Cura pastorale/Fenomenologia dell'autoritarismo/Narcisismo religioso

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Narcisismo religioso

Il narcisismo spirituale è una dinamica psicologica e spirituale nella quale una persona, investita di un ruolo religioso, tende a costruire e mantenere un’immagine idealizzata di sé come guida, profeta, o rappresentante privilegiato di Dio, esigendo ammirazione, deferenza e obbedienza. Non si tratta semplicemente di vanità o superbia (che sono peccati noti nella tradizione cristiana), ma di una forma profonda e strutturata di auto-idolatria mascherata da zelo religioso.

1. Narcisismo e ruolo spirituale

Il narcisismo spirituale nasce spesso quando l’identità personale del leader si confonde con il ruolo che ricopre. Invece di essere servo della comunità (come nel modello evangelico), il ministro comincia a vedere sé stesso come indispensabile mediatore, fonte di verità, punto di riferimento assoluto. In questa prospettiva, la propria voce si identifica con la voce di Dio. Ogni critica è percepita non come opportunità di crescita o confronto, ma come attacco personale e come offesa alla volontà divina.

2. La “maschera” della spiritualità

Un tratto tipico del narcisismo spirituale è l’uso di un linguaggio religioso elevato per giustificare atteggiamenti autoritari, manipolativi o egocentrici. Il leader si presenta come umile, ma esige una continua conferma del proprio status: “Dio mi ha mostrato…”, “Il Signore mi ha detto…”, “Chi tocca il mio ministero si mette contro Dio”. Questo linguaggio serve a blindare la propria autorità, a neutralizzare il dissenso e a costruire intorno a sé una cerchia di fedeli adoranti, non di fratelli e sorelle liberi.

3. Esempi biblici

La Scrittura offre diverse figure che possono essere lette, in chiave spirituale e psicologica, come espressioni di questo fenomeno. Un esempio classico è Saul, primo re d’Israele, il quale inizia con umiltà ma finisce con l’identificare la propria regalità con la volontà di Dio stessa. Quando Samuele lo rimprovera per non aver obbedito all’ordine divino, Saul giustifica il suo comportamento, mostra orgoglio e attaccamento al potere (1 Samuele 15). In lui vediamo l’ansia narcisistica di mantenere il favore popolare a tutti i costi.

Un altro esempio potrebbe essere Diotrefe, menzionato in 3 Giovanni 9–10: un capo locale che “ama avere il primato fra loro” e che rifiuta l’autorità apostolica, parlando contro Giovanni e rifiutando l’accoglienza dei fratelli. Questo è un caso raro e significativo di autoritarismo narcisistico nella Chiesa nascente.

4. Narcisismo e isolamento

Il narcisismo spirituale conduce spesso all’isolamento relazionale. Il leader non ha pari, non ha collaboratori reali, ma solo subordinati o seguaci. Non accetta correzione fraterna, non si sottopone al discernimento comunitario. Paradossalmente, può predicare comunione e servizio, ma vive nella solitudine dell’auto-esaltazione. Alla lunga, questo porta spesso a crisi, abusi o scismi.

5. Una patologia mascherata da vocazione

Infine, è importante dire che il narcisismo spirituale non è semplicemente un peccato personale, ma una patologia relazionale e comunitaria, spesso favorita da ambienti ecclesiali che non pongono limiti chiari, né favoriscono la corresponsabilità. Quando una comunità premia il carisma più del carattere, l’efficacia più della fedeltà, l’apparenza più della verità, allora crea lo spazio ideale per la crescita di personalità narcisistiche.

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