Etica/Il dono che corrompe e il dono che benedice
Il dono che corrompe e il dono che benedice: riflessione biblica sulla duplicità del regalo
Nel libro dei Proverbi troviamo una dichiarazione enigmatica: “Il regalo è una pietra preziosa agli occhi di chi lo possiede; dovunque si volga, egli riesce” (Proverbi 17:8). A prima vista, questo proverbio sembra lodare l’efficacia del dono come mezzo di successo, quasi giustificandone l’uso per ottenere vantaggi. Ma il contesto complessivo della Sapienza biblica ci mette in guardia contro un’interpretazione semplicistica o opportunistica. Il “regalo” può essere espressione di generosità sincera, ma anche strumento di corruzione, adulazione e ingiustizia.
Nell’antico Vicino Oriente, i doni erano parte integrante della cultura relazionale e diplomatica. I patriarchi offrivano doni per propiziarsi l’altro (Genesi 32:13-21), i re si scambiavano regali per stabilire alleanze (1 Re 10), e anche l’adorazione religiosa prevedeva offerte. Tuttavia, la Scrittura distingue chiaramente tra il dono legittimo e quello perverso. In Esodo 23:8 si legge: “Non accetterai doni, perché il dono acceca chi ha gli occhi aperti e perverte le parole dei giusti.” Anche nel Nuovo Testamento, la figura di Simon Mago che offre denaro per ottenere il potere dello Spirito Santo è condannata con forza (Atti 8:18-20): “Il tuo denaro perisca con te.”
Il problema non è il dono in sé, ma l’intenzione che lo accompagna. Il dono che cerca un tornaconto personale, che mira a comprare favori, a distorcere la giustizia o a guadagnare prestigio, è un’arma nelle mani dell’empio. Al contrario, il dono che sgorga da un cuore generoso è segno della grazia di Dio: “Dio ama chi dona con gioia” (2 Corinzi 9:7). Il dono sincero crea comunione, rafforza l’amore, edifica la comunità.
Questo contrasto è attualissimo anche oggi. Nella cultura contemporanea il “regalo” può diventare strumento sottile di manipolazione. Dalle regalie nelle relazioni lavorative, agli omaggi per corrompere la trasparenza pubblica, fino ai gesti affettivi che celano aspettative indebite, il dono può celare un veleno. È per questo che il discernimento spirituale è fondamentale: occorre chiedere a Dio un cuore puro, capace di dare senza secondi fini e di ricevere con gratitudine, ma anche con vigilanza.
La nostra testimonianza cristiana passa anche da qui: dal saper distinguere tra la generosità che viene dall’alto e la simulazione interessata. È nella croce di Cristo che il dono assume il suo significato più alto: non corruzione, ma redenzione; non vantaggio, ma sacrificio. Chi ha conosciuto l’amore gratuito del Padre sarà capace di fare doni che edificano, e non che distruggono.
Se desideri approfondire il significato teologico di questo duplice volto del dono nella Scrittura, e riflettere su come la dinamica del regalo venga oggi strumentalizzata anche in ambiti cruciali come la sanità, ti invito a leggere l'approfondimento seguente.