Letteratura/Da Pietro al papato/Prefazione: differenze tra le versioni

Da Tempo di Riforma Wiki.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
 
mNessun oggetto della modifica
 
Riga 1: Riga 1:
[[Letteratura/Da Pietro al papato|Ritorno]]
[[Letteratura/Da_Pietro_al_papato|Ritorno]]
----
----
= Prefazione =
«Pietro e il papato» l'oggetto di questo impegnativo saggio storico-religioso è certamente nell'ambito del cattolicesimo contemporaneo un tema quanto mai attuale e scottante, coinvolge infatti nella sua problematica l'essenza stessa della Chiesa Cattolica Romana, la quale, fondata com'è indefettibilmente sul principio della tradizione, pone al centro, anzi al vertice, di tutto il sistema ecclesiastico una Persona che « solo regna». « E' lui il fondamento della Chiesa, la causa della sua unità e stabilità »: non sono parole mie, le ha scritte un biblista cattolico italiano a conclusione di un libretto che si occupa appunto dei fondamenti biblici e storici del primato di Pietro(1) .
Il libretto risale al 1959 e veniva presentato con la dichiarata intenzione di favorire il dialogo ecumenico. Non trascorsero dieci anni da quella pubblicazione che, nell'ottobre del '69, quale conseguenza di tutta la crisi suscitata dal Concilio Vaticano Secondo, Roma vedeva in un'assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi dibattuto ad altissimo livello il problema del rapporto «primato papale» e collegialità episcopale. Ma, a priori, l'undici ottobre del 1969 Paolo VI ribadiva testualmente i noti principi tradizionali e dogmatici del ministero del Papa quale vicario di Cristo, che ha una responsabilità la quale « non potrà essere condizionata dall'autorità pur somma del collegio episcopale ». Si chiudeva così con una intransigenza, che certo non stupisce lo storico, l'ultimo grave scontro avvenuto nell'ambito dei rappresentanti più qualificati dell'intera cattolicità.
Il problema del primato del Papa, con il suo secolare gerarchismo (necessario portato del dogma dell'infallibilità che — si badi — è tale « per se stessa, non per il consenso della Chiesa » - Concilio Vaticano I, sessione IV, cap. 4), è certamente uno degli ostacoli maggiori sulla strada dell'ecumenismo, di quell'ecumenismo almeno che si preoccupa degli aspetti dottrinali e istituzionali.
Ma proprio a questo proposito noi abbiamo l'impressione che, nonostante tutta le eccessiva pubblicistica che oggi si presenta in questo campo, ci sia una nota di stanchezza. Essa si rivela in modo tangibile (e vorremmo dire drammatico) soprattutto tra le nuove generazioni, cristiane e non cristiane.
In effetti i grandi problemi del mondo: guerre senza vie d'uscita, guerriglie, rivoluzioni e ribellioni, aspre tensioni sociali ed economiche, fame, crisi morale e così via paiono oggi assorbire tutta l'attenzione della gioventù mondiale, ed anche quella cristiana, più che mai turbata e sbandata, si getta oggi nella lotta con una aggressività anche ideologica tale da mettere in causa l'essenza stessa evangelica, il messaggio cioè di pace, di non violenza di Gesù Cristo. Non è certo a caso che anche nelle riviste qualificate d'ispirazione cattolica si discuta con serietà sconcertante la tesi della violenza quale strumento di lotta del credente cristiano(2) .
Detto ciò, ci si potrebbe chiedere perché si debbano aggiungere ai tanti, ai troppi libri, che sui problemi religiosi decine e decine di case editrici italiane pubblicano, un nuovo saggio che affronta tra l'altro un argomento che è stato centro di polemica e di ribellione dall'inizio del cristianesimo stesso ai movimenti ereticali medioevali, dalla Riforma protestante agli odierni dibattiti. Un argomento quindi che ha visto una sterminata letteratura controversistica. Ma è proprio a tal proposito e in questo momento che siamo lieti di presentare questa lunga fatica di Fausto Salvoni e ciò per tre fondamentali considerazioni.
Innanzitutto, come bene è stato detto(3) ,  la religione è una delle tante componenti del moto storico e dello storicizzarsi del soggetto e se la ragione storica sa farsi più attenta deve pure accorgersi che la religione per se stessa è un centro di forza tale e con tale capacità di articolazione e di propulsione, se non addirittura di deflagrazione, da doversi studiare per se stessa: nel nucleo primitivo, nel suo articolarsi dogmatico e culturale. Quindi, se la teologia cattolica si richiama esplicitamente a un passo che si vuole presentare come dato di fatto storico in una certa direzione esegetica (alludo a Matteo XVI, 18), ebbene è di diritto e dovere di ogni uomo onesto e autenticamente cristiano di verificare la legittimità di un discorso che vuole appunto essere storico. E se noi sappiamo benissimo che la letteratura pertinente al problema del primato di Pietro e dei suoi successori è immensa, sappiamo altresì (e lo diciamo con amarezza) che la moderna cultura teologica cattolica italiana si è dimostrata al riguardo di una povertà sconcertante (4) .  Sono rari i casi in cui si sia usciti da uno schema autoritario - dogmatico e da uno spirito controversistico - apologetico per fare o per tentare di fare un limpido discorso critico. Forse anche per questo oggi la crisi del cattolicesimo contemporaneo ha investito in pieno anche il giovane clero italiano e, si badi bene, non solo nel campo dei rapporti con la gerarchia e con l'autorità ecclesiastica.
In secondo luogo, Fausto Salvoni ha affrontato questa impresa con le carte in regola, con la esperienza cioè di una pluridecennale preparazione filologica ed esegetica, padrone com'è non solo delle lingue classiche e delle principali lingue moderne ma anche dell'ebraico (e varrebbe la pena di scrivere la storia della lotta che i semitisti italiani da Minocchi a Rinaldi hanno combattuta per l'affermazione di una cultura linguistica necessaria per una autentica esegesi biblica!). Ha inoltre collaborato alle più qualificate riviste bibliche e ai migliori commentari vetero - testamentari esistenti oggi in Italia(5) .  Perciò a noi certo non interessa quale sia il suo credo religioso, perché il vero studioso sa sempre distinguere tra la propria fede interiore e la ricerca storica e dello sforzo di obiettività del Salvoni danno testimonianza, ad esempio, le pagine che ha dedicate alle recenti ipotesi di Margherita Guarducci a proposito degli scavi effettuati per la ricerca della tomba dell'Apostolo Pietro.
E infine una terza ed ultima osservazione. Tutti i lavori che spaziano per un ampio arco di tempo non si sottraggono di solito ai rischi propri di ogni impostazione compilativa e questo, a maggior ragione, potrebbe valere per una tematica del tipo in questione, considerate la problematica e la bibliografia che sono coinvolte. E' facile quindi offrire in casi come questi il fianco a critiche e a attacchi di solito settoriali. Tuttavia, soprattutto là dove l'autore studia il problema in rapporto ai primi secoli del cristianesimo non solo siamo lontani dal classico discorso divulgativo, ma Salvoni dimostra ancora una volta la sua eccezionale padronanza della materia e della letteratura ad essa connessa.
Comunque si vorrà considerare l'indagine del Salvoni (con diffidenza certo da parte di ogni critica di tipo «confessionale») occorre riconoscere al lavoro un altro merito, quello cioè di offrire a noi studiosi o profani non solo una ricchissima raccolta bibliografica ma anche validissime appendici con traduzioni di fonti, di testi, di documenti che di per sé fanno di questo volume, almeno per gli italiani, una preziosa antologia. E noi che lavoriamo nelle scuole e nelle università sappiamo bene quanto ciò sia concretamente utile e civilmente fattivo per il rinnovamento della cultura religiosa italiana.
Attilio Agnoletto
Prof. di Storia del Cristianesimo
presso l'Università di Milano
Novembre 1969
== NOTE ==
*1. D. Grasso, il primato di Pietro, Roma, 1959. Il volumetto è stato in un certo qual modo provocato dal noto omonimo scritto del Cullmann (tr. it. Bologna, 1965). Il saggio del Cullmann è suggestivo, ma alcune tesi (come quella della collocazione del passo di Matteo 16, 18) abbisognano di una verifica. Al riguardo anche un Bornkamm (Gesù di Nazaret, tr. it. Torino, 1968) appare essere suggestionato dalla tesi, forse più per l'autorità dell'Autore che non per un effettivo esame critico.
*2. Cito, exempli causa, il n. 19 di «Momento» (R ivista di testimonianza e di dialogo), ottobre, 1968, Milano, dedicato al tema «Violenza, non violenza e rivoluzione».
*3. A. Vecchi, Sulla nozione di storia del Cristianesimo, 1959, pp. 211/2.
*4. Si confrontino in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, Tubinga, 1961 (3° ed.) le bibliografie degli articoli Papat und Primat, Papsttum e così via, oppure in The Oxford Dictionary of the Christian Church, Londra, 1961 le voci Peter etc. Ovviamente sarebbe doveroso ricordare qualche nome quale quelli di Maccarrone, Brezzi, Soranzo, Garofalo, Rinaldi e di altri membri dell'Associazione Biblica Italiana. Ma di che nazionalità sono gli Autori di cui si servono? Maggior conforto non danno le bibliografie generali del Bihlmeyer-Tuichle.
*5. E' del 1935 un suo saggio su La storiografia degli antichi israeliti in «La Scuola Cattolica». Tra i più recenti vanno ricordati i suoi saggi apparsi su «Ricerche bibliche e religiose».


[[Category:Letteratura]] [[Category:Da Pietro al papato]] [[Category:Cattolicesimo romano]]
[[Category:Letteratura]] [[Category:Da Pietro al papato]] [[Category:Cattolicesimo romano]]

Versione attuale delle 19:38, 4 gen 2024

Ritorno


Prefazione

«Pietro e il papato» l'oggetto di questo impegnativo saggio storico-religioso è certamente nell'ambito del cattolicesimo contemporaneo un tema quanto mai attuale e scottante, coinvolge infatti nella sua problematica l'essenza stessa della Chiesa Cattolica Romana, la quale, fondata com'è indefettibilmente sul principio della tradizione, pone al centro, anzi al vertice, di tutto il sistema ecclesiastico una Persona che « solo regna». « E' lui il fondamento della Chiesa, la causa della sua unità e stabilità »: non sono parole mie, le ha scritte un biblista cattolico italiano a conclusione di un libretto che si occupa appunto dei fondamenti biblici e storici del primato di Pietro(1) .

Il libretto risale al 1959 e veniva presentato con la dichiarata intenzione di favorire il dialogo ecumenico. Non trascorsero dieci anni da quella pubblicazione che, nell'ottobre del '69, quale conseguenza di tutta la crisi suscitata dal Concilio Vaticano Secondo, Roma vedeva in un'assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi dibattuto ad altissimo livello il problema del rapporto «primato papale» e collegialità episcopale. Ma, a priori, l'undici ottobre del 1969 Paolo VI ribadiva testualmente i noti principi tradizionali e dogmatici del ministero del Papa quale vicario di Cristo, che ha una responsabilità la quale « non potrà essere condizionata dall'autorità pur somma del collegio episcopale ». Si chiudeva così con una intransigenza, che certo non stupisce lo storico, l'ultimo grave scontro avvenuto nell'ambito dei rappresentanti più qualificati dell'intera cattolicità.

Il problema del primato del Papa, con il suo secolare gerarchismo (necessario portato del dogma dell'infallibilità che — si badi — è tale « per se stessa, non per il consenso della Chiesa » - Concilio Vaticano I, sessione IV, cap. 4), è certamente uno degli ostacoli maggiori sulla strada dell'ecumenismo, di quell'ecumenismo almeno che si preoccupa degli aspetti dottrinali e istituzionali.

Ma proprio a questo proposito noi abbiamo l'impressione che, nonostante tutta le eccessiva pubblicistica che oggi si presenta in questo campo, ci sia una nota di stanchezza. Essa si rivela in modo tangibile (e vorremmo dire drammatico) soprattutto tra le nuove generazioni, cristiane e non cristiane.

In effetti i grandi problemi del mondo: guerre senza vie d'uscita, guerriglie, rivoluzioni e ribellioni, aspre tensioni sociali ed economiche, fame, crisi morale e così via paiono oggi assorbire tutta l'attenzione della gioventù mondiale, ed anche quella cristiana, più che mai turbata e sbandata, si getta oggi nella lotta con una aggressività anche ideologica tale da mettere in causa l'essenza stessa evangelica, il messaggio cioè di pace, di non violenza di Gesù Cristo. Non è certo a caso che anche nelle riviste qualificate d'ispirazione cattolica si discuta con serietà sconcertante la tesi della violenza quale strumento di lotta del credente cristiano(2) .

Detto ciò, ci si potrebbe chiedere perché si debbano aggiungere ai tanti, ai troppi libri, che sui problemi religiosi decine e decine di case editrici italiane pubblicano, un nuovo saggio che affronta tra l'altro un argomento che è stato centro di polemica e di ribellione dall'inizio del cristianesimo stesso ai movimenti ereticali medioevali, dalla Riforma protestante agli odierni dibattiti. Un argomento quindi che ha visto una sterminata letteratura controversistica. Ma è proprio a tal proposito e in questo momento che siamo lieti di presentare questa lunga fatica di Fausto Salvoni e ciò per tre fondamentali considerazioni.

Innanzitutto, come bene è stato detto(3) , la religione è una delle tante componenti del moto storico e dello storicizzarsi del soggetto e se la ragione storica sa farsi più attenta deve pure accorgersi che la religione per se stessa è un centro di forza tale e con tale capacità di articolazione e di propulsione, se non addirittura di deflagrazione, da doversi studiare per se stessa: nel nucleo primitivo, nel suo articolarsi dogmatico e culturale. Quindi, se la teologia cattolica si richiama esplicitamente a un passo che si vuole presentare come dato di fatto storico in una certa direzione esegetica (alludo a Matteo XVI, 18), ebbene è di diritto e dovere di ogni uomo onesto e autenticamente cristiano di verificare la legittimità di un discorso che vuole appunto essere storico. E se noi sappiamo benissimo che la letteratura pertinente al problema del primato di Pietro e dei suoi successori è immensa, sappiamo altresì (e lo diciamo con amarezza) che la moderna cultura teologica cattolica italiana si è dimostrata al riguardo di una povertà sconcertante (4) . Sono rari i casi in cui si sia usciti da uno schema autoritario - dogmatico e da uno spirito controversistico - apologetico per fare o per tentare di fare un limpido discorso critico. Forse anche per questo oggi la crisi del cattolicesimo contemporaneo ha investito in pieno anche il giovane clero italiano e, si badi bene, non solo nel campo dei rapporti con la gerarchia e con l'autorità ecclesiastica.

In secondo luogo, Fausto Salvoni ha affrontato questa impresa con le carte in regola, con la esperienza cioè di una pluridecennale preparazione filologica ed esegetica, padrone com'è non solo delle lingue classiche e delle principali lingue moderne ma anche dell'ebraico (e varrebbe la pena di scrivere la storia della lotta che i semitisti italiani da Minocchi a Rinaldi hanno combattuta per l'affermazione di una cultura linguistica necessaria per una autentica esegesi biblica!). Ha inoltre collaborato alle più qualificate riviste bibliche e ai migliori commentari vetero - testamentari esistenti oggi in Italia(5) . Perciò a noi certo non interessa quale sia il suo credo religioso, perché il vero studioso sa sempre distinguere tra la propria fede interiore e la ricerca storica e dello sforzo di obiettività del Salvoni danno testimonianza, ad esempio, le pagine che ha dedicate alle recenti ipotesi di Margherita Guarducci a proposito degli scavi effettuati per la ricerca della tomba dell'Apostolo Pietro.

E infine una terza ed ultima osservazione. Tutti i lavori che spaziano per un ampio arco di tempo non si sottraggono di solito ai rischi propri di ogni impostazione compilativa e questo, a maggior ragione, potrebbe valere per una tematica del tipo in questione, considerate la problematica e la bibliografia che sono coinvolte. E' facile quindi offrire in casi come questi il fianco a critiche e a attacchi di solito settoriali. Tuttavia, soprattutto là dove l'autore studia il problema in rapporto ai primi secoli del cristianesimo non solo siamo lontani dal classico discorso divulgativo, ma Salvoni dimostra ancora una volta la sua eccezionale padronanza della materia e della letteratura ad essa connessa.

Comunque si vorrà considerare l'indagine del Salvoni (con diffidenza certo da parte di ogni critica di tipo «confessionale») occorre riconoscere al lavoro un altro merito, quello cioè di offrire a noi studiosi o profani non solo una ricchissima raccolta bibliografica ma anche validissime appendici con traduzioni di fonti, di testi, di documenti che di per sé fanno di questo volume, almeno per gli italiani, una preziosa antologia. E noi che lavoriamo nelle scuole e nelle università sappiamo bene quanto ciò sia concretamente utile e civilmente fattivo per il rinnovamento della cultura religiosa italiana.

Attilio Agnoletto Prof. di Storia del Cristianesimo presso l'Università di Milano Novembre 1969

NOTE

  • 1. D. Grasso, il primato di Pietro, Roma, 1959. Il volumetto è stato in un certo qual modo provocato dal noto omonimo scritto del Cullmann (tr. it. Bologna, 1965). Il saggio del Cullmann è suggestivo, ma alcune tesi (come quella della collocazione del passo di Matteo 16, 18) abbisognano di una verifica. Al riguardo anche un Bornkamm (Gesù di Nazaret, tr. it. Torino, 1968) appare essere suggestionato dalla tesi, forse più per l'autorità dell'Autore che non per un effettivo esame critico.
  • 2. Cito, exempli causa, il n. 19 di «Momento» (R ivista di testimonianza e di dialogo), ottobre, 1968, Milano, dedicato al tema «Violenza, non violenza e rivoluzione».
  • 3. A. Vecchi, Sulla nozione di storia del Cristianesimo, 1959, pp. 211/2.
  • 4. Si confrontino in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, Tubinga, 1961 (3° ed.) le bibliografie degli articoli Papat und Primat, Papsttum e così via, oppure in The Oxford Dictionary of the Christian Church, Londra, 1961 le voci Peter etc. Ovviamente sarebbe doveroso ricordare qualche nome quale quelli di Maccarrone, Brezzi, Soranzo, Garofalo, Rinaldi e di altri membri dell'Associazione Biblica Italiana. Ma di che nazionalità sono gli Autori di cui si servono? Maggior conforto non danno le bibliografie generali del Bihlmeyer-Tuichle.
  • 5. E' del 1935 un suo saggio su La storiografia degli antichi israeliti in «La Scuola Cattolica». Tra i più recenti vanno ricordati i suoi saggi apparsi su «Ricerche bibliche e religiose».