Emil Camenisch, Storia della Riforma e Controriforma nelle valli meridionali del Canton Grigioni, Samedan: Engadin Press, 1950.
Le particolari condizioni geografiche, ecclesiastiche e politiche non furono senza effetto nelle quattro valli meridionali al momento della Riforma. Il fatto che la Bregaglia e Poschiavo si aprono verso l'Italia, e la Mesolcina e Calanca verso il Ticino, che appartiene linguisticamente all'Italia, ha senza dubbio avuto un'importanza decisiva nella loro sorte: lo dimostra l'affermazione del prete poschiavino Paolo Beccaria, immediatamente anteriore al massacro di Poschiavo del 1623, secondo la quale la valle di Poschiavo è una parte dell'Italia ed egli per questo aveva ricevuto l'incarico da Roma di ripulirla dall'eresia.
Le quattro valli meridionali giacciono tutte a sud del baluardo alpino: i loro pascoli e alpeggi si spingono a nord tra le rupi ed i ghiacci del Bernina, Piz Cambrena e Piz Palù, del Settimo, del Maloggia e del Lunghino, della Margna e nel massiccio dell'Albula ricco di ghiacciai. A sud le saluta il cielo azzurro d'Italia, e invece di pascoli e di alpeggi, vi trovi prati e campi, invece di rose alpine e di genziane, ammiri castagni e vigneti.
Durante l'inverno i passi che congiungono le valli con le Tre Leghe erano quasi impraticabili ed anche durante l'estate erano malfamati a causa di pericoli di ogni sorta. Vergerio, il Riformatore della Bregaglia, che nel settembre del 1550 dalla Svizzera Bassa si portava a Vicosoprano, si lagna che nelle Alpi (ed allude certamente al valico del Settimo) avesse incontrato grave pericolo poiché era rimasto quasi sepolto in una massa insolita di neve che ostruiva la via. Sererhard, che per recarsi ai sinodi ed in altre occasioni ebbe ad attraversare il Bernina ed il Maloggia, racconta che il sentiero, il quale dal passo del Bernina discende verso Cavaglia, già stretto e malagevole, ad un certo punto attraversa presso Cavaglia un burrone per mezzo di un ponticello dal quale non si può fare a meno di guardare con spavento il fondo del torrente. Lo stesso autore non mostra un'impressione migliore per il valico che conduce nella Mesolcina. Dal villaggio di Hinterrhein una strada porta in due ore lungo le scoscese pendici del monte al giogo di S. Bernardino: estate ed inverno viene tenuta aperta, ma in inverno è più pericolosa a causa delle valanghe.
Se udremo più tardi che degli Italiani portarono il puro Evangelo alle valli meridionali, dovremo pensare chi vi hanno contribuito le particolari condizioni delle vie di comunicazione assieme ad altri importanti motivi.
La particolarità geografica delle quattro valli è finemente simboleggiata dallo stemma di Poschiavo: due chiavi unite da una catenella. La spiegazione comune indica in una chiave la porta di Germania, nella altra quella d'Italia.
Simile alla posizione del passo del Bernina è anche quella del Giulia, del Maloggia, del Settimo e del S. Bernardino.
Dal punto di vista della storia ecclesiastica, le tre valli (calcolando come una sola la Calanca con la Mesolcina) non hanno nessuna sorte comune: Si suppone generalmente che il Cristianesimo vi sia stato introdotto dal sud, ma si ignora come, quando, da chi ed in quali circostanze. Nella Bregaglia tale fatto viene messo in relazione con S. Gaudenzio, intorno al quale la leggenda è fiorita assai, ma di cui non sono stati tramandati fatti storici degni di fede. Delle sue reliquie e della chiesa a lui consacrata verremo a sapere qualche cosa di più preciso quando tratteremo ì della conversione di Casaccia alla nuova fede.
La tradizione narra che la Mesolcina ebbe presto la sua fede cristiana in dono dalla Italia.
Nelle due valli è provato che si trovassero a metà del secolo XVI tre chiese: la chiesa di S. Croce sul comune di S. Vittore nella Bassa Mesolcina, la Madonna del Castello a S. Maria di Mesocco, nella Mesolcina Alta, e S. Maria in Calanca. Quali chiese più antiche della valle di Poschiavo figurano S. Pietro e l'odierna chiesa della Collegiata, S. Vittore S. Pietro deve aver servito quale prima chiesa della valle. Le chiese più antiche della Bregaglia sono Nossa Donna di Castromuro fra Sopra- e Sotto-Porta, e S. Gaudenzio presso Casaccia, di cui si fa menzione rispettivamente nel 10° e 9° secolo: naturalmente la prima testimonianza documentata non coincide con la data di costruzione e l'età di queste chiese è da ritenersi più antica.
Col crescere della popolazione e col continuo propagarsi del Cristianesimo, si accrebbe anche il numero delle chiese Al tempo dei Carolingi venne fabbricata a Roveredo in Mesolcina la chiesa consacrata a S. Giorgio. Intorno al secolo 12° sorsero a S. Vittore la chiesa di S. Lorenzo e . nella Calanca Superiore un tempio in onore di S. Domenica. Nel 1219, Enrico de Sax, signore del cartello di Mesocco, fondò in S. Vittore la Collegiata di S. Giovanni Battista e S. Vittore Martire: questa fondazione doveva mantenere sei canonici di famiglie patrizie della Mesolcina e Calanca, i quali dovevano esercitare le loro funzioni sotto la direzione di un prevosto. Oltre al servizio del coro nella prepositura, dovevano provvedere al servizio pastorale nelle due valli Mesolcina e Calanca. Ai due canonici destinati a Mesocco spettava pure il servizio ecclesiastico a S. Pietro al di là del S. Bernardino, nella valle di Reno.
Verso la fine del 15° secolo si incominciò a costruire delle chiese in ogni villaggio e a servirsi di propri ecclesiastici. Intorno al 1521 vengono menzionate non meno di 13 prebende; esse possono venire enumerato nella ordine seguito dal Dr. J. Simonet: 1° Prevostura di S. Vittore, 2° Parrocchia di Roveredo, 3° Parrocchia di Grono, 4° Cappellania di Cama, 5° Cappellania di Leggia, 6° Cappellania curiale in Verdabbio, 7° Parrocchia di S. Maria di Calanca, 8° Parrocchia di S. Domenica, 9° Cappellania di S. Pietro a Buseno, 10° Parrocchia di Lostallo, 11° Cappellania di Mesocco, 12° Parrocchia di S. Maria al Castello, 13° Cappellania di Soazza. Il gran numero di luoghi di culto nelle due valli fa supporre una fiorente vita religiosa ed ecclesiastica.
Secondo l'ultimo censimento le due valli contano 6253 abitanti (circoscrizione di Roveredo 3057, circoscrizione di Mesocco 1895 e circoscrizione della Calanca 1301): non è probabile che alla fine del secolo XVI la popolazione fosse più numerosa e che fosse quindi necessario un maggior numero di preti.
La Bregaglia ha una superficie minore e quindi possiede anche un minor numero di edifici ecclesiastici. In confronto al numero degli abitanti (che ammonta attualmente a 1564 anime, cattolici compresi) ,era riccamente dotata di chiese; del tempo anteriore alla Riforma se ne conoscono nove. Le contiamo nella ordine presentatoci dal primo documento ufficiale:
1° S. Gaudenzio a Casaccia viene menzionata la prima volta in documenti della 831. La chiesa si trova a circa 10 minuti sopra il villaggio. su una terrazza. Essa venne riconsacrata il 14 aprile 1359 in onore dei SS. Gaudenzio, Florinus, Antonius e di Maria Maddalena; una ricostruzione con consacrazione di cinque altari e col cimitero ebbe luogo poco prima della introduzione della Riforma, il 13 maggio 1518. Unito alla chiesa, vi era pure un ospizio o ospedale, pure consacrato a S. Gaudenzio e di origine più remota, per quanto attestato con documenti 9010 nel 1336. Ne avevano cura un monaco, un sacrestano ed un amministratore. Ancora oggidì in Bregaglia il sacrestano viene chiamato "al monac", perché probabilmente il monaco avrà adempiuto agli uffici di sacrestano. L'ospizio era proprietà di tutta la valle, Sopra- e Sotto-Porta.
2° S. Maria presso Castromuro, citata nel 988, costruita su di una collina rocciosa che si prolunga fino alla Maira presso il castello di Castelmur sopra Promontogno. Questa chiesa serviva alla grande prebenda della Bregaglia, che comprendeva tutta la valle; il parroco della medesima si nominava «Plebanus o Archipresbyter vallis Pregalliae apud ecclesiam Sanctae Virginis Mariae de Castromuro». A lui erano sottomessi i cappellani delle altre chiese della valle, Soglio, Castasegna, Bondo, Vicosoprano, Casaccia, come pure il cappellano di S. Maria di Castromuro. La campana grande della Chiesa, fusa dal fonditore mastro Ulrico di Coira 1492, aveva un suono così vibrante che si sentiva in tutta la valle dal Lovero al Settimo, e si soleva sonarla quando veniva sepolto un podestà o un membro della famiglia de Salis; per acquistarla Giovanni de Salis aveva contribuito largamente, anche impegnando i suoi eredi. Il prevosto che funzionava nella vecchia e rinomata chiesa era chiamato, secondo il documento latino, in dialetto bregagliotto: Prevosto della valle Bregaglia.
3° S. Martino a Bondo, inaugurata il 30 gennaio 1250.
4° S. Giorgio a Stampa, in comune con Borgonovo, menzionata per la prima volta nel 1327.
5° S. Lorenzo a Soglio appare documentata senza dubbio molto più tardi della sua fondazione, cioè nel 1354. Una riconsacrazione ebbe luogo il 16 agosto 1471, probabilmente, come ritiene il Poschel, in seguito ad un incendio. Essa possedeva tre altari, dei quali uno era consacrato a S. Lucio, l'altro a S. Sebastiano ed il terzo a S. Maddalena.
6° S. Cassiano a Vicosoprano, menzionata in documenti del 1355. Il 30 ottobre del 1452 venne inaugurato un altare laterale in onore di S. Sebastiano, nel 1491 fu eseguito un restauro radicale. La chiesa è situata sul pendio a destra della Maira, nella frazione di S. Cascian.
7° La chiesa di S. Giovanni Battista a Castasegna vien menzionata nel 1409; probabilmente a causa di restauri si deve la riconsacrazione del 29 giugno 1421. La cappella aveva un altare in onore di S. Giovanni Battista. Si trova in mezzo al lungo villaggio, un po' all'infuori dei rumori della strada.
8° S. Pietro a Coltura. Si trova su di una collina elevata ed è visibile da lontano. Serviva all'uso comune delle frazioni di Coltura, Montaccio e Caccior.
9° L'odierna chiesa protestante di Casaccia, costruita in onore di S. Anna, S. Sebastiano e S. Rocco. La vicinanza ebbe il permesso di costruirla poco prima della Riforma, cioè il 13 dicembre 1522.
Se teniamo presente il gran numero di chiese, non possiamo fare a rneno di condividere l'opinione del canonico Dr. Simonet riguardo a quelle ancor più numerose della Mesolcina e Calanca, a proposito delle quali egli dice che meglio sarebbe avere in ogni comune una chiesa sola, ma tenuta con cura, piuttosto che averne tante in sì pietose condizioni
Allo zelo religioso della popolazione non si esprime con questo nessun rimprovero. Le numerose chiese ed altari dimostrano invece che c'erano dei bisogni religiosi che si cercava di appagare con la costruzione di chiese, cappelle ed acari; più di una povera famiglia può aver rinunciato ad una parte del suo pane quotidiano per poter offrire alla chiesa il suo obolo destinato ad acquistarle il cielo....
Una situazione analoga si trova a Poschiavo. La valle, che conta 5448 abitanti (circoscrizione di Poschiavo 3978, di Brusio 1470), è cosparsa di chiese e cappelle. G. Leonardi, che dal 1855 al 1883 fu parroco evangelico a Brusio, nel suo opuscoletto sulla valle di Poschiavo ne cita ben oltre una dozzina Naturalmente non tutte risalgono a tempi anteriori alla Riforma: come già abbiamo detto sono da ritenersi tra le più antiche S. Vittore, I'odierna Chiesa della Collegiata, che serviva un tempo a cattolici e protestanti in comune, e S. Pietro; esse sono menzionate in documenti, la prima nel 703, I'ultima nel 767. In occasione della sua visita pastorale del 1589-93 il Vescovo di Como Ninguarda cita le seguenti chiese come profanate dagli eretici: Assuntio S. Mariae, St. Petrus, St. Antonius, St. Rochus, St. Sebastianus e St. Jacobus Apostolus a Pisciadello. St. Petrus è la già citata chiesa di S. Pietro. Ad eccezione di S. Martino, delle altre si hanno prove ancora oggi. Nella relazione di Ninguarda si trovano inoltre menzionate altre quattro chiese, cioè St. lohannes e St. Bartholomaeus a Poschiavo, St. Nikolaus a Aino e St. Bernardus a de Beda.
E' inoltre particolarmente degna di nota la chiesa della S. Trinità a Brusio, che serviva come S. Vittore ad ambedue le confessioni, che si trovava nel luogo attualmente occupato dal giardino della parrocchia cattolica." Un parroco brusiasco e cittadino di Poschiavo, Tommaso Semadeni, deceduto da pochi anni, fa il seguente rilievo circa le chiese della sua valle natia: se altrove le rovine dei castelli sono il contrassegno di una valle, a Poschiavo esso è costituito dalle chiese.
Per quel che concerne la dipendenza da Vescovadi, rileviamo che la Mesolcina, la Calanca e la Bregaglia appartenevano al Vescovado di Coira, le due parrocchie di Poschiavo e Brusio dipendevano da quello di Como.
Per le riunioni del Capitolo, già in uso allora come oggidì, i preti poschiavini e brusaschi si recavano al di là di Piattamala a Tirano o a Sondrio per consigliarsi con gli ecclesiastici della Valtellina Superiore: se non erano spinti a ciò da uno spirito grigione, lo erano certamente da uno spirito valtellinese. Un esempio probante di tale spirito è il prete poschiavino Paolo Beccaria che abbiamo citato al principio di questo studio, vissuto nella prima metà del secolo XVII°.
Delle altre tre valli dipendenti del Vescovado di Coira, la Mesolcina e la Calanca erano incorporate alla Collegiata di S. Giovanni e S. Vittore a S. Vittore, e la Bregaglia il decanato di Churwalden Superiore. A questo ultimo apparteneva anche la Val Sursette, unii alla Bregaglia dal valico del Settimo, Avers, Val di Reno, Sessame con Ferrera, Heinzenberg, Domigliasca e Safien. Mentre alla prepositura di Mesocco appartenevano solamente le regioni vicine di lingua italiana, il decanato di Churwalden Superiore comprendeva oltre i comuni della Bregaglia di lingua italiana, i comuni romanci e tedeschi al di là delle Alpi, circostanza questa che non poteva restare senza riflessi nella posizione della Bregaglia di fronte alla Chiesa.
Come presso gli altri capitoli, alla testa del decanato di Churwalden Superiore si trovava un decano, incaricato della direzione del Capitolo e della esecuzione degli ordini capitolari; è da escludere che in un decanato così vasto e linguisticamente così misto abbiano potuto aver luogo frequenti riunioni. Tuttavia, da quando nel 1387 il bregagliotto Giacomo de Castelmur iniziò la costruzione della strada carrozzabile del Settimo, si accrebbero i contatti spirituali e anche l'influenza settentrionale di oltre-alpi. Quando le discussioni erano limitate tra gli ecclesiastici della Valle, esse erano dirette dal prevosto di Castromuro, che in tal caso rivestiva la stessa autorità del prevosto di S. Vittore in Mesolcina e Calanca. In queste riunioni del Capitolo non si affrontava probabilmente mai nessun problema di innovazioni: il puro Evangelo col suo spirito rivoluzionario non avrebbe dovuto essere portato nella valle da altri luoghi.
Non è facile capire fino a qual punto le condizioni politiche della regione abbiano avuto importanza nel sorgere e nello sviluppo della fede riformata: si deve però senza altro ammettere che lo spirito di indipendenza e individualistico che spirava nelle valli grigionesi ha esercitato una notevole influenza nel periodo del cambiamento di religione. Anche il fatto che la Bregaglia e Poschiavo erano politicamente sottomesse al vescovo, può aver dato un forte impulso allo sconvolgimento ecclesiastico: lo possiamo supporre con buona ragione tenendo presente il primo articolo della II. Carta degli articoli di Ilanz del 1526, in base alla quale il vescovo veniva privato di tutto il suo potere temporale.
Una decisione del genere era possibile soltanto perché la sovranità popolare del vescovo non era gradita; i delegati delle quattro valli meridionali, sette in tutto (Mesolcina, Calanca, Roveredo tre, Bregaglia, Sopra-e Sotto-Porta due, Poschiavo due), contribuirono insieme agli altri delegati alla votazione definitiva di condanna dell'attività politica del vescovo. La Bregaglia e Poschiavo - votarono quali membri della Lega Caddea, la Mesolcina e la Calanca quali membri della Lega Grigia.