Teopedia/Marcionismo

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Ritorno


Marcionismo

Marcione (85-160) nacque a Sinope sul Mar Nero e in quanto figlio d'un vescovo apparteneva ad una classe sociale molto elevata. Verso il 140 si trasferì a Roma dove fondò la sua comunità e raccolse pure larghe adesioni.

Si può senz'altro affermare che lo scisma marcionita costituì uno degli avvenimenti più importanti del II secolo per la storia del cristianesimo. Se si considerano i rapporti di forza allora esistenti, il prevalere del marcionismo apparve una reale possibilità e ciò puo' dare un'idea del pericolo che esso rappresentò.

Il marcionismo separa nettamente il dio cattivo e materialistico dell'AT, da quello buono e spirituale del NT. Vengono così selezionati alcuni testi a scapito di altri, per illustrare la diversità tra la legge e la grazia. Il supposto e costante contrasto tra due divinità sottende l'antinomia legge-vangelo.

Origini e caratteristiche

Per Marcione esistono due dèi: il creatore del mondo, rivelatosi all'uomo sin dall'inizio nelle opere della creazione e nell'AT, e il dio ignoto, rivelatosi nell'unica sua opera accessibile all'uomo, l'invio di suo figlio Gesù Cristo per strappare gli uomini al dominio opprimente del creatore.

Uno è totalmente cattivo e questo si manifesta nel modo della riproduzione degli esseri viventi, nella guerra e nel sangue versato. L'altro, il Padre di Gesù Cristo, respinge tali orrori e benedice i pacifici. Uno dà attraverso Mosè una legge con valore limitato tant'è vero ch'essa è per molti versi assimilabile alla morale corrente. L'altro abolisce i comandamenti e alla legge del taglione contrappone l'amore per i nemici. Proprio perch‚ il dio dell'AT maledice coloro che sarebbero morti con la crocifissione, Gesù non può essere considerato il suo Messia.

Le maggiore preoccupazione di Marcione consisteva nel capire il passaggio dall'economia antica alla nuova. Colpito dalla novità del messaggio di Paolo, egli voleva liberare la chiesa da tutte le incrostazioni di stampo giudaico.

Mentre gli altri apostoli avevano identificato Gesù col Messia del Dio dei Giudei e ne avevano quindi alterato il messaggio, Paolo aveva conservato il messaggio di Cristo nella sua purezza. Per questo egli aveva potuto opporsi a «falsi fratelli» e resistere persino all'apostolo Pietro colpevole di non camminare «con dirittura rispetto alla verità dell'Evangelo». Seguendo tale traccia, Marcione si proponeva di ristabilire il vero e puro Evangelo. Influenzato da Cedrone, uno gnostico della Siria, reinterpretava dunque Paolo a partire da uno schema dualistico.

Si convinse che il messaggio della Legge dell'AT fosse incompatibile con quello d'amore del NT e che la dispensazione dell'AT era un'altra cosa rispetto al NT. Mentre i Padri apostolici sembravano non aver capito il senso del cambiamento e finivano per appiattire l'insieme della rivelazione, lui lo esasperò portandolo alle più estreme conseguenze. Suo padre vescovo lo scomunicò e rifiutò di incontrarlo se non avesse rinunciato alle sue idee. Col tempo però il suo pensiero andò vieppiù radicalizzandosi.

Una volta rotto con Roma, Marcione proclamò con ancor maggior veemenza l'esistenza di due iddii, quello della Legge e quello del Vangelo. Il primo sarebbe il Creatore e Legislatore che esige dall'uomo debole e mortale un'obbedienza rigorosa. Il secondo sarebbe invece un dio buono e così pieno di compassione per l'umanità impotente, da mandare Gesù Cristo.

Respinse l'autorità dell'AT e compose uno dei più antichi Canoni della storia del cristianesimo, composto dal vangelo di Luca (a partire dal c. 3) e da dieci epistole paoline (escluse le Pastorali). Questi stessi testi dovevano essere espurgati di tutte le interpolazioni giudaizzanti. I racconti della natività e dell'infanzia del Signore Gesù, per esempio, venivano eliminati, perché erano ritenuti delle modificazioni giudaizzanti.

La teologia marcionita appariva così estremamente semplice ed accessibile, poiché si basava su un'autorità circoscritta e finalizzata ad un assai chiaro obiettivo. All'AT, ai detti direttamente riferibili al Signore Gesù, ai Vangeli e ad altre Scritture, il marcionismo contrapponeva un unico testo redatto da Marcione stesso (Antitesi) in cui si contrapponeva all'AT, il Vangelo.

Marcione sosteneva la necessità di un'etica molto severa. Essa implicava una rigorosa astinenza alimentare, la proibizione del matrimonio, la preparazione costante al martirio. Nel caso di persone sposate prima di conoscere l'Evangelo, queste dovevano sciogliere il matrimonio e separarsi dal congiunto. Il mondo materiale era disprezzato e lo Stato era considerato con indifferenza.

Le chiese marcionite vivevano tra loro un intenso senso di fratellanza che manifestava la sua forza prorompente soprattutto in presenza dell'ostilità dell'ambiente. La santa Cena era praticata con acqua anziché col vino per evitare che avessero luogo degli eccessi.
Le chiese marcionite conobbero una notevole diffusione. Secondo una notizia di Giustino, una decina d'anni dopo la scomunica di Marcione, le sue idee s'estendevano «sull'insieme dell'umanità». Parecchie d'esse sopravvivevano dopo il Medio Evo e trovarono delle propaggini in altri movimenti che, anche se non ne accolsero tutte le idee, in un certo modo ne assorbirono le ansie. Uno storico dei dogmi come Harnack all'inizio del XX secolo, confessava che Marcione era stato «il suo primo amore».
Non sono rimasti scritti di Marcione stesso, ma il suo pensiero è noto solo attraverso gli scritti degli avversari cristiani (per esempio Tertulliano, Adversus Marcionem).

Osservazioni

La concezione marcionita non ha il respiro dei grandi sistemi gnostici. Anche per la sua semplicità però il marcionismo ha conosciuto un successo assai superiore a quello dello gnosticismo.

In modo semplicistico Marcione non fa alcun sforzo per spiegare la superiorità del dio buono e nascosto. Anche l'antropologia risulta assai rudimentare offrendo ampio spazio ad un sentimentalismo assai insipido.

Sul piano pratico il marcionismo costituisce un terreno fertile in tempi di persecuzione, perché offre la possibilità d'incanalare le fedi emotive ed il diffuso pessimismo. La sofferenza, l'accanimento degli Ebrei contro il Cristianesimo e la scandalosa immoralità della società greco-romana possono essere meglio respinti nell'ottica di Marcione.

Come in molte altre occasioni della storia, c'è chi pensa che per riportare la chiesa alle proprie fonti evangeliche, bisogna individuare ciò che costituisce il nucleo centrale della Scrittura. Questo viene spesso identificato con il messaggio di Paolo ed è così che si reinterpreta la fede a partire da qualche particolare angolatura dei suoi scritti. Sul marcionismo si possono almeno fare due osservazioni.

Imprigiona la lettura della Scrittura in uno schema prefissato che impedisce sia una sottomissione alla Scrittura intera, che una sana ermeneutica.

L'unità della rivelazione biblica viene infranta e l'AT viene relegato tra gli scritti ormai obsoleti e superati. La Bibbia non è più intesa come un'unità che rivela l'unico messaggio di Dio, ma come una successione d'intuizioni la cui autorità risulta estremamente limitata. Marcione ha avuto la lucidità d'andare fino in fondo con le proprie convinzioni - cosa non sempre usuale -, ma a quale prezzo!

Praticando ed insegnando inoltre una sistematica interpretazione letterale della Scrittura, giunge ad omettere e a glossare certe affermazioni allegoriche come quelle relative ad Agar nella lettera di Paolo ai Galati, pur di mantenere il letteralismo intepretativo della Scrittura. Marcione respinge così l'autorità della stessa Parola di Dio che viene imbrigliata nelle maglie di una riduttiva chiave di lettura.
Con la sua offensiva contribuì a sollecitare la chiesa alla definizione del canone della Scrittura, ma si aprì anche ad uno dei pericoli più grandi per la fede cristiana che è l'accettazione di una base spuria.

Molti secoli più tardi la critica biblica nata con l'illuminismo riprendeva per proprio conto la medesima preoccupazione adattando la Scrittura all'autorità della propria ragione e cercava di far corrispondere alla nuova sensibilità del tempo, la fede stessa. Dal canto loro, certe forme d'iperdispensazionalismo operano una selezione dei testi biblici e compromettono così l'idea stessa d'autorità della Scrittura anche se si continua formalmente a confessarla.

L'esaltazione di Paolo da parte di Marcione non favorì l'unità della chiesa, bensì la sua divisione, ma questo indusse anche la chiesa del tempo a prendere in seria considerazione gli scritti di Paolo e favorì la definizione del canone biblico.

Separa la creazione e la redenzione contrapponendole in maniera radicale. La redenzione riguarderebbe dunque la liberazione dell'anima dalla prigionia del corpo e questo giustificherebbe il rigido ascetismo. La religiosità che ne risulta appare qualcosa di monco, incapace d'incidere con la forza dello Spirito della redenzione nell'intera realtà creata. La salvezza non è più liberazione per il servizio a Dio in tutte le sfere della realtà creata, ma un goffo tentativo d'isolamento in un mondo irreale.

La separazione tra fede e realtà del mondo quotidiano sgancia la prima dalla vita e anche se può permettere una rapida e facile crescita della chiesa, col tempo la condanna all'insignificanza. La fede non si configura più come l'assunzione di responsabilità davanti a Dio ed ai problemi dell'esistenza, bensì come una fuga dai problemi stessi. Ma la Scrittura associa alla fede in questo mondo una funzione profetica e non una ascetica.

Il marcionismo rappresenta quindi una forma d'iperdispensazionalismo. Prende le distanze dall'autorità della Scrittura nella sua interezza, dal Dio della legge e della giustizia, dal matrimonio, dal cibo, dalla politica e dal mondo.

Nasce una nuova spiritualità dai controrni assai vaghi, ma abbastanza spirituale per fare a meno dell'insegnamento di Mosé o dei profeti. Tale spiritualità sfocia nell'orgoglio spirituale perché dà alle persone l'impressione di poter essere in grado per loro stesse di definire le scelte giuste.

Per quanto strano possa apparire, il marcionismo rappresenta una facile tentazione. Con la sua semplicità sembra essere in grado d'evitare possibili speculazioni e offre al semplice credente una spiegazione molto lineare della realtà. E' però evidente che pur potendo essere così vicino a persone semplici, il pensiero che veicola rimane assai lontano dalla fede biblica. Esso contribuì a ridurre infatti l'efficacia del cristianesimo. Mentre infatti nessun profeta dell'AT si sarebbe mai sognato di prendere le distanze dalla realtà concreta, sociale e politica del suo tempo, Marcione condusse le persone in buona fede ad una religiosità vaporosa ed insignificante per l'ambiente in cui viveva.

Bibliografia

  • A. Harnack, Marcion: Das Evangelium vom fremden Gott. Eine Monographie zur Geschichte der Grundlegung der katholischen Kirche (TU 45), Leipzig 1921, 21924, rist. Darmstadt 1960 e 1985; M.J.
  • Lagrange "Saint Paul ou Marcion" RB 41 (1940) pp. 5-30; J. Knox, Marcion and the New Testament: An Essay on the Early History of the Canon, Chicago 1942; E.C. Blackmann, Marcion and his Influence, London 1948;
  • H. Langerbeck, Zur Auseinandersetzung von Theologie und Gemeindeglauben in der römischen Gemeinde in den Jahren 135-165, in Id., Aufsätze zur Gnösis, Göttingen 1967, pp. 167-179; G. Ory, Marcion, Paris 1980;
  • R.J. Hoffmann, Marcion: On the Restitution of Christianity. An essay on the development of radical Paulinist theology in the second century, Chico, Ca 1984;
  • U. Bianchi "Marcion: Théologien biblique ou docteur gnostique?" VC XXI (1970) pp. 41-49;
  • E. Norelli "La funzione di Paolo nel pensiero di Marcione" RBIt 34 (1986) pp. 543-597.     

Vedi anche

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