Confessioni di fede/Confessione di fede di Savoy/Capitoli 12-22

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Confessione di fede di Savoy - Capitoli 12-22


Capitolo 12 - Dell'adozione

Tutti coloro che sono giustificati, Dio concede in e per il suo unico Figlio Gesù Cristo di rendere partecipi della grazia dell'adozione, mediante la quale sono inseriti nel numero e godono delle libertà e dei privilegi dei figli di Dio, il suo nome è messo su di loro, ricevi lo Spirito di adozione; accedi al trono della grazia con audacia, sono abilitato a piangere, Abba padre; sono compatiti, protetti, provvisti e castigati da lui come da un padre; eppure mai rigettati, ma suggellati per il giorno della redenzione, ed ereditano le promesse come eredi della salvezza eterna. Sommario

Capitolo 13 - Della Santificazione

Coloro che sono uniti a Cristo, effettivamente chiamati e rigenerati, avendo creato in loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo, per la virtù della morte e risurrezione di Cristo, sono anche ulteriormente santificati realmente e personalmente per la stessa virtù, mediante la sua Parola e il suo Spirito abitare in loro; il dominio di tutto il corpo del peccato è distrutto e le sue varie concupiscenze sono sempre più indebolite e mortificate, e sempre più vivificate e rafforzate in tutte le grazie salvifiche, alla pratica di ogni vera santità, senza la quale nessun uomo vedrà il Signore.

Questa santificazione è tutta in tutto l'uomo, ma imperfetta in questa vita; rimane ancora qualche residuo di corruzione in ogni parte; da cui nasce una guerra continua e inconciliabile, la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne.

Nella quale guerra, sebbene la corruzione rimanente per un certo tempo possa prevalere molto, tuttavia attraverso il continuo rifornimento di forza dallo Spirito santificante di Cristo, la parte rigenerata vince, e così i santi crescono nella grazia, perfezionando la santità nel timore di Dio.

Capitolo 14 - Della fede salvifica

La grazia della fede, mediante la quale gli eletti sono resi capaci di credere per la salvezza delle loro anime, è l'opera dello Spirito di Cristo nei loro cuori, ed è ordinariamente operata dal ministero della Parola; per mezzo del quale inoltre, e mediante l'amministrazione dei sigilli, della preghiera e di altri mezzi, viene accresciuta e rafforzata.

Mediante questa fede un cristiano crede che sia vero tutto ciò che è rivelato nella Parola, per l'autorità di Dio stesso che vi parla, e agisce in modo diverso su ciò che ogni suo passaggio particolare contiene; cedendo obbedienza ai comandi, tremando alle minacce e abbracciando le promesse di Dio per questa vita e quella che verrà. Ma i principali atti della fede salvifica sono l'accettare, ricevere e riposare su Cristo solo, per la giustificazione, la santificazione e la vita eterna, in virtù del patto di grazia.

Questa fede, sebbene sia diversa nei gradi, e possa essere debole o forte, tuttavia è minimamente diversa nel tipo o nella natura di essa (come lo è ogni altra grazia salvifica) dalla fede e dalla grazia comune dei credenti temporanei ; e quindi, sebbene possa essere molte volte assalito e indebolito, tuttavia ottiene la vittoria, crescendo in molti fino al raggiungimento di una piena sicurezza attraverso Cristo, che è sia l'autore che il perfezionatore della nostra fede. Sommario

Capitolo 15 - Del pentimento per la vita e la salvezza

Coloro tra gli eletti che si convertono negli anni più maturi, avendo qualche tempo vissuto nello stato di natura, e in esso hanno servito diverse passioni e piaceri, Dio nella loro chiamata efficace dà loro il pentimento per la vita.

Considerato che non c'è nessuno che fa il bene e non pecca, e il migliore degli uomini può attraverso il potere e l'inganno delle loro corruzioni che dimorano in loro, con il prevalere della tentazione, cadere in grandi peccati e provocazioni; Dio ha misericordiosamente provveduto nel patto di grazia, che i credenti che peccano e cadono in tal modo, siano rinnovati attraverso il pentimento per la salvezza.

Questo pentimento salvifico è una grazia evangelica, per cui una persona resa sensibile dallo Spirito Santo ai molteplici mali del suo peccato, mediante la fede in Cristo si umilia per esso con pia tristezza, detestazione di esso e orrore di sé, pregando per perdono e forza della grazia, con uno scopo e uno sforzo mediante i rifornimenti dello Spirito, di camminare davanti a Dio verso ogni cosa gradita in ogni cosa.

Poiché il pentimento deve essere continuato per tutto il corso della nostra vita, a causa del corpo della morte e dei suoi movimenti; quindi è dovere di ogni uomo pentirsi in particolare dei propri peccati noti.

Tale è il provvedimento che Dio ha preso mediante Cristo nel patto di grazia, per la conservazione dei credenti per la salvezza, che sebbene non vi sia peccato così piccolo, ma merita la dannazione; eppure non c'è peccato così grande da portare la dannazione a coloro che si pentono veramente; che rende necessaria la costante predicazione del pentimento. Sommario

Capitolo 16 - Delle Buone Opere

Le buone opere sono solo quelle che Dio ha comandato nella sua santa Parola, e non quelle che senza il loro mandato sono concepite dagli uomini per cieco zelo o con il pretesto di buone intenzioni.

Queste buone opere compiute in obbedienza ai comandamenti di Dio, sono i frutti e le testimonianze di una fede vera e viva; e per mezzo di essi i credenti manifestano la loro gratitudine, rafforzano la loro sicurezza, edificano i loro fratelli, adornano la professione del vangelo, tappano la bocca degli avversari e glorificano Dio, di cui sono opera, creati in Cristo Gesù per questo; che avendo il loro frutto per la santità, possano avere la fine, la vita eterna.

La loro capacità di fare buone opere non è affatto da loro stessi, ma interamente dallo Spirito di Cristo. E affinché siano abilitati a ciò, oltre alle grazie che hanno già ricevuto, è richiesto un effettivo influsso dello stesso Spirito Santo che operi in loro per volere e fare del suo beneplacito; tuttavia non devono quindi diventare negligenti, come se non fossero tenuti a compiere alcun dovere se non su una mozione speciale dello Spirito; ma devono essere diligenti nel suscitare la grazia di Dio che è in loro.

Coloro che nella loro obbedienza raggiungono la massima altezza che è possibile in questa vita, sono così lontani dall'essere in grado di supererogare e di fare più di quanto Dio richiede, in quanto mancano di molto che nel dovere sono tenuti a fare.

Non possiamo con le nostre migliori opere meritare il perdono dei peccati, o la vita eterna per mano di Dio, a causa della grande sproporzione che c'è tra loro e la gloria a venire; e l'infinita distanza che c'è tra noi e Dio, che da loro non possiamo né approfittare, né soddisfare per il debito dei nostri peccati precedenti; ma quando abbiamo fatto tutto il possibile, abbiamo fatto solo il nostro dovere e siamo servitori inutili; e perché, siccome sono buoni, procedono dallo Spirito, e siccome sono operati da noi, sono contaminati e mescolati con tanta debolezza e imperfezione, che non possono sopportare la severità del giudizio di Dio.

Tuttavia, nonostante le persone dei credenti siano accettate per mezzo di Cristo, anche le loro buone opere sono accettate in lui; non come se fossero in questa vita del tutto irreprensibili e irreprensibili agli occhi di Dio; ma che guardandole nel suo Figlio si compiace di accettare e premiare ciò che è sincero, sebbene accompagnato da molte debolezze e imperfezioni.

Opere compiute da uomini non rigenerati, sebbene per la loro materia possano essere cose comandate da Dio e utili sia a se stessi che agli altri: ma poiché non procedono da un cuore purificato dalla fede; né sono fatti in modo giusto, secondo la Parola; né a buon fine, la gloria di Dio; sono quindi peccatori e non possono piacere a Dio, né rendere un uomo idoneo a ricevere grazia da Dio; eppure il loro trascurarli è più peccaminoso e dispiace a Dio. Sommario

Capitolo 17 -  Della perseveranza dei santi

Coloro che Dio ha accolto nel suo Amato, effettivamente chiamato e santificato dal suo Spirito, non possono allontanarsi né totalmente né definitivamente dallo stato di grazia; ma certamente vi persevererà fino alla fine e sarà eternamente salvato.

Questa perseveranza dei santi dipende non dalla loro libera volontà, ma dall'immutabilità del decreto di elezione; dall'amore gratuito e immutabile di Dio Padre; sull'efficacia del merito e dell'intercessione di Gesù Cristo, e sull'unione con lui; il giuramento di Dio; la dimora del suo Spirito; e del seme di Dio dentro di loro; e la natura del patto di grazia; da tutto ciò ne deriva anche la certezza e l'infallibilità.

E sebbene possano, attraverso la tentazione di Satana e del mondo, la prevalenza della corruzione che rimane in loro e la negligenza dei mezzi della loro conservazione, cadere in gravi peccati; e per un certo tempo vi perseverano, per cui incorrono nel dispiacere di Dio e rattristano il suo Spirito Santo; venire ad avere le loro grazie e comodità compromesse; hanno i loro cuori induriti e le loro coscienze ferite; ferire e scandalizzare gli altri e portare su di sé giudizi temporali; eppure sono e saranno custoditi dalla potenza di Dio mediante la fede per la salvezza. Sommario

Capitolo 18 - Dell'Assicurazione della Grazia e della Salvezza

Sebbene i credenti temporanei e altri uomini non rigenerati possano invano ingannare se stessi con false speranze e presunzioni carnali di essere nel favore di Dio e dello stato di salvezza, la loro speranza perirà; tuttavia, coloro che credono veramente nel Signore Gesù e lo amano con sincerità, sforzandosi di camminare davanti a lui in tutta buona coscienza, possano in questa vita essere certi di trovarsi nello stato di grazia e possano gioire nella speranza del gloria di Dio, la cui speranza non li farà mai vergognare.

Questa certezza non è una mera persuasione congetturale e probabile, fondata su una speranza fallibile; ma un'infallibile certezza di fede, fondata sul sangue e sulla giustizia di Cristo, rivelata nel Vangelo, e anche sull'evidenza interiore di quelle grazie alle quali sono state fatte le promesse, e sull'immediata testimonianza dello Spirito, che attesta la nostra adozione, e come frutto, lasciando il cuore più umile e santo.

Questa certezza infallibile non appartiene così all'essenza della fede, ma che un vero credente può attendere a lungo e scontrarsi con molte difficoltà prima di esserne partecipe; tuttavia, essendo abilitato dallo Spirito a conoscere le cose che gli sono liberamente date da Dio, può, senza rivelazione straordinaria, con il retto uso dei mezzi ordinari raggiungerle. E perciò è dovere di ciascuno dare ogni diligenza per rendere sicura la sua vocazione ed elezione; affinché in tal modo il suo cuore possa essere allargato nella pace e nella gioia nello Spirito Santo, nell'amore e nella gratitudine a Dio, e nella forza e nell'allegria nei doveri dell'obbedienza, i frutti propri di questa certezza; tanto è lontano dall'indurre gli uomini alla dissolutezza.

I veri credenti possono avere la certezza della loro salvezza in diversi modi scossa, diminuita e interrotta; come per negligenza nel preservarlo; cadendo in qualche peccato speciale, che ferisce la coscienza e addolora lo Spirito; da qualche tentazione improvvisa o veemente; ritirando la luce del suo volto da parte di Dio; soffrendo anche quelli che temono che cammini nelle tenebre e non abbia luce; eppure non sono nemmeno del tutto privi di quel seme di Dio, e della vita di fede, di quell'amore di Cristo e dei fratelli, di quella sincerità di cuore e di quella coscienza del dovere, dalla quale, mediante l'operazione dello Spirito, questa certezza può a tempo debito essere rianimati, e dai quali nel frattempo sono sostenuti dalla più totale disperazione. Sommario

Capitolo 19 - Della Legge di Dio

Dio diede ad Adamo una legge di obbedienza universale scritta nel suo cuore, e un precetto particolare di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, come alleanza d'opere, con la quale vincolava lui e tutta la sua posterità alla personale , obbedienza intera, esatta e perpetua; ha promesso la vita all'appagante, e ha minacciato la morte alla sua violazione; e lo dotò del potere e della capacità di mantenerlo.

Questa legge, così scritta nel cuore, continuò ad essere una perfetta regola di giustizia dopo la caduta dell'uomo; ed è stato consegnato da Dio sul monte Sinai in dieci comandamenti, e scritto in due tavole; i quattro primi comandamenti contengono il nostro dovere verso Dio, e gli altri sei il nostro dovere verso l'uomo.

Accanto a questa legge, comunemente chiamata morale, Dio si compiacque di dare al popolo d'Israele leggi cerimoniali, contenenti diverse ordinanze tipiche; in parte di adorazione, prefigurando Cristo, le sue grazie, azioni, sofferenze e benefici, e in parte impartendo diverse istruzioni di doveri morali. Tutte queste leggi cerimoniali essendo stabilite solo al tempo della riforma, sono da Gesù Cristo il vero Messia e l'unico legislatore, che è stato dotato di potere dal Padre per quel fine, abrogato e tolto.

A costoro anco diede varie leggi giudiziali, che insieme con lo stato di quel popolo scadevano, non obbligando ora alcuna per virtù di quell'istituto, restando solo la loro equità generale ancora di utilità morale.

La legge morale vincola per sempre tutti, tanto le persone ben giustificate quanto gli altri, all'obbedienza di essa; e questo non solo per quanto riguarda la materia in esso contenuta, ma anche per quanto riguarda l'autorità di Dio Creatore, che l'ha data: né Cristo nel vangelo in alcun modo dissolve, ma rafforza molto questo obbligo.

Sebbene i veri credenti non siano sotto la legge, come patto di opere, per essere in tal modo giustificati o condannati; tuttavia è di grande utilità per loro e per gli altri, in quanto, come regola di vita, informandoli della volontà di Dio e del loro dovere, li dirige e li obbliga a camminare di conseguenza; scoprendo anche le contaminazioni peccaminose della loro natura, dei loro cuori e delle loro vite; in modo da esaminare se stessi in tal modo, possono giungere a ulteriore convinzione, umiliazione e odio contro il peccato; insieme con una visione più chiara del bisogno che hanno di Cristo e della perfezione della sua obbedienza. È utile anche ai rigenerati, per frenare le loro corruzioni, in quanto proibisce il peccato; e le minacce di ciò servono a mostrare ciò che meritano anche i loro peccati e quali afflizioni in questa vita possono aspettarsi per loro, sebbene liberato dalla sua maledizione minacciata dalla legge. Allo stesso modo le sue promesse mostrano loro l'approvazione dell'obbedienza da parte di Dio e quali benedizioni possono aspettarsi dall'adempimento di essa, sebbene non come loro dovuto dalla legge, come un patto di opere; così come un uomo che fa il bene e si astiene dal male, poiché la legge incoraggia l'uno e scoraggia l'altro, non è una prova che sia sotto la legge e non sotto la grazia.

Né i predetti usi della legge sono contrari alla grazia del vangelo, ma vi si conformano dolcemente; lo Spirito di Cristo che sottomette e rende capace la volontà dell'uomo di fare ciò liberamente e allegramente, che la volontà di Dio rivelata nella legge richiedeva di essere fatta. Sommario

Capitolo 20 - Del Vangelo e dell'estensione della sua grazia

Rotto il patto d'opere a causa del peccato e reso inutile alla vita, Dio si è compiaciuto di dare agli eletti la promessa di Cristo, il seme della donna, come mezzo per chiamarli e generare in loro la fede e il pentimento: in questa promessa il vangelo, quanto alla sostanza di esso, è stata rivelata, ed è stata in essa efficace per la conversione e la salvezza dei peccatori.

Questa promessa di Cristo, e la salvezza da lui, è rivelata solo nella e mediante la Parola di Dio; né le opere della creazione o della provvidenza, con la luce della natura, fanno scoperta di Cristo, o della grazia da parte sua, tanto quanto in modo generale od oscuro; tanto meno che gli uomini privi della sua rivelazione mediante la promessa o il vangelo, dovrebbero essere messi in grado in tal modo di ottenere la fede salvifica o il pentimento.

La rivelazione del vangelo ai peccatori, fatta in diversi tempi e da varie parti, con l'aggiunta di promesse e precetti per l'obbedienza ivi richiesta, quanto alle nazioni e alle persone alle quali è concessa, è semplicemente della volontà sovrana e buon piacere di Dio, non essendo annessa in virtù di alcuna promessa al dovuto miglioramento delle capacità naturali degli uomini, in virtù della luce comune ricevuta senza di essa, che nessuno ha mai fatto o può fare. E quindi in tutte le epoche la predicazione del vangelo è stata concessa a persone e nazioni, secondo la sua estensione o restrizione, in grande varietà, secondo il consiglio della volontà di Dio.

Sebbene il vangelo sia l'unico mezzo esteriore per rivelare Cristo e la grazia salvifica, e come tale sia abbondantemente sufficiente a ciò; tuttavia affinché gli uomini che sono morti per colpa possano rinascere, essere vivificati o rigenerati, è inoltre necessaria un'efficace, irresistibile opera dello Spirito Santo su tutta l'anima, per produrre in loro una nuova vita spirituale, senza la quale nessun altro mezzi sono sufficienti per la loro conversione a Dio. Sommario

Capitolo 21  - Della libertà cristiana e della libertà di coscienza

La libertà che Cristo ha acquistato per i credenti sotto il vangelo, consiste nella loro libertà dalla colpa del peccato, dall'ira di Dio che condanna, dal rigore e dalla maledizione della legge; e nella loro liberazione da questo presente mondo malvagio, dalla schiavitù di Satana e dal dominio del peccato, dal male delle afflizioni, dalla paura e dal pungiglione della morte, dalla vittoria della tomba e dalla dannazione eterna; come anche nel loro libero accesso a Dio, e nel loro obbedire a lui, non per paura servile, ma per amore infantile e mente volenterosa. Tutto ciò che era comune anche ai credenti sotto la legge, per la loro sostanza; ma sotto il Nuovo Testamento la libertà dei cristiani è ulteriormente ampliata nella loro libertà dal giogo della legge cerimoniale, l'intera amministrazione legale del patto di grazia, a cui era soggetta la chiesa ebraica;

Dio solo è signore della coscienza, e l'ha lasciata libera dalle dottrine e dai comandamenti degli uomini che sono in qualche cosa contrari alla sua Parola, o non contenuti in essa; così che credere a tali dottrine, o obbedire a tali comandi per coscienza, è tradire la vera libertà di coscienza; e la richiesta di una fede implicita, e di un'obbedienza assoluta e cieca, è distruggere la libertà di coscienza, e anche la ragione.

Coloro che con la pretesa della libertà cristiana praticano qualsiasi peccato o nutrono qualsiasi lussuria, poiché in tal modo pervertono il disegno principale della grazia del Vangelo a loro stessa distruzione; così distruggono completamente il fine della libertà cristiana, che è, che essendo liberati dalle mani dei nostri nemici, potremmo servire il Signore senza paura, in santità e giustizia davanti a lui tutti i giorni della nostra vita. Sommario

Capitolo 22 - Del culto religioso e del giorno di sabato

La luce della natura mostra che c'è un Dio che ha signoria e sovranità su tutto, è giusto, buono e fa del bene a tutti, e deve quindi essere temuto, amato, lodato, invocato, fidato e servito con tutto il cuore, e tutta l'anima, e con tutta la forza. Ma il modo accettabile di adorare il vero Dio è istituito da lui stesso, e così limitato dalla sua volontà rivelata, che non può essere adorato secondo le immaginazioni e gli espedienti degli uomini, o i suggerimenti di Satana, sotto alcuna rappresentazione visibile, o in qualsiasi altro modo non prescritto dalla sacra Scrittura.

Il culto religioso deve essere dato a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, ea lui solo; non agli angeli, ai santi o ad altre creature; e dalla caduta, non senza un mediatore, né nella mediazione di alcun altro se non di Cristo solo.

La preghiera, con il ringraziamento, essendo una parte speciale del culto naturale, è richiesta da Dio a tutti gli uomini; ma affinché possa essere accettato, deve essere fatto nel nome del Figlio con l'aiuto del suo Spirito, secondo la sua volontà, con comprensione, riverenza, umiltà, fervore, fede, amore e perseveranza; e quando con altri in una lingua conosciuta. [e, se vocale, in una lingua conosciuta. _WCF]

La preghiera deve essere fatta per le cose lecite e per tutti i tipi di uomini viventi o che vivranno in seguito; ma non per i morti, né per coloro di cui si può sapere che hanno commesso il peccato fino alla morte.

La lettura delle Scritture, la predicazione e l'ascolto della Parola di Dio, il canto dei salmi; come anche l'amministrazione del battesimo e della Cena del Signore, sono tutte parti del culto religioso di Dio, da compiere in obbedienza a Dio con comprensione, fede, riverenza e timore divino. Le umiliazioni solenni, con digiuni e ringraziamenti in occasioni speciali, sono nelle loro diverse occasioni e stagioni per essere usate in modo santo e religioso.

Né la preghiera, né qualsiasi altra parte del culto religioso, è ora sotto il Vangelo legata o resa più accettabile da qualsiasi luogo in cui viene eseguita o verso cui è diretta; ma Dio deve essere adorato ovunque in spirito e verità, come nelle famiglie private ogni giorno, e in segreto ciascuno per sé, così più solennemente nelle assemblee pubbliche, che non devono essere trascurate o volontariamente trascurate, o abbandonate, quando Dio mediante la sua Parola o la provvidenza vi chiama.

Poiché è della legge di natura, che in generale una parte del tempo per nomina di Dio sia riservata al culto di Dio; così mediante la sua Parola in un comandamento positivo, morale e perpetuo, che vincola tutti gli uomini in tutte le epoche, ha stabilito in modo particolare un giorno su sette come sabato da santificare per lui; che dall'inizio del mondo fino alla risurrezione di Cristo, era l'ultimo giorno della settimana; e dalla risurrezione di Cristo è stato cambiato nel primo giorno della settimana, che nella Scrittura è chiamato il giorno del Signore, e deve continuare fino alla fine del mondo come sabato cristiano, l'osservazione dell'ultimo giorno della settimana essere abolito.

Questo sabato è poi tenuto sacro al Signore, quando gli uomini, dopo una debita preparazione dei loro cuori e ordinando in anticipo i loro affari comuni, non solo osservano un santo riposo tutto il giorno dalle loro stesse opere, parole e pensieri sulle loro occupazioni mondane e ricreazioni; ma sono anche occupati tutto il tempo negli esercizi pubblici e privati ​​del suo culto, e nei doveri di necessità e misericordia.