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Jacques Ellul e l'anarchismo cristiano


Che cosa intendeva il filosofo francese Jacques Ellul con "anarchismo cristiano". Quali ne erano i principi?

Jacques Ellul (1912–1994), sociologo, teologo riformato e filosofo francese, è una delle voci più originali e radicali del pensiero cristiano del XX secolo. Sebbene egli stesso non abbia mai amato l’etichetta di “anarchico cristiano”, molti interpreti (e talvolta lo stesso Ellul) hanno riconosciuto nei suoi scritti e nella sua visione etico-politica una forma coerente di anarchismo cristiano. Ma va subito precisato che si tratta di un anarchismo teologico e profetico, non ideologico né utopistico nel senso politico moderno del termine.

1. Il fondamento: il rifiuto del potere come categoria cristiana

Per Ellul, l’anarchismo cristiano nasce da una radicale fedeltà al Vangelo. Secondo lui, il potere umano, in tutte le sue forme (politico, religioso, economico), è una manifestazione del peccato e della caduta. I cristiani, afferma, non possono mai identificarsi pienamente con alcuna istituzione umana di potere, né cercare di “cristianizzarla”, poiché lo Stato, l’organizzazione, la legge stessa, sono sempre espressioni di una logica mondana e coercitiva, incompatibile con la libertà donata in Cristo.

.“Non c'è potere che non sia idolatria. L'unico vero potere per il cristiano è quello dello Spirito.” (Jacques Ellul, “Anarchie et christianisme”) =====

2. I principi dell’anarchismo cristiano elluliano

I tratti essenziali del suo pensiero, che lo avvicinano all’anarchismo cristiano, sono:

  • Rifiuto del dominio: Nessun cristiano può giustificare il dominio sull'altro. La vocazione cristiana è servire, non comandare. L’autorità coercitiva è sempre da sospettare e contestare, perché tende a sostituirsi alla Signoria di Cristo-
  • Testimonianza profetica e non violenta: Come i profeti dell’Antico Testamento, il cristiano è chiamato a denunciare le ingiustizie, ma senza violenza e senza prendere il potere. È una vocazione marginale, controculturale.
  • Libertà radicale in Cristo: Ellul insiste sulla “libertà cristiana”, non come autonomia individualistica, ma come liberazione dalla schiavitù del mondo, della tecnica, della legge, del potere. Il cristiano è libero perché sottomesso solo a Dio.
  • Distinzione radicale tra il Regno di Dio e il mondo: Ellul è vicino a un certo dualismo biblico, dove il “mondo” è sotto il potere del Maligno. Il Regno di Dio non si instaura con mezzi politici, né si identifica con nessuna istituzione religiosa.
  • Azione concreta e responsabilità personale: Pur rifiutando il potere, Ellul non predica il disimpegno. Al contrario, chiama i cristiani a scelte etiche concrete, spesso disobbedienti alle leggi ingiuste (egli sostenne per esempio l'obiezione di coscienza, l'accoglienza dei rifugiati, l'aiuto ai poveri e agli emarginati).

3. Il rapporto con altri anarchici cristiani

Ellul riconosce la vicinanza con pensatori come Tolstoj, Dorothy Day, Ammon Hennacy e la Catholic Worker Movement, ma con riserve. A differenza di Tolstoj, Ellul non crede che si possa costruire una società cristiana ideale. Il suo anarchismo è profondamente apocalittico: non mira a costruire una nuova società, ma a testimoniare un’altra realtà – il Regno di Dio – in mezzo a un mondo che va verso la rovina.

4. Il cristiano come straniero

Il cristiano per Ellul è “uno straniero in terra straniera”, chiamato non a riformare il mondo, ma a vivere nel mondo senza appartenervi, come segno visibile di un’altra logica, quella dell’amore gratuito, del perdono, della giustizia divina. Questo lo porta a una posizione critica verso ogni forma di potere, anche religioso (fu duramente critico verso la “cristianità” e le chiese istituzionali).

1. Il cristiano è "nel mondo", ma non "del mondo"

Ellul riprende l’affermazione evangelica di Giovanni 17:14-16. Il cristiano è pienamente inserito nella storia, nella società, nella carne del mondo, ma non si conforma alle sue logiche: né alla ricerca del potere, né al tecnicismo, né alla violenza.

«Essere stranieri significa non accettare le regole del gioco, non identificarsi con il pensiero dominante. Ma non significa affatto disinteressarsene.» (Anarchie et christianisme)

2. Contro il disimpegno: la presenza attiva e profetica

Ellul era profondamente impegnato nella vita pubblica. Fu resistente al nazismo, consigliere comunale a Bordeaux, educatore, difensore degli obiettori di coscienza, e attivista sociale. Il suo impegno nasceva dalla convinzione che il cristiano, proprio perché non idolatra il potere, può agire in modo libero, critico e solidale, al fianco dei poveri, dei perseguitati, delle vittime dell’ingiustizia.

«Il cristiano non fugge il mondo, ma vi partecipa come testimone, non come dominatore. La sua azione non cerca di “aggiustare” il mondo, ma di mostrarvi un'altra possibilità: quella del Regno.» (La subversion du christianisme)

3. Agire senza pretendere il risultato: l’etica della testimonianza

Un altro punto chiave è che l’azione cristiana, per Ellul, non è misurata dal successo o dall’efficacia, ma dalla fedeltà. Il cristiano agisce non per cambiare il mondo secondo progetti umani, ma perché è chiamato a testimoniare una verità altra, anche a costo dell’insuccesso. Questo lo distingue sia dal rivoluzionario secolarizzato, sia dal riformista ottimista.

«L'azione cristiana è inutile in termini mondani. Ma è necessaria perché è comandata da Dio.» (La foi au prix du doute)

4. Il “distacco” come condizione per l’azione autentica

Paradossalmente, è proprio perché si sente straniero che il cristiano può agire con lucidità, libertà, e coraggio. Il suo “non appartenere” non è rifiuto della realtà, ma liberazione dall’illusione che le istituzioni umane possano portare la salvezza.

«Il cristiano non si disinteressa del mondo. Lo ama profondamente, ma con uno sguardo libero. Ecco perché può dire la verità, senza paura.» (Présence au monde moderne)

Ellul rifiuterebbe con forza l’accusa di escapismo. Per lui, vivere come stranieri non è ritirarsi dal mondo, ma vivere nel mondo come segni di contraddizione. È l’esatto opposto del disimpegno: è l’assunzione di una responsabilità che non si piega né al potere né al consenso. L’anarchismo cristiano non si rifugia in una spiritualità privata, ma sovverte l’ordine del mondo proprio restando nel mezzo di esso, senza conformarvisi.

Conclusione

L’“anarchismo cristiano” di Jacques Ellul non è un programma politico, ma una postura esistenziale e teologica. È la convinzione che il Vangelo chiama i cristiani a una rottura radicale con il potere, con la violenza, con l’idolatria dello Stato e della tecnica, per vivere nella libertà dei figli di Dio. Il suo messaggio è tanto attuale quanto scomodo, soprattutto per un cristianesimo troppo facilmente conciliato con l’ordine costituito.