Filosofia/Perché il pregiudizio contro la filosofia è un equivoco

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Perché il pregiudizio contro la filosofia è un equivoco — una riflessione su Colossesi 2:8

Alcuni cristiani leggono il monito di Paolo in Colossesi 2:8 — «Guardate che non vi sia alcuno che faccia di voi sua preda con la filosofia e con vanità ingannatrice...» — come una condanna totale della filosofia. Da ciò nasce un atteggiamento di diffidenza, se non di rifiuto, verso ogni forma di riflessione filosofica. Ma è davvero questo ciò che l’apostolo intendeva?

1. La filosofia di cui parla Paolo

Il contesto della lettera ai Colossesi ci aiuta a comprendere il significato preciso del passo. Paolo non sta condannando la filosofia in quanto tale, ma una filosofia non secondo Cristo, cioè un insieme di dottrine e pratiche religiose o intellettuali che, pur sembrando elevate, sviano dalla centralità della persona e dell’opera di Gesù. Il problema non è il pensare — è il come e il su cosa si pensa.

2. La filosofia come esercizio del pensiero

La parola "filosofia" significa "amore per la sapienza", e la Bibbia stessa esorta i credenti a cercare la sapienza con tutto il cuore (Proverbi 4:7; Giacomo 1:5). Inoltre, il Nuovo Testamento è ricco di riflessioni concettuali che potremmo chiamare "filosofiche": pensiamo al prologo di Giovanni, alla teologia paolina sul peccato e la giustificazione, o alla distinzione tra anima, spirito e corpo.

Rinunciare in blocco alla filosofia significa rinunciare a uno strumento prezioso per comprendere, comunicare e vivere in modo coerente la fede cristiana.

3. Una filosofia "secondo Cristo"

Vi è una lunga tradizione di pensiero cristiano che ha integrato la filosofia con la fede, da Agostino ad Anselmo, da Tommaso d’Aquino a Kierkegaard, fino a pensatori contemporanei come Jacques Maritain o Charles Taylor. Essi non hanno posto la filosofia al posto della Rivelazione, ma al servizio della Parola, cercando di chiarire le categorie, rispondere alle obiezioni, comprendere le implicazioni del messaggio evangelico nel mondo contemporaneo.

4. Perché ci serve oggi

In un tempo in cui le ideologie si mescolano alla superficialità, la filosofia cristiana ci aiuta a esercitare il discernimento. Ci spinge a porre domande profonde: chi è l’essere umano? che senso ha la vita? che cos’è il bene? E ci prepara a rispondere con “mansuetudine e rispetto” a chi ci domanda ragione della speranza che è in noi (1 Pietro 3:15).

Conclusione

Colossesi 2:8 non è un invito a spegnere il pensiero, ma a orientarlo correttamente. Una filosofia secondo Cristo è parte integrante di una fede matura: non la sostituisce, ma la serve. Rifiutarla in blocco per paura di deviare significa fraintendere tanto la Scrittura quanto la vocazione cristiana a “rinnovare la mente” (Romani 12:2). Pensare cristianamente è, oggi più che mai, un atto di fedeltà.


Immagine e testo discorsivo: https://sfero.me/podcast/-filosofia-davvero-pericolo-fede-riflessione