Letteratura/Accontentarsi/Capitolo III: differenze tra le versioni

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= Capitolo III:  Riguardo alla seconda proposizione =
Il testo: ''“Non lo dico perché io mi trovi in bisogno, poiché ho imparato a essere contento nello stato in cui mi trovo”'' (Filippesi 4:11). 
Questa parola, “ho imparato”, è una parola che implica difficoltà; mostra quanto difficilmente l'apostolo era arrivato al contento nella sua mente; non era stato allevato così in natura. A San Paolo la cosa non veniva naturale, ma lo aveva imparato. Gli è costato molte preghiere e lacrime, gli è stato insegnato dallo Spirito. Da qui la nostra seconda dottrina: le cose buone sono difficili da ottenere. La faccenda della religione non è così facile come molti immaginano. “Ho imparato”, dice San Paolo. In effetti non è necessario che l'uomo impari a peccare; questo gli è naturale (Salmi 58:3) e perciò gli viene facile, viene come l'acqua da una sorgente, è facile essere malvagi; l'inferno sarà preso senza tempesta; ma le questioni religiose devono essere apprese. Tagliare la carne è facile, ma pungere una vena e non tagliare un'arteria è difficile. Il mestiere del peccato non ha bisogno di essere imparato, ma l’arte del contento divino non si realizza senza la santa operosità: “Ho imparato”.
Ci sono due ragioni significative per cui ci deve essere così tanto studio ed esercizio:
1. Perché le cose spirituali sono “contro natura”. Tutto nella religione è agli antipodi della natura. Nella religione ci sono due cose, ed entrambe sono contro natura. (1.) Questioni di fede: come, per gli uomini, essere giustificati dalla giustizia di un altro, diventare stolti affinché possano essere saggi, salvare tutto perdendo tutto; questo è contro natura. (2.) Questioni di pratica: come l’abnegazione; che un uomo rinneghi la propria saggezza e si veda cieco; la propria volontà, e farla fondere nella volontà di Dio; cavando l'occhio destro, decapitando e crocifiggendo quel peccato che è il preferito e che sta più vicino al cuore; che un uomo muoia al mondo e in mezzo alla miseria abbondi; che prenda la croce e segua Cristo, non solo sui sentieri dorati, ma anche su quelli sanguinosi, per abbracciare la religione, quando è vestita con abiti da notte, tutti i gioielli dell'onore e della preferenza strappati via; questo è contro natura e quindi deve essere imparato. Esame di sé stessi: che un uomo prenda il suo cuore, come un orologio, tutto a pezzi; istituire un'inquisizione spirituale, o tribunale della coscienza, e attraversare le cose nella propria anima; prendere la candela e la lanterna di Davide (Salmi 119:105) e cercare il peccato; anzi, come giudice, pronunciare la sentenza su se stesso. (2 Samuele 34: 17) questo è contro natura e non sarà facilmente raggiungibile senza apprendimento. Autoriforma; vedere un uomo, come Caleb, o un altro spirito, camminare agli antipodi di sé  stesso, con la corrente della sua vita alterata, e correre nel canale della religione: questo è del tutto contro natura. Quando una pietra sale, non è un movimento naturale, ma violento; il moto dell'anima verso il cielo è un moto violento, bisogna apprenderlo; la carne e il sangue non sono esperti in queste cose; la natura non può scacciare la natura più di quanto Satana possa scacciare Satana.
2. Perché le cose spirituali sono al di sopra della natura. Ci sono alcune cose in natura che sono difficili da scoprire, come la causa delle cose, che non si imparano senza studio. Aristotele, un grande filosofo, che alcuni hanno chiamato un'aquila caduta dalle nuvole, non riuscì tuttavia a scoprire il movimento del fiume Euripo, e quindi si gettò in esso; quali sono dunque le cose divine, che stanno nella sfera al di sopra della natura, e al di là di ogni umana disquisizione? come la Trinità, l'unione ipostatica, il mistero della fede nel credere contro la speranza? Solo lo Spirito di Dio può accendere la nostra candela qui. L’apostolo chiama queste “le cose profonde di Dio”. Il vangelo è pieno di gioielli, ma sono rinchiusi dal senso e dalla ragione. Gli angeli in cielo stanno scrutando queste sacre profondità. (1 Pietro 2:2)
UTILIZZO. Chiediamo allo Spirito di Dio di insegnarci; dobbiamo essere “divinamente istruiti”; l'eunuco sapeva leggere, ma non poteva capire, finché Filippo non si era unito al suo carro. (Atti 8,29) Lo Spirito di Dio deve unirsi al nostro carro; deve insegnare, altrimenti non possiamo imparare: “tutti i tuoi figli saranno istruiti dal Signore”. (Isaia 54:13) Un uomo può leggere la cifra sul quadrante della meridiana, ma non può dire come va il giorno, a meno che il sole non splenda sul quadrante: possiamo leggere la Bibbia, ma non possiamo apprendere lo scopo, finché lo Spirito di Dio risplende nei nostri cuori. (2 Corinzi 4:6) Oh,  implora questo Spirito benedetto! È prerogativa regale di Dio insegnare: “Io sono l'Eterno, il tuo Dio, che t'insegna per il tuo bene e ti guida per la via che devi seguire” (Isaia 48:17). I ministri di Dio possono impartirci la lezione, solo Dio può insegnarcela; abbiamo perso sia l'udito che la vista, quindi siamo molto inadatti ad apprendere. Da quando Eva ascoltò il serpente, siamo come sordi; e da quando ha guardato l'albero della conoscenza siamo diventati come ciechi; ma quando Dio viene ad insegnare, rimuove questi impedimenti (Isaia 35:5). Siamo naturalmente morti (Efesini 2:1): chi andrà a insegnare a un morto? eppure, ecco, Dio si impegna a far sì che gente morta comprenda i misteri! Dio è il grande insegnante. Questo è il motivo per cui la parola predicata opera in modo così diverso sulle persone; due in un banco, uno è ben lavorato, l'altro giace alle ordinanze come un bambino morto al seno e non riceve nutrimento. Qual è il motivo? Perché la tempesta celeste dello Spirito soffia sull'uno e non sull'altro; uno ha l'unzione di Dio, che gli insegna ogni cosa! (1 Giovanni 2:27) l'altro no. Lo Spirito di Dio parla dolcemente, ma irresistibilmente. In quella dossologia celeste, nessuno poteva cantare il nuovo canto, ma i reprobi che avevano il sigillo sulla fronte (Apocalisse 14:2) non potevano cantarlo. Coloro che sono abili nei misteri della salvezza, devono avere su di sé il sigillo dello Spirito. Facciamo questa la nostra preghiera: “Signore, insuffla il tuo Spirito nella tua parola”; e abbiamo una promessa, che può aggiungere ali alla preghiera; “Se voi dunque che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano” (Luca 11:13) E così gran parte della prima parte del testo, lo studente, che ho inteso solo come una breve glossa o parafrasi.
Il capitolo seguente, capitolo IV tratterà del secondo Ramo del testo, la lezione stessa, con la proposizione.


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Versione attuale delle 21:32, 15 feb 2024

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Capitolo III:  Riguardo alla seconda proposizione

Il testo: “Non lo dico perché io mi trovi in bisogno, poiché ho imparato a essere contento nello stato in cui mi trovo” (Filippesi 4:11). 

Questa parola, “ho imparato”, è una parola che implica difficoltà; mostra quanto difficilmente l'apostolo era arrivato al contento nella sua mente; non era stato allevato così in natura. A San Paolo la cosa non veniva naturale, ma lo aveva imparato. Gli è costato molte preghiere e lacrime, gli è stato insegnato dallo Spirito. Da qui la nostra seconda dottrina: le cose buone sono difficili da ottenere. La faccenda della religione non è così facile come molti immaginano. “Ho imparato”, dice San Paolo. In effetti non è necessario che l'uomo impari a peccare; questo gli è naturale (Salmi 58:3) e perciò gli viene facile, viene come l'acqua da una sorgente, è facile essere malvagi; l'inferno sarà preso senza tempesta; ma le questioni religiose devono essere apprese. Tagliare la carne è facile, ma pungere una vena e non tagliare un'arteria è difficile. Il mestiere del peccato non ha bisogno di essere imparato, ma l’arte del contento divino non si realizza senza la santa operosità: “Ho imparato”.

Ci sono due ragioni significative per cui ci deve essere così tanto studio ed esercizio:

1. Perché le cose spirituali sono “contro natura”. Tutto nella religione è agli antipodi della natura. Nella religione ci sono due cose, ed entrambe sono contro natura. (1.) Questioni di fede: come, per gli uomini, essere giustificati dalla giustizia di un altro, diventare stolti affinché possano essere saggi, salvare tutto perdendo tutto; questo è contro natura. (2.) Questioni di pratica: come l’abnegazione; che un uomo rinneghi la propria saggezza e si veda cieco; la propria volontà, e farla fondere nella volontà di Dio; cavando l'occhio destro, decapitando e crocifiggendo quel peccato che è il preferito e che sta più vicino al cuore; che un uomo muoia al mondo e in mezzo alla miseria abbondi; che prenda la croce e segua Cristo, non solo sui sentieri dorati, ma anche su quelli sanguinosi, per abbracciare la religione, quando è vestita con abiti da notte, tutti i gioielli dell'onore e della preferenza strappati via; questo è contro natura e quindi deve essere imparato. Esame di sé stessi: che un uomo prenda il suo cuore, come un orologio, tutto a pezzi; istituire un'inquisizione spirituale, o tribunale della coscienza, e attraversare le cose nella propria anima; prendere la candela e la lanterna di Davide (Salmi 119:105) e cercare il peccato; anzi, come giudice, pronunciare la sentenza su se stesso. (2 Samuele 34: 17) questo è contro natura e non sarà facilmente raggiungibile senza apprendimento. Autoriforma; vedere un uomo, come Caleb, o un altro spirito, camminare agli antipodi di sé  stesso, con la corrente della sua vita alterata, e correre nel canale della religione: questo è del tutto contro natura. Quando una pietra sale, non è un movimento naturale, ma violento; il moto dell'anima verso il cielo è un moto violento, bisogna apprenderlo; la carne e il sangue non sono esperti in queste cose; la natura non può scacciare la natura più di quanto Satana possa scacciare Satana.

2. Perché le cose spirituali sono al di sopra della natura. Ci sono alcune cose in natura che sono difficili da scoprire, come la causa delle cose, che non si imparano senza studio. Aristotele, un grande filosofo, che alcuni hanno chiamato un'aquila caduta dalle nuvole, non riuscì tuttavia a scoprire il movimento del fiume Euripo, e quindi si gettò in esso; quali sono dunque le cose divine, che stanno nella sfera al di sopra della natura, e al di là di ogni umana disquisizione? come la Trinità, l'unione ipostatica, il mistero della fede nel credere contro la speranza? Solo lo Spirito di Dio può accendere la nostra candela qui. L’apostolo chiama queste “le cose profonde di Dio”. Il vangelo è pieno di gioielli, ma sono rinchiusi dal senso e dalla ragione. Gli angeli in cielo stanno scrutando queste sacre profondità. (1 Pietro 2:2)

UTILIZZO. Chiediamo allo Spirito di Dio di insegnarci; dobbiamo essere “divinamente istruiti”; l'eunuco sapeva leggere, ma non poteva capire, finché Filippo non si era unito al suo carro. (Atti 8,29) Lo Spirito di Dio deve unirsi al nostro carro; deve insegnare, altrimenti non possiamo imparare: “tutti i tuoi figli saranno istruiti dal Signore”. (Isaia 54:13) Un uomo può leggere la cifra sul quadrante della meridiana, ma non può dire come va il giorno, a meno che il sole non splenda sul quadrante: possiamo leggere la Bibbia, ma non possiamo apprendere lo scopo, finché lo Spirito di Dio risplende nei nostri cuori. (2 Corinzi 4:6) Oh,  implora questo Spirito benedetto! È prerogativa regale di Dio insegnare: “Io sono l'Eterno, il tuo Dio, che t'insegna per il tuo bene e ti guida per la via che devi seguire” (Isaia 48:17). I ministri di Dio possono impartirci la lezione, solo Dio può insegnarcela; abbiamo perso sia l'udito che la vista, quindi siamo molto inadatti ad apprendere. Da quando Eva ascoltò il serpente, siamo come sordi; e da quando ha guardato l'albero della conoscenza siamo diventati come ciechi; ma quando Dio viene ad insegnare, rimuove questi impedimenti (Isaia 35:5). Siamo naturalmente morti (Efesini 2:1): chi andrà a insegnare a un morto? eppure, ecco, Dio si impegna a far sì che gente morta comprenda i misteri! Dio è il grande insegnante. Questo è il motivo per cui la parola predicata opera in modo così diverso sulle persone; due in un banco, uno è ben lavorato, l'altro giace alle ordinanze come un bambino morto al seno e non riceve nutrimento. Qual è il motivo? Perché la tempesta celeste dello Spirito soffia sull'uno e non sull'altro; uno ha l'unzione di Dio, che gli insegna ogni cosa! (1 Giovanni 2:27) l'altro no. Lo Spirito di Dio parla dolcemente, ma irresistibilmente. In quella dossologia celeste, nessuno poteva cantare il nuovo canto, ma i reprobi che avevano il sigillo sulla fronte (Apocalisse 14:2) non potevano cantarlo. Coloro che sono abili nei misteri della salvezza, devono avere su di sé il sigillo dello Spirito. Facciamo questa la nostra preghiera: “Signore, insuffla il tuo Spirito nella tua parola”; e abbiamo una promessa, che può aggiungere ali alla preghiera; “Se voi dunque che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano” (Luca 11:13) E così gran parte della prima parte del testo, lo studente, che ho inteso solo come una breve glossa o parafrasi.

Il capitolo seguente, capitolo IV tratterà del secondo Ramo del testo, la lezione stessa, con la proposizione.