Teologia/Dodici segni della grazia
Dodici segni della grazia
di Anthony Burges [1]
https://www.monergism.com/reformation-theology/blog/twelve-marks-grace
Esistono certi caratteri e segni della grazia attraverso i quali una persona può sapere se sia in stato di grazia oppure no. Questo è un punto che merita di essere discusso, e non conosco nulla di più necessario in questo momento. Molti rifiutano categoricamente i ministri che predicano sui segni della grazia e scoraggiano i cristiani dall'usare tale metodo per esaminare sé stessi. Certo, è altrettanto necessario esercitare grande prudenza nel predicare su questo argomento, poiché è un'arte sublime per un ministro applicare saggiamente questi segni e una grande abilità per un cristiano esaminare sé stesso correttamente, in modo da non essere indotto né in false certezze né in inutile disperazione. Pertanto, per spiegare questa dottrina in modo più preciso, considerate questi particolari introduttivi.
Ecco un riassunto dei 12 Segni della Grazia
I. La realtà della grazia come opera soprannaturale
La grazia non è una semplice nozione, ma un'opera reale e soprannaturale di Dio. Trasforma radicalmente l'anima, proprio come la rigenerazione è paragonata a una nuova creazione e risurrezione (2 Corinzi 5:17). La vera grazia cambia la natura di una persona, rendendola una nuova creatura in Cristo.
II. La grazia si discerne dai suoi effetti
Poiché l'essenza della grazia non è immediatamente visibile, deve essere conosciuta dai suoi effetti e frutti esteriori. Proprio come la vita naturale è evidenziata dal movimento, la vita spirituale si discerne dall'obbedienza, dalla santità e dall'amore per Dio.
III. Distinguere la vera grazia dalla falsa fiducia
Molti segni esteriori della religione (come il comportamento morale, la professione religiosa o l'appartenenza a una chiesa) non indicano necessariamente la vera grazia. La Scrittura avverte che molti hanno una forma di pietà ma ne negano la potenza (2 Timoteo 3:5).
IV. I segni della grazia includono segni sia negativi che positivi
Sebbene evitare il peccato sia necessario (Salmo 1:1), la vera grazia si dimostra principalmente attraverso l'obbedienza positiva e l'amore per la giustizia. Il fariseo in Luca 18:11 si vantava di ciò che non faceva, eppure la pietà non è mera fuga dal male, ma ricerca della santità.
V. Le proprietà della grazia differiscono nella loro funzione
Alcuni segni della grazia servono come indicatori della nuova natura di un credente, mentre altri servono come segni di conferma. Un cristiano può avere la grazia ma non percepirla ancora, a causa del peccato, dell'incredulità o del temporaneo ritiro di Dio.
VI. La grazia si rivela in vari segni, non in uno solo
La Scrittura attribuisce la salvezza a vari segni: timore di Dio, povertà di spirito, pentimento, amore e pazienza. Se un credente percepisce anche solo uno di questi in sé, può giustamente concludere che tutti gli altri frutti della grazia siano presenti, anche se ancora non li sente.
VII. I veri segni della grazia non dovrebbero essere rifiutati perché gli ipocriti ingannano se stessi
Proprio come la falsa fiducia non nega la vera certezza, così anche l'uso improprio dei segni della grazia da parte degli ipocriti non li rende invalidi. Sia le vergini sagge che quelle stolte ( Matteo 25 ) affermavano di attendere lo Sposo, ma solo quelle con la vera grazia perseverarono fino alla fine.
VIII. I segni della grazia devono essere compresi nel loro contesto appropriato
Gli effetti della grazia funzionano come segni di salvezza, ma non possono fornire certezza senza la testimonianza interiore dello Spirito. Proprio come le stelle hanno luce ma non dissipano la notte, così anche le opere di grazia testimoniano la salvezza ma non sostituiscono la fede in Cristo.
IX. I segni della grazia non devono mai soppiantare la fede in Cristo
I credenti non devono cercare tanto in se stessi le prove della grazia da trascurare di esercitare direttamente la fede in Cristo. È possibile gioire dei segni della grazia dimenticando la gioia più grande di Cristo stesso, come se Giacobbe si fosse dilettato solo dei carri di Giuseppe piuttosto che di vedere Giuseppe stesso (Genesi 45:26-28).
X. La Scrittura attribuisce la salvezza a molteplici segni di grazia
Un credente non ha bisogno di trovare tutti i segni della grazia per essere certo della salvezza: se ne discerne anche uno solo, è la prova che Dio ha iniziato un'opera buona (Filippesi 1:6). A differenza dei segni esclusivi di Cristo e dell'Anticristo, i segni della grazia non richiedono che un credente li possieda tutti contemporaneamente.
XI. La vera certezza non è vanificata dall'inganno degli ipocriti
Proprio come i sognatori credono falsamente di possedere ricchezze, mentre un uomo sveglio sa di averle davvero, così anche gli ipocriti possono nutrire una falsa fiducia, mentre il vero credente sa di non essere ingannato. L'esistenza di false professioni non invalida la vera certezza.
XII. I segni della grazia, come la grazia stessa, sono imperfetti in questa vita
Molti credenti dubitano della loro salvezza perché si aspettano di trovare segni perfetti della grazia in se stessi. Tuttavia, proprio come la grazia stessa è imperfetta in questa vita, così anche le sue prove porteranno i segni dell'imperfezione. La vera certezza non deriva dalla perfezione, ma dalla presenza della grazia, per quanto piccola o debole possa sembrare.
Conclusione
I segni della grazia sono dati da Dio per aiutare i credenti a esaminare se stessi (2 Corinzi 13:5) e per fornire la certezza della salvezza. Tuttavia, devono sempre ricondurci a Cristo, che è il fondamento della nostra fiducia. La vera grazia, sebbene a volte nascosta o debole, è sempre accompagnata dal frutto della giustizia (Giovanni 15:8), e anche la più piccola prova di grazia è un segno dell'opera salvifica di Dio nell'anima.
Fonte: dall'articolo più lungo "Enunciazione di diverse proposizioni e distinzioni su marchi e garanzie" https://www.monergism.com/12-marks-grace
Note
[1] Anthony Burges (1600 circa – 1664) fu un influente teologo puritano inglese, noto per la sua solida formazione accademica, il rigore dottrinale e il profondo impegno pastorale. Educato a St. John's College, Cambridge, fu poi nominato rettore di Sutton Coldfield, incarico che mantenne per gran parte della sua vita. Fu uno dei membri dell'Assemblea di Westminster (1643–1653), dove contribuì alla formulazione della Confessione di fede e dei Catechismi che sarebbero diventati pilastri del puritanesimo riformato. Durante la guerra civile inglese, mantenne una posizione moderata e irenica, opponendosi agli estremismi politici e teologici, come quelli degli anabattisti e degli antinomiani. La sua opera più nota è Vindiciae Legis (1646), una difesa articolata della legge morale contro le tendenze antinomiane, dove con chiarezza scolastica e pastorale afferma l'importanza permanente della legge per il credente. Scrisse anche ampie predicazioni e trattati sull’unione mistica con Cristo, sulla giustificazione e sulla dottrina della conversione. La rilevanza di Burgess sta nella sua capacità di unire rigore dottrinale e calore spirituale, offrendo una teologia accessibile e applicabile alla vita del credente. La sua eredità è oggi riscoperta da studiosi della teologia riformata per il suo contributo alla riflessione etica, alla dottrina della legge e alla spiritualità puritana equilibrata. Vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Anthony_Burges