Sedotti e abbandonati (Matteo 4:1-11)

Domenica 26 febbraio 2023 – Prima domenica di Quaresima  

Testi biblici: Salmo 32; Genesi 2:15-17; 3:1-7; Romani 5:12-19; Matteo 4:1-11

“Sedotta ed abbandonata”  è il  titolo di un famoso film italiano del 1964 di Pietro Germi [1]. Racconta la storia di Agnese, una giovane ragazza che viene sedotta dal figlio di un notabile della città, ma viene poi ripudiata. La famiglia di Agnese cerca di far valere i propri diritti e l’onore della ragazza, ma finisce per diventare oggetto di scherno e derisione da parte della comunità locale. Il film è una satira sociale che mette in luce l’ipocrisia e la corruzione presenti nella società italiana dell’epoca. Il tema della “ragazza sedotta e abbandonata”, però, nella letteratura italiana, in particolare del XIX secolo, era un tema molto presente e veniva spesso utilizzato per rappresentare le ingiustizie sociali presenti nella società. La seduzione e l’inganno, e poi l’abbandono, nella letteratura italiana può chiaramente essere visto come una rielaborazione di motivi e simboli antichi, che hanno radici nella figura del serpente, simbolo di astuzia e di tentazione, di cui parla il terzo capitolo del libro della Genesi. Anche se spesso il racconto della tentazione in Genesi è stato interpretato come una tentazione di carattere sessuale, si tratta di qualcosa di molto più profondo. Seduzione equivale a “adescamento” (quello che fa l’esca sull’amo per il pesce), di cui esempio è ciò che fa la pubblicità commerciale o la propaganda politica. “Attirare a sé a fini non buoni” o ingannevoli è il significato di fondo che meglio può descrivere il termine “tentazione”. Quali ne sono le caratteristiche e come la si può smascherare e respingere?

La consideriamo oggi a partire dall’episodio evangelico delle tentazioni di Cristo, come le troviamo in Matteo 4:1-11, tentazioni che Gesù respinge. Ascoltiamone il testo.

“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito su nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, accostatosi, gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pani”. Ma egli rispondendo disse: “Sta scritto: ‘Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio’”. Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: ‘Egli darà ordine ai suoi angeli intorno a te, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra’”. Gesù gli disse: “È anche scritto: ‘Non tentare il Signore Dio tuo’”. Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io te le darò, se, prostrandoti, tu mi adori”. Allora Gesù gli disse: “Vattene, Satana, poiché sta scritto: ‘Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi il culto’”. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco degli angeli vennero a lui e lo servivano” (Matteo 4:1-11).

Le singole tentazioni di Gesù sono state interpretate in diversi modi nel corso della storia. In generale, come una lotta tra il desiderio di Gesù di seguire la volontà di Dio e le tentazioni di Satana di distoglierlo dalla sua missione. In particolare: (1) la tentazione di trasformare le pietre in pane – interpretata come una tentazione di usare i propri poteri divini per soddisfare i propri bisogni materiali, o come una metafora dell’abuso di potere. (2) La tentazione di gettarsi dal pinnacolo del tempio – interpretata come una tentazione di dimostrare la propria divinità a chiunque per inorgoglirsene, o come una metafora del provare senza necessità le realtà delle promesse di Dio di protezione dal male, e quindi trasformata in una manifestazione di incredulità. (3) La tentazione di adorare Satana come se lui fosse Dio in cambio di potere e ricchezze – interpretata come una tentazione di scendere a compromessi con le forze del male in cambio di benefici terreni. Quali potrebbero essere le applicazioni di tutto questo nella vostra vita?

La volontà di Dio, come espressa dai Suoi propositi e Legge, è sempre buona, giusta, e salutare. Di lui possiamo sempre avere fiducia, in tutto ciò che Egli fa e comanda, anche se potremmo non sempre comprenderlo. Quanto fa, dice e comanda possiamo sempre essere sicuri che Egli “sa quello che sta facendo” e che è per il bene. Chi è che, però, lo contesta, lo mette in questione, lo nega? Un avversario, un malefico concorrente che pretende di sapere meglio come le cose debbano essere gestite e che opera per pregiudicare e distruggere la reputazione di Dio, la sua parola, le sue opere. La Bibbia lo chiama Satana, l’avversario, bugiardo ed assassino. La sua voce risuona oggi continuamente intorno a noi e sicuramente anche nella nostra mente. Lo troviamo in azione, l’avevamo già accennato prima, mentre cerca di sedurre e sviare, e con successo (a loro danno) i nostri progenitori, culmine della creazione. Leggiamone il  ben noto racconto nei primi capitoli della Genesi. Si tratta di quanto continua ancora ad avvenire a tutt’oggi: insinuare sfiducia in Dio e far credere che gli umani possano essere autonomi e più sapienti di Dio stesso.

“L’Eterno Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse. E l’Eterno Iddio diede all’uomo questo comandamento: “Mangia pure liberamente del frutto di ogni albero del giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai”. (…) Ora il serpente era il più astuto di tutti gli animali dei campi che l’Eterno Iddio aveva fatto; ed esso disse alla donna: “Come! Dio vi ha detto: ‘Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino?’”. La donna rispose al serpente: “Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: ‘Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete’”. E il serpente disse alla donna: “No, non morirete affatto;  ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno, e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male”. E la donna vide che il frutto dell’albero era buono da mangiare, che era bello da vedere, e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza; prese del frutto, ne mangiò, e ne diede anche a suo marito che era con lei, ed egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi a entrambi e si accorsero che erano nudi; e cucirono delle foglie di fico, e se ne fecero delle cinture” (Genesi 2:15-17 e 3:1-7).

Adamo ed Eva si lasciano abbindolare dall’avversario di Dio e quello è l’inizio della loro (e nostra) rovina, perché noi tutti siamo loro discendenti. Facciamo parte della loro “famiglia”. La loro eredità condiziona tutto ciò che noi siamo. Il Signore e Salvatore Gesù Cristo è però descritto dalla Bibbia come “il secondo Adamo” [2], quell’essere umano che è ciò che noi dovevamo essere, in perfetta ed armoniosa comunione con Dio. L’avversario di Dio “ci prova” anche con Lui, ma I risultati, nel suo caso sono diversi. Infatti, come dice la Scrittura: “… non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, ma ne abbiamo uno che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare” (Ebrei 4:15). L’insegnamento della Lettera agli Ebrei si concentra sulla figura del Cristo come sommo sacerdote e nel contesto di questo passo si afferma che Gesù, pur essendo Dio, ha vissuto sulla terra in un corpo umano e ha sperimentato le tentazioni e le debolezze che sono proprie della condizione umana. Tuttavia, a differenza di noi, Gesù non ha mai peccato, dimostrando il carattere molto diverso che doveva avere la nostra umanità. Questo ha una grande importanza perché afferma la natura divina di Gesù e la sua capacità di comprendere le sofferenze e le tentazioni umane, essendo lui stesso passato attraverso queste esperienze, con una sola differenza: non ne è stato sopraffatto.

Gesù resiste, non cade in tentazione, anzi, risponde riaffermando fiducia nella Parola di Dio. Gesù, nutrendosi con fiducia del pane della Parola di Dio, respinge la tentazione di perseguire la salvezza secondo i seducenti ma fallaci metodi di questo mondo, la “via larga e facile”. Gesù respinge la tentazione di mettere alla prova Dio, come se Dio avesse prima bisogno di “dimostrare” la sua esistenza e verità delle sue affermazioni. Gesù respinge la tentazioni di illusori vantaggi immediati alla sua azione, preferendo “la via della croce”, quella più dura, ma l’unica efficace e duratura.

Sì, c’è una grande differenza dal comportamento miope e folle del “primo Adamo” che conduce alla perdizione e quella del “Secondo Adamo”, “uomo nuovo” che conduce alla nostra salvezza. Ecco perché l’Evangelo ci chiama ad unire la nostra vita oggi stesso a quella del Cristo. Ecco che cosa al riguardo scrive l’apostolo Paolo:

“Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e in questo modo la morte si è estesa su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato… Poiché fino alla legge il peccato era nel mondo, ma il peccato non è imputato quando non c’è legge. Eppure la morte regnò, da Adamo fino a Mosè, anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella d’Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Però la grazia non è come la trasgressione. Perché, se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti, molto più la grazia di Dio e il dono per la grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, hanno abbondato verso i molti. Riguardo al dono non avviene quel che è avvenuto nel caso dell’uno che ha peccato, poiché il giudizio, da una sola trasgressione, ha portato alla condanna, mentre il dono di grazia, da molte trasgressioni, ha portato alla giustificazione. Perché, se per la trasgressione di quell’uno la morte ha regnato a causa di quell’uno, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo. Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così con un solo atto di giustizia la giustificazione che dà vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti” (Romani 15:12-19).

Il “primo Adamo” e noi con lui, soccombe alla tentazione e si avvia ineluttabilmente verso la morte, la perdizione. Noi tutti facciamo parte dell’umanità perduta. Siamo diventati “un vuoto a perdere”. Solo che una nuova umanità è stata creata con Cristo e in Cristo. In Lui Dio ci fa la grazia di poter essere ricuperati. Ecco perché siamo chiamati ad affidarci a Lui per essere da lui e con lui trasformati. Unendo per fede la nostra vita a Lui e diventando Suoi discepoli, il nostro destino di perdizione, il nostro processo di progressivo decadimento viene interrotto e ribaltato. Con Cristo resistiamo alle reiterate lusinghe dell’avversario di Dio, riaffermando fiducia ed ubbidienza alla volontà rivelata di Dio. Con Cristo possiamo essere vittoriosi sulle tentazioni /seduzioni di Satana.

Sedotti, ingannati, e poi abbandonati e quindi rovinati. Questa è la condizione umana – la mia e la vostra. Satana promette, ma “paga”, ricompensa, ricompensa, solo fino ad un certo punto… Esiste un popolare proverbio che dice “Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”. Questo proverbio suggerisce che Satana può offrire delle ricompense o delle soddisfazioni immediate a chi gli presta ascolto, ma queste gratificazioni sono incomplete o limitate. In altre parole, Satana può sembrare in grado di soddisfare i desideri della persona, ma solo fino ad un certo punto, e il suo “pagamento” in realtà nasconde un inganno o una trappola. Come dice la Scrittura: “… poiché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). Satana ci abbandona – perché vuole solo la nostra rovina, ma il dono di Dio in Cristo Gesù è la vita vera e significativa.

L’Evangelo ci chiama ad unirci a Cristo dopo esserci ravveduti dal peccato della nostra ribellione a Dio ed alla Sua giusta legge. Lo potremmo fare a cominciare dalla preghiera dell’antico Salmista (il Salmo 32) dove egli confessa il suo peccato e la sua fede. Prego che, mentre la ascoltiamo in chiusura della nostra riflessione, questa preghiera possa diventare anche la vostra.

“Beato l’uomo a cui la trasgressione è perdonata e il cui peccato è coperto! Beato l’uomo a cui l’Eterno non imputa l’iniquità e nel cui spirito non c’è inganno! Mentre io ho taciuto le mie ossa si sono consumate mentre gemevo tutto il giorno. Poiché giorno e notte la tua mano si aggravava su me, il mio vigore inaridiva come per arsura d’estate. Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Io ho detto: “Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno”; e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato. Perciò ogni uomo pio t’invochi nel tempo che puoi essere trovato; e quando straripino le grandi acque, esse, per certo, non giungeranno fino a lui.  Tu sei il mio rifugio, tu mi proteggerai nelle avversità, tu mi circonderai di canti di liberazione.  Io ti ammaestrerò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare; io ti consiglierò e avrò gli occhi su te. Non siate come il cavallo e come il mulo che non hanno intelletto, la cui bocca bisogna frenare con morso e con briglia, altrimenti non ti si accostano! Molti dolori aspettano l’empio; ma chi confida nell’Eterno, la sua grazia lo circonderà. Rallegratevi nell’Eterno, e fate festa, o giusti! Giubilate voi tutti che siete retti di cuore!” (Salmo 32).

Paolo Castellina, 17-2-2023 (rielaborazione di una predicazione del 25-6-2020).

Note

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Sedotta_e_abbandonata[2] Il concetto di Gesù come “secondo Adamo” viene espresso in due passi del Nuovo Testamento. Il primo si trova nella Lettera ai Romani, nel capitolo 5, versetti 12-19, dove si legge: “Così come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, così anche la morte è passata a tutti gli uomini perché tutti hanno peccato. […] Ma il dono gratuito di Dio è in Cristo Gesù nostro Signore, che ha ristabilito l’armonia con Dio”. Il secondo passo si trova nella Prima lettera ai Corinzi, nel capitolo 15, versetti 45-49, dove si legge: “Così anche sta scritto: “Il primo uomo, Adamo, fu fatto anima vivente”; l’ultimo Adamo è spirito vivificante.  Però, ciò che è spirituale non viene prima, ma prima ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terreno; il secondo uomo è dal cielo. Quale è il terreno, tali sono anche i terreni e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine del terreno, così porteremo anche l’immagine del celeste”. In entrambi i passi si sottolinea il parallelismo tra la figura di Adamo, il primo uomo creato da Dio, e quella di Gesù Cristo. Come Adamo rappresenta l’inizio del peccato e della morte per l’umanità, così Cristo rappresenta la possibilità di ristabilire l’armonia con Dio e la speranza della vita eterna. La figura del “secondo Adamo” è stata sviluppata in molte tradizioni teologiche cristiane e ha avuto un ruolo centrale nella riflessione sulla salvezza e sulla redenzione dell’umanità.


Appunti per la videoconferenza

Riassunto e domande per la discussione

Il brano di Matteo 4:1-11 presenta le tentazioni di Gesù nel deserto da parte di Satana e la sua vittoria sulle stesse. Questo passo del Vangelo offre una serie di spunti di riflessione sui temi della fede, della tentazione e della natura di Dio e dell’uomo.

  1. Innanzitutto, il brano ci invita a riflettere sulla natura umana di Gesù e sulla sua capacità di comprendere le tentazioni e le difficoltà che affliggono l’umanità. Gesù sperimenta la fame, la stanchezza e la solitudine, ma rimane saldo nella sua fede e nella sua dipendenza da Dio.
  2. In secondo luogo, il brano ci invita a riflettere sulla natura del male e delle tentazioni. Satana cerca di spingere Gesù a compiere atti che mettono in discussione la sua fede e la sua dipendenza da Dio. Tuttavia, Gesù rifiuta di cedere alle tentazioni e dimostra la sua fermezza e la sua fede in Dio.
  3. Infine, il brano ci invita a riflettere sulla natura di Dio e sulla sua capacità di fornire la forza e la protezione di cui abbiamo bisogno per resistere alle tentazioni del male. Gesù si affida alla parola di Dio per resistere alle tentazioni e ci insegna a fare lo stesso.

Le singole tentazioni sono state interpretate in diversi modi nel corso della storia. Di seguito, una lista schematica delle interpretazioni più comuni:

  1. La tentazione di trasformare le pietre in pane – Interpretata come una tentazione di usare i propri poteri divini per soddisfare i propri bisogni materiali, o come una metafora dell’abuso di potere.
  2. La tentazione di gettarsi dal pinnacolo del tempio – Interpretata come una tentazione di dimostrare la propria divinità a chiunque, o come una metafora della sfida di fidarsi di Dio anche quando sembra che la situazione sia senza speranza.
  3. La tentazione di adorare Satana in cambio di potere e ricchezze – Interpretata come una tentazione di scendere a compromessi con le forze del male in cambio di benefici terreni, o come una metafora della lotta tra il bene e il male.

In generale, le tentazioni di Gesù sono state interpretate come una lotta tra il desiderio di Gesù di seguire la volontà di Dio e le tentazioni di Satana di distoglierlo dalla sua missione. Le interpretazioni delle singole tentazioni possono variare a seconda dell’interpretazione teologica e del contesto storico-culturale in cui sono state sviluppate.

Ecco come si potrebbero suddividere i pensieri espressi del brano di Matteo 4:1-11 in tre punti, in relazione alle tentazioni nell’esperienza di Gesù, nell’esperienza del singolo cristiano e nell’esperienza della Chiesa cristiana:

Le tentazioni nell’esperienza di Gesù:

  1. Gesù sperimenta la solitudine, la fame e la stanchezza, ma rimane saldo nella sua fede e nella sua dipendenza da Dio.
  2. Satana cerca di spingere Gesù a compiere atti che mettono in discussione la sua fede e la sua dipendenza da Dio.
  3. La risposta di Gesù dimostra la sua fede e la sua devozione nei confronti di Dio, nonostante le difficoltà e le tentazioni che deve affrontare.

Le tentazioni nell’esperienza del singolo cristiano:

  1. Anche i cristiani devono affrontare le tentazioni del male nella loro vita quotidiana.
  2. Le tentazioni possono mettere alla prova la fede e la determinazione del singolo cristiano nel rimanere fedele a Dio.
  3. La resistenza alle tentazioni richiede la fede in Dio e l’uso delle risorse spirituali messe a disposizione dalla fede cristiana.

Le tentazioni nell’esperienza della Chiesa cristiana:

  1. La Chiesa cristiana ha affrontato e affronta tutt’oggi tentazioni simili a quelle che Gesù affrontò nel deserto.
  2. La Chiesa cristiana ha spesso ceduto alla tentazione di cercare il potere e la gloria terrena, di manipolare la verità a propri fini o di agire per il proprio interesse invece che per il bene degli altri.

La resistenza alle tentazioni richiede una profonda comprensione della natura di Dio, della fede cristiana e della missione della Chiesa.

In sintesi, il brano di Matteo 4:1-11 ci invita a riflettere sulle tentazioni che Gesù affrontò nel deserto e sulla loro applicazione nella vita del singolo cristiano e della Chiesa cristiana. La resistenza alle tentazioni richiede la fede in Dio e l’uso delle risorse spirituali messe a disposizione dalla fede cristiana, come la preghiera, la meditazione, lo studio delle Scritture e la comunità dei credenti. Inoltre, il brano ci invita a resistere alle tentazioni del male e a seguire l’esempio di Gesù nella sua fede e nella sua resistenza alle tentazioni. Infine, ci invita a guardare alla missione della Chiesa cristiana nel mondo e a impegnarci a vivere la nostra fede in modo autentico e coerente con il Vangelo.

Ecco una serie di domande di approfondimento e discussione che potrebbero essere utili per approfondire il significato del brano di Matteo 4:1-11:

  • Quali sono le principali tentazioni che il singolo cristiano deve affrontare nella sua vita quotidiana?
  • Come possiamo resistere alle tentazioni del male e seguire l’esempio di Gesù nella sua fede e nella sua resistenza alle tentazioni?
  • In che modo la fede in Dio può aiutarci a superare le difficoltà e le tentazioni che affrontiamo nella vita?
  • Quali sono le tentazioni a cui la Chiesa cristiana ha ceduto nel corso della storia e come possiamo evitare di cadere nelle stesse trappole?
  • In che modo possiamo vivere la nostra fede in modo autentico e coerente con il Vangelo, senza cedere alle tentazioni del potere, della manipolazione o dell’egoismo?
  • Quali sono le risorse spirituali che possiamo utilizzare per resistere alle tentazioni del male e rimanere fedeli alla nostra fede?
  • Come possiamo guardare alla missione della Chiesa cristiana nel mondo e impegnarci a vivere la nostra fede in modo significativo e trasformativo per la società?

In che modo possiamo utilizzare il brano di Matteo 4:1-11 come guida per la nostra vita spirituale e come fonte di ispirazione per il nostro impegno nella comunità cristiana?