Teologia/Definizione o natura della teologiaApprofondimenti: differenze tra le versioni

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----<blockquote>Un lettore fa le seguenti osservazioni: "Mi dispiace, ma l’esaltazione della teologia da parte di Ames qui è evidente e senza ritegno! D’accordo: per una persona non c’è nulla di più importante del suo rapporto con Dio. Ma la teologia non è il nostro rapporto con Dio. Non è neanche un mediatore che ci conduca a Dio. (O sbaglio?) Non è “divina” e non si basa su principi che non sono “innati” in noi. Capisco quello che Ames vuole dire, ma fa una confusione infernale. Come mai Ames collega il suo discorso (sul rapporto con Dio) ad una presunta superiorità della teologia sulle altre scienze? Che bisogno c’era? Forse perchè la teologia ci permette questo rapporto con Dio? È vero il contrario: è la nuova nascita che ci permette di vivere in obbedienza a Dio (e in seguito di scegliere una teologia decente). O diresti che è la teologia che genera/ produce/ permette la fede? Forse dovremmo cominciare a chiamare “teologia” anche la fede, la conversione, l’intera vita cristiana!? (Visto che la teologia è “onnicomprensiva)!Senza un rapporto con Dio “tutto ciò che una persona faccia, in qualsiasi campo  [compresa la teologia] ha ben poco valore”. Si potrebbe dire: che giova all’uomo impegnarsi in discussioni teologiche per tutta una vita se poi perde l’anima sua? I farisei erano persone che “pensavano teologicamente”, ma erano lontani dalla verità. Invece, se si è “a posto con Dio”, in qualsiasi scienza ci si impegni -anzi in qualsiasi vocazione, tutto acquista un valore eterno. Questi discorsi di Ames hanno impedito il progresso della riforma in buona parte delle discipline scientifiche ed hanno causato l’abbandono dell’ideale di istruzione cristiana. Ecco cos’è veramente in gioco.</blockquote>Il lettore solleva una critica articolata, e in parte comprensibile, alla visione di William Ames. Tuttavia, molte delle sue obiezioni nascono da un fraintendimento del contesto e degli scopi della teologia secondo Ames. Una risposta potrebbe articolarsi come segue:
----<blockquote>Un lettore fa le seguenti osservazioni: "Mi dispiace, ma l’esaltazione della teologia da parte di Ames qui è evidente e senza ritegno! D’accordo: per una persona non c’è nulla di più importante del suo rapporto con Dio. Ma la teologia non è il nostro rapporto con Dio. Non è neanche un mediatore che ci conduca a Dio. (O sbaglio?) Non è “divina” e non si basa su principi che non sono “innati” in noi. Capisco quello che Ames vuole dire, ma fa una confusione infernale. Come mai Ames collega il suo discorso (sul rapporto con Dio) ad una presunta superiorità della teologia sulle altre scienze? Che bisogno c’era? Forse perchè la teologia ci permette questo rapporto con Dio? È vero il contrario: è la nuova nascita che ci permette di vivere in obbedienza a Dio (e in seguito di scegliere una teologia decente). O diresti che è la teologia che genera/ produce/ permette la fede? Forse dovremmo cominciare a chiamare “teologia” anche la fede, la conversione, l’intera vita cristiana!? (Visto che la teologia è “onnicomprensiva)!Senza un rapporto con Dio “tutto ciò che una persona faccia, in qualsiasi campo  [compresa la teologia] ha ben poco valore”. Si potrebbe dire: che giova all’uomo impegnarsi in discussioni teologiche per tutta una vita se poi perde l’anima sua? I farisei erano persone che “pensavano teologicamente”, ma erano lontani dalla verità. Invece, se si è “a posto con Dio”, in qualsiasi scienza ci si impegni -anzi in qualsiasi vocazione, tutto acquista un valore eterno. Questi discorsi di Ames hanno impedito il progresso della riforma in buona parte delle discipline scientifiche ed hanno causato l’abbandono dell’ideale di istruzione cristiana. Ecco cos’è veramente in gioco".</blockquote>Il lettore solleva una critica articolata, e in parte comprensibile, alla visione di William Ames. Tuttavia, molte delle sue obiezioni nascono da un fraintendimento del contesto e degli scopi della teologia secondo Ames. Una risposta potrebbe articolarsi come segue:


'''1. Teologia come “dottrina del vivere per Dio” – non come sostituto della fede'''
'''1. Teologia come “dottrina del vivere per Dio” – non come sostituto della fede'''
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'''2. La superiorità della teologia: una questione di finalità, non di valore assoluto'''
'''2. La superiorità della teologia: una questione di finalità, non di valore assoluto'''


Quando Ames parla della “superiorità” della teologia rispetto alle altre discipline, non sta svalutando la matematica, la medicina o le scienze naturali. Sta dicendo che '''nessun’altra disciplina ha per oggetto Dio stesso e il nostro vivere in relazione con Lui'''. In termini aristotelici, è una superiorità ''formale e finale'', non ''materiale'': la teologia è ''suprema'' perché ha il fine supremo, non perché sia l’unico sapere legittimo. Una matematica o una fisica fatte “con Dio” hanno valore eterno — Ames stesso lo direbbe. Ma '''senza Dio''', persino la teologia — come nel caso dei farisei — può diventare vana o idolatrica.
Quando Ames parla della “superiorità” della teologia rispetto alle altre discipline, non sta svalutando la matematica, la medicina o le scienze naturali. Sta dicendo che '''nessun’altra disciplina ha per oggetto Dio stesso e il nostro vivere in relazione con Lui'''. Si tratta di una superiorità ''formale e finale'', non ''materiale'': la teologia è ''suprema'' perché ha il fine supremo, non perché sia l’unico sapere legittimo. Una matematica o una fisica fatte “con Dio” hanno valore eterno — Ames stesso lo direbbe. Ma '''senza Dio''', persino la teologia — come nel caso dei farisei — può diventare vana o idolatrica.


'''3. I princìpi della teologia non sono “innati” — e questo è biblico'''
'''3. I princìpi della teologia non sono “innati” — e questo è biblico'''
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'''4. Teologia e nuova nascita: quale viene prima?'''
'''4. Teologia e nuova nascita: quale viene prima?'''


Il tuo interlocutore ha ragione nel dire che è '''la nuova nascita''' che rende possibile vivere per Dio — non lo nega nemmeno Ames. Ma la teologia, nella sua visione, '''è lo strumento''' per comprendere, approfondire e ordinare questa vita nuova. È fede e obbedienza che danno senso alla teologia, ma la teologia (quando è fedele alla Parola) aiuta a evitare derive soggettivistiche o errori distruttivi. La teologia non genera la fede, ma può custodirla, nutrirla e difenderla.
L'interlocutore ha ragione nel dire che è '''la nuova nascita''' che rende possibile vivere per Dio — non lo nega nemmeno Ames. Ma la teologia, nella sua visione, '''è lo strumento''' per comprendere, approfondire e ordinare questa vita nuova. È fede e obbedienza che danno senso alla teologia, ma la teologia (quando è fedele alla Parola) aiuta a evitare derive soggettivistiche o errori distruttivi. La teologia non genera la fede, ma può custodirla, nutrirla e difenderla.


'''5. L’accusa di “aver impedito il progresso”'''
'''5. L’accusa di “aver impedito il progresso”'''
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'''In conclusione:'''
'''In conclusione:'''


Il vero punto di Ames non è che “la teologia salva”, ma che '''la teologia vera è inseparabile dalla salvezza, dalla fede, e da una vita vissuta per Dio'''. Egli combatte proprio la teologia farisaica, scolastica e speculativa, senza cuore né obbedienza. Per Ames, una teologia che non porta alla vita con Dio non è teologia. E su questo, forse, lui e il tuo corrispondente potrebbero persino trovarsi d’accordo.
Il vero punto di Ames non è che “la teologia salva”, ma che '''la teologia vera è inseparabile dalla salvezza, dalla fede, e da una vita vissuta per Dio'''. Egli combatte proprio la teologia farisaica, scolastica e speculativa, senza cuore né obbedienza. Per Ames, una teologia che non porta alla vita con Dio non è teologia. E su questo, forse, lui e il corrispondente potrebbero persino trovarsi d’accordo.

Versione attuale delle 09:46, 29 mag 2025

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Un lettore fa le seguenti osservazioni: "Mi dispiace, ma l’esaltazione della teologia da parte di Ames qui è evidente e senza ritegno! D’accordo: per una persona non c’è nulla di più importante del suo rapporto con Dio. Ma la teologia non è il nostro rapporto con Dio. Non è neanche un mediatore che ci conduca a Dio. (O sbaglio?) Non è “divina” e non si basa su principi che non sono “innati” in noi. Capisco quello che Ames vuole dire, ma fa una confusione infernale. Come mai Ames collega il suo discorso (sul rapporto con Dio) ad una presunta superiorità della teologia sulle altre scienze? Che bisogno c’era? Forse perchè la teologia ci permette questo rapporto con Dio? È vero il contrario: è la nuova nascita che ci permette di vivere in obbedienza a Dio (e in seguito di scegliere una teologia decente). O diresti che è la teologia che genera/ produce/ permette la fede? Forse dovremmo cominciare a chiamare “teologia” anche la fede, la conversione, l’intera vita cristiana!? (Visto che la teologia è “onnicomprensiva)!Senza un rapporto con Dio “tutto ciò che una persona faccia, in qualsiasi campo [compresa la teologia] ha ben poco valore”. Si potrebbe dire: che giova all’uomo impegnarsi in discussioni teologiche per tutta una vita se poi perde l’anima sua? I farisei erano persone che “pensavano teologicamente”, ma erano lontani dalla verità. Invece, se si è “a posto con Dio”, in qualsiasi scienza ci si impegni -anzi in qualsiasi vocazione, tutto acquista un valore eterno. Questi discorsi di Ames hanno impedito il progresso della riforma in buona parte delle discipline scientifiche ed hanno causato l’abbandono dell’ideale di istruzione cristiana. Ecco cos’è veramente in gioco".

Il lettore solleva una critica articolata, e in parte comprensibile, alla visione di William Ames. Tuttavia, molte delle sue obiezioni nascono da un fraintendimento del contesto e degli scopi della teologia secondo Ames. Una risposta potrebbe articolarsi come segue:

1. Teologia come “dottrina del vivere per Dio” – non come sostituto della fede

È vero che Ames esalta la teologia, ma non nel senso di una scienza astratta o autoreferenziale. Per lui, la vera teologia non è un discorso intellettuale separato dalla vita, ma è — per usare le sue parole — “la dottrina del vivere per Dio”. In questo, Ames non confonde la teologia con il rapporto personale con Dio, ma ne sottolinea il compito: insegnare, ordinare, sostenere una vita che sia conforme alla volontà e alla gloria di Dio. Non è la teologia che genera la fede, ma è la fede che trova nella teologia una guida per non smarrirsi, per maturare, per discernere il bene dal male.

2. La superiorità della teologia: una questione di finalità, non di valore assoluto

Quando Ames parla della “superiorità” della teologia rispetto alle altre discipline, non sta svalutando la matematica, la medicina o le scienze naturali. Sta dicendo che nessun’altra disciplina ha per oggetto Dio stesso e il nostro vivere in relazione con Lui. Si tratta di una superiorità formale e finale, non materiale: la teologia è suprema perché ha il fine supremo, non perché sia l’unico sapere legittimo. Una matematica o una fisica fatte “con Dio” hanno valore eterno — Ames stesso lo direbbe. Ma senza Dio, persino la teologia — come nel caso dei farisei — può diventare vana o idolatrica.

3. I princìpi della teologia non sono “innati” — e questo è biblico

Ames non afferma che l’essere umano non abbia coscienza morale o sensibilità spirituale. Ma sostiene, correttamente, che i principi fondamentali della teologia cristiana sono rivelati e non frutto della ragione naturale. Questo è precisamente il senso di Matteo 16:17 (“carne e sangue non ti hanno rivelato questo…”). In altre parole: si può conoscere qualcosa di Dio dalla creazione (cf. Romani 1), ma per conoscere Dio come Padre, in Cristo, per mezzo dello Spirito, è necessaria la rivelazione soprannaturale. Questa distinzione tra ragione e rivelazione è classica nella teologia riformata e non significa disprezzo per la ragione.

4. Teologia e nuova nascita: quale viene prima?

L'interlocutore ha ragione nel dire che è la nuova nascita che rende possibile vivere per Dio — non lo nega nemmeno Ames. Ma la teologia, nella sua visione, è lo strumento per comprendere, approfondire e ordinare questa vita nuova. È fede e obbedienza che danno senso alla teologia, ma la teologia (quando è fedele alla Parola) aiuta a evitare derive soggettivistiche o errori distruttivi. La teologia non genera la fede, ma può custodirla, nutrirla e difenderla.

5. L’accusa di “aver impedito il progresso”

Qui il discorso si fa storico. È vero che in certi ambienti protestanti la teologia è stata usata per limitare lo sviluppo delle scienze — ma Ames non va confuso con forme di fideismo anti-intellettuale. Egli era un uomo del suo tempo, e il suo intento non era quello di escludere le scienze, ma di riferirle a Dio. Nella migliore tradizione riformata (si pensi a Kuyper), ogni scienza ha valore se si colloca sotto la signoria di Cristo. Se alcune generazioni hanno mal compreso Ames, il problema è nell’uso che si è fatto di lui, non nella sua dottrina originaria.

In conclusione:

Il vero punto di Ames non è che “la teologia salva”, ma che la teologia vera è inseparabile dalla salvezza, dalla fede, e da una vita vissuta per Dio. Egli combatte proprio la teologia farisaica, scolastica e speculativa, senza cuore né obbedienza. Per Ames, una teologia che non porta alla vita con Dio non è teologia. E su questo, forse, lui e il corrispondente potrebbero persino trovarsi d’accordo.