Il Catechismo Minore di Westminster del 1648, rielaborato nel 1864 da C.H. Spurgeon con testi biblici probanti e breve commento a cura del past. Paolo Castellina
Proseguiamo con gli articoli omessi da C. H. Spurgeon, sul tema della preghiera, mantenendo la numerazione originale, insieme al mio commento.
98. Che cosa significa pregare?
Pregare significa offrire a Dio l'espressione dei nostri desideri. Essi devono essere conformi alla Sua volontà, chiesti nel nome di Cristo, accompagnati dalla confessione dei nostri peccati, e riconoscendo i doni di misericordia che Egli sempre ci largisce [Sl. 62:8; 1 Gv. 5:14; Gv. 16:23; Sl. 32:5,6; Da. 9:4; Fl. 4:6].
Commento. La vera preghiera è (1) una "faccenda di cuore", non una cosa meccanica, esteriore, ripetitiva. Ha poco senso una preghiera "prefabbricata", come c'è differenza fra una lettera prestampata e una lettera che scriviamo a mano personalmente e spontaneamente. Deve essere espressione dei nostri sentimenti più autentici. (2) Un sincero desiderio però non è abbastanza, bisogna che essa sia rivolta solo al vero Dio e in armonia con la Sua volontà rivelata. (3) Deve essere "nel nome di Cristo". Questo non significa far terminare la preghiera sempre con questa "formula", ma che veniamo a Dio in totale dipendenza dall'opera di Cristo, sulla base soltanto di ciò che Egli ha compiuto per noi, della Sua mediazione unica. Non esistono altre basi accettabili per una preghiera che voglia essere ascoltata da Dio. (4) Deve scaturire da un profondo sentimento della propria indegnità (confessione di peccato e riconoscenza per la meravigliosa grazia di Dio).
99. Quale regola Dio ci ha lasciato per guidarci nella preghiera?
L'intera Parola di Dio ci è utile per guidarci nella preghiera, ma la regola speciale atta a guidarci è quella forma di preghiera che Cristo ha insegnato ai suoi discepoli, comunemente chiamata 'il Padre nostro' [Mt. 6:913; Lu. 11:24].
Commento. Gesù intendeva che questa preghiera fosse una traccia per il discepolo, non qualcosa da ripetersi meccanicamente (per altro la vana ripetizione è condannata da Mt. 6:7). Essa ci insegna che la vera preghiera è incentrata su Dio, ed essa richiede impegno e concentrazione. Alcune caratteristiche: (1) E' semplice; (2) è breve, (3) è completa.
100. Che cosa ci insegna l'introduzione al Padre Nostro?
L'introduzione al Padre Nostro, e cioè: "Padre nostro, che sei nei cieli" ci insegna ad accostarci a Dio con ogni santa riverenza e fiducia, come bambini verso il loro padre, un padre in grado e pronto ad aiutarci, e che noi dovremmo pregare per e con gli altri [Mt. 6:9; Ro. 8:15; Lu. 11:13; At. 12:5; 1 Ti. 2:1].
Commento. "Padre nostro": Ci insegna la necessità di avere un giusto rapporto con Dio. Senza di questo non possiamo pregare in modo accettabile. Non è vero che Dio è per tutti Padre e noi tutti siamo suoi figlioli. Lo possiamo diventare per adozione solo accettando Gesù Cristo come personale Salvatore e Signore. Solo allora potremo così pregare! "Che sei nei cieli" non significa che Egli sia per noi così lontano tanto da non poterlo raggiungere (ad es. l'Islam) o che sia raggiungibile tramite qualcuno che gli sia particolarmente vicino (santo o madonna), ma Egli si è avvicinato a noi in Cristo. Egli, poi, è "in cielo", c'è cioè una distanza di rispetto. Dio è Dio, è nel cielo, e ciononostante vuole essere chiamato Padre. Egli è al contempo lontano e vicino. Il cristianesimo biblico evita così gli estremi di un Dio irraggiungibile e quelli di un Dio con il quale è da prendere per scontata una familiarità "terra-terra" (vedi figura). La preghiera, infine è da farsi insieme, ("nostro"), è la preghiera della comunità dei credenti riunita.
101. Per che cosa preghiamo nella prima richiesta?
Nella prima richiesta, cioè: "Sia santificato il tuo nome", noi preghiamo a che Dio metta in grado noi e gli altri, di glorificarlo in tutto ciò in cui Egli si fa conoscere; e che Egli disponga ogni cosa alla Sua propria gloria [Mt. 6:9; Sl. 67:2,3; 83].
Commento. Nella Bibbia il nome di una persona è significativo, e ne descrive il carattere: esso ê più di una semplice etichetta. Per questo il catechismo fa equivalere il nome di Dio a tutto ciò mediante il quale Egli si è rivelato. Per questa ragione Iddio nella Bibbia ha diversi nomi. Comprenderemo il nome di Dio solo quando comprenderemo l'intera rivelazione che Dio ha dato di sé nella natura e nella Scrittura! "Sia santificato il tuo nome" perciò significa pregare affinché la Sua persona venga onorata per ciò che essa è, che la Sua reputazione venga riconosciuta. Diciamo: "Signore, il tuo onore deve venire primo, e vorrei che tu facessi tutto ciò che possa portare onore al tuo nome- e chiedo solo ciò che possa promuovere questo fine". Ogni nostra preghiera deve tendere a far si che Dio sia onorato ed esaltato in ciò che chiediamo. Non per noi stessi, ma per Lui!
102. Per che cosa preghiamo nella seconda richiesta?
Nella seconda richiesta, cioè: "Venga il tuo regno" preghiamo affinché il regno di Satana venga distrutto, che il regno della grazia possa avanzare, noi e gli altri introdotti in esso e in esso conservati; e che la venuta del regno di gloria possa essere affrettata [Mt. 6:10; Sl. 68:1,18; Ap. 12:10,11; 2 Te. 3:1; Ro. 10:1; Gv. 17:9,20; Ap. 22:20].
Commento. Dopo aver espresso il proprio interessamento alla promozione dell'onore di Dio, il credente ora prega per l'avanzamento del Suo regno e la realizzazione della Sua volontà. Qual è la natura del Regno di Dio? (1) Esso è spirituale. Quando preghiamo "venga il tuo Regno" non preghiamo a che Dio prenda controllo di tutte le cose: ne è già in controllo. Preghiamo per il regno della grazia, che lo Spirito di Dio operi nel cuore degli uomini affinché possano e volere e fare ciò che a Dio piace. Tutti sono governati da Dio "all'esterno", ma preghiamo affinché interiormente essi possano volonterosamente acconsentirvi. Inoltre il regno è spirituale perché non è di carattere politico. (2) Esso è antitetico, sta cioè in opposizione a tutto il resto, in opposizione al regno di Satana, che Egli spodesterà. Preghiamo affinché molti possano essere sottratti al regno di Satana per entrare consapevolmente nell'obbedienza verso Dio. Inoltre il Regno di Dio è antitetico al mondo per i metodi che usa (2 Co. 10:4) diversi da quelli dei regni di questo mondo. (3) Il regno è escatologico, perché esso non sarà completamente realizzato che al ritorno di Cristo. Nel frattempo il grano è ancora frammisto ad erbe cattive. Il Regno però è in divenire anche se talora non sembra il caso. Non dobbiamo scoraggiarci (1 Gv. 5:4; 1 Co. 15:54,55; Is. 42:4); Eb. 12:27.
103. Per che cosa preghiamo nella terza richiesta?
Nella terza richiesta, cioè: "Sia fatta la tua volontà in terra come in cielo", noi preghiamo che Dio, per la Sua grazia, ci metta in grado e ci renda volonterosi a conoscere, obbedire, e sottometterci alla Sua volontà in ogni cosa, come fanno gli angeli nel cielo [Mt. 6:10; Sl. 67; 119:36; Mt. 26:39; 2 Sa. 15:25; Gb. 1:21; Sl. 103:20,21].
Commento. La parte più importante del Regno di Dio è che la Sua volontà sia compiuta. Che cos'è? "Le cose occulte appartengono all'Eterno, al nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi" (De. 29:29). Per cui abbiamo (1) La volontà occulta di Dio, il piano di Dio, i suoi propositi e progetti (Ef. 1:11; Mt. 10:29; Da. 4:25). Non possiamo conoscere ciò che questa volontà di Dio sia fintanto che di fatto si realizza, per questo la Bibbia vieta ogni forma di astrologia e predizione (Is. 47:13,14; Mi. 5:12; De. 18:10-12). (2) La volontà rivelata di Dio, la quale è la sola regola per la quale dobbiamo camminare. Nella Scrittura Iddio ha dato una rivelazione completa (2 Ti. 3:16,17). In questa preghiera perciò diamo il nostro consenso alla volontà di Dio e la dichiariamo sempre buona e giusta, in linea con il Suo carattere immutabile. Gesù prega che anche nell'ora più oscura egli possa essere in grado di obbedire Suo Padre in ogni cosa.
104. Per che cosa preghiamo nella quarta richiesta?
Nella quarta richiesta, cioè: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", noi preghiamo che del liberale dono di Dio possiamo ricevere un abbondante porzione delle buone cose di questa vita e con esse godere delle Sue benedizioni.
Commento. In questa richiesta confessiamo la nostra indegnità e la nostra totale dipendenza da Dio ed il nostro bisogno che la Sua provvida mano ci dia quanto necessitano per la vita (materialmente e spiritualmente). Infatti: (1) Da Dio, come peccatori non meritiamo nulla; (2) siamo completamente dipendenti da Lui; (3) dobbiamo essergli grati ed accontentarci di ciò che ci dà.
105. Per che cosa preghiamo nella quinta richiesta?
Nella quinta richiesta, cioè: "E perdonaci i nostri debiti come anche noi perdoniamo ani nostri debitori", preghiamo che Dio, per i meriti di Cristo, ci perdoni gratuitamente di tutti i nostri peccati; il che noi siamo ancor più incoraggiati a chiedere, perché per grazia noi siamo messi in grado di perdonare di cuore agli altri [Mt. 6:12; 51:1,2,7,9; Da. 9:1719; Lu. 11:4].
Commento. E' Gesù stesso che spiega questa richiesta subito dopo (Mt. 6:14,15). La giustizia ha una sua logica: per ogni peccato commesso subentra un debito da pagare con Dio. Non possiamo violare impunemente la legge di Dio. Abbiamo obblighi verso Dio che devono essere soddisfatti sopra i quali Egli non passerà oltre come se nulla fosse. Sono debiti oggettivi, non dipendono dai nostri sentimenti al riguardo. La coscienza non è l'ultimo giudice, lo è la legge di Dio. Nessuno di noi è in grado di pagare questi debiti e soddisfare la legge di Dio. Dio però ha provveduto soddisfazione in Gesù Cristo, il quale ha pagato questi debiti ed ha fornito la legittima base del nostro perdono e della nostra salvezza. Per cui possiamo imparare a perdonare perché a nostra volta siamo stati perdonati (1 Gv. 4:19; Lu. 7:47). L'atteggiamento che dobbiamo avere quindi verso gli altri deve riflettere ciò che Dio ha fatto per noi in Cristo.
106. Per che cosa preghiamo nella sesta richiesta?
Nella sesta richiesta: "E non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno", preghiamo che Dio ci trattenga dall'essere tentati a peccare, o ci appoggi e ci liberi quando siamo tentati [Mt. 6:13; Mt. 26:41; 2 Co. 12:7,8].
Commento. "Non indurci" o "non esporci" alla tentazione? Ma Gm. 1:13 dice: "Nessuno, quand'è tentato, dica: 'Io sono tentato da Dio'; perché Dio non può essere tentato dal male, né Egli stesso tenta alcuno". E poi "e liberaci dal male" oppure "e liberaci dal Maligno"? - Per comprendere meglio bisogna ricordare che nulla accade in questo mondo se non per volere sovrano e la determinazione di Dio (Sl. 135:6; Ef. 1:11). Non era un incidente che Giobbe fosse tentato da Satana (Gb. 1, 2), ma Satana ne aveva ricevuto il permesso. Non era per caso che Davide era andato sul suo terrazzo proprio nel momento in cui, più in basso, Betsabea faceva il bagno (2 Sa. 11:3). Era per divina predeterminazione proprio come Pietro era stato riconosciuto da quella serva durante il processo di Gesù ed egli aveva negato di conoscerlo (Mc. 14:66-70). Dio non cerca di indurre al male, ma ci porta in situazioni tali in cui Satana (e le nostre tendenze peccaminose) possono tentarci (Gm. 1:14). Questa richiesta del Padre Nostro serve affinché mai noi minimizziamo la tentazione, per ammonirci contro una fiducia in noi stessi troppo grande. Abbiamo a che fare con forze sovrumane: che Dio ci dia di vigilare! E poi che sia "il male" o "il Maligno" poco importa: l'uno è la conseguenza dell'altro. E' difficile, certo, armonizzare la sovranità di Dio con la presenza di questo male. Satana però è una creatura, e può agire solo nei limiti prestabiliti. Non è consolante però questo: "Niuna tentazione vi ha colti che non sia stata umana; ora Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati al di là delle vostre forze; ma con la tentazione vi dà anche la via d'uscirne, onde la possiate sopportare" (1 Co. 10:13, Cfr. 2 Pi. 2:9). Anche Gesù era spesso tentato, ma con la vigilanza nella preghiera ne usciva vincitore! Una preghiera questa per deboli peccatori che vogliono vincere la vittoria che ha vinto il mondo.
107. Che cosa ci insegna la conclusione del Padre Nostro?
La conclusione del Padre Nostro, cioè: "perché tuo è il regno, la potenza e la gloria in eterno. Amen", ci insegna a ricevere il nostro incoraggiamento nel pregare solo dalla gloria di Dio, e nelle nostre preghiere a lodarlo, ascrivendogli regno, potenza e glori. Infine, come testimonianza del nostro desiderio e certezza di essere esauditi, noi diciamo "Amen!" [Mt. 6:13; Da. 9:4,7,8,9,16,17,18,19; 1 Cr. 29:1013; 1 Co. 14:16; Ap. 22:20,2].
Commento. Questa conclusione del Padre Nostro non si trova nella maggioranza delle copie dei testi originali del Nuovo Testamento, ma queste parole esprimono una verità che è perfettamente scritturale e che troviamo in molti altri testi. E' per altro una conclusione quanto mai appropriata per terminare il nostro studio della fede cristiana riformata, la cui "bandiera" è la gloria di Dio. A Lui va ogni onore e gloria. Nel quadro della totale corruzione ed incapacità dell'essere umano Dio elegge incondizionatamente alla salvezza e porta il peccatore a contatto con Cristo, il quale gli offre nella sua persona ed opera l'unica base legale per la sua salvezza. Una grazia irresistibile lo chiamerà e trasformerà la sua vita ed il suo destino, facendolo perseverare fino alla fine. A Dio solo la gloria!
15. Quale è stato il peccato per il quale i nostri progenitori sono decaduti dallo stato in cui originalmente erano stati creati?
Il peccato per il quale i nostri progenitori sono decaduti dallo stato in cui originalmente erano stati creati è stato quello di mangiare il frutto che era stato loro categoricamente proibito di nutrirsi (Ge. 3:6,12).
39. Quale dovere Dio prescrive dall'essere umano?
Il dovere che Dio prescrive dall'essere umano è l'obbedienza alla Sua volontà rivelata [Mi. 6:8; 1 Sa. 15:22].
41. Dov'è riassunta questa legge morale?
La legge morale è riassunta nei dieci comandamenti [De. 10:4; Mt. 19:17].
43. Qual' è l'introduzione ai dieci comandamenti?
L'introduzione ai dieci comandamenti è compresa in queste parole: "Io sono il Signore Iddio tuo, che ti ho tratto fuori dal paese d'Egitto, dalla casa di servitù [Es. 20:2].
44. Che cosa ci insegna l'introduzione ai dieci comandamenti?
L'introduzione ai dieci comandamenti ci insegna che, in quanto Dio è il Signore, e il nostro Dio e Redentore, noi siamo tenuti ad osservare tutti i suoi comandamenti [Lu. 1:74,75; 1 Pi. 1:1519].
47. Che cosa si proibisce nel primo comandamento?
Nel primo comandamento si proibisce il negare, oppure il non rendere il debito culto e gloria al vero Dio come Dio, e come nostro Dio; e dare il culto e la gloria che spetta solo a Lui ad altri [Sl. 14:1; Ro. 1:21; Sl. 81:10,11; Ro. 1:25,26]
48. Che cosa ci viene specificatamente insegnato nelle parole: 'nel mio cospetto' nel primo comandamento?
Le parole 'nel mio cospetto' nel primo comandamento ci insegnano che Dio, il quale vede ogni cosa, considera cosa molto grave ed è molto dispiaciuto del peccato di avere altri déi [Ez. 8:5; Sl. 46:20].
52. Quali ragioni vengono aggiunte al secondo comandamento?
Le ragioni aggiunte al secondo comandamento sono: la sovranità di Dio su di noi, la sua proprietà su di noi, e lo zelo che lui dimostra verso tutto ciò che gli appartiene [Sl. 95:2,3,6; Sl. 45:11; Es. 34:13,14].
55. Che cosa si proibisce nel terzo comandamento?
Il terzo comandamento proibisce qualsiasi discredito, offesa, profanazione od abuso di tutto ciò attraverso il quale Dio si fa conoscere [Ml. 1:6,7,12; 2:2; 3:14].
56. Quale ragione viene annessa al terzo comandamento?
La ragione che viene annessa al terzo comandamento è questa: per quanto coloro che infrangono questo comandamento possano sfuggire alla punizione inflitta da uomini, il Signore nostro Dio non permetterà che sfuggano al Suo giusto giudizio [1 Sa. 2:12,17,22,29; 3:2; De. 28:58,59].
59. Quale giorno su sette Dio ha stabilito per essere il suo settimanale 'sabato'?
Dall'inizio del mondo fino alla risurrezione di Cristo, Dio ha stabilito il settimo giorno della settimana per essere il Suo 'sabato'; mentre da allora Egli ha stabilito il primo giorno della settimana. Esso è il 'sabato' cristiano, questo dovrà così continuare ad essere fino alla fine del mondo [Ge. 2:1,3; 1 Co. 16:1,2; At. 20:7].
61. Che cosa si proibisce nel quarto comandamento?
Nel quarto comandamento si proibisce l'omissione o l'esercizio negligente dei doveri ivi richiesti, come pure la profanazione di questo giorno con l'ozio, o con il compiere ciò che in sé è peccaminoso. In esso viene altresì proibito il coltivare pensieri, parole o opere non necessarie al riguardo delle nostre occupazioni o ricreazioni mondane [Ez. 22:26; Am. 8:5; Ml. 1:13; At. 20:7,9; Ez. 23:38; Gr. 17:2426; Is. 58:13].
62. Quali sono le ragioni annesse al quarto comandamento?
Le ragioni annesse al quarto comandamento sono: il permesso che Dio ci dà di occuparci del nostro lavoro sei giorni alla settimana, il suo pretendere legittimamente proprietà sul settimo giorno, il Suo proprio esempio, e la sua benedizione sul 'sabato'.
65. Che cosa si proibisce nel quinto comandamento?
Nel quinto comandamento si proibisce la negligenza o qualunque cosa sia deleteria all'onore e al dovere che spetta a ciascuno nei loro diversi luoghi e rapporti[Mt. 15:46; Ez. 34:24; Ro. 13:8].
68. Che cosa si prescrive in questo comandamento?
Nel sesto comandamento si prescrive ogni sforzo legittimo di preservare la nostra propria vita, e la vita degli altri [Ef. 5:28,29; 1 Re 18:4].
71. Che cosa si prescrive nel settimo comandamento?
Nel settimo comandamento si prescrive la preservazione della castità propria e dell'altrui persona, in cuore, parola e comportamento [1 Co. 7:25.34,36; Cl. 4:6; 1 Pi. 3:2].
74. Che cosa si prescrive nell'ottavo comandamento?
L'ottavo comandamento prescrive che noi dobbiamo acquisire quanto ci serve per vivere e per il nostro e l'altrui benessere in modo onesto e legittimo [1 Ti. 5:8; Le. 25:35; De. 22:15; Es. 23:4,5; Ge. 47:14,20].
78. Che cosa si proibisce nel nono comandamento?
Nel nono comandamento si proibisce di compiere qualunque cosa sia pregiudizievole alla verità, oppure ingiuriosa al buon nome nostro o altrui [1 Sa. 17:28; Le. 19:16; Sl. 15:3].
80. Che cosa si prescrive nel decimo comandamento?
Nel decimo comandamento si prescrive il dovere di accontentarci della condizione in cui si è, con un atteggiamento giusto e caritatevole verso il nostro prossimo, e verso tutto ciò che gli appartiene [Eb. 13:5; 1 Ti. 6:6; Gb. 31:29; Ro. 12:15; 1 Ti. 1:5; 1 Co. 13:47].
85. Che cosa ci prescrive Dio per poter sfuggire dall'ira e dalla maledizione che il nostro peccato merita?
Per sfuggire dall'ira e dalla maledizione di Dio che il nostro peccato merita, Dio prescrive da noi fede in Gesù Cristo, il ravvedimento per ottenere la vita, insieme all'uso diligente dei mezzi esteriori per cui Cristo ci comunica i benefici della redenzione [At. 20:21; Pr. 2:15; 8:3336; Is. 55:3].
Commento. Tutti meritano l'ira e la maledizione di Dio, e c'è salvezza in Cristo Gesù soltanto, e quindi è quanto mai opportuna questa domanda: come uscire da questa situazione e come avvalersi di quello che ci viene offerto in Gesù Cristo? La risposta contiene quelli che si potrebbero definire mezzi interiori della grazia (ravvedimento e fede): questi vengono messi in funzione dallo Spirito Santo negli eletti affinché possano rispondere all'appello dell'Evangelo. Ci sono però anche dei mezzi esteriori (Parola, sacramenti e preghiera) attraverso i quali i benefici della redenzione vengono loro comunicati. Sia quelli interiori che quelli esteriori Iddio li ritiene strumenti necessari, e di essi bisogna fare uso diligente.
92. Che cos'è un sacramento?
Un sacramento è una sacra ordinanza istituita da Cristo, per cui, mediante segni visibili, Cristo, ed i benefici del nuovo Patto, vengono rappresentati, suggellati ed applicati ai credenti [Ge. 17:7,10, Es. 12; 1 Co. 11:23,26].
93. Quali sono i sacramenti di cui parla il Nuovo Testamento?
I sacramenti di cui parla il Nuovo Testamento sono: il battesimo, e la Cena del Signore [Mt. 28:19; Mt. 26:2628].
Commento. Perché solo due sacramenti? Il sacramento: (1) deve essere qualcosa che Cristo ha espressamente comandato; (2) deve essere 'segno', cioè rappresentazione visibile dell'opera interiore ed invisibile della grazia di Dio; (3) deve essere chiaro dalla Scrittura che l'ordinanza è di valore perpetuo; (4) deve essere segno per confermare e rafforzare la fede di coloro che lo ricevono. Il sacramento poi non ha efficacia di per sé indipendentemente dall'opera della grazia di Dio nell'individuo che deve precedere la sua amministrazione. I sacramenti sono segni visibili (o 'sensibili' perché fanno un'impressione sui cinque sensi), sono un "sermone visibile". I sacramenti, infine, non sono solo strumenti esteriori. Vi deve essere sempre un rapporto con la grazia invisibile. I sacramenti, rettamente amministrati, non sono mai nulli e vuoti: significano sempre qualcosa, se non salvezza, almeno giudizio per la persona che vi partecipa indegnamente.
94. Che cos'è il battesimo?
Il battesimo è un sacramento, per cui il lavare con acqua nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo, significano e suggellano (1) il nostro innesto in Cristo, (2) la nostra partecipazione ai benefici del patto di grazia, e (3) il nostro impegno ad essere del Signore [Mt. 28:19; Ro. 6:4; Ga. 3:27].
95. A chi deve essere amministrato il battesimo?
Il battesimo non deve essere amministrato a chiunque sia fuori dalla chiesa visibile, fintanto che questi non professi la propria fede in Cristo ed obbedienza a Lui. Però i figli di quanti sono membri della chiesa visibile devono essere battezzati [At. 8:36,37; 2:38; At. 2:38,39; Ge. 17:10; comp. con Cl. 2:11,12; 1 Co. 7:14].
Commento. Il battesimo è segno e suggello di ciò che Dio ha fatto (nel caso dell'adulto credente), o vuol fare (nel caso di figli di genitori credenti), nella vita di una persona quando la grazia di Dio lo raggiunge. Non è il battesimo che salva, ma l'opera di Dio che chiama, rigenera, salva e santifica in Gesù Cristo. L'adulto credente dirà: Ecco qui suggellato ciò che Dio ha fatto nella mia vita. Colui che è stato battezzato da piccolo e che giunge poi alla fede dirà: Il battesimo che mi è stato amministrato voleva esprimere ciò che ora Iddio ha compiuto per grazia nella mia vita.