Apologetica/Quando la civiltà occidentale ha smarrito la propria via

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Quando la civiltà occidentale ha smarrito la propria via?

ll motivo principale per cui non potrei considerare il Cattolicesimo – e per cui anche buona parte del Protestantesimo si è allontanata dalle sue fondamenta, e perfino la civiltà occidentale ha smarrito la propria via – può essere ricondotto all'influenza duratura di Tommaso d'Aquino.

Tommaso fu profondamente impegnato nella sintesi del cristianesimo con la filosofia greca classica, in particolare con il pensiero di Aristotele. Questa sintesi divenne la pietra angolare della Scolastica – lo sforzo di armonizzare la ragione con la rivelazione, specialmente attraverso l’integrazione della filosofia naturale aristotelica nella dottrina cristiana.

Tommaso insegnava che la ragione naturale, indipendentemente dalla Scrittura, poteva scoprire verità importanti in ambito morale, politico e perfino riguardo all’esistenza di Dio (attraverso la teologia naturale). Egli distingueva tra legge naturale (accessibile a tutti tramite la ragione) e legge divina (rivelata nella Scrittura). La tradizione cattolica attribuisce alla legge naturale un'autorità universale, anche in materia di governo civile, ponendo così le basi per una teologia politica nella quale filosofia greco-romana, dottrina cristiana e strutture imperiali potessero coesistere e rafforzarsi reciprocamente. Questo divenne il quadro intellettuale del Sacro Romano Impero e, più in generale, della visione del mondo cattolica medievale.

Al contrario, molti Riformatori protestanti – specialmente nella tradizione riformata – respinsero esplicitamente questa sintesi:

  • Calvino, Rutherford, e successivamente figure come Kuyper e Van Til considerarono il progetto di Tommaso un compromesso pericoloso, in quanto elevava la ragione umana autonoma al di sopra dell’autorità della Parola di Dio.
  • Van Til si spinse oltre, accusando il Cattolicesimo romano di aver costruito un sistema teologico basato su un miscuglio di verità bibliche e filosofia pagana, che conduceva tanto a un sincretismo dottrinale quanto politico.

A causa di questa tradizione filosofica, la Chiesa cattolica è stata molto più incline ad abbracciare la narrazione moderna della "civiltà occidentale", nella quale Gerusalemme (fede), Atene (filosofia) e Roma (diritto e impero) sono trattate come pilastri coeguali dell’Occidente. Nel XX secolo, pensatori come Jacques Maritain e John Courtney Murray promossero questa sintesi come fondamento per una teoria democratica compatibile con il Cattolicesimo – un progetto che continua ancora oggi.

La Chiesa cattolica si presenta tuttora come custode di una tradizione morale razionale e ordinata – una tradizione che considera la filosofia classica non come rivale della fede, ma come sua alleata necessaria.

Così, la tradizione cattolica, profondamente modellata da Tommaso, ha storicamente abbracciato la fusione di filosofia greca, ideali politici romani e teologia cristiana. Ciò ha reso il Cattolicesimo molto più aperto alla successiva costruzione della “civiltà occidentale” come identità culturale e intellettuale unificata.

Per contro, il Protestantesimo riformato – specialmente attraverso Kuyper, Van Til e i loro seguaci – ha respinto quella sintesi, insistendo sull’autorità esclusiva e onnicomprensiva della Scrittura su ogni ambito della vita, compresi il diritto e il governo civile.

Tuttavia, è importante notare che non tutti i protestanti sono rimasti coerenti su questo punto. Col tempo, alcuni ambienti riformati hanno riscoperto elementi della teoria della legge naturale, cercando un’etica di “terra comune” per la vita civile. Questo slittamento ha aperto la strada alla teologia dei Due Regni, che divide la vita in un regno “sacro” spirituale governato dalla Scrittura e un regno “secolare” civile retto dalla legge naturale. Così facendo, hanno involontariamente reintrodotto proprio quella sintesi che i Riformatori avevano rigettato – concedendo autonomia alla sfera civile e distaccandola dall’autorità della Parola rivelata di Dio.

La sintesi di Tommaso tra cristianesimo e filosofia aristotelica ha ridefinito radicalmente la comprensione ecclesiale della legge, della ragione e del governo. Tommaso elevò la ragione naturale a un livello di autonomia, insegnando che verità morali e politiche potevano essere conosciute indipendentemente dalla rivelazione divina. La sua teoria della legge naturale introdusse l’idea che l’essere umano potesse conoscere e applicare principi universali di giustizia senza riferimento alla Scrittura, ponendo le basi filosofiche per un’etica secolarizzata.

Benché Tommaso abbia mantenuto l’ortodossia teologica in molti ambiti, il suo impianto concettuale aprì la strada a pensatori successivi che finirono per svincolare del tutto la legge naturale dall’autorità biblica. Questo processo ebbe inizio in modo sottile nella Scolastica e si fece più marcato nel Rinascimento. Giunti all’epoca di Grozio, Locke e dell’Illuminismo, la legge naturale era ormai quasi del tutto separata dalle sue radici teistiche, diventando il fondamento di una teoria politica centrata sull’uomo autonomo – che avrebbe condotto al secolarismo moderno e al relativismo morale.

Tristemente, molti protestanti – specialmente quelli influenzati dalla rinascita del pensiero sulla legge naturale – iniziarono a importare questo stesso impianto nel pensiero politico riformato. Il risultato fu lo sviluppo della teologia dei Due Regni, che divide il mondo in un regno “sacro” governato dalla Scrittura e un regno “secolare” guidato dalla ragione. Di fatto, ciò ha fatto rivivere la sintesi stessa che i Riformatori avevano rigettato – concedendo al magistrato civile l’indipendenza dalla Parola di Dio, nel nome della “grazia comune” o della “legge naturale”.

Dunque, per me, il problema non è soltanto che il Cattolicesimo si è allontanato dalla fede biblica nella sua teologia e nel suo culto; è che ha anche lasciato un’eredità filosofica che ha profondamente minato la signoria di Cristo su tutta la vita, persino in ambienti protestanti.

Questa eredità tomista non ha influenzato solo la teoria politica cattolica – ha finito per corrompere anche la purezza della teologia politica protestante delle origini, compresa la visione puritana sia in Europa che nelle colonie americane.

I puritani avevano originariamente edificato le loro società su un modello federale, in cui la regalità di Cristo e la legge rivelata di Dio – in particolare la legge mosaica – governavano sia la Chiesa che lo Stato. Non separavano l’autorità spirituale dalla legge civile. Anzi, vedevano il magistrato come ministro di Dio, tenuto a far rispettare la Sua legge (cfr. Romani 13; Deuteronomio 17; Esodo 18).

Ma col tempo, man mano che la teoria della legge naturale riacquistava popolarità – perfino nei circoli riformati – le fondamenta iniziarono a cedere. Pensatori dell’Illuminismo come Grozio, Locke e Montesquieu, basandosi sulle categorie di Tommaso, promossero un sistema in cui la ragione sostituiva la rivelazione come autorità guida per il governo civile.

Questo impianto razionalista si insinuò alla fine nella teoria politica protestante – in particolare tra i puritani più tardi e i loro discendenti. Già nel XVIII secolo, la visione teocratica originaria dei puritani del New England cominciava a sgretolarsi. Molte élite del New England, influenzate dall’Illuminismo e dal repubblicanesimo classico, sostituirono gradualmente la teocrazia biblica con una teoria dei “diritti naturali” fondata sulla ragione illuminista.

Questo cambiamento influenzò profondamente i Padri Fondatori americani, specialmente uomini come Jefferson, Franklin e Madison, che si allontanarono consapevolmente dal puritanesimo teocratico per approdare a una repubblica illuminista e religiosamente neutrale. Essi invocavano “la natura e il Dio della natura”, non il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. La Costituzione degli Stati Uniti, soprattutto nell’articolo VI, rifiuta esplicitamente ogni test religioso, separando il governo civile dall’autorità biblica.

Ciò che era iniziato come un sistema politico radicato nella Scrittura nel primo New England fu gradualmente smantellato per effetto dell’influenza del pensiero sulla legge naturale disgiunto dalla Scrittura – un processo che affonda le sue radici filosofiche nella sintesi originale di Tommaso.

In sintesi, la teoria cattolica della legge naturale – attraverso Tommaso – ha innescato una traiettoria che ha portato, in ultima analisi, al crollo della teocrazia cristiana, alla secolarizzazione del governo civile e alla nascita della democrazia liberale moderna. Perfino le società protestanti, un tempo impegnate a riconoscere la signoria di Cristo sulle nazioni, hanno ceduto agli ideali illuministi che promettevano ordine e libertà indipendentemente dalla legge di Dio.

Concludo con alcune citazioni di John Owen, teologo puritano inglese del XVII secolo, la cui critica del metodo scolastico anticipava le future denunce contro il razionalismo illuminista e riaffermava la supremazia della rivelazione biblica sulla filosofia umana.

(Thomas Hilleke)

Approfondimenti

Isaac Watts: Da Theologoumena Pantodapa (1661):

• “Il Vangelo viene empissimamente oscurato quando moltitudini di piccoli ‘studiosi’ si tormentano per trovare il modo migliore di insegnare la fede secondo uno schema rigidamente strutturato, accurato, metodico-filosofico! Una gran moltitudine di errori è entrata nella chiesa mediante la ricezione della filosofia, come i Greci usciti dal ventre del cavallo di Troia... È evidente che la filosofia aristotelica comune ha fornito materiale sufficiente per un’infinità di dispute e controversie inutili.”

Da Theologoumena Pantodapa, Capitolo Secondo:

• “È frivolo indulgere in dispute sulla nozione astratta e tecnica di teologia come scienza o arte, poiché questi termini derivano dalla filosofia aristotelica e non si accordano con la natura relazionale e federale della rivelazione divina.”