Predicazioni/1Corinzi/Perché la risurrezione importa

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Perché la resurrezione  importa

La celebrazione della resurrezione del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo sta al centro del calendario cristiano non come uno degli “avvenimenti mitologici” che noi celebriamo ma come l’avvenimento fondante di tutta la fede cristiana. Senza di essa tutto ciò che siamo, diciamo e facciamo non avrebbe senso. L’apostolo Paolo, nei 58 versetti dedicati a spiegarla della prima lettera ai cristiani di Corinto dice: “Se Cristo non è risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede” (1 Corinzi 15:14).

Ci sono molti all'interno della stessa chiesa cristiana che sono confusi riguardo della verità della resurrezione, e particolarmente oggigiorno non mancano coloro che amano parlarne intorbidendo le acque a questo riguardo con idee di incerta origine. Vorrebbero metterla in questione e “reinterpretarla” rispetto a quel che troviamo nel Nuovo Testamento perché la ritengono “imbarazzante” e “indigesta” per l’uditorio contemporaneo. Non sanno o trascurano il fatto, però, che tale era pure stata anticamente in ogni ambiente in cui veniva annunciata, sia fra gli ebrei che fra i greci. Eppure essi non temevano di parlarne esplicitamente e senza remore come verità incontrovertibile. Dovremmo forse vergognarcene di farlo noi? E’ quindi importante quindi che ci fermiamo e riflettiamo sull’insegnamento biblico della resurrezione, del suo significato che oggi rimane costruttivo e sommamente benefico.

Quindi, ascoltiamo che cosa dice la parola di Dio in 1 Corinzi 15, a partire dal primo versetto.

“Fratelli, io vi rammento l'Evangelo che vi ho annunciato, che voi ancora avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, se pure lo ritenete quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché io vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu sepolto; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono già morti. Poi apparve a Giacomo; poi a tutti gli apostoli e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all'aborto, perché io sono il minimo degli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono e la sua grazia verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non già io, però, ma la grazia di Dio che è con me. Sia dunque io o siano loro, così noi predichiamo e così voi avete creduto” (1 Corinzi 15:1-11).

Questa è la parola santa e ispirata di Dio. Possa Egli scrivere la sua verità eterna sui nostri cuori.

Più o meno in questo periodo dell'anno compaiono articoli, libri, o interviste nel tentativo di sfatare lo storico insegnamento cristiano sulla resurrezione. Potrebbe essere un professore dell'università ad annunciare che "Ora tutte le persone intelligenti di tutto il mondo sanno che Gesù non è risorto dai morti il terzo giorno". Oppure potrebbe essere un famoso studioso del Nuovo Testamento che si appresta a vendere il suo ultimo libro sfatando la resurrezione. Oppure potrebbe essere uno speciale televisivo, che pretende di darci la "vera storia" dietro il racconto della resurrezione nei vangeli. In questo periodo qualcuno stia facendo quella che dice essere una nuova e sorprendente rivelazione sulla verità che circonda la morte e la sepoltura di Gesù Cristo. E la trama ha sempre queste tre componenti: “la chiesa credeva questo – cioè, che Gesù fosse letteralmente risuscitato dai morti il terzo giorno – ma attraverso la nostra ‘brillante intuizione’ e la nostra ricerca accademica, ora sappiamo che non è vero. Ma non preoccupatevi! Non dobbiamo abbandonare il cristianesimo! Dobbiamo solo reinterpretarlo. La resurrezione non è Gesù che ritorna dai morti, è ... la vittoria cosmica della vita sulla mortalità. Qualsiasi cosa significhi!” La trama è sempre la stessa: “La chiesa lo credeva; ora siamo più intelligenti di allora. Non ci crediamo più, ma possiamo in qualche modo ancora credere al racconto della Pasqua anche se non è avvenuta”.

L’apostolo Paolo, in questo brano, ci indica sia i fatti della resurrezione, sia il significato della resurrezione.

 I. I fatti della resurrezione 

Per prima cosa, diamo un'occhiata alla prova della resurrezione, come Paolo la espone qui in 1 Corinzi 15:1-11.  Nei versetti da 1 a 11, prima di trattare delle implicazioni si parla dei fatti della resurrezione. Il significato della resurrezione non avrebbe importanza, sarebbe inconsistente, se non fosse realmente accaduta. Paolo inizia con la verità della resurrezione prima di affrontare il significato della resurrezione, perché ai tempi di Paolo, come ai nostri, c’erano pure molti che rifiutavano la verità.

La prima volta che la parola ' resurrezione' è usata nel Nuovo Testamento, è nel contesto di Gesù che discute con un gruppo di sacerdoti ebrei, chiamati sadducei, che non vi credevano. C'erano quindi molti ebrei che non credevano nella resurrezione. In Atti, capitolo 17, quando Paolo predicava l'Evangelo a pagani, ai greci ad Atene, mentre predicava l’Evangelo era stato fortemente contestato. Che cosa gli contestavano? Il suo insegnamento sulla resurrezione di Cristo. Anche nell’ambito del cristianesimo, ai tempi di Paolo, c'erano cristiani che “avevano problemi” con la dottrina della resurrezione. In 2 Timoteo, Paolo dice a Timoteo di stare in guardia da coloro che negano la resurrezione del corpo. E qui, proprio in questo passaggio, Paolo avverte la chiesa di Corinto riguardo a persone che, benché si proclamassero cristiane non credevano nella resurrezione del corpo. Questo è l'ultimo grande argomento di Paolo nel libro di 1 Corinzi, e lo tratta per rispondere a questo rifiuto generale della dottrina della resurrezione. “Avere problemi” con la dottrina della resurrezione, così, non è una cosa nuova. E grazie al cielo Dio ci ha dato materiale, nello stesso Nuovo Testamento, per rispondere ai vari tipi di obiezione.

Nei versetti da 1 a 4 Paolo specifica quale sia l’Evangelo che predicava.

Vi sono quattro cose che Paolo evidenzia qui nei versetti da 1 a 11. Prima di tutto, Paolo identifica l’Evangelo che ha predicato e che i Corinzi hanno ricevuto nei versetti 1-4 “Fratelli, io vi rammento l'Evangelo che vi ho annunciato, che voi ancora avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, se pure lo ritenete quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché io vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io”.

Perché comincia parlando dell'Evangelo prima di parlare della resurrezione? Perché la resurrezione è una componente centrale inestricabile della buona notizia della salvezza. Se parli dell'Evangelo, devi parlare della resurrezione. E, se si parla di resurrezione, si deve parlare dell’Evangelo perché l'uno comporta l'altro. E così quando parliamo della resurrezione, parliamo dell'Evangelo. Rifiuta l'Evangelo e rifiuti la salvezza. Rifiuta la resurrezione e rifiuti l'Evangelo. Paolo, così, vuole che queste persone a Corinto ricordino l'importanza centrale dell'argomento che sta affrontando. La resurrezione di Gesù Cristo è parte integrante della buona notizia che Gesù ha predicato.

In secondo luogo, Paolo indica tre elementi centrali dell'Evangelo nei versetti 3 e 4: la morte, la sepoltura e la resurrezione di Gesù Cristo. Prima di tutto, notate che Paolo dice di aver "ricevuto" questo insegnamento. In altre parole, Paolo sta dicendo: “Non l'ho inventato io. Non sono l'unico a dirlo. Questo insegnamento sulla resurrezione di Gesù Cristo non è unico per me. Lo ho ricevuto". In Galati l’Apostolo fa di tutto per dire che ha ricevuto questo vangelo da nessun altro se non da Gesù Cristo – direttamente. Ma ora dice, se guardate al versetto 3: "Vi ho consegnato quello che ho anche ricevuto". Perché Paolo dice questo? Perché vuole sottolineare che non ha inventato lui questo Evangelo. Lo ha ricevuto. Era già in in circolazione prima ancora che lui diventasse cristiano. Ha ricevuto questa dottrina. Gli apostoli insegnano questa dottrina. La chiesa cristiana in generale, e in comune, si attiene a questa dottrina, e questa è una verità di vitale importanza. Paolo scrive il gruppo di quella che è la più antica raccolta di scritti del Nuovo Testamento. I vangeli sono stati scritti dopo le lettere di Paolo. Giacomo fu probabilmente scritto prima della prima lettera di Paolo, ma Paolo scrisse alcune delle prime parti del Nuovo Testamento. E mentre scrive queste lettere ai Corinzi può parlare della resurrezione come di una verità già ricevuta; anzi, una verità che lui stesso aveva ricevuto.

In secondo luogo, notate che egli dice, nel versetto 3, che la morte di Cristo per il peccato sta proprio al centro dell'Evangelo. La morte di Cristo per il peccato è un'espiazione sostitutiva. È un elemento fondamentale dell'Evangelo. Non può essere espunta dall’Evangelo. Ci sono molte voci nella chiesa evangelica oggi che vorrebbero rimuovere l'espiazione sostitutiva dal nucleo dell'Evangelo. Vorrebbero dire: “L'Evangelo non è che Gesù morì per i nostri peccati; l'Evangelo è che Gesù è il Signore, o che Gesù si è incarnato”. Queste altre cose sono importanti, ma non fanno parte dell'Evangelo fondamentale. Paolo qui dice: ecco il mio Evangelo, e parte di esso è che Gesù morì per i nostri peccati secondo le Scritture. È un elemento centrale e inestricabile dell'Evangelo, il significato della morte di Cristo.

In terzo luogo, notate che Paolo dice che tutto questo è in accordo con la Scrittura. Tutti questi insegnamenti – la morte, la sepoltura, la resurrezione di Gesù Cristo – sono in accordo con le Sacre Scritture. Sono predetti nelle Scritture. Sono esposti nell'Antico Testamento. Sono esposti nel Nuovo Testamento. Tutto questo è secondo la Scrittura.

E infine, notate come Paolo sottolinei che questa resurrezione faccia parte della verità fondamentale. “Fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture”. Questo, dice Paolo al versetto 3, è di primaria importanza. Quindi Paolo, in questo passaggio, identifica per noi gli elementi fondamentali dell'Evangelo, e dice che la resurrezione è uno di quegli elementi fondamentali. Rifiuta la resurrezione e rifiuti uno degli elementi centrali dell'Evangelo. Ecco perché dirà più avanti in questo brano che se non abbracciamo la resurrezione, allora siamo, tra tutti gli uomini, quelli più degni di commiserazione. Lo saremmo perché questo è un elemento fondamentale dell'Evangelo.

In terzo luogo, dai versetti 5 a 19, Paolo continua a catalogare per noi l'ampia evidenza e testimonianza della realtà della resurrezione di Gesù Cristo. Inizia con Pietro, non con sé stesso, e passa alla cerchia più ampia dei discepoli, più di 500, alcuni dei quali sono ancora in vita quando Paolo scrive questa lettera a Corinto. Poi parla di Giacomo, e poi di tutti gli altri apostoli, e infine di se stesso. Paolo dà questa ampia testimonianza per ricordarci quante persone potrebbero confermare la resurrezione di Gesù Cristo. Il Nuovo Testamento ci dà 17 o 18 testimoni indipendenti e verifiche della resurrezione di Gesù Cristo per sottolinearci la certezza di questo evento storico. L'apostolo, in questo brano, non li elenca tutti, ma dà abbastanza per ricordarci che ci sarebbero persone là fuori che potrebbero contraddire questa storia se non fosse vera. Ricordate, come vi fossero molti altri nella chiesa primitiva che non erano d'accordo con l'apostolo Paolo. Avrebbero voluto poterlo contraddire. Stava parlando di una verità che era generalmente nota e, se non fosse stata vera, avrebbe potuto essere facilmente contraddetta da persone in vita ai suoi tempi. E quindi questa è una testimonianza audace e importante del fatto storico della resurrezione di Gesù. e se non fosse vera avrebbe potuto essere facilmente smentita da persone viventi nel suo tempo.

E infine, nel versetto 11, Paolo prosegue indicando che questo insegnamento non è unicamente suo, ma è la predicazione comune degli apostoli e parte della fede comune della chiesa. Guarda il versetto 11: "Sia dunque io o siano loro, così noi predichiamo e così voi avete creduto". Tutti noi predichiamo questo messaggio.  Tutti i veri cristiani abbracciano questa verità della resurrezione di Gesù Cristo.

Che cosa fa qui Paolo? Ci dà quattro argomenti per la verità della resurrezione. Dice: credo nella resurrezione perché è l'essenza dell'Evangelo. Argomento uno. Due, dice, credo nella resurrezione perché è secondo la Scrittura. La Bibbia mi insegna la resurrezione. In terzo luogo, dice, credo nella resurrezione perché è corroborata da testimoni ovunque ti giri. E in quarto luogo, dice, credo nella resurrezione perché è l'insegnamento comune della chiesa, lo stesso che mi è stato tramandato. Viene da Gesù Cristo stesso, e quando tornate ai vangeli stessi, vedete subito come Gesù stesse insegnando ai discepoli la resurrezione prima che fosse avvenuta. E per tutte queste ragioni, Paolo guarda questi Corinzi e dice: “Non vi sto chiedendo di basare la vostra vita su un mito. Non vi sto chiedendo di mettere a rischio la vostra famiglia per una favola. È una verità assoluta, fondamentale”. E poiché è verità, Paolo poi dice, dal versetto 12 in poi: "Lascia che ti dica un po' quanto sia significativa".

 II. Qual è il significato della resurrezione? 

Cosa ci insegna ora Paolo sul significato della resurrezione? Ci sono diverse cose che Paolo ci insegna in modo consecutivo nella lettera ai Romani, capitolo 1. Non c'è tempo per un esame approfondito del ricco significato della resurrezione. Potremmo, ad esempio, sottolineare il fatto che la resurrezione distingue Gesù Cristo da tutti gli altri capi religiosi del mondo. Buddha non ha mai affermato di essere risorto dai morti, né Maometto, né Confucio. Nessuna delle grandi religioni del mondo ha al centro un salvatore risorto. E così la resurrezione distingue Gesù dal resto delle religioni del mondo.

Concentriamoci così su quattro cose che Paolo dice sul significato della resurrezione a partire da Romani 1 e per tutta quell’epistola.

In Romani 1:4, Paolo dice che Cristo Gesù fu dichiarato Figlio di Dio, con potenza, mediante la resurrezione dai morti. E così, la resurrezione è la prova del carattere espiatorio della morte di Cristo, della sua divinità e della sua esaltazione divina. Sappiamo che Egli è chi ha detto di essere, mediante la Sua resurrezione. Egli è il Figlio di Dio. E diciamo che era il Figlio di Dio mediante la sua resurrezione. Questa è una verità di vitale importanza riguardo alla resurrezione. “Dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo spirito di santità mediante la sua risurrezione dai morti, cioè Gesù Cristo nostro Signore” (Romani 1:4). Dio ha dato una testimonianza incontrovertibile che Suo Figlio era il divino, vivente Figlio di Dio mediante la resurrezione. Questa è la prima e più importante cosa di cui testimonia la resurrezione. Ci dà la prova della sua divinità.

In secondo luogo, se guardate avanti Romani 4:25, Paolo sottolinea che la resurrezione è una testimonianza della certezza della nostra giustificazione. La nostra redenzione poggia sulla verità della resurrezione di Gesù. Guarda cosa dice Paolo in Romani 4:25: “il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato a motivo della nostra giustificazione”. Gesù è stato consegnato, messo nelle mani dei Suoi nemici affinché soffrisse al posto nostro, per le nostre trasgressioni. Poi Paolo prosegue dicendo: “ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione”. È stato innalzato per il bene della nostra giustificazione, per lo scopo della nostra giustificazione. La resurrezione di Gesù Cristo è ciò che ci ottiene la nostra giustificazione, per grazia. È ciò che ci ottiene il perdono dei peccati. È ciò che guadagna, per noi, la nostra redenzione. E così, la nostra certezza della salvezza si basa sulla resurrezione di Gesù Cristo. La resurrezione non è un ripensamento. È assolutamente essenziale per la nostra salvezza.

In terzo luogo, la resurrezione di Gesù Cristo non è solo qualcosa che ci indica la resurrezione dell'ultimo giorno, è qualcosa che ci aiuta, giorno per giorno, perché, Paolo insegna che la resurrezione è la fonte della nuova vita che noi vivete ora, come credenti. Guarda Romani 6:4, Paolo dice, in questo grande versetto: “Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita”. Come Cristo è stato risuscitato dai morti, per mezzo della gloria del Padre, noi, un giorno, saremo risuscitati dai morti, per mezzo della gloria del Padre". E questo è verità. Come Cristo fu risuscitato dalla gloria del Padre, allora anche noi possiamo camminare in novità di vita. Paolo sta dicendo che la nostra unione con Cristo, mediante la fede nella sua resurrezione, ci fornisce la fonte, l'energia, il potere, la grazia per vivere la vita cristiana in questo momento. È uno dei grandi aspetti distintivi dell'insegnamento del Nuovo Testamento sulla vita cristiana che non lo facciamo con le nostre forze; che lo facciamo nella potenza della grazia del Dio vivente. Da dove le prendiamo? Dalla nostra unione con Cristo, nella sua resurrezione. La stessa potenza che ha risuscitato Cristo dai morti è all'opera in noi, ora. Questa è una verità sbalorditiva. E se non credeste veramente a ciò che Paolo ha già detto sulla resurrezione di Gesù Cristo, e se non credeste veramente a ciò che dice la Scrittura riguardo a quel potere, la nostra testimonianza cristiana sarebbe futile.

Quarto e ultimo, Paolo ci dice che la resurrezione è la garanzia della nostra resurrezione. La resurrezione di Gesù Cristo è la garanzia della nostra resurrezione. In Romani 8:13, qui l'apostolo sottolinea, a partire dal versetto 11, questa gloriosa verità: “... perché, se vivete secondo la carne, voi morrete, ma, se mediante lo Spirito fate morire gli atti del corpo, voi vivrete”. Se lo Spirito di Gesù abita in voi, ed è lo Spirito che ha risuscitato Gesù dai morti, così risusciterà anche i vostri corpi mortali dai morti. In tutti questi modi Paolo sottolinea l'importanza della resurrezione di Gesù Cristo per noi come credenti.

 Riguarda noi oggi 

Molte persone direbbero che questa dottrina è solo un pio desiderio. Notate che gran parte di ciò che Paolo dice sulla resurrezione riguarda questa vita che stiamo vivendo in questo momento. Una parte importante, certo, deve venire. Ma gran parte di ciò che dice su questa resurrezione riguarda "proprio ora".

In secondo luogo, notate che questa verità è una verità che Paolo già sapeva essere controintuitiva. Vedete, non possiamo pensare: "Va bene, siamo diventati così intelligenti nella nostra era postmoderna che siamo andati oltre la credenza fiabesca nella resurrezione". C'erano già greci ed ebrei ai tempi di Paolo che dicevano che questa è una favola. E Paolo, che dapprima non credeva in Gesù Cristo stesso, fu costretto sulla via di Damasco a credere a questa verità della resurrezione, non perché fosse già caratterialmente, emotivamente, incline a crederla, ma perché la realtà era gli era stata imposta quando Gesù lo incontrò personalmente. Non avreste dovuto convincere Paolo del fondamento della verità della resurrezione nella realtà. Aveva di fatto incontrato il Signore risorto. E sebbene fosse contro ogni istinto del suo essere, era arrivato ad accettarlo, non solo perché era buono, ma perché era vero. È la cosa più vera che noi potremmo mai concepire. E quindi, a causa di questa verità, tutta la sua vita è cambiata. Possa Dio concedervi quel cambiamento di vita attraverso l'Evangelo.

Preghiamo: Nostro Signore e nostro Dio, la nostra professione di resurrezione non è gridare nel buio. È l'annuncio alla luce della verità che hai rivelato nella tua parola e confermato nel mondo, e che un giorno manifesterai alla gloria del tuo nome. Chiediamo, o Signore, che ci crediamo e che le nostre vite ne siano cambiate. Nel nome di Gesù. Amen.

Riduzione di una predicazione di Ligon Duncan, 31-3-2003