologie che vorrebbero livellare, omologare e cancellare ogni differenza fra le persone ad ogni livello, ma vi è anche chi, nelle stesse chiese cristiane, al principio assolutizzato dell’uguaglianza, vorrebbe piegare l’intera dottrina cristiana, come se le chiese avessero come unico loro obiettivo quello di “lottare contro le discriminazioni”!

Chi considera la Bibbia come inerrante ed inalterabile Parola di Dio, però, rivelazione del suo carattere e volontà, sa bene che Dio (il Dio vero e vivente) opera precise distinzioni nell’ambito del creato e dell’umanità, che la sua Legge morale separa e distingue. Non solo, ma che Dio, secondo il suo sovrano beneplacito, sceglie e privilegia, anzi, opera giuste discriminazioni – cosa che al solo menzionarla, fa “rizzare i capelli in testa” a certi fanatici sostenitori moderni dell’uguaglianza!

Di fatto, c’è una sola uguaglianza di base nell’attuale ambito dell’umanità: “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23); a causa del peccato che ci accomuna, tutti sono condannati ad una giusta sentenza: la perdizione. La grazia della salvezza in Cristo riguarda solo coloro ai quali Dio decide sovranamente di accordargliela, non tutti! Questo è il chiaro insegnamento del Nuovo Testamento.

Le giuste discriminazioni operate da Dio sono bene evidenziate nelle parole del Signore Gesù Cristo che troviamo nel vangelo secondo Matteo al cap. 11 dal verso 25 al 30, quello sul quale rifletteremo oggi. Ascoltiamolo:

“In quel tempo Gesù prese a dire: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (Matteo 11:25-30).

Potremmo suddividere questo testo, in modo molto naturale, in tre punti: il primo ci parla delle sapienti discriminazioni di Dio; il secondo: la fonte della conoscenza che più conta, chi conosce come stiano le cose in realtà; il terzo è un invito a deporre fiduciosamente le nostre domande, fardelli, preoccupazioni e paure, ai piedi del Salvatore Gesù Cristo.

1. Le sapienti discriminazioni di Dio

Quella che subito incontriamo nel nostro testo è un’espressione di lode riconoscente di Gesù che, considerata l’opera di Dio Padre, non può che riconoscerne la grande sapienza e bontà.

a. Dice: “Io ti rendo lode” (25a). “Ne ho fatta l’esperienza e perciò ti lodo e te ne rendo grazie: quanta sapienza c’è, o Padre celeste, nel tuo operare!”. La riconoscenza e la lode scaturisce sempre, anche dal credente, dal riconoscimento – dopo averne fatto esperienza – della potenza, sapienza e bontà di Dio.

b. Avendo considerato l’opera di Dio, come si rivolge Gesù a Lui? “…o Padre, Signore del cielo e della terra” (25b). Nell’ambito dell’essenza trinitaria dell’unico Dio c’è un rapporto di eterna paternità fra Dio Padre e Dio Figlio. Difficile per noi da spiegare, ma Gesù ci invita a scoprire che pure per tutte le sue creature, e per quelle umane in particolare, Dio è Padre, padre che non solo le genera, ma la cui costante presenza le dirige e le protegge con amore e giustizia.

c. Che cosa suscita tanta lode ed adorazione di Gesù verso Dio Padre? “…perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti” (25c). Si, Gesù dice: “Io ti lodo e ti ringrazio perché, nel rivelare agli uomini la conoscenza salvifica, Tu sei stato discriminante!”.  Certo, e c’è molta sapienza in questo! I “sapienti ed intelligenti” a cui queste cose sono state nascoste sono quelli che il mondo considera eruditi ed esperti in campo religioso, filosofico e scientifico, e che pure “grandi” si ritengono ai propri occhi. Anche al tempo di Gesù c’erano studiosi di religione e di Sacre Scritture, filosofi e scienziati che dicevano di “sapere” ma che erano ciechi ed ostili verso Gesù, la sua identità, messaggio ed opere. Quanti sono ancora oggi coloro che si vantano di sapere perché hanno molto studiato, hanno raggiunto posizioni di potere e pensano di conoscere come stiano le cose veramente, disprezzando gli “ingenui” che “ancora” credono in Dio e nella fede biblica. In realtà non sanno nulla come dovrebbero. Dio rifugge da coloro che vogliono attenersi solo alla propria sapienza, che si ritengono abbastanza saggi per giudicare Dio stesso, il Suo operato e la Sua stessa esistenza e non sanno giudicare sé stessi. In questa condizione è impossibile che Dio e loro mai si incontrino e che Egli riveli loro la vera sapienza. Infatti, come dice la Scrittura: “Il timore del Signore è il principio della scienza” (Proverbi 1:7).

d. Qual è il contenuto specifico di ciò che Dio nasconde loro? “Queste cose” sono i misteri dell’Evangelo rivelati attraverso il ministero di Cristo.A voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato” (Matteo 13:11) dice Gesù ai Suoi discepoli: la presunzione acceca, mentre l’umile disponibilità premia. Le dottrine che l’Evangelo rivela riguardano l’identità della Persona di Cristo: il carattere unico e determinante della Sua persona per il destino di ogni creatura umana: Dio e Figlio di Dio; riguarda il ministero unico e insostituibile che Egli è venuto a svolgere: essere cioè Messia, Redentore e Salvatore; riguardano le benedizioni particolari della Grazia, della giustizia e della salvezza tramite la Sua Persona ed opera.

e.  Chi riceve questa sapienza salvifica? Dio “ha nascosto” queste cose ad alcuni. Certo l’annunzio della verità è pubblico, accessibile a tutti. Questo però non ha toccato il cuore di molti: la rivelazione pure palese non li ha persuasi interiormente tanto da accogliere senza riserve. I credenti però dicono: “A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito” (1 Corinzi 2:10). L’apostolo Paolo afferma consapevole di questo stesso concetto: “Se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che sono sulla via della perdizione, per gli increduli, ai quali il dio di questo mondo ha accecato le menti, affinché non risplenda loro la luce del vangelo” (2 Corinzi 4:3).

f. Chi ha ricevuto, invece, questa rivelazione? “…e le hai rivelate ai piccoli” dice Gesù. Per “piccoli” qui si intende la gente particolare che costituisce il Suo gruppo di discepoli: persone per lo più incolte, umili, semplici, indifese e prive di pregiudizi che, come bambini, avevano creduto in Lui e che non godevano della stima del mondo. E’ spesso un dato di fatto anche oggi. I credenti sono spesso “persone semplici”, prive dell’orgoglio intellettuale dei sapienti che a Lui chiudono con arroganza la mente e il cuore, disprezzandolo. Di queste persone semplici i Farisei infatti dicevano con atteggiamento di superiorità: “Ha qualcuno dei capi o dei Farisei creduto in lui? Ma questo popolino, che non conosce la legge, è maledetto” (Giovanni 7:48,49).

A queste persone semplici ed umili il velo delle tenebre e dell’ignoranza viene rimosso per ricevere vista spirituale. Essi vedono la gloria di ciò che Cristo rivela, il loro desiderio ed affezione si concentra su di Lui; i loro cuori vengono toccati e sono persuasi a vedere in Cristo il loro più vero interesse. Gesù così dice: “Tu hai manifestato la Tua giustizia avendo essi respinto il Tuo consiglio per la loro salvezza. Avendo però rivelato queste cose in modo particolare a persone prive di privilegi e vantaggi mondani, potere, reputazione, sapienza ed intelligenza, Tu hai così manifestato speciale ed abbondante grazia, come pure la grandezza del Tuo potere. Signore, mi rallegro per quanto tu hai compiuto e ti ringrazio che è “dalla bocca di fanciulli e lattanti che tu hai tratta lode” per Te stesso”.

g.“Sì, Padre, perché così ti è piaciuto” (26). Di tutto questo non vi può essere altra ragione che il sovrano beneplacito, desiderio, proposito e scelta di Dio. Egli ha ritenuto bene così abbassare l’orgoglio umano. (1) Comprendere la verità rivelata non dipende tanto dalla forza della sapienza umana, dall’erudizione o dalla volontà umana, ma solo dal beneplacito di Dio. (2) Come fin dall’inizio la rivelazione speciale ed efficace dei misteri del regno dei cieli è stata rivolta non alle persone che in questo mondo “contano”, ma a coloro che vengono considerati inferiori. Ed infine come (3) dovunque Dio, mediante il Suo Spirito, rivela i misteri di Dio, è motivo di grande gioia e ringraziamento, specialmente laddove Dio rivela queste cose a coloro da cui meno si aspetterebbe.

2. La fonte della nostra conoscenza

a. Gesù così prosegue e dice: “Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (27). Gesù qui mette in chiara luce quale sia la fonte della conoscenza che più conta. E’ un messaggio che risuona per tutto il Nuovo Testamento. Gesù è stato stabilito da Dio unico Mediatore, unico Salvatore, unico Signore a cui ogni cosa dovrà piegarsi. Giovanni dice: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato ogni cosa in mano” (3:35).  Dio ha dato potere a Cristo come Suo terreno plenipotenziario, in particolare il potere della vita eterna e della salvezza: “vita eterna a tutti quelli che tu gli hai dati” (Giovanni 17:2). Egli, dice la Scrittura, ha “le chiavi della morte e dell’Ades” (Apocalisse 1:18): i mezzi che conducono alla vita eterna sono in Suo potere e a Sua disposizione. Gesù qui poi specifica:

b.“…e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre”, nessuno potrebbe conoscere la Sua divina essenza, la Sua eterna generazione, solo Dio: per questo la Rivelazione è essenziale. Quindi non bisogna stare tanto ad ascoltare i pretenziosi maestri di questo mondo: è ignoranza. Dobbiamo ascoltare ed udire ciò che il Padre ha rivelato a Suo riguardo in Cristo e nell’intera Sacra Scrittura: questo è ciò che più conta. Non possiamo avere alcuna corretta conoscenza di Dio se non per rivelazione.

c. Allo stesso modo: “nessuno conosce il Padre, se non il Figlio”, nessuno conosce l’essenza di Dio Padre ed il consiglio del Padre, se non attraverso la dispensazione dell’Evangelo, rivelata a chi sovranamente Dio decida di farlo: “…e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo”. Si tratta di una conoscenza rivelata di origine superiore, non è e non può essere il risultato delle ricerche umane.

d. Solo il Figlio di Dio per eccellenza, Gesù Cristo, conosce il Padre perché Egli è Sua vivente immagine, espressa immagine della Sua persona, splendore della Sua essenza. “Perché nessuno ha visto il Padre, se non colui che è da Dio, Egli ha visto il Padre” (Giovanni 6:46). Tutta la nostra conoscenza salvifica di Dio è in Cristo e tramite lui.

3. L’invito fiducioso di venire a Cristo

a. Ed ecco quindi finalmente l’importanza di affidare tutto noi stessi al Signore e Salvatore Gesù Cristo: “Venite a me” (28a). Il Signore Gesù, avendo mostrato prima come Egli sia depositario di ogni potere, che nessuno possa venire al Padre se non per mezzo di Lui, ora chiude il discorso con un invito personale ad accostarsi a Lui con fiducia.  Chi è invitato a venire fiduciosamente a Lui?

b.“voi tutti che siete affaticati e oppressi” (28b). La vita a molti sembra assurda, vana, vuota, insoddisfacente, un peso difficile e frustrante da portare. Molti non sanno che la causa ultima della loro miseria è la loro separazione da Dio, cioè il peccato. Gesù sapeva che solo Lui poteva risolvere questa frustrazione e guarirli, dare loro riposo. Gesù qui annuncia questo. L’amore del Padre che, nella Sua misericordia in Cristo va a cercare i miseri, impartisce riposo (non solo alleviamento e simpatia) a tutti coloro che vengono a Cristo, e la pace con Dio.

L’appello è rivolto soprattutto a coloro che sono oppressi dal senso dei loro peccati, dal senso delle disperanti loro limitazioni ed imperfezioni, dal senso di colpa per essersi specchiati con la norma morale oggettiva che Dio esige da ogni creatura umana ed avendo scoperto la loro corruzione ed impotenza, Queste persone possono trovarsi veramente aggravate e disperate.

c. “E io vi darò riposo” (28c). Cristo darà “riposo” al Suo popolo affaticato ed oppresso, a coloro che sono oppressi dal senso della vanità della vita e del loro peccato, dal loro desiderio di giustizia presso a Dio.  E’ il riposo dell’anima (29). Comunque sia, è Cristo che lo dà ed è presso di Lui che dobbiamo cercarlo. E’ il riposo spirituale, la pace della coscienza, la tranquillità dell’anima che proviene dal ricevere il dono di Dio in Cristo: l’espiazione che Cristo ha compiuto morendo sulla croce al nostro posto, un riposo qui e per l’eternità. Lo troveremo in Cristo.

d. Venite a Lui fiduciosamente perché dice: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero” (29,30). La mansuetudine e l’umiltà di Cristo ci incoraggia a venire a Lui perché Egli viene a noi non come un padrone, un giudice o un padre severo, ma come un amico comprensivo e gentile.

e. Infine un avvertimento. I membri di Cristo non sono senza un giogo, una legge o una regola secondo la quale devono camminare: i doni di Cristo non sono privi di responsabilità. Sebbene il servizio di Dio sia perfetta libertà, per l’uomo naturale è come un giogo, ma è un giogo salutare perché mette un freno ai nostri appetiti ed inclinazioni naturali altrimenti incontrollate. Non c’è schiavitù più grande che la soggezione nostre passioni.

E’ un giogo come portavano anticamente i buoi che trascinavano l’aratro. In ogni caso è pesante per i principianti, ma via via diventerà più leggero. Sarà leggero perché Cristo ci aiuterà a portarlo e lo porteremo solo per amore Suo. Sarà leggero se teniamo davanti agli occhi i suoi risultati eterni di gloria. Prendere il Suo giogo significa che non vi può essere vera fede senza obbedienza al comandamento di Cristo. Vera fede ed ubbidienza sono cose diverse ma inseparabili.

Conclusione

Il mondo grida “Giustizia!” ma secondo i propri miopi criteri e limitate prospettive. Nella sua ambizione a livellare esso schiaccia e stritola tutto: anche e soprattutto Dio, la verità rivelata, la sua legge, la sua giustizia, ogni giusta distinzione, le sue giuste discriminazioni, la realtà stessa – come Dio la guarda. Ci sono persino chiese e leader religiosi che si accodano a queste distorsioni della realtà apostatando dalla verità rivelata. Non sorprende. Sia lode e gloria a Dio, però, che nella sua grazia e sovranità, dal magma ribollente di questa umanità perduta, strappa alcuni che cominciano a vedere le cose dal suo punto di vista. Questo fa infuriare il mondo, ma alla fine sarà Dio e il suo Cristo (quello autentico) a prevalere. Nessun dubbio al riguardo!

[Paolo Castellina, estratto da una predicazione del 1996]

Domenica 5 luglio 2020 – Quinta Domenica dopo PentecosteLetture bibliche: Salmo 45:11-18; Genesi 24:34-49, 58-67; Romani 7:15-25; Matteo 11:16-30