Letteratura/Conforto del cristiano/Affamati ed assetati di giustizia

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Il Conforto del Cristiano, di A. W. Pink, cap. 12

Affamati ed assetati di giustizia

«Beati quelli che sono affamati ed assetati della giustizia, perché essi saranno saziati» (Matteo 5:6).

Nelle prime tre beatitudini siamo chiamati a testimoniare gli esercizi del cuore di chi è stato risvegliato dallo Spirito di Dio. In primo luogo, c'è un senso di bisogno, una rendersi conto d’essere nulla e del vuoto che c’è in noi. In secondo luogo, c'è un giudizio su noi stessi, una coscienza della nostra colpa e dolore per la nostra condizione di perduti. In terzo luogo, c'è la fine, lo smettere, di cercare di giustificarci davanti a Dio, un abbandono di tutte le nostre pretese di meriti personali, un prendere il nostro posto nella polvere davanti a Dio. Qui, nella quarta beatitudine, l'occhio dell'anima è rivolto da sé all'Altro: c'è un desiderio di ciò che sappiamo di non avere e di cui siamo coscienti di aver urgente bisogno.

Si è molto cavillato sul significato preciso da darsi alla parola "giustizia" nel nostro testo attuale. Il modo migliore per accertarne il significato è tornare alle scritture dell'Antico Testamento dove viene usato questo termine, e poi accendere su queste la luce più piena fornita dalle Epistole del Nuovo Testamento. «Cieli, stillate dall'alto, e facciano le nuvole piover la giustizia! S'apra la terra, e sia ferace di salvezza, e faccia germogliare la giustizia al tempo stesso. Io, l'Eterno, creo tutto questo» (Isaia 45:8). La prima metà di questo versetto si riferisce, in linguaggio figurato, all'avvento di Cristo su questa terra; la seconda metà alla sua risurrezione, quando fu "risuscitato per la nostra giustificazione".

“Ascoltatemi, o gente dal cuore ostinato, che siete lontani dalla giustizia! Io faccio avvicinare la mia giustizia; essa non è lungi, e la mia salvezza non tarderà; io porrò la salvezza in Sion, e la mia gloria sopra Israele”. “Così parla l'Eterno: Rispettate il diritto, e fate ciò ch'è giusto; poiché la mia salvezza sta per venire, e la mia giustizia sta per essere rivelata” (Isaia 56:1). “Io mi rallegrerò grandemente nell'Eterno, l'anima mia festeggerà nel mio Dio; poiché egli m'ha rivestito delle vesti della salvezza, m'ha avvolto nel manto della giustizia, come uno sposo che s'adorna d'un diadema, come una sposa che si para de' suoi gioielli” (Isaia 61:10).

Questi passaggi chiariscono che la "giustizia" di Dio è sinonimo di "salvezza" di Dio. Le scritture di cui sopra sono spiegate nell'Epistola ai Romani dove il "Vangelo" riceve la sua esposizione più completa, vedere 1:1. In 1:16, 17, ci vien detto "Poiché io non mi vergogno dell'Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza d'ogni credente; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto: Ma il giusto vivrà per fede".

In 3:22,24 leggiamo: "vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v'è distinzione … e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù». In 5:19 si fa la beata dichiarazione: “Poiché, siccome per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti [dal punto di vista legale] peccatori, così anche per l'ubbidienza d'un solo, i molti saranno costituiti giusti [dal punto di vista legale]". Mentre in 10:4 apprendiamo: "poiché il termine della legge è Cristo, per esser giustizia ad ognuno che crede”. Lo Spirito Santo porta davanti al cuore ciò che Dio giustamente esige. Ci rivela il Suo standard perfetto, che non potrà mai abbassare. Ci ricorda che "Se la vostra giustizia non supera la giustizia degli scribi e dei farisei, in nessun caso entrerete nel regno dei cieli".

In secondo luogo, l'anima tremante, consapevole della propria abietta povertà, rendendosi conto della sua totale incapacità di essere all'altezza di ciò che Dio esige, non vede in sé alcun aiuto. Questa è una scoperta dolorosa, che lo fa piangere e gemere. Sono consapevole della mia abietta povertà, mi rendo conto della mia totale incapacità di misurarmi con le esigenze di Dio, non vedo in me alcun aiuto. Ho fatto così?

In terzo luogo, lo Spirito Santo ora crea nel cuore una profonda "fame e sete", che induce il peccatore condannato a cercare sollievo e cercare una provvigione al di fuori di se stesso. L'occhio è ora rivolto a Cristo, «il Signore, nostra giustizia» (Geremia 23:6). Come i precedenti, questo atteggiamento inizia nel non convertito, ma si perpetua nel peccatore salvato. C'è un esercizio ripetuto di questa grazia, sentito a intervalli variabili. Colui che desiderava essere salvato da Cristo ora desidera ardentemente essere reso simile a Lui. Visto nel suo aspetto più ampio, questo affamato e assetato rimanda a quell'anelito del cuore rinnovato a Dio (Salmi 42:1), a quell'anelito di un cammino più stretto con Lui, a quel desiderio di una più perfetta conformità all'immagine di suo Figlio. Racconta di quelle Ispirazioni della nuova natura per la benedizione divina che sole possono rafforzare, sostenere e soddisfare. Il nostro testo presenta un tale paradosso che è evidente che nessuna mente carnale potrebbe averlo mai inventato. Può colui che è stato portato in unione vitale con Colui che è il Pane della vita, e nel quale dimora ogni pienezza, essere trovato ancora affamato e assetato? Sì, tale è l'esperienza del cuore rinnovato. Fa attenzione al tempo del verbo: non è "Beati quelli che hanno", ma "beati quelli che hanno fame e sete".

Caro lettore: sei soddisfatto dei tuoi risultati e della tua condizione? La fame e la sete della giustizia è sempre stata l'esperienza dei santi di Dio: vedere Salmo 82:4; Filippesi 3:8, 14, ecc.

"… perché essi saranno saziati". Come la prima parte del nostro testo, anche questa ha un doppio compimento, uno iniziale e uno continuo. Quando Dio crea nell'anima fame e sete, è per soddisfarle. Quando al povero peccatore gli viene atto sentire il suo bisogno di Cristo, è perché lo attiri e lo porti ad abbracciarlo. Come il figliol prodigo, venuto al Padre come penitente, il peccatore credente ora si nutre di Colui rappresentato dal "vitello ingrassato". Gli viene fatto esclamare "sicuramente nel Signore ho la giustizia".

"… perché essi saranno saziati”. Non con il vino in cui vi sono eccessi, ma «pieno di Spirito. "Saziati" di benedizione divina a cui non si aggiunge dolore alcuno.

“… perché essi saranno saziati”. "Saziati" di lode e di ringraziamento a Colui che ha operato in noi tutte le nostre opere. "Pieno" di ciò che questo povero mondo non può né dare né togliere.

"...perché essi saranno saziati" dalla bontà e dalla misericordia di Dio, finché la loro coppa non trabocchi. Eppure, tutto ciò che si gode ora è non è che un piccolo assaggio di ciò che Dio ha preparato per coloro che Lo amano. Nel Giorno a venire saremo "saziati" di santità divina, perché saremo "come lui" (1 Giovanni 3:2). Allora avremo finito con il peccato per sempre; allora «non avremo più fame, né più sete» (Apocalisse 7:16), saziati con ciò che questo povero mondo non può né dare né togliere.