Apologetica/L'inganno delle immagini

Da Tempo di Riforma Wiki.
Versione del 9 giu 2025 alle 13:45 di Pcastellina (discussione | contributi) (Creata pagina con "Ritorno ---- = L’inganno delle immagini: una riflessione cristiana alla luce di Jacques Ellul e dell’era dell’intelligenza artificiale = == Premessa == Viviamo in un’epoca in cui '''l’immagine domina ogni forma di comunicazione'''. Le fotografie, i video e le simulazioni digitali — oggi potenziati dalle capacità dell’''intelligenza artificiale generativa'' — si presentano come strumenti potenti e seduttivi, capaci di attrarre, convincere...")
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Ritorno


L’inganno delle immagini: una riflessione cristiana alla luce di Jacques Ellul e dell’era dell’intelligenza artificiale

Premessa

Viviamo in un’epoca in cui l’immagine domina ogni forma di comunicazione. Le fotografie, i video e le simulazioni digitali — oggi potenziati dalle capacità dell’intelligenza artificiale generativa — si presentano come strumenti potenti e seduttivi, capaci di attrarre, convincere e persino ingannare.

Per il credente, questo fenomeno non può essere osservato con neutralità. È urgente interrogarsi alla luce della Scrittura e della riflessione teologica su quale ruolo l’immagine debba avere nella comunicazione della verità, soprattutto quella che riguarda Dio.

1. Jacques Ellul e la crisi della parola

Nel suo saggio La parole humiliée (1981), Jacques Ellul, sociologo e teologo francese, denunciava con lucidità profetica la crescente svalutazione della parola e l’inquietante trionfo dell’immagine nella cultura contemporanea.

Egli scrive:

“L’immagine agisce sull’affettività, non sulla riflessione; essa impone un senso, non lo discute; seduce, non dialoga.” (La parole humiliée, cap. III)

Per Ellul, la Parola — intesa non solo come linguaggio umano, ma come luogo della verità e della relazione — è stata “umiliata” dalla prepotenza dell’immagine, che tende ad essere immediata, emozionale, e quindi manipolabile.

Nel linguaggio biblico, la Parola è ciò attraverso cui Dio crea, rivela, chiama e salva. La fede nasce “dall’udire” (Romani 10:17), non dal “vedere”.

2. L’immagine come veicolo di inganno: oggi più che mai

Quello che Ellul denunciava quarant’anni fa si è oggi intensificato a dismisura. Le nuove tecnologie permettono la creazione di immagini e video artificiali, i cosiddetti deep fakes, indistinguibili dal reale, e capaci di diffondere menzogne con l’apparenza della verità visiva.

Si tratta di una forma nuova e potente di menzogna visiva, in cui l’immagine, un tempo considerata “prova”, è oggi diventata strumento di inganno deliberato.

Per il cristiano, ciò pone seri interrogativi morali e spirituali:

  • Quale verità può essere trasmessa da un'immagine falsificata?
  • Quale discernimento è possibile quando la realtà viene simulata perfettamente?

Il rischio non è solo quello della disinformazione politica o sociale, ma anche quello di una manipolazione spirituale, dove immagini falsificate possono indurre emozioni religiose o persino esperienze di “fede” sganciate dalla verità.

3. Le immagini religiose e la rappresentazione di Gesù

In questo contesto, occorre interrogarsi con sobrietà sull’uso crescente di filmati e rappresentazioni visive di personaggi biblici, in particolare della figura di Gesù Cristo.

Molti cristiani, spesso in buona fede, diffondono o usano film religiosi, serie TV, animazioni, pensando di rendere il messaggio evangelico più accessibile. Tuttavia, questa pratica solleva almeno tre gravi problemi:

a) La distorsione inevitabile

Ogni immagine di Gesù è, per definizione, un'interpretazione arbitraria. Essa veicola un messaggio visivo soggettivo, condizionato da cultura, ideologia, estetica e intenzioni del produttore. La figura di Cristo rischia di essere ridotta a personaggio fittizio, persino hollywoodiano.

b) Il problema teologico dell'immagine

Il secondo comandamento è chiaro:

“Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli…” (Esodo 20:4, Riveduta 2020)

Questa proibizione ha una motivazione teologica: Dio non è rappresentabile, e qualsiasi tentativo di raffigurarlo lo distorce e conduce all’idolatria.

Anche nel Nuovo Testamento, Gesù è riconosciuto come “immagine del Dio invisibile” (Colossesi 1:15), ma non è mai descritto fisicamente: il Vangelo non ci invita a “vederlo”, bensì a credere in Lui per mezzo della Parola.

c) L'effetto psicologico: sostituire la fede con l’emozione

Film e immagini sacre, anche benintenzionate, possono trasmettere emozioni religiose ma senza fondamento nella verità della Parola. Così, si crea una fede sentimentale, visiva, non radicata nella Rivelazione biblica. In altre parole: un surrogato emotivo della fede.

4. Resistere alla manipolazione: un appello alla vigilanza cristiana

Alla luce delle tesi di Ellul, possiamo dire che la fede cristiana è un atto di ascolto, non di visione. La chiesa è chiamata non a “mostrare” Dio, ma ad annunciarlo.

“Noi camminiamo per fede, non per visione” (2 Corinzi 5:7)

È tempo di riscoprire il potere spirituale e liberante della Parola — quella proclamata, letta, meditata — come luogo della verità.

Contro la cultura dell’immagine, la Chiesa dovrebbe essere:

  • Sobria nei mezzi e attenta alla verità.
  • Custode della Parola, non propagatrice di emozioni religiose.
  • Maestra di discernimento, aiutando le persone a distinguere ciò che è autentico da ciò che è manipolato.

Conclusione

L'immagine seduce, l'intelligenza artificiale inganna, ma solo la Parola libera.

In un tempo di confusione e falsificazione, tornare alla centralità della Parola di Dio, riconoscerne l’autorità e rispettarne i confini, non è solo un atto teologico, ma un gesto di resistenza etica e spirituale.

Approfondimento: Jacques Ellul, La parole humiliée

“Viviamo in una cultura in cui l’immagine ha usurpato il ruolo della parola. Non ci fidiamo più delle parole, mentre le immagini — che mentono più di ogni altra cosa — ci seducono senza resistenza. […] Ma Dio non ha scelto l’immagine per comunicare con noi. Dio ha scelto la parola.” (La parole humiliée, Ellul)