Preghiera/Preghiere Riformatori/Abbà, Padre

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Ritorno


48. Abbà, Padre 

Leggere: Marco 14:32–42

MOLTE volte nel Nuovo Testamento troviamo le parole Abba, Padre (vedi Marco 14:36; Romani 8:15; Galati 4:6). In aramaico, la lingua parlata da Gesù, Abbà è la parola per “Padre”. È un termine che esprime quanto di più vicino e l’intimità più profonda del rapporto tra genitore e figlio. Non c’è da stupirsi che Gesù abbia pregato “Abbà, Padre” alla vigilia della sua crocifissione mentre lottava nella profonda agonia della preghiera nel Getsemani (Marco 14:36). Gesù si rivolgeva a Dio Padre con il termine che esprimeva il suo riconoscimento più profondo di chi è Dio e del rapporto d'amore tra Dio Padre e Dio Figlio.

Filippo Melantone disse: "Abbà, Padre. Con ciò ci ha insegnato che nella preghiera si richiedono queste due cose, cioè l'affetto ardente dell'animo e la fiducia fedele dei figli verso Dio: queste due parole testimoniano che entrambe queste cose aspetti erano presenti in Cristo”.

Le nostre menti e i nostri cuori sono uniti nella preghiera. Sappiamo che preghiamo Dio ed esprimiamo la nostra più profonda fiducia nel nostro amorevole Padre celeste. Senza una solida conoscenza di Dio – nostro Creatore e Signore – le nostre preghiere sono vacue, vuote. Senza la profonda fiducia di un figlio nei confronti di un genitore, le nostre preghiere non hanno significato.

La mente e il cuore sono uniti mentre preghiamo nel modo più profondo che conosciamo: "Abbà, Padre".

Spunto di riflessione. Rifletti su cosa significa che il grande creatore ci ha anche chiamati a una relazione d'amore tra genitore e figlio.

Preghiera

Che cosa abbiamo, o Padre celeste, che non abbiamo ricevuto? Ogni dono buono e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende da te, che sei il Padre delle luci. Poiché dunque tutto ciò che abbiamo è tuo, sia che riguardi il corpo o l'anima, come potremmo essere orgogliosi e vantarci di ciò che non è nostro? visto che, come dare, così puoi togliere, e lo farai, ogni volta che i tuoi doni saranno abusati, e non sarai riconosciuto come il donatore? Allontana dunque da me ogni orgoglio e superbia d'animo e innesta in me la vera umiltà, affinché io possa riconoscerti come donatore di tutti i beni, esserti grato per essi e usarli a tua gloria e a beneficio del mio prossimo. Concedi inoltre che tutta la mia gloria e la mia gioia non siano in creature terrene, ma in te solo, che usi misericordia, equità e giustizia sulla terra. A te solo sia tutta la gloria. Amen.

(Thomas Becon)