Etica/Liberi veramente/La concezione biblica di libertà

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1. La concezione biblica di libertà - uno sguardo panoramico

Libertà “da” o libertà “in vista di”?

Se vogliamo avere una società libera e fiorente, sarebbe importante considerare bene la prospettiva biblica sulla libertà nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Questo capitolo non esaminerà la questione con la profondità che meriterebbe, ma vi daremo solo uno sguardo d’insieme con una rapida indagine dei suoi argomenti. Non c’è praticamente nessuno che non desideri la libertà, ma vi sono molte idee diverse su ciò che essa implica. La libertà biblica, a differenza di altre concezioni, non significa poter fare tutto quello che ci passa per la testa di fare. Nella prospettiva biblica vi è un paradosso: libertà significa sciogliersi dall’asservimento al peccato per diventare servitori di Cristo. Quando ci disfiamo delle menzogne e gli inganni dei quali siamo così spesso prigionieri, conosceremo la verità, e la verità ci renderà liberi.

Attraverso tutta la storia dell’umanità, gente di ogni cultura ha aspirato alla libertà. Alcuni hanno messo l’accento sulla libertà interiore spirituale, o libertà emotiva, mentre altri la libertà da costrizioni esterne come la schiavitù, o la libertà politica. Gli indù aspirano a realizzare un’esperienza di unità con l’universo che li liberi dalle illusioni del mondo delle distinzioni. I buddisti cercano quella illuminazione che comporti un distacco dalla costrizione del desiderare una cosa qualsiasi di questo mondo. Gli atei vogliono essere liberi dalle costrizioni di regole morali oggettive.

In ambito politico troviamo una certa varietà di teologie della liberazione. Gustavo Gutiérrez scrisse la sua Teologia della liberazione focalizzandosi sulla situazione politica ed economica in America latina. James Cone scrisse “Una teologia nera” per sviluppare una teologia che si identificasse con la situazione dei neri oppressi. Altri hanno sviluppato una teologia della liberazione femminista incentrata sui problemi che hanno limitato la libertà delle donne. La maggior parte delle prospettive di queste opere implicano una liberazione dai vincoli che costringono particolari categorie di persone, ma non chiariscono come debba caratterizzarsi la situazione liberata. Questa prospettiva di “liberazione da” si trova al cuore stesso della nostra cultura secolarizzata. In questo capitolo discuteremo la concezione biblica di libertà, mettendola in primo luogo a confronto con altre concezioni, e questo per potere più chiaramente evidenziare il suo significato.

Nella nostra cultura molti credono che la libertà consista nel non essere costretti da norme, regole, o leggi che ci impediscono di fare ciò che noi vorremmo fare o essere. Spesso si sente il ritornello: “tutto ciò che è vero per te, è vero per te, e tutto ciò che è vero per me, è vero per me. Nessuno mi può dire ciò che debbo fare o non fare”. Coloro che credono a questo credono nella “libertà da qualsiasi valore esterno”. Questa libertà, però, è necessariamente limitata - se Dio esiste. Nel suo film “Crimini e misfatti”1, Woody Allen dipinge Dio come un occhio cosmico che sempre ci osserva. non puoi sfuggire al suo sguardo e al suo giudizio sulla tua vita: Jean Paul Sartre2, esistenzialista ateo, giunge fino al punto di sostenere che se Dio esistesse, noi non saremmo veramente liberi. Dio, così, diventa una sorta voyeur cosmico, uno che guarda sempre dal buco della serratura per controllare tutto ciò che accade nella nostra vita, anche la più piccola... Questo tipo di “libertà da” qualcosa non è la concezione biblica di libertà, che piuttosto è più “un essere liberi da per essere liberi di”. Noi dobbiamo essere liberati dalla servitù al peccato per poter essere liberi di servire Gesù. E’ solo in quest’ultimo senso che possiamo conoscere quella libertà e fioritura che noi eravamo stati creati per servire.

La libertà nella filosofia greca

Nel corso della storia sono state elaborate diverse prospettive sulla libertà. Quella dell’antica Grecia è forse la più influente sul nostro mondo oggi. Prima di considerare più direttamente alla concezione biblica di libertà, è utile operare delle distinzioni fra questa e la concezione classica greca di libertà.

Nella filosofia greca la libertà, eleutherìa, era un concetto eminentemente politico. in primo luogo, una persona libera era considerata pienamente cittadino della città-stato, la polis in contrasto allo schiavo, che non aveva i diritti del cittadino. Essere liberi significava aver la libertà di parlare apertamente e decidere quel che si voleva fare. Questa libertà - è importante notarlo - era recintata dalla legge. Al fine di preservare la libertà, era necessario avere un ordinamento politico che doveva essere fatto rispettare.

La libertà, per Platone e Aristotele, è essenziale per lo stato. La migliore costituzione è quella che garantisce la più grande libertà (Tucidide3). Questa libertà è libertà nell’ambito della legge, che la stabilisce ed assicura (...) La legge protegge la libertà contro il capriccio di un tiranno o delle masse (...) La democrazia raggiunge il suo meglio accordando gli stessi diritti a tutti i cittadini (cfr. Platone, Aristotele, Erodoto). [Però, se] la legge del sé si sostituisce a quella della politeia (...) essa porta al sorgere di demagoghi ed apre la porta alla tirannia. (Citazione4)

In altre parole, questa libertà era considerata compresa nella struttura della legge.

Nella filosofia stoica5 la libertà era diretta interiormente (non “eterodiretta” ma “endodiretta”. Dato che le persone non potevano sempre controllare eventi esterni, si poneva l’enfasi sul distaccarsi interiore da questo mondo e da tutto ciò che ci lega ad esso, come l’ira, l’ansia, la compassione, e la paura della morte. La ragione individuale doveva essere portata in armonia con la ragione cosmica. C’era una lotta costante nel mantenere questo distacco (autarchia6). La libertà per gli stoici era libertà interiore e per Platone ed Aristotele libertà esterna.

La libertà nell’Antico Testamento

Nell’Antico Testamento la libertà era in primo luogo libertà dalla schiavitù. Nella Legge biblica vi erano norme per la libertà da concedere agli schiavi israeliti (probabilmente riferita alla servitù debitoria) ogni sette anni nell’anno sabbatico (Esodo 21:2 ss). Il “proprietario” precedente doveva essere generoso nell’offrire doni che avrebbero messo in grado a coloro che erano stati liberati di ristabilire per sé stessi una nuova vita.

In senso lato, per gli Israeliti la libertà era qualcosa di precario. Dio, nella Sua grazia, li aveva liberati dalla schiavitù in egitto (Esodo 20:2; Deuteronomio 7:8). Essi avevano bisogno ripetutamente di essere liberati dai Giudici dall’oppressione degli stranieri. Sempre di nuovo sorgeva una generazione che non conosceva il Signore e non Lo seguiva. Per questo sarebbe sopraggiunto un conquistatore straniero che avrebbe loro reso difficile la vita, e Dio, a sua volta, avrebbe suscitato un liberatore. Quando il popolo di Dio si dimostrava disubbidiente a Dio, spesso perdeva la sua libertà. La conquista assira del regno (2 Re 17:7-23) e la cattività babilonese del regno del sud (2 Re 21:10-15; 22:19 ss; 23:25 ss) illustrano bene questo modello. Nel giudaismo posteriore sorgono movimenti di liberazione per la conquista della libertà politica al fine di permettere la libertà religiosa (fra le altre cose). I Maccabei7 e gli Zeloti8 sono esempio di tali movimenti.

A questa libertà si riferiscono frequentemente i profeti. Il discorso inaugurale di Gesù fa eco a questo tema (Luca 4:18-19). Isaia 61:1 dice: “'Lo Spirito del Signore, l'Eterno, è su di me, perché l'Eterno mi ha unto per recare una buona novella agli umili; mi ha inviato a fasciare quelli dal cuore rotto, a proclamare la libertà a quelli in cattività, l'apertura del carcere ai prigionieri”.La proclamazione della libertà era insita nel messaggio del Messia.

Per tutto l’Antico Testamento c’è un filo conduttore costante che punta al bisogno di un rinnovamento interiore e spirituale. Molti testi biblici potrebbero essere addotti al riguardo, ma ve ne sono due in particolare che illustrano questo tema.

Ezechiele 36:26-30 dice:“'Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti. Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro DIO. Vi libererò da tutte le vostre impurità; chiamerò il frumento, lo farò abbondare e non manderò più contro di voi la fame. Farò moltiplicare il frutto degli alberi e il prodotto dei campi, affinché non subiate più il vituperio della fame tra le nazioni'”.

Notate come, in questo testo si dica come la rinascita interiore conduca a fioritura e sicurezza esteriore.

Allo stesso modo, il brano classico di 2 Cronache 7:14 dice: “'Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e torna indietro dalle sue vie malvagie, io ascolterò dal cielo, perdonerò il suo peccato e guarirò il suo paese”. Ancora una volta qui vediamo come la trasformazione interiore abbia conseguenze che si estendono non solo al perdono ma alla guarigione del paese. Si dà grande valore, cioè, alla libertà sia interiore che esterna.

La libertà nel Nuovo Testamento

La nota predominante del Nuovo Testamento non è la libertà politica ma la libertà in Cristo dall’asservimento al peccato, alla Legge, a Satana, al “vecchio uomo”, e alla morte.Non che la libertà politica dalla servitù non sia importante, ma c’è una servitù molto più profonda che deve essere infranta prima. Con i greci, il problema si trovava nella mente. Nel Nuovo Testamento il problema sta nell’asservimento della volontà.

Questo rimane vero oggi. Nella condizione in cui si trova la volontà umana non è neutrale ma è asservita al peccato. Gli esseri umani, per natura, “amano le tenebre” e “odiano la luce”9. Gesù parla di questa libertà nei versetti classici di Giovanni 8:31-32: “Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in lui: «Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»”.

Gli scribi e i Farisei reagiscono immediatamente a quest’affermazione di Gesù sostenendo di essere discendenti di Abraamo e di non essere mai stati schiavi. Come potrebbe Gesù dire: “Diventerete liberi”? Gesù a questo replica così: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi”. Applicando questo alle nostre vite, la morte e risurrezione di Gesù ci libera dall’asservimento al peccato in modo tale da poter reindirizzare la nostra vita. Giovanni Calvino rileva che, sebbene noi si abbia libertà, essa non sarà mai quaggiù perfetta: “La libertà comporta dei gradi secondo la misura della fede. Paolo, sebbene fosse stato chiaramente reso libero, ancora geme ed aspira alla perfetta libertà (Romani 7:24)10”.

E’ la verità che ci rende liberi. Nella nostra condizione naturale tutti noi siamo suscettibili alle menzogne. non vediamo la realtà così come essa è veramente ·[neppure con la sperimentazione scientifica!]. Neghiamo ciò che sappiamo interiormente essere vero (Romani 1:20-25), “...hanno cambiato la verità di Dio”(Romani 1:25). Noi viviamo in stato di irrealtà. Se la verità è ci che corrisponde alla realtà, allora essa ci libera per vedere com’è la realtà facendoci respingere le menzogne e gli inganni. Vediamo il nostro asservimento al peccato e possiamo ricevere perdono e nuove forze per vivere in conformità alla realtà. possiamo essere ciò per il quale eravamo stati creati. La verità conduce alla libertà.

Noi siamo esseri radicati nella storia: abbiamo un passato, un presente ed un futuro. Noi non reinventiamo noi stessi ogni momento ma siamo influenzati da schemi e scelte del passato. Il “vecchio noi stessi” (la natura peccaminosa) ci fa allontanare da Dio tanto da dire: “Sia fatta la mia volontà”. In Cristo siamo liberati da questo asservimento per poter dire: “Sia fatta la Tua volontà”. Stavamo scivolando verso la perdizione ma la grazia di Dio ci ha messo su un terreno solido per risalire, ci ha fatti voltare a 180° così ora seguiamo il nostro Signore piuttosto che fuggire da Lui. Servivamo il peccato, ma ora serviamo Cristo.

Come possiamo, però, servire o essere al servizio della libertà? Perché noi siamo stati fatti in funzione di un proposito, per funzionare secondo un disegno. Si potrebbe fare al riguardo l’analogia del treno. Se un treno sta sui propri binari, può funzionare bene trasportando persone e cose da un posto all’altro. Se il treno, però, deraglia, causa dolore (e morte) per le persone e la distruzione del suo carico. Il treno, per funzionare, per svolgere la sua funzione, ha bisogno dei suoi binari. Vi sono limiti a dove un treno possa andare e alla direzione che deve seguire.

Per usare un’altra analogia, considerate un’automobile. Per la loro massima efficienza, tutte le automobili ci giungono con le raccomandazioni del loro costruttore. Dovete cambiare l’olio e le candele ad intervalli regolari. Per la maggior parte delle automobili, non potete mettere nel serbatoio carburante diesel anziché benzina (o viceversa), perché avreste problemi seri. Allo stesso modo, non metterete acqua o zucchero nel serbatoio, perché non potrebbe più funzionare… Proprio come un treno o l'automobile, se vuole prosperare, “funzionare” al meglio, un essere umano deve seguire certe leggi, regole e norme che devono essere seguite. Noi dobbiamo seguire le istruzioni del Creatore, quelle che Egli raccomanda, così come ci sono state date nella Bibbia.

Le leggi di Dio, e ciò che Gesù comanda, non sono arbitrarie ma ci mostrano la via alla migliore realizzazione di noi stessi, porta alla nostra gioia. La via che porta alla gioia deve includere il dire di no a certe azioni o modelli di vita che ci farebbero “deragliare”. Il carattere di Dio, la Sua rivelazione nella Bibbia, e la nostra propria natura, corrispondono gli uni all’altra. Dobbiamo essere santi perché Dio è santo (1 Pietro 1:16). Agire in maniera non santa vuol dire violare Dio come nostro Creatore, la Sua Parola e la nostra propria essenza. Vi sono dirette conseguenze se violiamo ciò che Dio ha specificato sul come vivere. Dobbiamo avere stretta comunione con Dio, vicinanza alle altre persone, una chiara direzione vocazionale, una condotta sessuale appropriata, sonno, esercizio fisico e nutrimento. Se abitualmente non ci prendiamo cura di ciascuna di queste aree, ci avviamo verso insoddisfazione, mancanza di propositi, senso di inadeguatezza, o persino ad una crisi di significato e di propositi nelle nostre vite.

La realtà ha una struttura ed essa è radicata nella natura di Dio (chi Dio è), la Sua creazione e il nostro proprio essere. Possiamo scegliere di vivere “autonomamente” (letteralmente, di essere legge a noi stessi), cercare di essere “liberi da” restrizioni di sorta, ma su quel sentiero non potremo mai fare esperienza di vera libertà. Vera libertà vuol dire vivere come eravamo stati creati ad essere. Un altro modo per descrivere questa vita dopo la Caduta è che noi si serva Cristo, nostro Redentore. Noi siamo stati creati “per mezzo di lui e in vista di lui” (Colossesi 1:16). Non sorprende che questo servizio conduca alla fioritura della nostra vita. Questa è la verità che ci rende liberi (Giovanni 8:32). Se dunque il Figlio ci farà liberi, saremo veramente liberi (Giovanni 8:36).

E’ l’apostolo Paolo che ci espone pienamentele implicazioni di questa libertà. Si veda particolarmente Romani 6:18 e seguenti che essendo stati liberati dal peccato, siamo stati fatti “servi della giustizia” (Romani 6:18). Più avanti egli scrive: “Ora invece, essendo stati liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna”(Romani 6:22). Essere “servi di Dio” conduce a “vita eterna” (vv. 22, 23) e, nel tempo presente a pienezza di vita.

Non solo noi veniamo liberati dal peccato, ma anche dalla morte (Romani 6:21) dato che “il salario del peccato è la morte (Romani 6:23). Cristo ci ha liberati dalla forza della morte. Notate: “La morte è stata inghiottita nella vittoria». O morte, dov'è il tuo dardo? O inferno, dov'è la tua vittoria? (...) Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge. Ma ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo”(1 Corinzi 15:54-57). Potremmo aver paura di morire, ma non dobbiamo temere la morte in sé stessa.

Noi veniamo pure liberati dalla Legge(Romani 7:3-6). Non che la Legge sia cosa cattiva, anzi, “la legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono”(Romani 7:12). L’apostolo pure dice che la Legge è “spirituale” (Romani 7:14). Da che cosa, però, siamo “liberati”? Siamo liberati dal dover cercare di guadagnarci la nostra salvezza, dal fardello di chi la porta con fatica, dalla condanna della nostra natura, dalle conseguenze dell’aver disobbedito alla Legge: “non siete sotto la legge, ma sotto la grazia”(Romani 6:14). Non è però in contraddizione a ciò che dice Gesù: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Ora siamo liberi dalla condanna e dalla conformità esterna alla Legge per poter servire, con il cuore pieno di grazia, come espressione del nostro desiderio (non semplicemente dovere) e con gioiosa obbedienza.

Noi ora siamo chiamati alla libertà. Paolo scrive in Galati: ''State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù”(Galati 5:1), come pure “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà”(Galati 5:13). Ora noi facciamo l’esperienza della “gloriosa libertà dei figli di Dio”11(ND). Noi abbiamo lo Spirito, e “...e dov'è lo Spirito del Signore, vi è libertà”(2 Corinzi 3:17).

Noi siamo liberi, eppure soggetti alla “legge della libertà” (Giacomo 1:2512e ancora in 2:12), perché essa si muove nell’ambito di regole etiche. Giacomo si sente perfettamente a suo agio godendo della grazia nell’ambito delle strutture di regole etiche. Quando siamo sottomessi alla Parola di Dio giungiamo alla libertà, perché la Parola ci libera dalle pulsioni della concupiscenza della nostra propria natura, ci porta sulla via della dura ubbidienza verso nuovi i nuovi ambiti del vivere per Dio. Questa è “la legge della libertà”. Legge e libertà non sono in contraddizione.Proprio come il treno ha bisogno dei binari per poter fare esperienza della sua “essenza di treno”, e l’automobile ha bisogno delle specifiche istruzioni del suo costruttore per adempiere alla sua “essenza di automobile”, così le creature umane devono seguire l’apposito manuale del Creatore per fare esperienza della loro “essenza dell’umanità”.

L’enfasi del Nuovo Testamento non è la libertà politica, economica o religiosa. C’è però un senso per il quale potremmo dire che, come abbiamo visto per l’Antico Testamento, la nuova libertà interiore condurrà necessariamente a conseguenze nel mondo esterno.

Gesù non ha combattuto, come alcuni si sarebbero aspettati che il Messia avrebbe fatto, per la sovversione rivoluzionaria violenta dell’Impero Romano. Vi sono, però, deitesti biblici che contemplano l’importanza della libertà personale e politica.In 1 Corinzi 7, Paolo afferma che ciascuno debba rimanere nella condizione in cui era quando è stato chiamato13. Però, se lo schiavo avrebbe avuto l’opportunità di diventare libero, questi doveva coglierla: “è meglio che lo fai”: “Sei tu stato chiamato quando eri schiavo? Non ti affliggere; se però puoi divenire libero, è meglio che lo fai”(1 Corinzi 7:21). Nella lettera di Paolo a Filemone, l’apostolo gli chiede di riaccogliere Onesimo, come? “Non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello a me carissimo, ma ora molto più a te, tanto nella carne che nel Signore”(Filemone 16). Paolo crede che Filemone farà “anche più di ciò che dico” (Filemone 1:21). Presumiamo che questa sia un’esortazione a Filemone di dichiarare Onesimo libero.

La libertà interiore che Cristo è venuto a portare è spesso stata il giardino dal quale sono cresciute altre libertà. i temi dell’Esodo “Lascia andare il mio popolo” e quelli del sermone di Gesù nella Sua sinagoga natìa in Luca 4, “Lo Spirito del Signore èsopra dime, perché mi ha unto per (...) rimettere in libertà gli oppressi” sono stati predicati spesso. Come Gesù, anche noi dobbiamo “proclamare la giustizia” (Matteo 12:18-21) con misericordia e compassione. Lo Spirito Santo è mandato per indurre la consapevolezza che siamo peccatori: “egli convincerà il mondo di peccato, di giustizia e di giudizio”(Giovanni 16:8). Questo sembra applicarsi non solo alla vita personale, ma anche pubblica14. Noi dobbiamo essere profetici - proclamare le Sue meraviglie in un mondo di tenebre (1 Pietro 2:9-10)15. Sebbene noi si possa avere libertà interiore senza libertà esteriore, è meglio avere entrambe! La libertà interiore fa nascere la libertà nella vita pubblica.

Sopra ogni altra cosa, la Redenzione si applica al tutto della vita. non veniamo redenti solo dal nostro peccato (personale), ma siamo introdotti in una nuova comunità - il corpo di Cristo (1 Corinzi 12:13)16, un nuovo corpo sociale. La nostra redenzione, inoltre, si estende oltre alla dimensione personale e comunitaria, vale a dire all’intero cosmo. Atti 3:21 dice che l’obiettivo ultimo di Dio è “la restaurazione di tutte le cose”17. Romani 8:21 dice:“nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla servitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”.

Vivremo alla fine su una nuova terra. In greco vi sono due termini per “nuovo”, neo, che significa totalmente nuovo, e kainosche significa “rinnovato”. La redenzione operata da Dio si estende al tutto della vita.

La libertà non può essere limitata alla trasformazione interiore ma deve necessariamente estendersi al tutto della vita.Gesù non soltanto predicava e insegnava, ma guariva corpi e menti. Le persone erano liberate dal punto di vista sia interiore che esteriore. Non deve sorprendere che laddove viene fatta esperienza della libertà interiore di Cristo questo si manifesti naturalmente nella libertà politica, economica e religiosa. Vi sono molti testi biblici e temi che dimostrano la libertà olistica, integrale, e la redenzione che Cristo è venuto a inaugurare.

Non fa meraviglia che dei cristiani siano stati prominenti nei movimenti di liberazione per l’abolizione della schiavitù, sia nel passato (vedasi l’opera di William Wilberforce18) che nel presente. Noi siamo chiamati a lottare contro l’ingiustizia(così come definita dalla Parola di Dio) dovunque la vediamo sia nel contesto personale che pubblico.

La libertà dall’asservimento al peccato, alla Legge, alla morte, la libertà dalle menzogne sulla realtà ci spingerà inevitabilmente verso la libertà in ogni sfera della vita. La libertà interiore ha spesso condotto alla libertà esterna.

Ecco alcune implicazioni di ciò che finora abbiamo osservato.

La libertà non vuol dire autonomia, o fare quel che ci sentiamo di fare senza alcuna costrizione.

La libertà implica una struttura. Servire il Cristo ci permette di essere liberi d’essere ciò per il quale eravamo stati creati.

La libertà è vissuta nell’ambito della Legge di Dio. Noi non ci sottomettiamo all'obbedienza alla Legge di Dio come condizione della nostra salvezza, ma la Legge morale e ciò che Cristo ci comanda ci dà una guida per sapere come vivere e come amare.

Noi saremo veramente liberi quando conosciamo la verità su noi stessi e sul mondo. Questo significa rigettare le bugie e gli inganni ai quali così spesso noi siamo asserviti.

La salvezza non è primariamente liberazione politica (come affermano alcune teologie), ma Dio spesso è intervenuto quando il Suo popolo era oppresso da ingiusti leader totalitari (cfr. Esodo, Giudici).

Il rinnovamento interiore spesso ha conseguenze esteriori e di rinnovamento del paese.

La Bibbia non prescrive un solo tipo di governo, ma la libertà (politica, economica, e religiosa) e questo è coerente (non contraddittorio) all’insegnamento della Bibbia.

La libertà interiore conduce inevitabilmente alla libertà esterna. Si può avere libertà interiore in una situazione di oppressione, ma le libertà interiore ed esteriore sono la condizione ideale per le creature umane (Michea 4:4)19.


Se teniamo tutto ciò in considerazione, non sorprende affatto che la libertà sia diventata un grido di battaglia per molti cristiani. I cristiani dovrebbero essere le persone più libere che esistano per godere della vita e del creato di Dio, fintanto che questo è vissuto nell’ambito delle strutture che Dio ha stabilito, ma noi siamo liberi di vivere la vita come Dio aveva intesa che fosse vissuta.

Note

4Kittel,Theological Dictionary of the New Testament, Eerdmans, 1985, p. 224.

6Principio fondamentale dell'etica cinica e stoica, consistente nell'autosufficienza spirituale del sapiente che deve ‘bastare a sé stesso’ per risentire il meno possibile del bisogno delle cose e del mondo.

9“Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Infatti chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate”(Giovanni 3:19-20).

10Giovanni Calvino: Commentario all’Evangelo secondo Giovanni, Baker (1989), p. 342.

11O“nella libertà della gloria dei figli di Dio” (ND).

12“la legge perfetta, che è la legge della libertà”; “Parlate quindi e agite come se doveste essere giudicati dalla legge della libertà” (2:12).

13Ciascuno rimanga nella condizione nella quale è stato chiamato (...) Fratelli, ognuno rimanga presso Dio nella condizione in cui è stato chiamato”.

14Vedi la conversione di Zaccheo, in Luca 19.

15“Ma voi siete una stirpe eletta, un regale sacerdozio, una gente santa, un popolo acquistato per Dio, affinché proclamiate le meraviglie di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua mirabile luce; voi, che un tempo non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi, che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia”.

16“Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito”.

17“il cielo deve ritenere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, dei quali Dio ha parlato per bocca di tutti i suoi santi profeti fin dal principio del mondo”.

19“Siederanno ciascuno sotto la propria vite e sotto il proprio fico, e più nessuno li spaventerà, perché la bocca dell'Eterno degli eserciti ha parlato” (Michea 4:4).