Letteratura/Sovranitadidio/13-1

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Indice generale

La sovranità di Dio, di A. W. Pink

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Appendice I - La volontà di Dio

Trattando della sovranità di Dio, alcuni teologi affermano esservi una differenza fra ciò che Egli decreta e ciò che Egli permette, ed insistono che vi siano certe cose che Dio ha prestabilito dover accadere in modo definito e certe altre cose la cui esistenza Egli semplicemente tollera. Questa distinzione, però, non ha alcun senso, perché Dio solo permette ciò che corrisponde alla Sua volontà. Non sarebbe stato necessario inventarsi questa distinzione, se questi teologi avessero compreso che Dio poteva decretare l'esistenza e l'attività del peccato, senza essere Egli stesso l'Autore del peccato. Personalmente preferisco molto di più adottare la distinzione fatta da Calvinisti della prima ora, fra una volontà di Dio segreta ed una rivelata o, per dirla in un altro modo, la Sua volontà dispositiva e la Sua volontà precettiva.

La volontà rivelata di Dio è fatta conoscere nella Sua Parola, ma la Sua volontà segreta è il Suo proprio consiglio nascosto. La volontà rivelata di Dio definisce quali siano i nostri doveri ed il criterio delle nostre responsabilità. La ragione primaria e basilare per la quale io non devo seguire un certo modo di agire o fare una certa cosa, è perché è volontà di Dio che io debba fare in quel modo, e la Sua volontà è per me chiaramente definita nella Sua Parola. Che io non debba comportarmi in un certo modo o che io debba astenermi da certe cose, trova la sua motivazione nel fatto che sono contrarie alla volontà rivelata di Dio. Supponete, però, che io disubbidisca alla Parola di Dio: quando lo faccio, non mi comporto forse in modo contrario a ciò che Egli ha stabilito? Non avverrebbe così qualcosa che Egli non ha stabilito? Come può essere vero, allora, che la volontà di Dio è fatta sempre e che in ogni tempo i Suoi consigli si realizzano? Tali questioni dovrebbero renderci evidente la necessità della distinzione che noi qui abbiamo proposto. La volontà rivelata di Dio è frequentemente contrastata, ma la Sua volontà segreta non è mai frustrata. Che sia legittimo per noi fare questa distinzione circa la volontà di Dio, è chiaro dalle Scritture. 

Si prendano due testi biblici: "Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione" (1 Ts. 4:3); "Chi può resistere alla sua volontà?" (Ro. 9:19). Un qualsiasi lettore riflessivo, potrebbe forse affermare che per "volontà di Dio" in questi brani, si intenda esattamente la stessa cosa? Speriamo di no. Il primo brano si riferisce alla volontà rivelata di Dio, il secondo a quella segreta. Il primo brano riguarda i nostri doveri, il secondo dichiara che i propositi segreti di Dio sono immutabili e devono realizzarsi nonostante l'insubordinazione della creatura. Da ciascuno di noi, la volontà rivelata di Dio non è mai fatta perfettamente o pienamente. La Sua volontà segreta, però, non manca mai di realizzarsi, persino nei più minuti particolari. La Sua volontà segreta riguarda soprattutto avvenimenti futuri; la Sua volontà rivelata riguarda i doveri che noi abbiamo al presente: uno ha a che fare con i Suoi propositi irresistibili, l'altro con il Suo manifesto compiacimento. Uno è operato su di noi e realizzato attraverso di noi, l'altro deve essere compiuto da noi. La volontà segreta di Dio sono i Suoi eterni ed immutabili propositi al riguardo di tutte le cose che Egli ha creato, che saranno adempiuti attraverso certi mezzi per i fini stabiliti. Di questo, Iddio dichiara: "Io annunzio la fine sin dal principio, molto tempo prima dico le cose non ancora avvenute; io dico: Il mio piano sussisterà, e metterò a effetto tutta la mia volontà" (Is. 46:10). Questa è la volontà assoluta ed efficace di Dio, sempre realizzata, sempre adempiuta. La volontà rivelata di Dio, però, contiene non i Suoi propositi e decreti, ma i nostri doveri, non ciò che Egli farà secondo il Suo eterno consiglio, ma ciò che noi dovremmo fare se volessimo compiacerlo, e questo è espresso nei termini dei precetti e delle promesse della Sua Parola.

Tutto ciò che Dio, in Sé stesso, ha determinato di fare, sia direttamente, sia indirettamente, sia tollerandone che sia fatto, che è conservato nel Suo cuore, e che non ci è fatto conoscere né da evento alcuno della provvidenza, o da precetto o profezia, è la Sua volontà segreta. Queste sono "le profondità" di Dio, i pensieri del Suo cuore, il consiglio della Sua mente, cose impenetrabili per le Sue creature. Quando, però, queste sono rese note, esse diventano la volontà rivelata: questa è quasi l'intero libro dell'Apocalisse, laddove Dio ci ha reso note: "le cose che devono avvenire tra breve" (1:1), ed esse "devono" avvenire perché Egli ha prestabilito dall'eternità che così debba essere.

I teologi arminiani obiettano che dividere la volontà di Dio in segreta e rivelata è insostenibile, perché farebbe si che Dio avesse due volontà differenti, l'una opposta all'altra. Questo, però, è un errore, dovuto alla loro incapacità di vedere come la volontà rivelata e segreta di Dio faccia riferimento ad oggetti interamente diversi. Se Dio richiedesse e proibisse la stessa cosa, o se Egli decretasse che una data cosa, nel contempo, esistesse e non esistesse, allora la Sua volontà segreta e rivelata sarebbe contraddittoria e priva di senso. Se coloro che obiettano dicendo che è incoerente parlare di volontà segreta e volontà rivelata, facessero in questo caso, come fanno negli altri, la stessa distinzione, quest'apparente contraddizione svanirebbe subito. Quanto spesso è vero che gli uomini tracciano una netta distinzione fra ciò che è desiderabile nella sua stessa natura, e ciò che pure è necessario, considerate tutte le cose? Per esempio, il genitore amorevole non desidera di per sé, punire il figlio che ha sbagliato, ma tutto considerato, egli sa che punirlo, per lui, è un indiscutibile dovere, e così corregge il figlio. Egli dice al figlio che non desidera punirlo, ma che, tutto considerato è bene che egli lo faccia, questo non suggerirà al figlio intelligente che il padre sia contraddittorio in ciò che dice e fa. Allo stesso modo il sapientissimo Creatore può, coerentemente, decretare di far avvenire cose che pure odia, proibisce e condanna. Dio sceglie che esistano alcune cose che, per la loro natura intrinseca, pure Egli odia, come pure che non esistano cose che Egli perfettamente ama, per la loro natura intrinseca. Per esempio: Egli comanda che Faraone lasci partire il Suo popolo perché questo era giusto nella natura stessa delle cose, eppure, Egli aveva segretamente dichiararato che Faraone non lasciasse partire il Suo popolo, non perché era giusto che Faraone rifiutasse, ma perché, tutto considerato era la cosa migliore che egli non lo lasciasse partire - migliore perché questo doveva servire propositi divini più vasti, Ancora, Dio ci comanda di essere, in questa vita, perfettamente santi (Mt. 5:48), perché questo è giusto nella natura stessa delle cose, ma Egli decreta che nessuno sia perfettamente giusto in questa vita (come esperienza di vita vissuta) prima che egli lasci questo mondo. Una cosa è la santità, la realizzazione della santità un'altra. Allo stesso modo, il peccato è una cosa, la realizzazione del peccato un'altra. Quando Dio esige la santità, la Sua volontà precettiva o rivelata rispetta la natura o l'eccellenza morale della santità. Quando, però, Egli decreta che il peccato abbia luogo, la Sua volontà segreta riguarda solo il suo esistere fattuale affinché serva i Suoi buoni propositi.

Ecco così come volontà segreta e volontà rivelata di Dio, riguardino oggetti completamente diversi. La volontà di Dio che riguarda i Suoi decreti non deve essere considerata nello stesso senso della volontà che riguarda i Suoi comandi. Non c'è, quindi, difficoltà alcuna nel supporre che una possa essere contraria all'altra. La Sua volontà, in entrambi i sensi, è la Sua inclinazione. Tutto ciò che riguarda la Sua volontà rivelata è perfettamente coerente con la Sua natura, come quando comanda amore, ubbidienza, e servizio, da parte delle Sue creature. Ciò che, però, riguarda la Sua volontà segreta, ha in vista il Suo fine ultimo, ciò per cui tutte le cose ora cooperano. Egli, così, ha decretato l'ingresso del peccato nel Suo universo, sebbene la Sua santa natura odi il peccato e lo aborrisca nel modo più totale. Però, essendo esso uno dei mezzi per i quali Egli intende che siano raggiunti i fini da Lui stabiliti, Egli tollerò che esso vi entrasse. La volontà rivelata di Dio è la misura della nostra responsabilità e ciò che determina quali siano i nostri doveri. Con la volontà segreta di Dio noi non abbiamo nulla a che fare: è questione che riguarda Lui solo. Dio, però, sapendo che noi avremmo fallito nel compiere la Sua volontà rivelata, ordinò di conseguenza i Suoi eterni consigli, e questi consigli eterni, dei quali è composta la Sua volontà segreta, sebbene a noi sconosciuti, sono adempiuti, inconsapevolmente in ed attraverso di noi.

Sia che il lettore accetti o no la distinzione che abbiamo fatto fin ora sulla volontà di Dio, egli deve riconoscere che i comandi dichiarati dalla Scrittura dichiarano la volontà rivelata di Dio, e dovrà pure ammettere che talvolta Dio non vuole impedire che quei comandi siano disattesi, perché di fatto Egli non lo impedisce. Che Dio voglia permettere il peccato è evidente, perché, di fatto, Egli lo permette. Certamente nessuno dirà che Dio stesso faccia ciò che Egli non vuole fare.

Infine, diciamo di nuovo che mia la responsabilità al riguardo della volontà di Dio è misurata da ciò che Egli ha reso noto nella Sua Parola. E' là che io apprendo come sia mio dovere far uso dei mezzi che Egli provvede, ed umilmente pregare che Egli si compiaccia di benedirli per me. Rifiutare di farlo, sulla base che io ignori ciò che può o non può essere, a mio riguardo, la Sua volontà segreta, non è solo assurdo, ma anche il massimo della presunzione. Ripetiamo: la volontà segreta di Dio non è affar nostro; è la volontà rivelata di Dio ad essere la misura della nostra responsabilità. Che non vi sia conflitto alcuno fra la volontà segreta e quella rivelata di Dio, è chiaro dal fatto che la prima è realizzata attraverso l'uso, da parte mia, dei mezzi disposti nella seconda.