Sionismo/Wohlberg/Capitolo 25

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[Steve Wohlberg, End Time Delusions, Shippensburgh PA, USA, 2004. Capitolo 25]

Chiarezza attraverso la doppia visione  

“Attenzione alla mezza verità. Potresti aver preso la metà sbagliata” (Autore sconosciuto).

Vi è mai capitato di essere stati colpito così forte alla testa da iniziare a vederci doppio? Da quello che ho studiato, il mondo cristiano ha bisogno di un compassionevole colpo in testa con la verità del Nuovo Testamento. Allora inizierebbero più cristiani vedere doppio riguardo al tema di Israele. Secondo Paolo ce ne sono due di Israele. La prova? L'apostolo ebreo scrive: "non tutti i discendenti da Israele sono Israele" (Romani 9:6). In questo capitolo scopriremo che esiste un "Israele secondo la carne" (1 Corinzi 10:18) e un "Israele di Dio" (Galati 6:16), composto sia degli ebrei che dei gentili che hanno fede personale in Gesù Cristo, il vero Dio, il Messia.

Paolo scrive: “Così anche Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia. Riconoscete anche voi che coloro i quali hanno la fede sono figli di Abraamo" (Galati 3:6-7). L'argomento di Paolo è questo perché Abramo era un uomo di fede, solo coloro che hanno fede sono suoi figli spirituali. Potremmo chiamarlo così il concetto di “lignaggio di fede”. Questa verità è come una chiave che può aprire una serratura nella nostra testa. Una volta aperta la serratura possiamo comprendere lo scioccante principio del due Israele.

Giovanni Battista aveva capito e predicato coraggiosamente il “lignaggio di fede”. Quando un gruppo  di astuti farisei e sadducei erano arrivati a mettere in dubbio il diritto di Giovanni di battezzare, il profeta del deserto li stupisce gridando: "E non pensate di dire dentro di voi: 'Abbiamo per padre Abraamo', perché io vi dico che Dio può far sorgere da queste pietre dei figli ad Abraamo. La scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto sta per essere tagliato e gettato nel fuoco” (Matteo 3:9-10).

Quei Farisei e Sadducei non avevano la vera fede come l'aveva Abramo, eppure sostenevano di essere suoi figli. Giovanni Battista smaschera questa illusione. "Non pensate quello!" tuonava. Dicendo questo, Giovanni allora aveva messo “l’ascia" alla radice degli alberi che se non avessero portato “buon frutto” attraverso la fede in Dio come Abraamo, sarebbero stati tagliati e gettati nel fuoco» (versetto 10). Chiaramente solo il lignaggio naturale non lo è abbastanza. Senza fede e connessione spirituale con l'Onnipotente, quegli ebrei erano condannati.

Gesù Cristo insegnava la stessa verità. Lo aveva detto  una volta a un certo gruppo di ebrei che affermavano: “Abraamo è nostro padre”. Gesù aveva risposto: “Se foste figli di Abraamo, fareste le opere di Abraamo” (Giovanni 8:39). Affermavano anche di essere figli di Abramo, ma mancavano di vera fede. Dicendo: "Se voi foste figli di Abramo” Gesù nega la loro affermazione. Cristo continua: "’... ma ora cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità che ho udito da Dio; Abraamo non fece così. Voi fate le opere del padre vostro’. Essi gli dissero: ‘Noi non siamo nati da fornicazione; abbiamo un solo Padre: Dio’” (Giovanni 8:40-41). Ma il dibattito continua: “Gesù disse loro: ‘Se Dio fosse vostro Padre, amereste me, perché io sono proceduto e vengo da Dio, perché io non sono venuto da me, ma è Lui che mi ha mandato. Perché non comprendete il mio parlare? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi siete dal diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è bugiardo e padre della menzogna’” (42-44).

Che testo dirompente! Gesù stava parlando con alcuni ebrei che affermavano di essere Israeliti, i figli di Abramo, eppure seguivano Dio solo esteriormente, non nel cuore. Gesù afferma che non erano affatto realmente figli di Abramo perché loro  mancavano di vera fede e dicevano solo bugie. Il loro lignaggio in realtà risaliva a satana, il primo bugiardo.

Presto separeremo la verità di Dio dalle bugie di satana quando noi guardiamo cosa insegna veramente l’Apocalisse su Israele, i 144.000, il Mistero Babilonia, e Armagheddon.

Gesù Cristo insegna anche il "lignaggio di fede" in Giovanni capitolo 1. Un ebreo dalla mentalità spirituale di nome Natanaele si chiedeva se Gesù di Nazareth fosse davvero il suo Messia. Ritirandosi nel suo posto preferito sotto un albero di fico, prega a questo riguardo. Ben presto un amico lo presenta al Salvatore. Quando Gesù vede Natanaele, Lui dichiara con gioia:  “Ecco un vero israelita in cui non c'è frode!" (Giovanni 1:47). Natanaele aveva un lignaggio naturale che risaliva ad Abramo. Eppure aveva di più. Nella sua vita spirituale, aveva ottenuto vittorie sull'astuzia, che significa frode. Quando Gesù riconosce la discendenza spirituale di Natanaele da Abramo e Giacobbe, Egli lo definisce "un vero israelita". Proprio come  lo stesso Giacobbe era diventato un Israele spirituale, anche così Natanaele era diventato "veramente un israelita". Faceva parte di Dio vero Israele spirituale.

Proprio come ci sono due Israele, così ci sono due tipi di ebrei. C’è il popolo ebraico nella carne e popolo ebraico nello Spirito. In parole di avvertimento a certi ebrei che violavano i Dieci Comandamenti, Paolo scrive: "Ora, se tu ti chiami Giudeo, ti riposi sulla legge, ti glori in Dio ... La circoncisione è certo utile, se tu osservi la legge, ma, se tu sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. Se l'incirconciso osserva i precetti della legge, la sua incirconcisione non sarà essa reputata circoncisione? Così colui che per natura è incirconciso, se adempie la legge, giudicherà te, che con la lettera e la circoncisione sei un trasgressore della legge. Poiché Giudeo non è colui che è tale all'esterno né la circoncisione è quella esterna, nella carne” (Romani 2:17,25-28). Comprendete? Qualcuno che è "chiamato ebreo" perché è un discendente fisico di Abramo, e tuttavia che vive come un trasgressore, "non è un ebreo". Per Dio, è come un Gentile, un pagano. E il Gentile credente, che mediante la fede osserva "le giuste prescrizioni della legge", la sua incirconcisione è "contata come circoncisione". Per Dio, lui è un ebreo. Così Giovanni Battista, Gesù Cristo e Paolo sono tutti d'accordo: il lignaggio naturale non è sufficiente.

Che qualcuno sia o meno "un vero israelita" dipende dalla propria fede e carattere spirituale. Paolo riassume: "poiché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù e non confidiamo nella carne” (Filippesi 3:3). Chiunque oggi può diventare uno di questi "ebrei", non importa chi siano i loro genitori terreni.

Questi concetti di “lignaggio di fede”, per cui gli ebrei vengono considerati gentili e viceversa,  ci portano a uno dei maggiori problemi che deve affrontare il mondo cristiano orientato alla profezia.

Questa questione è al centro dell’interpretazione profetica. In esso ci troviamo di fronte a due opzioni. Una è la verità, l'altra la frode menzognera. Uno conduce al Paradiso e l'altro, forse, all'inferno.

La grande domanda è: "Che dire delle promesse che Dio fece a Israele nell'Antico Testamento?". Se concludiamo tali promesse devono essere mantenute in "Israele secondo la carne" (1 Corinzi 10:18), allora dovremmo concluderne che Gerusalemme e la moderna nazione ebraica finirà per diventare l’epicentro della battaglia finale Armagheddon. Ma se concludiamo che tali promesse possono essere legittimamente mantenute all'Israele di Dio nello Spirito, allora dobbiamo ristudiare tutto il Libro dell'Apocalisse scoprirvi come le profezie del tempo della fine si applichino solo ai veri cristiani - ebrei o gentili che siano - coloro che amano Gesù il Messia con tutto il cuore.  

Paolo affronta questa questione esplosiva in Romani 9:2-8: “ho una grande tristezza e un continuo dolore nel mio cuore, perché vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne, che sono Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il culto e le promesse, ai quali appartengono i padri e dai quali è venuto, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen! Però non è che la parola di Dio sia caduta a terra, perché non tutti i discendenti da Israele sono Israele, né per il fatto che sono discendenza di Abraamo, sono tutti figli di Abraamo, anzi: “In Isacco ti sarà nominata una discendenza”. Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenza”.

Le sue parole richiedono molta attenzione. Paolo è molto rattristato per i suoi connazionali “secondo la carne” ai quali appartengono “l'adozione, la gloria, i patti, il dono della legge, il servizio di Dio e le promesse" (versetti 2-4). Dio aveva fatto promesse a Israele nell'Antico Testamento. E se alcuni ebrei non avessero vera fede in Lui? Può Dio mantenere le Sue promesse a un Israele non credente secondo la carne? Altrimenti, la Sua Parola avrebbe fallito!

La risposta di Paolo a queste importanti domande è vitale: "Non che la parola di Dio non ha avuto alcun effetto. Poiché non sono tutti Israele quelli che sono d'Israele" (versetto 6). Notate che la verità dei due Israele è la garanzia di Paolo che la Parola di Dio non verrà meno.

Osservate bene: «Non sono tutti Israele [l'Israele di Dio] quelli che sono d'Israele [della nazione ebraica]." Così un ebreo può appartenere alla nazione ebraica, e tuttavia non fare parte dell’Israele di Dio. Ora ecco la domanda esplosiva: a quale Israele Dio adempirà le sue promesse?

Paolo continua: "... né per il fatto che sono discendenza di Abraamo, sono tutti figli di Abraamo” (versetto 7). Poiché non tutti i discendenti fisici di Abramo sono automaticamente veri figli di Dio, quindi le Sue promesse sono solo per quelli "in Isacco". Abramo aveva due figli. Il primo era Ismaele, che è nato secondo la carne. Il secondo era Isacco, che è nato quando Abramo aveva fede nella promessa di Dio (vedere Genesi 16:1-3,15; 21:1-3; Romani 4:18-21). In Galati 4:22-31, Paolo rivela in modo scioccante che Ismaele rappresenta gli ebrei non credenti, mentre Isacco rappresenta gli ebrei e i gentili che hanno fede Cristo! "Ora, fratelli, voi [credenti in Cristo] siete figli della promessa come Isacco" (Galati 4:28). I "figli della promessa" sono “... affinché la benedizione di Abraamo venisse sui Gentili in Cristo Gesù e ricevessimo, per mezzo della fede, lo Spirito promesso” (Galati 3:14). Dunque l'Israele che è "in Isacco" è l'Israele di Dio nello Spirito Santo. Paolo conclude: "Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come discendenza" (Romani 9:8).

"Considerati come discendenza" significa che, anche se alcuni possono essere Gentili, sono da considerarsi israeliti spiritualmente.

Ecco un riassunto in otto punti del ragionamento piuttosto dettagliato di Paolo:

  • 1. Dio fece delle promesse ad Abraamo e alla sua discendenza (Galati 3:16).
  • 2. La discendenza di Abramo sarebbe continuata "in Isacco" (Romani 9:7).
  • 3. Isacco nacque quando Abramo ebbe fede nella promessa di Dio (Romani 4:19-21).
  • 4. Isacco rappresenta tutti coloro che credono in Gesù e che ricevono la promessa dello Spirito Santo mediante la fede (Galati 3:14; 4:22-28).
  • 5. Tutti coloro che hanno fede in Gesù Cristo, ebrei o gentili, "sono considerati come la discendenza" (Galati 3:14; Romani 9:8; 10:12),
  • 6. Questa discendenza è "l'Israele di Dio" in Gesù Cristo (Galati 3:16,29; 6:14-16).
  • 7. Dio adempirà le Sue promesse a questo Israele (Galati 3:29; 4:28; 6:14-16).
  • 8. Pertanto, le promesse di Dio a Israele non sono state fatte con "effetto". Alcuni ebrei non credono nel proprio Messia (Romani 9:6-8).

Qui abbiamo la risposta alla questione che significa così tanto in ambito dell’interpretazione delle profezie. La Bibbia è chiara. Dio adempirà le Sue promesse dell'Antico Testamento a quelli "in Isacco", cioè a qualsiasi essere umano che segua l'esempio di Abramo e che diventi parte del suo Israele nello Spirito mediante la fede nel Messia. Così il problema non è la razza, la linea di sangue, la genealogia o l'etnia, ma la fede personale - la fede disponibile a tutti (vedi Romani 10:12). Coloro che sono solo “i figli della carne” non sono i figli di Dio; ma i figli della promessa lo sono, essi sono “la discendenza” (Romani 9:8). Non dovremmo aspettarci che Dio adempia le Sue promesse agli Israeliti non credenti della carne (o ai cristiani solo di bocca), a meno che, naturalmente, non diventino individualmente veri credenti nel Messia.

Diamo un'occhiata a un'altra sezione controversa prima di chiudere questo capitolo. Che cosa dire sulla domanda di Paolo: "Dio ha forse respinto il suo popolo?" (Romani 11:1). Queste parole di solito vengono citate in tutto il mondo per dimostrare che Dio non ha rigettato tutti gli Israeliti della carne. Come possiamo spiegarlo? Innanzitutto lo stesso capitolo descrive "l'espulsione" di alcuni ebrei che non credono (versetto 15). In secondo luogo, notate la risposta di Paolo alla sua stessa domanda: "Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Assolutamente no! Perché anch'io sono Israelita, della discendenza di Abraamo, della tribù di Beniamino” (v. 1).  Così Paolo usa se stesso come esempio per dimostrare che Dio non ha "rigettato il Suo popolo". Chi è il "suo popolo"? Nei tre versetti successivi Paolo fa riferimento all'apostasia di Israele ai tempi di Elia. Dio disse al suo profeta: "Ma che cosa gli rispose la voce divina? “Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal” (versetto 4). Ai tempi di Elia c'erano anche due tipi di Israeliti. Uno seguiva Baal, l'altro seguiva Dio. Poi Paolo fece notare questa applicazione. "Così anche nel tempo presente c'è un residuo eletto per grazia” (versetto 5). Come al tempo di Elia c'era un fedele residuo d'Israele, così anche al tempo di Paolo vi era un residuo fedele di ebrei credenti che, come lui, erano stati salvati per grazia. In base al contesto di Romani 11:1-5,  è questo residuo fedele di Israele, formato da ebrei come Paolo, che Dio non ha certo “gettato via”.

Presto vedremo questo esatto problema nel Libro dell'Apocalisse. Come ai tempi di Elia, ora siamo nel mezzo di una terribile apostasia. Eppure oggi Dio ha i suoi "settemila" che non hanno "piegato il ginocchio davanti a Baal". Sono il suo fedele residuo, il Suo Israele nello Spirito Santo, che confida nella potenza di Dio invece che nella propria carne. Come Elia, saranno dalla parte di Gesù Cristo e della Sua verità ad Armagheddon.