Predicazioni/2Samuele/Un patto ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro

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Un patto ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro

Nei rapporti a più livelli con le altre persone la semplice spontaneità e l’improvvisazione non paga. Abbiamo bisogno di precisi patti che li regolino suggellati dall’impegno delle parti ad rispettarli. Purtroppo non sempre sono onorati, ma l’idea di patto è irrinunciabile. Essi non sono però solo convenienze umane ma, come testimonia la Bibbia, sono radicati nella prassi di Dio stesso. I Suoi propositi di salvezza, infatti, sono regolati da un grande patto di grazia in Gesù Cristo. Storicamente esso si è manifestato con il patto contratto con l’antico re Davide. Egli lo evidenzia nelle sua ultima composizione poetica contenuta in 2 Samuele 23:1-7, il testo di immutata rilevanza che considereremo oggi.

L’idea di patto

Dice il proverbio: “Patti chiari amicizia lunga”. Esso sottolinea l'importanza di essere chiari e trasparenti nelle relazioni e negli accordi, poiché la chiarezza fin dall'inizio può prevenire fraintendimenti e conflitti. In sostanza, indica che relazioni fondate sulla trasparenza di un patto legalmente sottoscritto e nel quale le parti solennemente si impegnano, dura nel tempo. In questo mondo, l’armoniosa convivenza fra le persone, singole o associate, infatti, non può essere lasciata all’arbitrio e al capriccio imprevedibile, ma deve essere regolata da precisi accordi o contratti firmati e controfirmati dalle parti che vi si impegnano e che garantiscano così per esse il rispetto dei diritti e dei doveri che comportano. Una “libera convivenza”, infatti, non funziona mai veramente ed è causa, anche solo potenziale, di ingiustizie ed abusi. Dobbiamo essere sicuri, avere chiare garanzie. Nonostante, però, che gli accordi e i trattati siano spesso stilati con grande cura e diligenza tramite la consulenza di valenti avvocati e giuristi che, come esperti del campo, tengono conto di ogni dettaglio dell’accordo, tali contratti spesso falliscono o, peggio, vengono sottoscritti in mala fede da chi, di fatto, non ha alcuna reale intenzione di onorarli. Lo stesso vale per gli accordi che “saltano”, per l’incapacità di rispettarli, la sostanziale inaffidabilità di una o più parti e la mancanza di strumenti per farli rispettare. Ecco così che un patto di durata permanente, ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro, appare cosa evanescente e persino impossibile da realizzare in questo mondo. In ogni caso, contratti, accordi e patti sono irrinunciabili.

Il patto è fondamentale nella Bibbia

L’idea stessa di patto, dell’accordo sottoscritto, non è invenzione umana ma è fondamentale per l’essenza stessa di Dio. La Bibbia ce lo rivela chiaramente. Questa idea la troviamo operante, infatti, quando essa descrive i rapporti intercorrenti fra le Persone stesse della santissima Trinità, che definisce e regola le funzioni di ciascuna. Non che vi siano rischi di inadempienza a quel livello, ma come nostro modello. Il patto lo troviamo così stabilito per regolare i rapporti fra Dio e le creature umane, come pure auspicato per i rapporti fra le persone, nella società, fra gli stati e fra varie organizzazioni. L’idea di patto è essenziale per comprendere ciò che Dio si è proposto di fare per la salvezza dell’essere umano dalle fatali conseguenze del peccato attraverso la Persona e l’opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo. Questi propositi di Dio sono radicati nella storia dell’antico popolo di Israele. Benché non sia mia intenzione oggi trattare in maniera esauriente di ciò che riguarda il patto nella Bibbia, rifletteremo su come i propositi di salvezza dal peccato in Cristo siano intimamente connessi con la figura dell’antico re Davide, in particolare in quanto compare dal suo ultimo Salmo, composto prima di morire e riportato in 2 Samuele 23:1-7. Ascoltiamolo

Ultime parole di Davide. Queste sono le ultime parole di Davide: “Parola di Davide, figlio d'Isai, parola dell'uomo che fu elevato ad alta dignità, dell'unto dell'Iddio di Giacobbe, del dolce cantore d'Israele: Lo Spirito dell'Eterno ha parlato per mio mezzo e la sua parola è stata sulle mie labbra. L'Iddio d'Israele ha parlato, la Rocca d'Israele mi ha detto: 'Colui che regna sugli uomini con giustizia, colui che regna con timore di Dio, è come la luce mattutina, quando il sole sorge in un mattino senza nuvole, e con il suo splendore, dopo la pioggia, fa spuntare l'erbetta dalla terra'. Non è forse così della mia casa davanti a Dio? Poiché egli ha stabilito con me un patto eterno, ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro. Non farà egli germogliare la mia completa salvezza e tutto ciò che io bramo? Ma gli scellerati, tutti quanti, sono come spine che si buttano via e non si prendono con la mano; chi le tocca si arma di un ferro o di un'asta di lancia e si bruciano interamente là dove sono” (2 Samuele 23:1-7).

Quelle che vengono presentate in 2 Samuele 23 come “ultime parole di Davide” [אלה דברי דוד האחרנים] sono le ultime espressioni salmodiche di Davide in quanto “dolce cantore di Israele” - e difatti sono espresse in forma poetica. Quelle che come tali compaiono in 1 Re 2:1ss e che dicono: “Si avvicinava per Davide il giorno della morte, ed egli diede i suoi ordini a Salomone suo figlio, dicendo...” sono piuttosto le ultime sue volontà eminentemente pratiche rivolte al figlio Salomone. Qui in 2 Samuele le sue parole esprimono piuttosto una riflessione teologica, lode e adorazione sul significato delle promesse di valenza eterna che Dio gli aveva rivolto. Ci concentreremo soprattutto sulla frase ivi contenuta che dice: “Poiché egli ha stabilito con me un patto eterno, ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro” (5).

L’esperienza di Davide

In primo luogo Davide considera le sue umili origini così come esorta di fare la Parola di Dio quando dice: “Considerate la roccia da cui foste tagliati e la buca della cava da cui foste cavati” (Isaia 51:1). Davide infatti scrive: “Parola di Davide, figlio d'Isai, parola dell'uomo che fu elevato ad alta dignità, dell'unto dell'Iddio di Giacobbe, del dolce cantore d'Israele” (1). Dalla prospettiva umana la sua origine era stata umile e insignificante, ma Dio lo aveva sovranamente scelto, eletto, per un compito particolare. Dio, infatti, aveva originalmente detto al profeta Samuele che era andato a cercare un uomo da stabilire come re d’Israele: “Non badare al suo aspetto né all'altezza della sua statura (...) infatti l'Eterno non guarda a quello a cui guarda l'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma l'Eterno guarda al cuore” (1 Samuele 16:7). Davide era stato “grandemente innalzato” dal Dio di Giacobbe” (cioè Israele e per sola Sua grazia) e consacrato ad una funzione unica e speciale, in primo luogo di carattere spirituale e solo dopo politico. Per questo egli esprime la sua riconoscenza verso Dio. Davide, poi, mette in evidenza ciò che era diventato, non tanto e solo un re, ma: il “dolce cantore d'Israele”, o “il compositore delle soavi canzoni d'Israele” (Diodati). Questo non era per lui, però, “un hobby” di secondaria importanza, perché Dio gli aveva ispirato salmi, inni e cantici spirituali che sarebbero stati usati dal popolo di Dio, per secoli, anzi, millenni, come espressione della loro preghiera: essi stessi Parola di Dio! Per questo motivo quest’ultimo suo Salmo, più che con “Parola di Davide” (Riv.) andrebbe meglio tradotto con “profezia” (TILC), o “oracolo”. Questo è confermato dal versetto 2, che dice: “Lo Spirito dell'Eterno ha parlato per mio mezzo e la sua parola è stata sulle mie labbra” (2).

Il Dio di Davide

Poi Davide dice: “L'Iddio d'Israele ha parlato, la Rocca d'Israele mi ha detto... “ (3a) Dio parla, comunica con noi tramite le persone che Egli stesso per questo ha designato, consacrato e che diventano Suoi profeti, cioè portavoce, mediatori della Sua comunicazione. Per Davide Dio è “la Rocca”, la rupe, la roccia, una metafora questa di forza e stabilità. Dio non è una divinità crudele e capricciosa come quelle pagane, ma garanzia di giustizia e piena affidabilità, come la Legge che Egli ha stabilito per le creature umane e il Suo popolo.

Qual è, così, il messaggio che Dio mette sulla bocca di Davide per noi? “Colui che regna sugli uomini con giustizia, colui che regna con timore di Dio è come la luce mattutina, quando il sole sorge in un mattino senza nuvole, e con il suo splendore, dopo la pioggia, fa spuntare l'erbetta dalla terra” (3b, 4). Il governante, colui che regna sulla società umana con giustizia e timor di Dio è equiparato qui alla prima luce del mattino che spezza la morsa dell’oscurità e ci introduce in un nuovo giorno. D'altra parte, la luce del primo mattino è piena di sfumature rossastre che abbelliscono tutto ciò che tocca. Chi governa secondo la volontà rivelata di Dio ci conduce, come l’alba, verso giorni luminosi, giorni immacolati da nuvole grigie. Colui che governa con fedeltà e divina sapienza, inoltre, è anche come il sole che con l’acqua innesca la fotosintesi e la vegetazione prospera, quindi il governante “secondo il cuore di Dio” è promotore dello sviluppo materiale e spirituale di tutti. Il profeta Samuele aveva detto a Saul, re infedele ed empio: “... ora il tuo regno non durerà; l'Eterno si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e l'Eterno lo ha destinato a essere principe del suo popolo, poiché tu non hai osservato quello che l'Eterno ti aveva ordinato” (1 Samuele 13:14).

Nel versetto 5, Davide inserisce così nel salmo le proprie osservazioni. “Non è forse così della mia casa davanti a Dio?” (5a). Per “casa” si intende casato, lignaggio o dinastia. Con lui e con i suoi discendenti legali Dio “... ha stabilito con me un patto eterno”, ha preso con lui un impegno perenne, chiaro e sicuro per sempre”. Si tratta infatti di un patto, di una disposizione di carattere perpetuo, che varrà per sempre, che sarà senza fine. È qui ribadito come Dio abbia stretto un patto eterno con Davide e i suoi discendenti. Un patto è un accordo tra due parti, che specifica gli obblighi e i benefici di entrambe le parti. Questa non è la prima menzione di un patto eterno nelle Scritture ebraiche, ma è la prima menzione di un patto eterno tra Dio e Davide. Grazie a questo patto eterno con Dio, Egli aveva fatto prosperare il regno di Davide come pure quello di suo figlio Salomone, ma solo fino ad un certo punto perché essi non riescono a realizzare pienamente l’ideale del divino sovrano e cadono in incoerenze e infedeltà anche gravi che causeranno piuttosto il declino ed eventualmente la sparizione formale di tale dinastia. La promessa di Dio guarda al compimento ultimo.

Eppure, anche senza una territorio specifico da governare, ma come re di tutto il mondo, da quella famiglia sarebbe sorto un giorno un suo legittimo discendente che non solo avrebbe confermato quel patto, ma ne sarebbe stato la suprema realizzazione. Come confessa Natanaele a Gesù: “Maestro, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d'Israele” (Giovanni 1:49). In Gesù la promessa del Patto con Davide si compie fedelmente. Come Davide stesso afferma, ispirato da Dio, il patto di Dio è “ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro”, cioè giuridicamente preparato e valido, sistemato, disposto ordinatamente e diligentemente in ogni suo dettaglio, perfettamente adeguato ai propositi che Dio si è prefissato; un patto nella sua totalità ben regolato e garantito, ordinato in ogni cosa e sicuro, da ogni punto di vista stabile e immutabile. Certamente non nei termini immaginabili da Davide allora, ma egli ha la certezza ben fondata che: “Non farà egli germogliare la mia completa salvezza e tutto ciò che io bramo?” (5). Davide è come quegli uomini e donne di fede che, com’è detto nella lettera agli Ebrei: “In fede morirono tutti costoro, senza aver ricevuto le cose promesse, ma [le hanno] vedute e salutate da lontano” (Ebrei 11:13). Quel sole che “sorge in un mattino senza nuvole” si rivelerà poi essere Gesù, “la luce del mondo” (Giovanni 8:12). Di Lui i vangeli scrivono: “Il suo volto risplendeva come il sole” (Matteo 17:2). Secondo poi la rivelazione dell’ultimo libro della Bibbia: «E la città non ha bisogno di sole né di luna che risplendano in lei, perché la illumina la gloria di Dio e l'Agnello è la sua lampada» (Apocalisse 21:23).

I governanti empi

In questo salmo, la sua ultima parola profetica Davide dice: “Ma gli scellerati, tutti quanti, sono come spine che si buttano via e non si prendono con la mano; chi le tocca si arma di un ferro o di un'asta di lancia e si bruciano interamente là dove sono” (6-7). Questi versetti mostrano l’altro lato della medaglia. Se un governante divino è come la luce del mattino, una bell’alba e la rugiada simile a un gioiello sull'erba, gli empi sono come le spine. Ciò che le nostre traduzioni rendono come “scellerati” o “prevaricatori”, nell’originale è ובליעל [beliahal], un termine usato frequentemente nei libri di Samuele per parlare di persone inutili, peccatrici o malfattori [2]. Quanti governanti inutili, corrotti, inaffidabili, dominano le nazioni! Vanamente vantano grandi cose, ma sono marci dentro. Si troverà mai un governante “secondo il cuore di Dio”, uno che Gli sia coerentemente fedele e sia a Lui consacrato?

Queste persone sono sono come spine, senza valore, peggio che senza valore. Le spine non solo sono inutili per i loro meriti, ma rendono anche inutile la terra che occupano. Davide dice che non si possono raccogliere le spine con le mani. Le spine infliggono ferite dolorose. Per maneggiare le spine abbiamo bisogno di una sbarra di ferro o dell'asta di una lancia o di un forcone. Abbiamo visto la verità di queste parole nella nostra esperienza. Vi sono persone da “prendere con le molle” come carboni ardenti per non bruciarsi. La persona che collabora con il beliahal lo fa a proprio rischio e pericolo. Dobbiamo starne alla larga e non farci ingannare da loro. Difatti: “...e si bruciano interamente là dove sono” (7b). Al riguardo viene in mente Giovanni Battista, che dice: Dio “... ha in mano il suo ventilabro per pulire interamente la sua aia e raccogliere il grano nel suo granaio, ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile” (Luca 3:17), come pure le parole di Gesù riguardo al raccogliere le zizzanie, le erbe cattive e bruciarle [2]. Tali persone non sono ministri di Dio e non dobbiamo loro alcuna soggezione.

Conclusione

Il re Davide, nella sua ultima ispirata composizione poetica, esprime lode e ringraziamento verso Dio per la Sua fedeltà costante nei suoi riguardi. Davide poteva parlare per esperienza, e così passa in rassegna le innumerevoli prove della bontà di Dio durante la sua lunga vita. Considera la sua vocazione originale, l’ispirazione che l’aveva reso profeta e “compositore delle soavi canzoni d'Israele”, l’efficace assistenza di Dio che lo aveva reso vincitore su nemici umanamente imbattibili, il dono del ravvedimento e del perdono dopo le sue gravi sue cadute morali, la sapienza di un buon governo contrapposta alla disfatta e fallimento degli increduli e stolti avversari del Dio vero e vivente e della sua persona. Davide esprime lode e ringraziamento verso Dio soprattutto per la promessa fondata in un patto eterno che dalla sua discendenza sarebbe sorto il Salvatore del mondo. Non dubitava che anche quella stupefacente promessa si sarebbe realizzata. Dice: “Poiché egli ha stabilito con me un patto eterno, ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro”.

Ripetiamo a noi stessi sempre di nuovo, quel “perfettamente sicuro” perché questo è ciò che sosterrà anche noi che viviamo come cristiani in questo mondo che contraddice tutto ciò che è buono, retto e vero e che in Dio solo si trova. Pure nelle contraddizioni delle nostre proprie incoerenze Egli rimarrà fedele. Che grande benedizione avere la consapevolezza di essere stati coinvolti nei Suoi propositi di salvezza radicati in un patto eterno, ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro! Esso è suggellato dal sangue del sacrificio di Cristo a nostro favore! Che grande benedizione sapere che i nostri nomi sono scritti, per sola Sua grazia, nel libro della vita e che Cristo è il nostro efficace Mediatore e Intercessore! Non abbiamo bisogno di niente e di nessun altro. Che grande benedizione sapere che Egli ci sostiene e ci sosterrà nell’adempiere in questo mondo alle vocazioni che Egli personalmente ci ha rivolto. In Lui, nella Sua immutabile fedeltà potremo pure calmare tutte le nostre paure ansiose per essere portati sani e salvi dal fedele nostro Pastore anche attraverso l'oscura valle dell'ombra della morte, immagine che quello stesso Davide inserisce nel Salmo 23. Che queste esperienze possano anche essere le vostre, voi che avete seguito fino a questo punto quest’esposizione della Parola di Dio.

Paolo Castellina, 24 Febbraio 2024.

Nòte

[1] 1 Samuele 2:12; 10:27; 25:17, 25; 30:22; 2 Samuele 16 :7; 20:1. [2] Matteo 13:30, 40; vedere anche Malachia 4:1-3; Matteo 5:22; 7:19; 18:8-9; 25:41.

Domande di riflessione

Ecco alcune domande che potresti considerare per approfondire e applicare il testo biblico 2 Samuele 23:1-7:

  • Quali sono le principali affermazioni fatte riguardo dal re Davide in questo passo biblico?
  • In che modo le parole di Davide riflettono il suo rapporto con Dio?
  • In quali circostanze della sua vita Davide vede i segni della fedeltà di Dio nei suoi riguardi?
  • Che cosa intende quando afferma: “Poiché egli ha stabilito con me un patto eterno, ben regolato in ogni punto e perfettamente sicuro”?
  • Perché sono importanti i patti nell’ambito dei rapporti umani?
  • Quali principi etici emergono da questo testo e come possono essere applicati nella nostra vita quotidiana?
  • In che modo la fiducia di Davide in Dio, espressa in questo passo, può ispirare la nostra fede?
  • In che modo il patto con Davide è stato compiuto pienamente nel Signore e Salvatore Gesù Cristo?
  • Come possiamo interpretare le metafore utilizzate da Davide e quali lezioni possiamo trarne?
  • Come il concetto di "un re giusto" descritto da Davide può influenzare le nostre decisioni etiche e politiche?
  • Quali sfide potrebbero sorgere nell'applicare questi principi nella nostra vita di tutti i giorni?

Queste domande sono progettate per stimolare la riflessione e incoraggiarti a considerare le implicazioni pratiche di questo testo nella tua vita.