Cura pastorale/Fenomenologia dell'autoritarismo/Non basta contestare
Non basta contestare strutture oppressive: bisogna costruire comunità credibili
- Nel percorso di riflessione sugli abusi di autorità nelle comunità cristiane, è necessario evitare un errore speculare: il rischio di una spiritualità disincarnata, solitaria, che si rifugia nell’individualismo e nell’isolamento. La fede evangelica è vocazione alla comunione, non solo alla resistenza. L’articolo che segue intende offrire alcuni spunti biblici per riaffermare la centralità della vita comunitaria nel discepolato cristiano, senza però ignorare che vi possono essere contesti difficili in cui una partecipazione ecclesiale regolare non è realisticamente possibile. In tali casi, si possono riconoscere percorsi alternativi e temporanei di comunione, che comprendono anche la comunità familiare come forma di chiesa domestica, e l’uso di strumenti digitali come misure eccezionali per mantenere il contatto e la comunione tra credenti. La seguente è solo una traccia per riflettere, pregare e discernere come vivere oggi una chiesa che sia realmente conforme allo spirito del Cristo.
In un tempo in cui molte persone denunciano giustamente le forme di autoritarismo nelle chiese cristiane [lo abbiamo dettagliato in questo articolo], il rischio opposto è fin troppo reale: quello di una spiritualità individualista, autosufficiente, che rifiuta ogni legame comunitario e si isola in un rapporto soggettivo con Dio. Ma la Scrittura non separa mai l’esperienza personale della fede dalla vita del corpo.
L'Evangelo chiama alla comunione, non all’isolamento
Cristo ha chiamato discepoli individualmente, ma non li ha lasciati soli come se fosse sufficiente un rapporto privato con Lui. Il Signore ha costituito una comunità. I primi cristiani “erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (Atti 2:42) e si riconoscevano membri gli uni degli altri (Romani 12:5). Chi si isola non solo corre il rischio di privarsi di nutrimento, ma si espone al pericolo dell’inganno spirituale: "Chi si separa dagli altri cerca la propria soddisfazione e si arrabbia contro tutto ciò che è giusto" (Proverbi 18:1).
Questo principio vale ovunque sia oggettivamente possibile vivere una comunione ecclesiale concreta e sana. Indubbiamente, non si può ignorare che talvolta la realtà locale sia così compromessa da rendere necessario un distacco temporaneo, o che alcune persone si trovino in contesti dove non esiste una comunità cristiana accessibile o affidabile. In questi casi, si può ricorrere, come misura eccezionale, a forme di comunione più limitate ma significative: corrispondenza epistolare (come facevano molti cristiani dei primi secoli), relazioni online, scambi spirituali tramite strumenti digitali.
In ogni caso, anche quando ci si trova lontani fisicamente da una chiesa locale, un’importante forma di comunione cristiana che non va sottovalutata è la comunità familiare. La casa diventa una chiesa domestica, dove la fede viene condivisa, pregata e vissuta. La famiglia, come piccolo corpo di Cristo, può essere un rifugio sicuro per chi non ha, non può o non vuole accesso ad una chiesa tradizionale, e può offrire occasioni quotidiane di crescita spirituale e di sostegno reciproco.
L’autorità nella chiesa è servizio, non dominio
Il principio, però è chiaro: Gesù stesso ha capovolto ogni logica gerarchica: “Chiunque fra voi vorrà essere primo, sarà vostro servo” (Matteo 20:27). L’autorità, nella prospettiva del Cristo crocifisso, non è potere che domina, ma cura che edifica. Riformare la chiesa non significa eliminare ogni guida, ma formare guide che seguano “lo spirito del Cristo” (Romani 8:9), pastori secondo il cuore di Dio (Geremia 3:15).
La libertà cristiana è sempre libertà nello Spirito (2 Corinzi 3:17), non fuga da ogni responsabilità. I credenti sono chiamati a camminare insieme nella verità, “sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Efesini 5:21). Questo reciproco ascolto è l'antidoto contro sia l'autoritarismo che l'anarchia spirituale.
Costruire comunità credibili
La sfida oggi non è solo smascherare le derive autoritarie, ma costruire comunità autentiche, radicate nel Vangelo, capaci di accogliere e formare, di correggere e consolare. Non bastano le denunce. Occorre uno sforzo creativo e spirituale per mostrare che un'altra chiesa è possibile, alla luce di Cristo servo e Signore.
Anche quando ci si trova lontani da una chiesa locale, lo spirito della comunione resta da custodire e cercare, con discernimento e pazienza, finché Dio apra una via concreta. La fede, pur personale, non è mai privata. “Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo” (Galati 6:2)