Evangelo/Il potere ingannevole e idolatrico dell’immagine nel pensiero di Jaques Ellul
Il sociologo e teologo riformato francese Jacques Ellul (1912-1994), nella sua opera “La sovversione del cristianesimo” [1] sviluppa una critica radicale alla trasformazione del messaggio cristiano nel corso della storia, mostrando come la chiesa abbia spesso tradito l’Evangelo, sovvertendone il significato originario. Uno dei temi centrali che Ellul mette in rilievo è la sostituzione della Parola con l'immagine, che egli interpreta come un tradimento della fede biblica, la quale si fonda primariamente sulla Parola rivelata: «L’Église a accepté l’image parce qu’elle a renoncé à la puissance de la Parole. Et ce fut une trahison» (La Chiesa ha accettato l’immagine perché ha rinunciato alla potenza della Parola. E ciò fu un tradimento).
Secondo Ellul:
- L’immagine tende a cristallizzare e fissare ciò che invece dovrebbe rimanere aperto alla libertà dello Spirito.
- Il predominio dell’immagine nella religione porta alla sacralizzazione e all’idolatria, distogliendo dalla centralità della predicazione e della Parola viva.
Il cristianesimo, introducendo e legittimando l’uso delle immagini (soprattutto nel culto e nella pietà popolare), ha gradualmente sovvertito la natura stessa del messaggio evangelico, che dovrebbe essere udito, non “visto”. Ellul, da cristiano riformato (di scuola calvinista), sottolinea la necessità di ritornare alla Parola come luogo privilegiato dell’incontro con Dio, opponendosi alla logica del visibile e del potere mediatico che, a suo avviso, ha contaminato la fede cristiana.
Vorrei ritornare a ciò che Ellul sostiene non solo per contestare (dal punto di vista riformato) il culto delle immagini (l’antica questione sempre valida, a mio giudizio, dell’iconoclastia) ma: (1) la distorsione e l’influenza (che ritengo negativa) della cinematografia “sacra” che rappresenta in modo particolare la vita di Gesù, e (2) l’utilizzo sempre più diffuso dell’Intelligenza Artificiale di creare immagini e filmati “deep fakes” [2] che alterano la realtà, e questo non solo per intrattenere e divertire (in particolare sui social), ma, da parte dei potentati politici ed economici, per ingannare e manipolare l’opinione pubblica attraverso servizi “giornalistici” menzogneri.
Sul primo punto oggi osservo non solo l’uso che delle immagini religiose che continua a fare il Cattolicesimo romano e l’Ortodossia orientale, ma anche lo “scivolamento” dell’evangelicismo nella “cultura dell’immagine” che lo ritiene pragmaticamente uno strumento di evangelizzazione, allontanandosi così dai princìpi del Protestantesimo classico. Sul secondo punto, la strumentalizzazione politica ed economica dell’immagine manipolata ad arte, lo stesso evangelicismo ne diventa vittima e complice.
1. Cinematografia “sacra” e rappresentazione della vita di Gesù
Nella sua critica all'immagine, Ellul non si limita a una difesa iconoclasta di tipo tradizionale, ma sviluppa una riflessione più ampia, teologica e sociologica, sulla natura della comunicazione nella fede cristiana. Per lui, la Parola è sempre stata centrale nella rivelazione biblica perché:
- è relazionale, lascia spazio alla libertà di risposta;
- è non oggettivabile, non si può possedere o manipolare come si fa con un’immagine;
- è storica, radicata in un contesto concreto, eppure aperta a significati sempre nuovi.
La rappresentazione cinematografica della vita di Gesù, anche se ben intenzionata, tende invece a fissare un’immagine definitiva, spesso condizionata da scelte artistiche, culturali, o ideologiche. Così:
- il Cristo cinematografico diventa un idolo visivo, più facilmente consumabile che contemplabile;
- la pluralità dei racconti evangelici viene appiattita in una narrazione lineare e visivamente "credibile", ma teologicamente riduttiva;
- si passa dal mistero rivelato alla fiction sacralizzata, con il rischio di un’emozione estetica che sostituisce la fede come risposta alla Parola.
Questa dinamica è, per Ellul, un effetto della “tecnicizzazione della religione”: la fede si adatta ai mezzi dell’epoca, ma al prezzo di snaturarsi.
Ellul scriveva: «L'image donne une illusion de présence, elle remplace le réel. […] Elle empêche l'ouverture, elle fige la foi dans une représentation. L'image est toujours un leurre» (L’immagine dà un’illusione di presenza, sostituisce il reale. […] Impedisce l’apertura, blocca la fede in una rappresentazione. L’immagine è sempre un inganno); «La Parole est liberté, l’image est possession. On ne peut pas discuter avec une image. La Parole appelle, questionne, dérange ; l’image impose» (La Parola è libertà, l’immagine è possesso. Non si può discutere con un’immagine. La Parola chiama, interroga, disturba; l’immagine impone).
2. Intelligenza Artificiale e manipolazione dell'immagine
Anche se Ellul non visse l'era dell’IA e dei deep fakes, la sua opera è permeata da una lucida anticipazione della deriva tecnologica moderna. Nei suoi scritti su la tecnica (in particolare Le Système technicien e La technique ou l’enjeu du siècle [3]), egli mostra come la tecnica:
- si sviluppa in modo autonomo rispetto all’etica o alla politica; «Tout ce qui est techniquement possible finit par être réalisé, que cela soit bon ou mauvais» (Tutto ciò che è tecnicamente possibile finisce per essere realizzato, sia esso buono o cattivo).
- cerca l’efficienza e l’efficacia come un fine in sé, indipendentemente dalla verità;
- tende a sostituirsi alla realtà invece che servirla: «Le pouvoir de l’image technique est immense: elle ne reflète pas la réalité, elle la fabrique» (Il potere dell’immagine tecnica è immenso: essa non riflette la realtà, la fabbrica).
I deep fakes sono un’espressione perfetta di questa logica: tecniche potentissime, disponibili anche a poteri politici e ideologici, capaci di alterare la percezione pubblica della verità, generando confusione tra ciò che è reale e ciò che è fabbricato. «La technique ne se contente pas d’aider l’homme, elle le transforme. Elle façonne ses perceptions, modifie ses réactions, recrée son monde» (La tecnica non si accontenta di aiutare l’uomo, lo trasforma. Modella le sue percezioni, modifica le sue reazioni, ricrea il suo mondo).
In questo senso, possiamo affermare che:
- l’immagine, già sospetta in quanto ambigua e fissatrice del senso, diventa con l’IA un strumento di potere menzognero: «L’homme moderne, saturé d’images, perd la capacité de juger. Il croit ce qu’il voit, même si ce qu’il voit est mensonge» (L’uomo moderno, saturo di immagini, perde la capacità di giudicare. Crede a ciò che vede, anche se ciò che vede è menzogna).
- la cultura della visione prende definitivamente il sopravvento sulla cultura dell’ascolto, con effetti devastanti sul piano antropologico e spirituale
Ellul, pur parlando dalla metà del Novecento, fornisce così strumenti straordinariamente profetici per comprendere e criticare questi sviluppi. La sua insistenza sulla centralità della Parola, sulla libertà interiore e sulla resistenza al sistema tecnico-mediatico, può orientare oggi un pensiero teologico critico e coraggioso. Ciò vale specialmente per chi desidera riaffermare una fede fondata sull'ascolto del Dio vivente, non sulla contemplazione passiva di immagini manipolate.
Note
[1] Edizioni Fondazione Centro Studi Campostrini, Verona 2012 (La subversion du christianisme, Editions du Seuil, 1984).
[2] Sui “deep fakes” vedasi: https://www.tempodiriforma.it/mw/index.php?title=Teopedia/Deep_fakes
[3] Il sistema tecnico, Editoriale Jaca Book, Milano 2009 (Le Système technicien, Calmann-Lévy, 1977).