Cura pastorale/Fenomenologia dell'autoritarismo/Narcisismo religioso/Come la comunità può riconoscere l'abuso di potere

Da Tempo di Riforma Wiki.
Versione del 13 mag 2025 alle 00:17 di Pcastellina (discussione | contributi) (Creata pagina con "Ritorno ---- = Come la comunità può riconoscere l'abuso di potere = Riconoscere e prevenire il ''narcisismo spirituale'' e l’''abuso di potere'' all’interno di una comunità cristiana non è un compito semplice, ma è possibile e necessario. Richiede consapevolezza teologica, vigilanza spirituale, maturità ecclesiale e strutture che favoriscano la corresponsabilità. Di seguito alcuni orient...")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Ritorno


Come la comunità può riconoscere l'abuso di potere

Riconoscere e prevenire il narcisismo spirituale e l’abuso di potere all’interno di una comunità cristiana non è un compito semplice, ma è possibile e necessario. Richiede consapevolezza teologica, vigilanza spirituale, maturità ecclesiale e strutture che favoriscano la corresponsabilità. Di seguito alcuni orientamenti fondamentali.


1. Riconoscere i segnali precoci

I segni del narcisismo spirituale non sono sempre evidenti, ma alcune dinamiche ricorrenti dovrebbero far suonare un campanello d’allarme:

  • La figura del leader diventa centrale e insostituibile;
  • Il dissenso viene silenziato o bollato come ribellione;
  • La comunità idealizza il pastore, attribuendogli qualità quasi sovrumane;
  • Si sviluppa un linguaggio di “noi contro loro”, che isola la chiesa dal resto del corpo di Cristo;
  • Le decisioni importanti vengono prese in modo unilaterale e senza consultazione effettiva.

Questi segni non implicano necessariamente abusi conclamati, ma indicano un potenziale squilibrio che, se non corretto, può degenerare.


2. Valorizzare il sacerdozio comune

Uno degli antidoti più forti contro il potere narcisistico è la riscoperta del sacerdozio di tutte le persone credenti (1 Pietro 2:9). Ogni battezzato/a ha il diritto e il dovere di partecipare al discernimento spirituale della comunità. La voce profetica, la correzione fraterna, il pensiero critico non sono segni di ribellione, ma doni dello Spirito per l’edificazione comune.

Una comunità che forma i suoi membri alla maturità della coscienza e non alla dipendenza è meno vulnerabile al dominio di personalità forti o disfunzionali.


3. Collegialità e trasparenza nelle decisioni

Una struttura ecclesiale sana si fonda sulla condivisione reale del potere decisionale. Consigli pastorali, assemblee comunitarie, spazi di verifica e dialogo sono strumenti non solo organizzativi, ma spirituali. Essi impediscono che l’autorità venga esercitata in modo arbitrario e favoriscono una cultura della trasparenza.

La leadership cristiana, nella visione neotestamentaria, è sempre plurale, comunicativa e sottoposta al discernimento della comunità (Atti 15 ne è un esempio magistrale).


4. Formazione teologica e spirituale dei membri

Molti abusi si perpetuano perché i membri della comunità non sono formati a distinguere tra autorità evangelica e potere umano mascherato da autorità divina. Una buona formazione biblica, spirituale ed ecclesiologica aiuta a sviluppare criteri di discernimento.

Conoscere la Scrittura, la storia della Chiesa, e la differenza tra obbedienza evangelica e asservimento è fondamentale per resistere a ogni forma di manipolazione spirituale.


5. Cura pastorale dei leader

Infine, prevenire significa anche prendersi cura dei pastori e delle pastore. Il narcisismo spirituale si alimenta spesso nella solitudine, nell’insicurezza o nel trauma non elaborato. Un leader che non ha relazioni autentiche, non riceve correzione, e non ha uno spazio sicuro dove riconoscere i propri limiti è più esposto a derive narcisistiche.

La supervisione spirituale, il confronto con altri ministri, e soprattutto il riconoscimento della propria fragilità sono vie di grazia, non di debolezza. Nessuno è immune dalla tentazione del potere, ma tutti possono scegliere la via dell’umiltà e della trasparenza.


Conclusione

Una comunità cristiana che vuole essere fedele al Vangelo non può chiudere gli occhi di fronte ai rischi del narcisismo e dell’abuso spirituale. Deve invece imparare a vivere la propria fede come spazio di libertà, di corresponsabilità e di amore reciproco. Solo così la Chiesa potrà rispecchiare il volto del suo Signore: mite, umile di cuore, servo dei fratelli e delle sorelle.